Sono state le innovazioni tecnologiche a riaprire, agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, la discussione intorno al modo in cui si deve guardare alla sfera privata e agli strumenti che possono garantirne l’integrità e il libero potere di governo da parte della persona interessata. L’immersione continua delle persone nel flusso crescente delle informazioni che le riguardano, per ottenere servizi o per rispondere a domande sempre più perentorie di soggetti pubblici e privati, ha mutato lo stesso rapporto che la persona intrattiene con i propri dati e ha mostrato tutti i limiti di una società dove il privato sia reso pubblico senza filtri etici e deontologici. Riservatezza (o, per dirla con un anglicismo tanto di moda, privacy) è diventata negli ultimi due decenni una parola d'ordine spesso disattesa perché è mancata e manca uno sforzo educativo serio da parte dello Stato nella promozione della "cultura della privacy".
La sanità, di per sé, ha vissuto nel XX secolo una rivoluzione tecnologica senza precedenti: dalla diffusione della diagnostica per mezzo della radiologia ai nuovi farmaci industriali, dalla chirurgia assistita dalle macchine "intelligenti" alla cartella clinica digitale. Anche se non sempre queste nuove applicazioni tecnologiche sono state viste di buon occhio, anche da parte degli stessi sanitari, non dimeno hanno contribuito a migliorare la nostra qualità di vita o perlomeno a non peggiorarla più di tanto in caso di malattia. Il XXI secolo si è aperto all'insegna della comunicazione e della globalizzazione, con moti problemi conseguenti tra cui la riservatezza dei dati riguardanti la salute del singolo individuo, riservatezza che era stata gestita sino ad allora dal medico stesso o dalle strutture amministrative nosocomiali. Il dato sanitario individuale deve essere protetto perché parte integrate di quel sistema di sicurezza e dignità del soggetto, ed è una cosa certamente non semplice né esente da costi (economici e sociali). L'Unione Europea e i Governi nazionali, che più chi meno, hanno elaborato sistemi legislativi per porre in atto questa protezione mentre sono stati teorizzati e realizzati sistemi informativi complessi sempre più "sicuri".
La privacy però non è soltanto una selva di proibizioni o un complesso software: è anche edcucazione e quindi maggiore consapevolezza. Senza una educazione e quindi senza una coscienza del valore della riservatezza non ci può essere un sistema sicuro, per quanto complesso e perfezionato e per quanto si possano comminare sanzioni pesanti ai trasgressori. Questo corso è stato pensato sulla base di questa osservazione per cercare di rendere consapevoli tutti gli operatori della nostra Azienda sul valore e la buona pratica della privacy, intesa come valore condiviso e condivisibile.
Privacy in Sanità - Corso di base
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