Titolo:
Temi:
Autori:
Contenuti e fonti:
Funzionalità:
Obiettivi e pubblico di riferimento:
Architettura web, chiarezza, navigabilità - da 1 (min) a 5 (max):
Accessibilità e ricercabilità dei dati - da 1(min) a 5 (max):
Qualità grafica, impatto visivo - da 1 (min) a 5 (max):
Valutazione dei contenuti: rilevanza del tema - da 1 (min) a 5 (max):
Ricchezza dei contenuti - da 1 (min) a 5 (max):
Qualità di apparati introduttivi, e istruzioni - da 1 (min) a 5 (max):
Giudizio complessivo:
URL:
Tipologia:
Firma:
Immagine:
Data della recensione:
Includi nella ricerca.
Nome autore:
Cognome autore:



Titolo:

Italianos en Chile (Italiani in Chile)

Temi:

Catalogo storico della migrazione italiana in Chile mediante la registrazione di schede biografiche di personaggi leggendari legati alla conquista fino agli inizi del XIX secolo e la digitalizzazione dei documenti relativi alle principali attività economiche e sociali svolte e sviluppate dagli italiani in Chile, messi a disposizione del pubblico.

Autori:

Carlos Alejandro Dìaz Gallardo, docente presso il centro di studi Simon Bolivar a Santiago de Chile

Contenuti e fonti:

“Italianos en Chile” mette a disposizione una corposa documentazione che riguarda le attività svolte da italiani in Chile. Il sito raggruppa gli italiani secondo una base territoriale, vengono prese in considerazione 7 zone geografiche ( Val Paraiso, Norte Grande, Norte Chico, Santiago, O’Higging e El Maule, Nuble Biobio Araucania e Punta Arenas). Per ogni zona citata l’autore ci presenta le persone notabili del secolo XIX, quelle del secolo XX, le società fondate (sia a scopo commerciale che sociale) e il loro core businness e infine una sezione di documenti in cui è contenuta una miscellanea di immagini e documenti che a loro volta costituiscono dei link ipertestuali che rimandano ad ulteriori approfondimenti. Ogni documento è riportato con la relativa fonte bibliografica nella maggior parte dei casi completo di autore, titolo, edizione, anno e pagina corrispondente.

Funzionalità:

La landing page ci fa capire che il sito è datato, non è presente una data indicativa, presumiamo che si tratti di un lavoro risalente alla fine degli anni ‘90. Anche se in modo molto semplice il sito mette subito a disposizione del visitatore la possibilità di compiere la ricerca e di visualizzare le informazioni. Il percorso da seguire per accedere alle schede è lineare, non esiste un menu di ricerca, non è nemmeno presente la possibilità di scegliere la lingua. Non è prevista ricerca alfabetica,ne avanzata, ma siamo in presenza di un unico criterio di ricerca che è geografico. E’ disponibile una tasto funzione che ci permette cliccando di tornare all’inizio della nostra ricerca. Non sono presenti menu a tendina ne eventuali possibilità di sottoscriversi ad una newsletter per restare aggiornati. Sono presenti in un menu a scomparsa presente sulla parte destra della pagina i collegamenti a facebook, twitter e instagram e ad un formulario in cui è possibile lasciare il proprio contatto e un messaggio all’autore.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obbiettivo del sito è quello di rendere disponibili al pubblico le informazioni relative alla “colonia italiana” in Chile, in cui sono incluse, oltre le informazioni relative alle famiglie e ai discendenti le modalità in cui queste hanno contribuito alla crescita economica, politica e sociale del Chile, sia in forma testuale sia attraverso un cospicuo numero di documenti d’epoca (fotografie e locandine) che riguardano le attività da questi avviate.

Il pubblico al quale questo sito si rivolge è generalmente composto da studiosi e ricercatori, insegnanti e studenti e tutti coloro che sentono un interesse protratto a questo tipo di fonte storica.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    2
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    2
Qualità grafica, impatto visivo:    2
Rilevanza del tema:    3
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    2
Giudizio complessivo:

Pur nella semplicità del lavoro realizzato il mio giudizio complessivo è molto positivo: considerando che l’opera dell’autore è stata realizzata nella fase degli albori di questa tipologia di progetti, la struttura del sito e le informazioni presenti sono molto soddisfacenti e chiare. La raccolta e l’assemblaggio di questo tipo di informazioni che abbracciano un periodo di tempo molto esteso, rappresenta un contributo originale e unico nel suo genere. La banca dati anche se poco fruibile è molto corposa e ben strutturata, grazie ad un sistema di catalogazione su base geografica e nel complesso molto dettagliato. Il fatto che le schede presenti riportino precisamente la fonte permette al fruitore di effettuare ulteriori approfondimenti.

URL: https://www.italianosenchile.cl/
Tipologia: Pubblicazione di fonti secondarie
Firma: Davide Verzegnassi
Immagine:
Data della recensione: 9 gennaio 2025


Titolo:

COLONIAL FRONTIER MASSACRES IN AUSTRALIA,

Temi:

Il sito affronta il tema dei massacri di frontiera avvenuti in Australia quando iniziò la colonizzazione britannica dal 1778 fino al 1930.

Autori:

La creazione del sito è da attribuirsi al Professor Lyndall Ryan dell'Università di Newcastle, che viene ricordato in una sezione della home page in quanto è venuto a mancare recentemente.

Inizialmente finanziato dall'Australian Research Council e supportato da diversi istituti di ricerca, il progetto ha coinvolto un gruppo di professori e ricercatori universitari, storici e cartografi che ha lavorato  dal 2017 al 2024 in 5 fasi di sviluppo e aggiornamento. Il risultato del lavoro è quindi attendibile ed affidabile e cerca di avere un prospettiva quanto più obiettiva degli eventi svolti.

Contenuti e fonti:

I contenuti del progetto sono brevemente spiegati nella home page. Poi tramite tag si viene indirizzati a leggere la "Introduzione" per ottenere un maggiore comprensione delle informazioni che vengono presentate. Infatti in quella sezione vengono spiegati in maniera particolareggiata gli obiettivi, la metodologia utilizzata, la cartografia, le armi impiegate, le fasi di aggiornamento ed infine i risultati e le conclusioni. Nella barra di ricerca posta in alto nella home page si trova inoltre la sezione dedicata alle statistiche, le mappe, la cronologia dei siti più attendibili da cui sono state reperite le informazioni, l'elenco dei gruppi di massacri in ordine cronologico, affrontati nel dettaglio, le rappresentazioni visive in musei, film, siti, fotografie dei genocidi. Sono state utilizzate oltre che fonti primarie stampate e di archivistica, giornali e rapporti di polizia, diari, documenti di aziende,  anche fonti secondarie ( interviste agli aborigeni ed ai coloni) e storie orali pubblicate considerate a volte maggiormente affidabili. Sono poi state utilizzate vecchie mappe all'interno di sistemi GIS. 

Funzionalità:

La struttura del sito è molto spoglia ed elementare e mi sembra un po'arcaica. I font sono semplici.  Non ci sono, penso per scelta, immagini o video ma solo testi scritti o mappe, e questo rende il progetto con poco appeal e appare freddo. La barra degli indici in alto, nella pagina home page, aiuta ad entrare in maniera molto accessibile a visitare tutti i singoli contenuti separati in sezioni ben distinte e chiare in cui si possono trovare un ampio numero di dati specifici. Questo che restituisce al progetto una immagine di serietà e professionalità.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

Obiettivo del progetto è presentare informazioni attendibili ed affidabili sui massacri avvenuti in Australia affinchè si conosca la storia delle popolazioni indigene per lungo tempo dimenticate ed in qualche caso volutamente non divulgate. Sono spiegate tutte le fasi di modifica apportate mano a mano che si reperiva nuovo materiale ed accrescevano le informazioni, in modo da essere sempre più precisi. Nonostante non sia esplicitamente espresso si evince la speranza che questo progetto possa essere l'inizio e punto di partenza di nuovi stimoli di ricerca in riferimento a questi luoghi o temi. Il sito è considerato strumento di Public History in quanto accessibile a tutti e gratuito ma chiaramente rivolto ad pubblico specialistico che possa approfondire gli argomenti con ulteriori ricerche.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    2
Rilevanza del tema:    3
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    3
Giudizio complessivo:

Il sito è efficace e pertinente a quelli che sono gli obiettivi per il quale è stato creato. Vi si trovano infatti gli elenchi dei massacri avvenuti cronologicamente e geograficamente localizzati, mostrati nel dettaglio all'interno di mappe e spiegati in maniera approfondita tramite uno slider. E' inoltre facile e semplice trovare all'interno del sito tutte le informazioni che sono state inserite.. Il lavoro è stato svolto tramite ricerca di fonti primarie e secondarie con puntigliosità e diverse modifiche avvenute nel tempo quindi è attendibile. La mancanza di immagini e video all'interno del portale rendono poco attraente e un po' noiosa, oltre che a sembrare un po' datato l'interfaccia. Gli aggiornamenti sono stati effettuati fino a poco tempo fa e siccome il progetto è ormai terminato, sappiamo che non verrà ulteriormente implementato.

URL: raccolta dati
Tipologia:
Firma: LAURA SCHIAFFINO
Immagine:
Data della recensione: 13 gennaio 2025


Titolo:

ANNE FRANK BACK HOUSE

Temi:

Il tema che viene trattato dal sito è incentrato sulla storia di Anne Frank e sulla sua esperienza vissuta nel nascondiglio della Back House ( da cui è nato il museo ) in periodo di repressione a partire dal momento storico in cui sono avvenuti i fatti.

Autori:

Nella sezione “Chi Siamo” vengono presentati tutti I principali membri dell’ampio staff che gestisce il progetto. In primo piano si trova l’organigramma dell’organizzazione. Di seguito vi sono sezioni che riguardano I curricula e le esperienze del direttore esecutivo Ronald Leopold (storico specializzato in vittime di guerra), del suo consigliere Mireille Pondman (specializzata In museologia ),come dei supervisori dell’esecutivo, inoltre spiega le attività che svolge la fondazione. Da queste descrizioni confermano l’attendibilità in ambito professionale del progetto.

Contenuti e fonti:

La schermata della home page è suddivisa in tre principali categorie : museo, Anne Frank e istruzione. Entrando nella prima sezione sono spiegate tutte le informazioni ed indicazioni che riguardano l’accesso al Museo dedicato ( che si può anche visistare in 3D ). Nella seconda sezione viene trattata approfonditamente tutta la storia che riguarda Anne Frank ed i suoi famigliari a partire dal contesto storico In cui viveva, le persone con cui ha condiviso la permanenza alla Back House, attraverso anche l’uso di video, fotografie ed articoli. Si possono trovare all’interno del sito fonti primarie e secondarie tra cui una lista di libri consigliati. La sezione istruzione è studiata in modo da offrire lezioni individuali o di gruppo, già preimpostate a studenti ed insegnanti al fine di sensibilizzare sui temi dell’antisemitismo e dei pregiudizi. Viene fornita ai giovani, inoltre, la possibilità di partecipare attivamente al programma potendo raccontare le proprie esperienze personali sul tema. 

Funzionalità:

Il sito pur contenendo ampi contenuti si presenta, grazie ad un’architettura ben configurata, attuale e facilmente utilizzabile. Si possono esplorare I 3 temi principali in maniera approfondita e varia essendo guidati passo per passo tramite tag, link e tendine nella scelta più pertinente ai propri obiettivi. Il portale è facilmente comprensibile ed è corredato da testi, video, fotografie , testimonianze e collegamenti a Youtube, risulta quindi agevole la navigazione all’interno dello stesso. Si vede che viene aggiornato con regolarità, infatti sono proposti seminari ed attività, oltre che la rivista.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

Nella home page non è spiegato l’obiettivo del progetto che però viene sottointeso dalle più volte citate frasi di Otto Frank, padre di Anne ad esempio : “ Non possiamo cambiare ciò che è successo . L’unica cosa che si può fare è imparare dal passato cos’è la discriminazione e la persecuzione di persone innocenti “. Educare, sensibilizzare attraverso la storia della figlia la maggior parte delle persone raggiungibili. Il sito infatti è tradotto in diverse lingue per poter agevolare l’accesso da varie parti del mondo. Il pubblico a cui si riferisce è a 360° ma strizza l’occhio ai giovani. E’ proprio per questo motivo che è stata inserita tra gli argomenti chiave l’istruzione e I testi sono stati tradotti in varie lingue. Ne traspare una corrispondenza tra ciò che viene dichiarato ed il contenuto che viene presentato. Tutte le scelte fatte sono state operate per essere facilmente fruibili da un vasto pubblico. Questo è uno strumento di public history proprio per la sua finalità a carattere divulgativo, didattico e non ha carattere prettamente scientifico.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    5
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    4
Giudizio complessivo:

Sito che contiene un vasta varietà di informazioni e ciononostante è facilmente esplorabile e molto intuitivo ed I contenuti sono facilmente accessibili. E’ attuale e aggiornato. La gestione è affidata da un team esperto che riesce a sensibilizzare gli utenti esponendo testi prettamente storici, mantenendo sempre un nesso coerente con gli obiettivi prefissati. A me è piaciuto molto esplorare questo progetto .

URL: visualizzazione e analisi dei dati
Tipologia:
Firma: LAURA SCHIAFFINO
Immagine:
Data della recensione: 13 gennaio 2025


Titolo:

Archivio  Storico dell'Istituto Luce

Temi:

Archivio audiovisivo del 900' italiano

Autori:

Cinecittà S.PA.; mostre archivio luce; redazione archivio 

Contenuti e fonti:

L'archivio Storico Luce è considerato uno degli archivi più completi e si trovano documentari, fotografie e film del 900' italiano, a partire dal 1924.

Nel 2013 il Fondo Cinegiornali e Fotografie dell'Istituto Nazionale L.U.CE. , è entrato ed e l'unico tra gli archivi audiovisivi italiani, nel registro Memory of The World UNESCO.

Per questo motivo, l'Unesco ha deciso di inserire l'archivio Luce nel suo database: "La collezione costituisce un corpus documentario inimitabile per la comprensione del processo di formazione dei regimi totalitari, i meccanismi di creazione e sviluppo di materiale visivo e le condizioni di vita della società italiana. Si tratta di una fonte unica di informazioni sull’Italia negli anni del regime fascista, sul contesto internazionale del fascismo (tra cui l’Africa orientale e l’Albania, ma anche ben oltre le aree occupate dall’Italia durante il fascismo, soprattutto per quanto riguarda il periodo della Seconda Guerra Mondiale) e sulla società di massa negli anni Venti e Trenta del Novecento.

L'archivio cinematografico contiene  filmati prodotti dall'Istituto, a partire dal 1924. e tutto il catalogo è digitalizzato, per permettere a tutti la fruizione delle fonti audiovisive. Inoltre conserva moltissimo materiale non  montato e girato, chiamato repertorio.

L'archivio fotografico consta di un patrimonio di oltre 3 milioni di immagini, in particolare dal 1929 al1956 e dal 1948 al 1965, grazie agli scatti dell'Agenzia Foto V.E.DO., si immortala il periodo della vita  mondana romana.

:

Funzionalità:

L'archivio è consultabile dal sito dell'Istituto Luce e si può accedere online e in digitale ai fondi audiovisivi.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

L'obiettivo dell'archivio Luce è di salvaguardare e preservare il patrimonio cinematografico, documentaristico e fotografico del Novecento, partendo dal Fascismo, fino al periodo del boom economico in Italia e si rivolge a un pubblico di archivisti, storici e docenti delle scuole primarie, secondarie e universitarie, che insegnano storia.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    5
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    5
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

Il mio giudizio finale sul sito dell'Istituto Luce è complessivamente positivo. Il sito è strutturato in maniera chiara, diviso per sezioni e fondi archivistici, ha un'accessibilità immediata e scorrevole e tutti la produzione è classificata per titolo e anno e ogni fonte è descritta in modo dettagliato, con un linguaggio facile da comprendere per tutti.

Un aspetto critico che si può evidenziare è che tutto il patrimonio arriva fino agli  anni 60  e non va oltre. Non è consigliabile per gli studiosi che vogliono documentarsi sugli avvenimenti italiani dagli anni 70 in poi. 

URL: https://www.archivioluce.com
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Biagio Conzo
Immagine:
Data della recensione: 12 maggio 2025


Titolo:

Albo IMI

Temi:

La tematica fondamentale del sito è il ricordo, attraverso dati biografici e anagrafici, di tutti i cosiddetti internati militari italiani, internati nei lager nazisti tra il 1943 e il 1945, con l'aggiunta dei soldati morti dopo la liberazione e l'internamento.

Autori:

ANRP, ovvero L'associazione Regionale Reduci dalla Prigionia, dall'internamento, dalla Guerra, di Liberazione e loro familiari, che ha un proprio sito http://www.anrp.it/ e si occupa di portare avanti la memoria dei caduti durante la seconda guerra mondiale, di essere presenti a manifestazioni a favore della Costituzione italiana, di organizzare visite guidate nei siti storici e monumentali dedicati al ricordo e infine la creazione di un museo e di una biblioteca, attraverso  la ricerca di archivi, documenti digitali e cartacei.

Contenuti e fonti:

Per quanto riguarda i contenuti e le fonti, nel sito si trovano due sezioni, quella riguardante gli IMI, con la suddivisione in storia, bibliografia e didattica e quella che si sofferma sui lager, con le mappe e l'elenco. 

La storia degli IMI parte dall'8 settembre 1943, quando dopo l'armistizio i  militari vengono internati nei campi di lavoro, Grazie a un decreto varato da Hitler, vengono poi denominati Internati Militari Italiani, fino a poi diventare il 12 agosto 1944 lavoratori civili. A supporto della  storia nel sito si può scaricare un saggio a cura di Sabrina Frontera, chiamato "I militari italiani negli Oflag e negli Stalag del Terzo Reich.

 

La parte bibliografica consta di tre principali fonti: monografie, saggi e ricerche, Diari, memorie e testimonianze, schede bibliografiche e grazie al lavoro degli archivi ANRP, del Ministero della Difesa, del C.G.O.C.G., dell'Archivio di Stato e Vaticano, del MEF e del WAST, si è potuta ricostruire una documentazione accurata per le schede personali dei militari, presenti nell'Albo.

La parte dei lager ha un elenco e accanto al nome di ciascuno  c'è una foto corrispondente e la mappa fa riferimento ai  lager nel Terzo Reich, tra 1937e 1945.

Funzionalità:

Il sito è consultabile con facilità, ogni sezione è spiegata con concetti chiari e descrittivi e le innumerevoli fonti visive e cartacee, permettono di capire bene l'argomento e di cercare con  accuratezza un militare, la sua biografia o di informarci su un lager di nostro interesse. I collegamenti alle varie parti del sito sono  immediate e ci mandano direttamente alle pagine di riferimento.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

L'obiettivo dell'Albo IMI è quello di non dimenticare tutti i soldati, che hanno sofferto nel lager e che per anni non  hanno avuto un nome, una voce e una testimonianza scritta e fotografica. 

Il sito  si rivolge a coloro che vogliono approfondire  e sapere qualcosa di più su una questione della Seconda Guerra Mondiale, che solo recentemente è venuta in auge, per gli studiosi di guerra, per gli archivisti museali e anche per le famiglie, che hanno avuto i loro avi  e antenati internati. 

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    5
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    3
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    3
Qualità di apparati descrittivi e guide:    3
Giudizio complessivo:

Il mio giudizio complessivo sul sito web dell'Albo è ampiamente sufficiente, il sito funziona, è ricercabile e reperibile online subito ed è semplice da navigare  anche per chi non mastica la materia e per chi non conosce la tematica in questione. 

Però ci sono alcune  criticità, la prima è che mancano fonti audiovisive, non sono presenti filmati e percorsi interattivi, per guidare i fluitori del sito al meglio all'interno della pagina e nella parte dell'elenco dei campi di lavoro mancano totalmente i riferimenti, è ancora in fase di aggiornamento e di compilazione. 

Inoltre la grafica, l'uso dei colori e le scritte non sono di impatto e non invogliano le persone a fare una navigazione del sito web.

URL: https://alboimicaduti.it/
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Biagio Conzo
Immagine:
Data della recensione: 13 maggio 2025


Titolo:

A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-1943

 

Temi:

Il progetto “A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941–1943” tratta l’insieme delle azioni e delle responsabilità italiane nei territori jugoslavi durante la Seconda guerra mondiale. Consta di dieci sezioni principali, alcune delle quali suddivise in sottosezioni dedicate a specifiche aree geografiche (Slovenia, Dalmazia, Croazia, Montenegro) e a temi trasversali come la repressione, i campi d’internamento, le grandi operazioni militari, la fine dell’occupazione e la rimozione della memoria, permettendo di esplorare le vicende trattate in modo geografico e cronologico usufruendo di immagini d’archivio, testi narrativi, testimonianze orali e interviste.

I temi principali includono l’invasione, la resistenza partigiana, le dinamiche di potere locale, le deportazioni, la violenza contro i civili e la successiva indifferenza italiana. La narrazione è lineare e schematica senza, tuttavia, la possibilità di affrontare approfondimenti particolari o incroci tematici, costringendo l’utente ad un’esperienza poco personalizzata. Nonostante ciò, il sito offre una solida base storica, politica, militare e civile nel presentare l’occupazione avvenuta.

Autori:

Il progetto è stato curato da Raoul Pupo, docente di storia contemporanea presso l’Università degli studi di Trieste, in collaborazione con: Giancarlo Bertuzzi, Giulia Caccamo, Štefan Čok, Marco Cuzzi, Costantino Di Sante, Filippo Focardi, Eric Gobetti, Federico Goddi, Brunello Mantelli, Luciano Monzali, Jože Pirjevec, Raoul Pupo, Guido Rumici, Nevenka Troha, Anna Vinci.

Contenuti e fonti:

I contenuti si articolano con testi brevi e chiari, gallerie fotografiche, testimonianze orali e 81 interviste a storici, fondamentali per la comprensione a più livelli e la fruizione ad un pubblico vasto. Riguardo la validità storica, le fonti proposte sono altamente affidabili, poichè provenienti da archivi riconosciuti in Italia, Slovenia e Croazia (l’Archivio dell’IRSREC FVG, RTV Slovenia, il Museo storico della Croazia e l’Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito) e derivanti da interviste a storici di spessore, quali Jože Pirjevec, Eric Gobetti, Filippo Focardi). Il progetto presenta però delle criticità importanti, principalmente per quanto concerne la coerenza delle fonti: risulta spesso oscuro il collegamento diretto tra i materiali e ciò che viene riportato nei testi, la fruizione autonoma delle fonti primarie non è agevolata a causa della poca trasparenza poiché esse sono spesso integrate nei pannelli causando quindi difficoltà di riconoscimento ed esaminazione. Inoltre, non è chiaramente individuabile la sezione bibliografica, in quanto la si può trovare sotto la voce “Riferimenti”, che è un elemento rilevante in un progetto di divulgazione scientifica online. La mostra appare solida e ben curata nei contenuti, ma il visitatore esperto o lo studente universitario potrebbe desiderare un maggiore approfondimento dei temi. Infine, va segnalata l’assenza di un filtro tematico o cronologico, che impedisce all’utente di consultare i materiali secondo logiche personalizzate. In ottica di Digital Public History, ciò rappresenta un limite per chi intende usare il sito in modo interattivo o come supporto alla ricerca. Nel complesso, i contenuti risultano affidabili e ben costruiti, ma il progetto privilegia la narrazione guidata a scapito dell’esplorazione autonoma e della trasparenza delle fonti. Si tratta di una scelta coerente con l’intento divulgativo, ma che andrebbe bilanciata con strumenti di consultazione più avanzati.

 

Funzionalità:

Il progetto presenta una struttura di navigazione semplice, basata su un menù orizzontale con accesso diretto alle sezioni tematiche (Home, Sezioni, Visite guidate, Riferimenti, Crediti), adatta a una consultazione lineare da parte di un pubblico generalista. L’assenza di strumenti interattivi (filtri, timeline dinamiche) limita fortemente l’esperienza di esplorazione personalizzata, penalizzando l’utente esperto e più interessato poiché si limita ad offrire una navigazione statica. Nonostante siano presenti contenuti multimediali quali video, immagini e audio la loro disposizione è poco modulabile e personalizzabile e inoltre non è presente nessuna funzione di bookmarking, di annotazione o di tracciamento della navigazione, aggiunte che avrebbero reso l’esperienza online maggiormente valida in una visione di digital engagement. Il progetto risulta funzionale ma essenziale: presenta efficacemente i contenuti, senza però sfruttare appieno le potenzialità interattive e partecipative offerte dagli strumenti digitali contemporanei. Resta comunque valido sul piano informativo, ma si potrebbe migliorare notevolmente sotto il profilo della digitalizzazione e dell’interazione.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obiettivo alla base del progetto è quello di promuovere una comprensione più ampia ed equilibrata dell’occupazione italiana della Jugoslavia, superando stereotipi storiografici e false memorie. Il target a cui si rivolge è un pubblico ampio, composto principalmente da studenti, insegnanti e cittadini interessati alla storia contemporanea, ma è potenzialmente utile anche per studiosi, pur mancando strumenti avanzati di consultazione e ricerca e di spunti per una navigazione più interessata e mirata. L’impostazione narrativa risponde bene all’intento divulgativo, ma limita la fruizione autonoma da parte di un’utenza accademica e professionale.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    3
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    3
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    4
Giudizio complessivo:

Il progetto “A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-1943” si distingue per rigore scientifico, chiarezza espositiva e forte rilevanza civile: i punti di forza sono appunto i contenuti affidabili, ben documentati e supportati da fonti d’archivio eterogenee e qualificate. La qualità della narrazione storica è elevata e l’impostazione generale è coerente con gli obiettivi dichiarati. Tuttavia, da una prospettiva di Digital History, emergono limiti significativi: gli strumenti di ricerca si limitano a proporre un’indagine standardizzata e poco personalizzata, inoltre, anche le visualizzazioni dinamiche e l’accessibilità multilingue non sono all’altezza di una navigazione di alto livello. L’esperienza utente è guidata ma poco esplorativa. Si tratta, dunque, di un progetto culturalmente solido e digitalmente eccessivamente conservativo: eccellente sul piano contenutistico e divulgativo, ma con ampie lacune e margini di sviluppo in chiave digitale. Rimane una risorsa affidabile e valida per un pubblico generalista e scolastico, meno efficace per usi accademici o di ricerca strutturata.

URL: https://occupazioneitalianajugoslavia41-43.it
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Jacopo Papi
Immagine:
Data della recensione: 19 maggio 2025


Titolo:

The 1947 Partition Archive

Temi:

Il progetto documenta e preserva le memorie orali della Partizione dell’India del 1947, con la raccolta e l’archiviazione di testimonianze degli individui coinvolti. L’obiettivo è di narrare con maggiore umanità un evento storico riportato solo con fonti ufficiali o politiche. Attraverso un archivio digitale in espansione, il progetto permette di accedere a molteplici interviste raccolte in oltre 36 lingue e dialetti, provenienti da diverse comunità e regioni coinvolte (India, Pakistan, Bangladesh e diaspora). Il tema centrale è la memoria individuale e collettiva della Partizione, narrata attraverso storie personali di sopravvissuti, migranti e testimoni oculari. Vengono, inoltre, aggiunti documenti interattivi, tra cui fotografie, audio e video, offrendo così una pluralità di voci e prospettive. All’interno del progetto un ruolo fondamentale è rivestito dai “Citizen Historians”, individui appassionati di storia che contribuiscono alla narrazione del passato, e ciò sottolinea l’aspetto partecipativo e collaborativo del lavoro. Tuttavia, pur affrontando un tema di enorme rilevanza storica e sociale, le testimonianze pubbliche disponibili sono limitate e non facilmente consultabili per categorie come etnia, genere, regione o esperienza vissuta (es. violenza, migrazione, perdita) e l’assenza di percorsi guidati o strumenti di correlazione tra le storie riduce le possibilità di confronto critico e analisi comparativa tra casi simili. The 1947 Partition Archive tratta, dunque, il tema con grande sensibilità e ampiezza di prospettive, ma la struttura narrativa e l’accesso limitato ai dati lo rendono più adatto a una fruizione emotiva e divulgativa piuttosto che a un’analisi storica sistematica e interattiva, come ci si aspetterebbe da un archivio pienamente digitale e aperto.

Autori:

Il progetto “The 1947 Partition Archive” è stato fondato nel 2010 da Guneeta Singh Bhalla, ricercatrice con formazione scientifica, che ha avviato la raccolta delle prime testimonianze in modo volontario. Il sito include, nella sezione “About Us” → “Our Team”, un elenco dettagliato dello staff attuale e dei collaboratori, suddivisi per ruoli ad esempio amministrazione, ricerca, comunicazione, sviluppo digitale, offrendo così una buona trasparenza sulle figure operative coinvolte.

Non sono, però, indicati i ruoli svolti, mancando così di precisione e accuratezza. Non è indicato, inoltre, alcun riferimento a un comitato scientifico, a una redazione curatoriale o a linee guida metodologiche accessibili che esplicitino i criteri di raccolta, validazione o archiviazione delle interviste. Questo aspetto costituisce un limite rilevante per un progetto che si propone come archivio digitale della memoria.

Contenuti e fonti:

I contenuti del sito si organizzano attorno alla missione centrale di raccogliere, conservare e diffondere le testimonianze orali legate alla Partizione dell’India del 1947. Il progetto ha raccolto 11812 interviste in 36 lingue, tramite i Citizen Historians, a cui vengono aggiunti documenti interattivi, fotografie, audio e video. Il sito però non offre accesso diretto a questo patrimonio, né fornisce strumenti di consultazione libera per l’utente. La sezione “Archive Access”, visibile nel menù principale, fornisce informazioni sulle modalità di accesso ai materiali raccolti ma la visione completa dell’archivio è riservata a istituzioni accademiche, archivi pubblici e ricercatori affiliati, previa richiesta e approvazione. Non è inoltre possibile consultare liberamente le fonti primarie dal sito. Il processo di richiesta è descritto in modo generico e non chiarisce completamente i criteri di concessione, né la tipologia di contenuti disponibili. Non esiste una sezione che presenti le testimonianze in modalità esplorativa: manca un database pubblico, una struttura per temi, luoghi, gruppi sociali, o cronologie. Anche strumenti fondamentali per la Digital History, come tag tematici, filtri di ricerca, o metadati, sono totalmente assenti. Di conseguenza, non è possibile effettuare ricerche trasversali o comparative tra le storie raccolte, e l’uso accademico del sito risulta fortemente limitato. Il linguaggio usato nelle sezioni descrittive è chiaro e accessibile, ma senza il supporto di una bibliografia. Anche le immagini fotografiche e i materiali audiovisivi menzionati non sono accessibili direttamente. The 1947 Partition Archive presenta quindi contenuti di grande valore memoriale, ma la loro accessibilità è fortemente limitata e la struttura digitale del sito non consente un’interazione adeguata con le fonti. La presenza della sezione “Archive Access” segnala la volontà di aprire i materiali al pubblico qualificato, ma la mancanza di trasparenza e strumenti interni di consultazione riduce significativamente la fruibilità del progetto secondo gli standard della Digital History.

Funzionalità:

Il progetto si presenta con una struttura relativamente semplice. Il menu principale, posizionato in alto nella homepage, consente l’accesso diretto a quattro sezioni principali: “About Us”, che descrive in modo sintetico la storia e la missione del progetto; “Collections”, dedicata all'accesso regolamentato all’archivio delle interviste; “Get Involved”, che invita utenti e volontari a partecipare attivamente alla raccolta delle testimonianze; e “Learn”, che offre risorse educative e spiegazioni sul significato e l’impatto della Partizione del 1947. La sezione “Get Involved” permette ai visitatori di candidarsi come Citizen Historians o sostenere il progetto tramite donazioni, ma non offre strumenti di collaborazione attiva all'interno del sito, che sarebbero coerenti con un progetto partecipativo in ottica Digital History. Mancano anche strumenti di supporto alla navigazione, come tutorial, linee guida all’uso dell’archivio. L’unico punto di contatto disponibile è la voce “Contact Us”, che rimanda a un indirizzo e-mail generico. Il progetto adempie alla funzione di presentazione istituzionale del progetto, ma non fornisce un’esperienza interattiva o esplorativa del patrimonio documentale. Questo lo rende utile per conoscere l’iniziativa, ma non sufficiente come piattaforma di consultazione o ricerca secondo gli standard della Digital History.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

Nella sezione “About us” del progetto “The 1947 Partition Archive” viene chiarito come l’obiettivo principale sia quello di raccogliere, conservare e trasmettere le memorie orali della Partizione dell’India del 1947, evento che segnò il disgregamento dell’Impero britannico in Asia e la creazione di India e Pakistan. Il progetto nasce per salvaguardare queste storie che, riportate oralmente, rischierebbero di andare perdute. L’archivio della partizione del 1947 è un’organizzazione non governativa senza scopo di lucro dedicata ad istituzionalizzare la storia popolare della Partizione, dell’indipendenza e della Seconda Guerra mondiale attraverso: documentazioni, conservazioni e condivisioni di testimonianze oculari di tutte le comunità etniche, religiose ed economiche, raccolte di oggetti personali e manufatti associati alla memoria personale della Partizione del 1947. Il pubblico a cui si riferisce è molto ampio e include studenti, docenti, storici, ricercatori, attivisti della memoria e cittadini interessati alla storia dell’Asia meridionale, così come membri della diaspora indiana e pakistana. Il sito si dimostra però poco funzionale per la ricerca accademica e l’uso didattico sistemico a causa della limitata accessibilità al materiale completo. Gli obiettivi del sito sono quindi culturalmente forti e ben fondati, ma non vengono pienamente supportati da un’interfaccia digitale funzionale e accessibile.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    2
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    2
Qualità grafica, impatto visivo:    2
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    3
Qualità di apparati descrittivi e guide:    2
Giudizio complessivo:

The 1947 Partition Archive si configura come un progetto di forte impatto civile e memoriale, che affronta con coraggio e profondità una delle grandi fratture storiche del Novecento: la Partizione dell’India. L’iniziativa ha il merito di porre al centro le voci dei testimoni diretti, offrendo un’alternativa importante alle narrazioni istituzionali e celebrative. Dal punto di vista della  Digital History però il progetto presenta limiti strutturali e funzionali rilevanti. L’interfaccia è molto semplice, priva di un sistema di navigazione articolato, e non consente una consultazione efficace del materiale raccolto. Non sono presenti strumenti interattivi, filtri di ricerca, tag tematici o funzionalità di esplorazione personalizzata: l’utente ha accesso solo a una piccola selezione di storie, prive di categorizzazione, e il resto del materiale è disponibile solo attraverso enti accademici affiliati. Questo riduce drasticamente la fruibilità del sito per studenti, insegnanti e ricercatori non associati. Manca una sezione bibliografica o metodologica, così come una guida all’uso o materiali di supporto alla consultazione. La natura partecipativa del progetto non è supportata da una piattaforma che ne valorizzi appieno i risultati: la presenza di migliaia di interviste non trova riscontro in una vera struttura archivistica digitale. Possiamo ritenere The 1947 Partition Archive una risorsa estremamente preziosa sul piano documentario e memoriale, ma debole come strumento digitale di consultazione, ricerca e didattica storica.

URL: https://www.1947partitionarchive.org
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: Jacopo Papi
Immagine:
Data della recensione: 19 maggio 2025