EDUCARE AL SUCCESSO O AL FALLIMENTO?
FONTE 1
I BAMBINI ABARTH E L'EDUCAZIONE AL SUCCESSO
“Ma poi è vero che la competizione è l'unica legge possibile per sopravvivere in questa nostra comunità?Le persone competitive e vincenti sono anche le più serene e felici?E la scuola deve per forza assecondare queste richieste da parte di una componente della nostra società per trasformare tutti i bambini in piccoli amministratori delegati?O potrebbe tentare di essere anche un luogo mite capace di insegnare a sopravvivere anche a quei bimbi che non vogliono diventare gladiatori ma persone sensibili?
(…) tra possedere assolute capacità virtuosistiche e diventare “grande” passa qualcosa che non è tecnicamente declinabile, ma ha a che vedere con le caratteristiche psicologiche del giovane: il suo grado di autostima, la sua capacità di far fronte a eventi negativi, di assorbire lo stress, le sue risorse affettive...E queste caratteristiche psicologiche non vengono certo massimizzate da un'educazione competitiva. Anzi...
(…) Famiglie e scuole si sono alleate per richiedere ai nostri piccoli nulla di meno che la perfezione, l'assoluto. La figura del bambino e dell'adolescente che incarna meglio questa insana richiesta è quella del primo della classe. Sono quelli che chiamo “bambini Abarth” ovvero i figli dell'ambizione più sfrenata.
Tratto da: “NON SIAMO CAPACI DI ASCOLTARLI. Paolo Crepet, 2001