Titolo:
Temi:
Autori:
Contenuti e fonti:
Funzionalità:
Obiettivi e pubblico di riferimento:
Architettura web, chiarezza, navigabilità - da 1 (min) a 5 (max):
Accessibilità e ricercabilità dei dati - da 1(min) a 5 (max):
Qualità grafica, impatto visivo - da 1 (min) a 5 (max):
Valutazione dei contenuti: rilevanza del tema - da 1 (min) a 5 (max):
Ricchezza dei contenuti - da 1 (min) a 5 (max):
Qualità di apparati introduttivi, e istruzioni - da 1 (min) a 5 (max):
Giudizio complessivo:
URL:
Tipologia:
Firma:
Immagine:
Data della recensione:
Includi nella ricerca.
Nome autore:
Cognome autore:



Titolo:

Memorie coloniali. Returning and sharing memories

Temi:

Il progetto rientra nell’ambito della public history e ha lo scopo di raccogliere e diffondere memorie private legate al passato coloniale italiano, per condividere fra ex colonizzatori e colonizzati il comune patrimonio storico, in una prospettiva “dal basso”. Inizialmente dedicato all’Etiopia, nel 2014 il progetto si è allargato all’Albania e, più recentemente, alla Libia.

Autori:

Il progetto è nato nel 2007 da un’idea dell’Associazione Moxa (Modena per gli altri) e dell’Associazione etiope Hewo, che hanno deciso di stringere una partnership con l’Università di Modena e Reggio Emilia e quella di Addis Abeba. Nel tempo, si sono aggregati altre associazioni e atenei (es. ANPI, ANMIG, Università di Napoli e di Roma 3, etc).

È presente un nutrito comitato scientifico, formato da storici e ricercatori, ma nel sito non sono ancora state caricate le loro biografie e i loro curricula.
Contenuti e fonti:

La sezione “Fondi” è certamente la più ricca, in quanto presenta un’accurata inventariazione del patrimonio conservato presso il Centro Documentazione Memorie Coloniali, che comprende 32 archivi personali, raccolti da militari o professionisti che – a vario titolo – hanno prestato servizio nei territori coloniali italiani, e uno miscellaneo, formato da materiali di varia provenienza.

Di ciascun fondo troviamo il nome del personaggio che lo ha raccolto, una sintetica descrizione dei materiali che sono consultabili – previa prenotazione – presso il Centro, una scheda riassuntiva in formato .pdf, uno o più inventari (sempre in formato .pdf) ed eventuali ulteriori cataloghi (es. di pubblicazioni o riviste); infine, all’interno della pagina sono presenti alcune fotografie in formato digitale, esemplificative di quelle conservate a Modena.

La sezione “Progetti” riporta le varie attività in cui è stata impegnata l’associazione Moxa dalla sua costituzione nel 2007 al 2019. Nel caso delle prime iniziative (Modena – Addis Abeba andata e ritorno, Etiopia per non dimenticare e Memorie coloniali 2011-2012) il materiale si limita a un file in formato .word, mentre per quanto riguarda le attività più recenti (Albania-Italia. Due sponde dello stesso mare e Libia: il dovere di conoscere) troviamo anche una breve descrizione.

Nella parte relativa alla “Biblioteca”, sono reperibili sia il patrimonio bibliografico del Centro che le pubblicazioni realizzate nell’ambito del progetto, consistenti soprattutto nei cataloghi delle varie mostre allestite a partire dal 2007, nella registrazione della trasmissione radiofonica Chiodo fisso di Radio 3 (messa in onda il 20/01/2011) e in un opuscolo. È presente, inoltre, una rassegna stampa, contenente la versione digitale di alcuni articoli inerenti alle iniziative del Centro. Infine, fra i “Contributi”, troviamo - tra gli altri - tre tesi di laurea inerenti al materiale del Centro, un ebook e un fumetto sul colonialismo italiano, gli abstract di sei volumi dedicati a vari temi (es. psichiatria coloniale, emigrazione, etc), un lavoro di ricerca relativo alla cultura visiva e alle pratiche fotografiche private nel periodo della colonizzazione e la scheda di un film che raccoglie 5 cortometraggi dedicati allo sguardo dei migranti sull’Italia.

Infine, è presente una sezione “News ed eventi”, in cui vengono pubblicizzate le attività del Centro, una pagina di login, una contenente alcuni link esterni e una di contatti.
Funzionalità:

Il banner della landing page presenta tutte le sezioni del sito, che si possono esplorare in maniera abbastanza semplice e intuitiva.

Trattandosi di un progetto internazionale, è possibile scegliere anche la navigazione in inglese, ma non tutte le pagine sono state tradotte. Inoltre, come già rilevato, non possiamo reperire i curricula dei membri del comitato scientifico.

La grafica appare sorpassata e non vi è grande interattività all’interno delle pagine, che risultano piuttosto statiche. Anche i materiali caricati sono soprattutto file in .word o .pdf, oppure qualche foto digitalizzata, ma la parte più consistente dei documenti raccolti nell’ambito del progetto sono consultabili esclusivamente in sede. Perciò, si ritiene che non vengano adeguatamente sfruttate le potenzialità del digitale, in quanto il sito funziona più come “vetrina” per le attività del Centro, che come risorsa di studio e conoscenza del periodo storico preso in esame.

Nonostante il progetto sia dichiaratamente in fieri, dal 2019 non sembrano esserci stati arricchimenti significativi, sebbene il copyright risulti del 2023.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

Il progetto ha lo scopo di raccogliere, restituire e condividere con l’Etiopia e gli altri paesi colonizzati dall’Italia le memorie private legate a quel periodo storico. A questo scopo, l’Associazione Moxa ha creato sia il sito che il Centro Documentazione Memorie Coloniali presso la Casa delle Culture di Modena, dove è possibile effettuare anche la digitalizzazione del materiale depositato. Attualmente il patrimonio del Centro consiste in 13.000 immagini, centinaia di documenti e un migliaio di volumi e pubblicazioni legati alla storia coloniale.

Dal 2011 sono entrate nel progetto anche l’università di Napoli e quella di Cagliari, affiancandosi agli atenei di Modena-Reggio Emilia e Addis Abeba, mentre dal 2014 il lavoro si è esteso anche alle memorie coloniali in Albania e in Libia.

Negli anni, sono state organizzate varie mostre e sono state realizzate diverse pubblicazioni.

Essendo un progetto di public history, il pubblico a cui si rivolge è il più ampio possibile, spaziando da quello generalista a quello più specializzato, grazie alla ricchezza dei materiali raccolti.
Architettura web, chiarezza, navigabilità:    3
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    2
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    3
Qualità di apparati descrittivi e guide:    2
Giudizio complessivo:

La landing page risulta complessivamente abbastanza chiara e completa. Nel banner sono presenti tutte le sezioni, che sono tutte ugualmente accessibili.

Il progetto viene descritto in modo approfondito, ma una criticità è costituita dalla mancanza dei curricula dei ricercatori e degli specialisti coinvolti, non permettendo così di verificare le loro credenziali e competenze.

Un altro neo del sito è il fatto che, sebbene dovrebbe essere bilingue, diverse pagine non sono state tradotte in inglese e ciò risulta ancora più grave, se si tiene conto del fatto che il progetto è frutto di una collaborazione internazionale.

I contenuti sono nel complesso accessibili, anche se non è possibile una ricerca di tipo “dinamico”, in quanto non è presente un database, ma solo dei cataloghi in formato .pdf del patrimonio conservato nel Centro Documentazione, dove bisogna recarsi di persona per constatare l'effettiva consistenza del materiale. Per questo, quindi, si ritiene che non vengano pienamente sfruttate le potenzialità offerte dal digitale per rendere fruibile questo patrimonio agli utenti del sito.

Pur essendoci coerenza fra l’obiettivo dichiarato e i contenuti, la loro presentazione risulta talvolta disordinata. I materiali non sembrano essere stati aggiornati dal 2019 e, data la dichiarata natura di work in progress del progetto, non è possibile stabilire con certezza se si sia concluso o meno.

La grafica è poco aggiornata e, talvolta, la navigazione può risultare un po' macchinosa, non rispettando la user’s experience. Inoltre, non sono previste ricerche da effettuare in modo dinamico, quindi non è possibile creare delle query personalizzate per rielaborare il materiale.

Nel complesso, il giudizio risulta positivo per la qualità dei materiali raccolti, ma negativo per quanto riguarda la modalità di presentazione sul sito, che non risulta sempre completo, né aggiornato, necessitando di un restyling dal punto di vista della grafica e dell'usabilità. Soprattutto, però, sarebbe importante mettere a disposizione dell'utenza un maggior numero di fonti, in modo da sfruttare tutte le potenzialità offerte dal digitale.

URL: http://www.memoriecoloniali.org/
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: Elisa Battistella
Immagine:
Data della recensione: 21 gennaio 2023


Titolo:

Colonial Frontier Massacres in Australia, 1788-1930

Temi:

Il progetto si occupa di trattare e documentare l’argomento dei massacri di frontiera coloniali in Australia, in un arco di tempo che va dal 1788, anno in cui gli inglesi iniziarono l’invasione dell’isola, al 1930. I massacri portarono all’uccisione di migliaia di uomini, donne e bambini aborigeni e furono lo strumento principale utilizzato dai colonizzatori per contenere e sradicare la resistenza da parte degli indigeni australiani e degli isolani dello Stretto di Torres. Il massacro di frontiera coloniale viene definito dal progetto nella sezione Introduction, alla voce "definition", come l’uccisione di sei o più persone in un’unica operazione.


Autori:

Avviato nel 2017 e portato a termine nel marzo del 2022, il progetto è guidato dallo storico Ryan Lindall dell’Università di Newcastle in collaborazione con il Wollotuka Institute e l’Australian Institute of Aboriginal and Torres Strait Islander Studies di Camberra. Il sito è stato finanziato dall’Australian Research Council e supportato da P. G. Dwyer, direttore del Centre for the Study of Violence, da H. Craig, direttore del Centre for 21st Century Humanities, da C. Colborne, preside della School of Umanities & Social Science e da J. Fischetti, vice rettore del Collage of Human and Social Features presso l’Università di Newcastle. Il gruppo di ricerca, oltre che da R. Lindall, è composto da una serie di professori e ricercatori australiani come J. Debenham, B. Pascoe, R. Smith, C. Owen, J. Richards, S. Gilbert, R.J.Anders, K. Usher, D. Prize, J. Newly, M. Brown, L. Hoang e da H. Fairbairn.


Contenuti e fonti:

La principale fonte del progetto è rappresentata dai giornali australiani disponibili su Trove (link diretti nel sito permettono di accedere direttamente al database di Trove): sono stati consultati oltre novanta giornali di ogni colonia, stato e territorio per reperire le informazioni proposte dal sito. Il portale mette comunque a disposizioni di tutti nella sezione Sources una lunga bibliografia scaricabile in formato pdf delle altre fonti stampate ed archiviste consultate. Il progetto fornisce informazioni dettagliate su oltre 420 casi di massacri di frontiera che sono stati catalogati, con le rispettive fonti. Scelta di chi ha realizzato il progetto è stata quella di includere nel sito, nella mappa e nelle linee del tempo proposti solamente i massacri di frontiera per i quali esistono delle prove sufficienti e verificabili e, inoltre, di evitare l’inserimento di immagini di persone vista la presenza di atti di violenza. Il sito lascia aperta la porta ad ulteriori aggiornamenti ed inserimenti di informazioni su altri casi di massacri (spesso rimasti insabbiati), mettendo in evidenza l’importanza di aver agito anche in base a feedback, suggerimenti e correzioni da parte della comunità, ovviamente sottoposti a verifica da parte del gruppo di ricerca.


Funzionalità:

Sin dalla landing page lo scopo del progetto appare ben fissato. Il titolo appare in alto in azzurrino, tra i loghi dell’Università di Newcastle e del Centre for 21st Century Humanities, che se cliccati rimandano ai rispettivi portali. Sono nove, oltre alla Home, le sezioni che caratterizzano il sito. 

La prima è la sezione Introduction, dove vengono presentati in maniera esaustiva la materia trattata dal progetto, gli obiettivi, la struttura del sito e tutto quanto è contenuto al suo interno.

La seconda sezione, Statistics, fornisce una grande quantità di dati sui massacri catalogati, attraverso tabelle ed istogrammi. I dati rimandano al numero dei massacri registrati, gli stati e i periodi nei quali sono avvenuti, le vittime degli stessi, suddivisi in base a criteri quale ad esempio il tipo di aggressore coinvolto, civile oppure statale.

La terza sezione, Map, presenta una carta geografica interattiva dell’Australia. Si tratta di un GIS, acronimo di Geographic Information System, un sistema informativo che associa dati testuali ad una posizione geografica e li elabora per estrarne informazioni. La mappa virtuale, che distingue tra quattro tipologie di punti (pallino giallo, in netta prevalenza, per gli aborigeni attaccati da coloni, quadratino azzurro per i coloni attaccati dagli aborigeni, rombo blù per i Makasar attaccati dagli aborigeni e triangolino verde per le violenze tra aborigeni), è navigabile trascinando il mouse, con la possibilità di effettuare zoom o allontanare la distanza di visualizzazione. Cliccando sui diversi punti della mappa, si apre una scheda riassuntiva sul massacro avvenuto in quella determinata zona: essa contiene il nome del sito, il numero delle vittime, il numero degli aggressori caduti, il range temporale e il gruppo linguistico. Per saperne di più, la voce “details” rimanda ad una scheda descrittiva ben più ampia e dettagliata per numero di record presenti (tra i quali anche una breve narrazione dell’evento), affiancata da una rappresentazione in 3D (implementata dall'ESRI ArcGIS Javascript API) dell’area interessata. La timeline sottostante la mappa permette di filtrare la ricerca in base ad un preciso periodo compreso tra il 1788 e il 1930.

La quarta sezione, Timeline, dopo aver offerto delle nozioni sulla storia dell’Australia, propone, in ordine cronologico, un elenco dei massacri presentati divisi per data stimata nella quale si verificarono. Ogni voce presenta un rimando al GIS di cui si è parlato sopra, per localizzare il luogo, e alla fonte.

La quinta sezione, Groups, cataloga e fornisce delle informazioni circa i massacri di gruppo avvenuti in Australia. Viene fornita una descrizione dell’episodio e il solito rimando al GIS.

La sesta sezione, Representations, propone il modo in cui aborigeni e isolani dello Stretto di Torres hanno rappresentato e discusso sul tema nel corso dei secoli, con dei rimandi a siti e portali esterni, contenenti sia immagini che video.

La settima sezione, Sources, propone un file in pdf scaricabile contenente tutte le fonti utilizzate, divise per massacro. L’ottava sezione, About, fornisce informazioni circa il gruppo che ha lavorato al progetto. Infine, nell’ultima sezione, Contact, è possibile mettersi direttamente in contatto con il sito per fornire consigli, segnalazioni ed eventuali correzioni compilando uno specifico modulo.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

Gli obiettivi del progetto sono ben dichiarati, sia nella landing page che nella sezione Introduction. Colonial Frontier Massacres in Australia, 1788-1930, vuole identificare e registrare i massacri di frontiera di aborigeni, isolani e coloni in tutta l’Australia, nel periodo indicato. L’intento è quello di fornire un report sui massacri in Australia che sia completo, basato su una rigorosa metodologia, con una mappa e dati ben strutturati, fornendo le prove disponibili per ogni luogo. Questo progetto vuole far conoscere un aspetto della storia del paese che spesso è stato insabbiato e nascosto, informando sulla violenza di frontiera coloniale e su quelli che sono stati i massacri perpetrati nel corso degli anni. Si vuole inoltre invitare a contribuire al progetto chiunque sia in grado di fornire delle segnalazioni per poter migliorare il sito.




Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    3
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    4
Giudizio complessivo:

Da un punto di vista prettamente grafico, il sito non risulta particolarmente accattivante. Semplicistico l’utilizzo di uno sfondo bianco che risulta dominante, così come i font utilizzati.

L’introduzione è interessante e dettagliata, in quanto contestualizza il tema e la struttura del progetto, ma alla lunga risulta essere stancante per la modalità con cui è proposta.

Al di là di questi aspetti formali, il sito si presenta come estremamente bene organizzato e centrato nel suo intento. Apprezzabile la scelta di trattare solamente dei casi di massacri verificati. Ne può venire meno la completezza, ma sicuramente il sito ne guadagna dal punto di vista dell’affidabilità e della credibilità. Può essere oggetto di discussione la scelta di non includere immagini all’interno del sito ma è comprensibile la volontà degli autori di omettere qualsiasi forma visiva che possa essere portatrice di shock vista la delicatezza del tema affrontato. Sono comunque presenti dei rimandi a siti e portali esterni dove è possibile incorrere nelle stesse per chi volesse poter godere anche della visualizzazione di immagini.

I dati presenti sui massacri catalogati sono meticolosamente organizzati in vari record e distribuiti attraverso tabelle e istogrammi, oltre che grazie all’interno di una mappa virtuale GIS che rappresenta il punto centrale del progetto. In una finestra sulla destra, il sito stesso indica che i luoghi indicati sulla mappa e rappresentati in 3D sono indicativi, visto che non spesso le fonti ci restituiscono una certezza dell’area interessata e spesso i massacri erano soliti avvenire su territori più ampi. La presenza del GIS rende sicuramente la ricerca più dinamica e coinvolgente e il risultato di ottima fattura. Apprezzabile la possibilità di ridurre lo spazio temporale preso in considerazione attraverso la timeline sottostante alla mappa virtuale.

Un appunto può essere fatto in merito alle sezioni Timeline e Groups, dove se si vuole cercare un evento in particolare non c'è la possibilità di restringere il campo attraverso degli appositi filtri ma si è costretti a scorrere l'intera lista alla ricerca dell'episodio specifico.

Il progetto, portata a termine l’ultima fase nel marzo del 2022, si presenta comunque come in evoluzione ed aperto a miglioramenti e suggerimenti per quanto riguarda i casi di massacri da registrare e catalogare.

Un sito che, al di là di uno stile grafico molto semplice, che può rappresentare un minus, si presenta come ben riuscito nel soddisfare i suoi obiettivi ed estremamente ricco di dati, frutto di un lavoro certosino da parte del gruppo di ricerca e di chi ha collaborato per la sua realizzazione.








URL: https://c21ch.newcastle.edu.au/colonialmassacres/
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Jessy Specogna
Immagine:
Data della recensione: 23 gennaio 2023


Titolo:

A ferro e fuoco: l’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-1943

Temi:

Proporre una mostra fotografica virtuale, per favorirne la fruizione anche non in presenza.

Autori:

Raoul Pupo, Michele Pupo et al. Patrocinato da: Camera dei Deputati, Regione FVG, Fondazione Ferruccio Parri et al.


Contenuti e fonti:

Il progetto è principalmente una mostra fotografia virtuale in collaborazione tra enti ed autori sia italiani che dell’ex Jugoslavia. Per favorire la fruizione anche da remoto, le fotografie sono accompagnate da alcune brevi descrizioni, mappe ed alcuni filmati che ne rendono la visione leggera e godibile. La mostra è divisa in sezioni a loro volta suddivise in pannelli.

Ogni pannello è correlato di testi molto brevi, interviste di approfondimento con i maggiori studiosi dell’argomento, una galleria di immagini e una serie di testimonianze, parte in video, parte in audio.

Le fonti si possono ricercare nella folta bibliografia alla voce “riferimenti”.

Funzionalità:

Si naviga attraverso le varie sezioni usufruendo di fotografie, filmati e registrazioni di eventi, testimoni ed esperti. L’approdo sulla landing page avviene attraverso un filmato introduttivo che, a dire il vero, se non visionato immediatamente lascia poco intendere delle finalità del progetto. Sotto di esso sono presenti una breve descrizione del sito, ed il sommario da cui partire per esplorare la mostra virtuale.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obiettivo del sito, ben dichiarato appena sotto il sommario nella landing page, è quello di informare i visitatori (perlopiù comuni cittadini, il sito infatti non è rivolto ad un pubblico di studiosi) sui fatti della seconda guerra mondiale in Jugoslavia, sulle offensive belliche italo-tedesche, la resistenza slava e le nefandezze della guerra.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    3
Rilevanza del tema:    3
Ricchezza dei contenuti:    3
Qualità di apparati descrittivi e guide:    3
Giudizio complessivo:

Graficamente risulta semplice e lineare, ma al contempo moderno agli occhi dell’utente che può da subito navigare tra le risorse offerte. Il menù, posizionato in alto a sinistra, è piuttosto consunto e dà principalmente informazioni sul progetto ed i suoi curatori, mentre la tendina ivi presente concernente le “sezioni” del progetto è la medesima del sommario in home page, è quindi ridondante.

La sezione dei “crediti” dimostra un lavoro di collaborazione tra italiani e abitanti degli Stati ex-jugoslavi, nomi oltretutto rilevanti nel panorama degli storici, il che è garanzia di oggettività dei dati.

Ciò che non può non risaltare è la mancanza rispetto ai più moderni siti di una sezione interattiva/multimediale maggiormente sviluppata; certo sono presenti immagini dell’epoca e filmati esplicativi, ma mancano cartine interattive che mostrino l’evolvere dell’invasione.

Il sito appare abbastanza ben strutturato, graficamente stimola l’interesse. Unica pecca è che la galleria d’immagini di ogni sezione, fulcro dell’intero progetto, è presentata in maniera molto semplice con le miniature delle fotografie raggruppate in una griglia in un modo poco accattivante, anche se poi, cliccando su una di esse, si apre la carrellata scorrevole. Non è possibile, infine, controllare il grado di aggiornamento del progetto, il riferimento bibliografico più recente è datato 2016.

URL: https://www.occupazioneitalianajugoslavia41-43.it/
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Lorenzo Zannantonio Martin
Immagine:
Data della recensione: 26 gennaio 2023


Titolo:

Armenian National Association

Temi:

Studio, ricerca e riconoscimento del genocidio armeno.

Autori:

The Armenian National Association, Inc. (ANI). 

Contenuti e fonti:

Contiene documenti ufficiali riportati, pagine di giornali dell’epoca, fotografie e alcune carte tematiche sulla diaspora armena dalla Turchia.

I documenti giungono direttamente dagli uffici stampa dei vari Stati o dalle relazioni ufficiali redatte in occasione di conferenze sul tema. L’autorevolezza del sito è data dalla presenza facilmente rintracciabile nella sezione “About ANI” alla voce “Organization and Governace” di direttori americani di origine armena e ricercatori internazionali molto autorevoli; inoltre è possibile contattare la sede del progetto tramite una e-mail e un profilo Twitter ben visibili a piè di pagina.


Funzionalità:

La landing page appare piuttosto datata, ridotta all’osso in termini grafici (poiché il progetto è stato lanciato nel 1998 e da allora l’impaginazione non è cambiata molto). Ciononostante, balzano subito all’occhio gli elementi principali ovvero i due menù (uno in alto a tendina ed uno in basso formato dalle sezioni principali).

Il menù principale dà delle brevi ed esaurienti descrizioni per ogni sezione del progetto, ovvero: risorse per l’educazione, ricerca sul genocidio, riconoscimento internazionale (comprensivo di dichiarazioni ufficiali da parte degli Stati internazionali), mostre digitali, museo online ed i crediti del progetto. Con i suddetti menù si può navigare con una ricerca che va dalla cronologia dei fatti storici al riconoscimento del genocidio, dalle pagine dei quotidiani dell’epoca a vari collegamenti con altri siti, tra cui un museo online dedicato.
Obiettivi e pubblico di riferimento:

Citando il sito stesso:

-To promote understandings of the Armenian Genocide through research, analysis, publication and public forums;

-To collect and organize documentation attesting to and preserving the memory of the Armenian Genocide;

-To increase public awareness of the crime, and denial, of genocide and their lasting effect in our times.

Il pubblico a cui è rivolto è perdipiù formato da studenti, ricercatori ed esperti del settore.
Architettura web, chiarezza, navigabilità:    2
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    1
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    3
Giudizio complessivo:

La schematicità semplice ed efficace (seppur, lo si ricorda, desueta) rende facilmente reperibili le informazioni ricercate.

Di certo tutto ciò che viene dichiarato negli obiettivi è ben riscontrato all’interno del sito, il quale è sempre aggiornato specialmente riguardo ai riconoscimenti internazionali del genocidio.

C’è da dire che la manchevolezza del progetto sta nella sua arretratezza rispetto ai siti più moderni. Sebbene sia ricco di fotografie, manca di filmati e mappe interattive per meglio visualizzare i luoghi degli avvenimenti, la diaspora e le deportazioni; l’unica mappa che si può trovare è una comune carta tematica dell’attuale Turchia declinata in tre variazioni (mappa completa, confine delle province orientali e principali vie di deportazione) che si potrebbe normalmente trovare sui libri e nelle riviste storiche, la parte multimediale non è dunque sfruttata a dovere.

La lettura risulta leggermente pesante poiché quasi tutte le sezioni sono costituite da comunicati ufficiali riportati per intero e senza alcuna spiegazione anche solo sommaria da parte dei curatori; il che comunque depone a favore dell’obiettività del progetto ed è compensato da una notevole quantità di collegamenti esterni, link e bibliografie per approfondire l’argomento. La comunicazione visiva e l’interattività, dunque, lasciano molto a desiderare.
URL: https://www.armenian-genocide.org/index.html
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: Lorenzo Zannantonio Martin
Immagine:
Data della recensione: 26 gennaio 2023


Titolo:

1812: When Napoleon ventured East

Temi:

1812: When Napoleon ventured East è un progetto storico, realizzato dall’agenzia di stampa russa TASS nel 2017. Il progetto è vincitore di diversi premi nell’ambito del design informatico e della comunicazione di dati attraverso Internet. Il sito, basandosi sulla celebre mappa, realizzata dall’ingegnere francese Charles Joseph Minard nel 1869, volta a rappresentare le perdite francesi durante la Campagna di Russia del 1812 e il percorso dell’armata napoleonica, intende raccontare in maniera semplice ed esaustiva la Campagna napoleonica di Russia, dalla sua partenza attraverso l’attraversamento del Niemen il 24 giugno 1812, fino al suo tragico epilogo, con ciò che restava della Grande Armée, abbandonata da Napoleone e costretta a rientrare precipitosamente a Kaunas, premuta dall’esercito russo. Il progetto tenta anche, in accordo con le stime di Minard, ma anche di storici russi, di spiegare i motivi per cui l’armata napoleonica ha subito così tante perdite. Il progetto, oltre alla mappa di Minard si basa anche su una serie di opere sull’argomento, elencate nella bibliografia in fondo, dopo l’epilogo.

Autori:

1812: When Napoleon ventured East sembra essere frutto del lavoro dello storico Aleksandr Valcovich, presidente dell’Associazione Storico-Militare Internazionale –così è riportato sul sito, cercare sul web informazioni più approfondite sullo storico e sulla sua associazione risulta estremamente difficile. Compaiono poi i nomi di altri collaboratori del progetto, ciascuno chiaramente con una propria funzione: testo, illustrazioni, dati cartografici, direttore artistico e sviluppatore, responsabile dello studio. In generale risulta piuttosto difficile reperire informazioni sul web su tutti i collaboratori di questo progetto. Il sito inoltre ha ottenuto la mappa di Minard per gentile concessione dalla Bibliothèque nationale de France. Ciò dimostra che almeno nella fase di realizzazione di questo progetto storico, vi sia stata anche una forma di collaborazione con quest’ultima istituzione.

Contenuti e fonti:

Il sito, molto semplice e intuitivo, si basa sulla divisione della schermata in due differenti porzioni: A sinistra è presente una mappa globale odierna (parte grafica), mentre a destra è presente il testo (parte testuale). La mappa, riporta progressivamente, man mano che si scorre il testo, gli spostamenti della Grande Armée, riportando peraltro i principali avvenimenti, segnalati da due differenti contrassegni, uno per le battaglie e uno per più i generici “eventi importanti”. Grande interesse pone il fatto che gli spostamenti della Grande Armée, sono rappresentati da due differenti colori, uno che rappresenta l’avanzata –una sorta di rosso- e uno invece che rappresenta la ritirata –una sorta di blu-. Oltre alla mappa “principale”, è presente anche un’altra cartina raffigurante l’Europa nel 1812, alla vigilia della campagna napoleonica, così come, quando si visualizza il capitolo dedicato a “Mosca in fiamme”, la mappa viene sostituita da un’altra raffigurante la Mosca con i confini del tempo, con le parti della città distrutte e quelle invece salvate dai terribili incendi del settembre 1812. Il testo, come già accennato precedentemente, è strutturato in dodici capitoli –ciascuno dei quali narra un determinato momento saliente della campagna-, più prologo ed epilogo, ed è arricchito da illustrazioni stilizzate e da citazioni tratte dalle memorie dei partecipanti all’impresa napoleonica, sia russi che imperiali. Compaiono anche dettagli sulle principali battaglie avvenute durante la campagna, dettagli che hanno l’obiettivo di presentare il numero di partecipanti, cannoni e perdite durante questi scontri. La fonte principale del sito, sul quale si basa l’intero progetto è come già riportato nella sezione Temi, la mappa di Minard, mostrata anche nel “prologo”. Degno di nota poi, è anche un grafico presente nell’“epilogo” che presenta i numeri della Grande Armée, con le rispettive perdite. Grafico che compara le stime di Minard, con quelle di Chambray, dato che i due studiosi divergono sui numeri di soldati partecipanti l’impresa e rispettivi caduti. Le altre fonti sono reperibili come già riportato sopra, in fondo, dopo l’epilogo. Sono tutte fonti russe.

Funzionalità:

Il progetto, come già riportato sopra, si basa sulla divisione della schermata in due differenti porzioni. Scorrendo il testo, si modifica parallelamente anche la mappa, mostrando lo spostamento dell’esercito francese e i principali eventi della campagna. Il linguaggio utilizzato è volutamente discorsivo e il testo è interrotto di tanto in tanto da illustrazioni realizzate da uno dei collaboratori e da citazioni tratte da alcune memorie. Per alcune importanti battaglie, per esempio la battaglia di Borodino o della Moscova, compaiono in dettaglio il numero di soldati e di cannoni per entrambi gli schieramenti –rappresentati anche da delle figure stilizzate rispettivamente di un fante e di un cannone- e il numero di perdite subite.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

Il progetto si pone come obiettivo di narrare gli eventi napoleonici del 1812, tentando anche di dare una spiegazione del perché la Grande Armée abbia subito così tante perdite –Minard, sostiene che l’esercito francese alla partenza annoverava 422.000 uomini e che abbia subito perdite per oltre il 90% della sua forza, altre stime invece aumentano il numero di soldati francesi partecipanti all’impresa e anche il numero di vittime. Il pubblico al quale si rivolge questo progetto è un pubblico misto, russo e internazionale –ciò è dimostrato dal fatto che il sito è scritto in duplice lingua, russo e inglese-. Il tipo di pubblico di riferimento inoltre, è un pubblico standard che aspira a conoscere meglio questo celebre episodio storico, senza però aver già svolto sull’argomento ricerche approfondite.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

1812: When Napoleon ventured East in definitiva risulta essere un progetto piacevole da utilizzare, essenziale ma esauriente. Credo che sia un sito imparziale e affidabile. Come già detto è un sito dedicato principalmente a coloro che vogliono studiare questo argomento storico, ma senza essere un pubblico costituito da ricercatori oppure storici professionisti. Non è un sito che ha l’ambizione di attrarre quest’ultimo tipo di utenti, se non per la mappa, che è sicuramente l’elemento più accattivante dell’intero progetto. Riguardo alla parte grafica, per l’appunto, nonostante sia sicuramente molto interessante, sarebbe stato ancora meglio l’evidenziazione di alcune località, attraverso magari anche una semplice sottolineatura dei toponimi, cosicché l’utente sia in grado di localizzare immediatamente sulla mappa la posizione delle principali città e località. Sarebbe stato inoltre apprezzato anche la presentazione dei principali toponimi –o perlomeno quelli attraversati dalle truppe di Napoleone- in duplice modo, nome antico, che designava la località nel 1812 e nome odierno. Ancora, la cartina sarebbe stata veramente completa anche con la rappresentazione dei territori all’epoca controllati dall’impero francese e dall’impero zarista, ovvero una mappa che, magari attraverso un processo di “gradazione”, potesse passare dal rappresentare gli odierni confini statali, con i confini tra gli stati nel 1812. Nonostante queste critiche che mi sento in dovere di muovere nei confronti della mappa del sito, trovo che sia abbastanza completa e che quindi raggiunga il suo scopo. La parte testuale del progetto più o meno, a mio avviso, incorre nelle stesse critiche della parte grafica: Il testo è rappresentato da frasi molto semplici ma esaustive, anche se, in alcuni casi mi sarebbe piaciuto una maggior precisione e approfondimento di alcune parti essenziali, talvolta ridotte eccessivamente all’osso, come per esempio le battaglie e la manovra di Tarutino. Inoltre, lo sviluppatore avrebbe dovuto inserire anche una modalità per poter contattare gli autori o comunque lo staff del progetto, per poter così anche creare un canale di dialogo con il pubblico, al fine di risolvere problematiche e chiarire eventuali dubbi. Manca poi la data dell’ultimo aggiornamento -se si è mai verificato. Le istruzioni di come navigare nel sito, nonostante rispecchino il lato minimalista del sito stesso, riescono ad essere complete.

URL: https://1812.tass.ru/en
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Lorenzo Moretta
Immagine:
Data della recensione: 27 gennaio 2023


Titolo:

LE MARRONNAGE DANS LE MONDE ATLANTIQUE:
SOURCES ET TRAJECTOIRES DE VIE


Temi:

Il sito web approfondisce il “marronnage", una forma di resistenza regolarmente praticata da uomini e donne schiavi nelle società schiaviste del mondo atlantico nei tempi moderni.

Questo progetto di digital history è realizzato in collaborazione con:

Université de Sherbrooke, Groupe d'histoire de l'Atlantique français, Fonds de recherche société et culture Québec, Conseil de recherches en sciences humaines du Canada, Social Sciences and Humanities Research Council of Canada.



Autori:

Il gruppo di ricerca è composto da:

Jean-Pierre Le Glaunec, professore ordinario, specialista in storia della schiavitù

Léon Robichaud, professore associato,specialista in storia sociale della Nuova Francia e informatica applicata alla storia;

Gli assistenti di ricerca:

Jacqueline Garris, Tommaso Garris, Geneviève Piche, Anne Bruneau-Poulin, Marie Lemonnier, Annie Poulin, Julie Marleau, Hubert Sainte-Marie, Melise Roy-Belanger, Pierre Olivier Parenteau;

Il team tecnico:

Disegno Paquin, Erica Robichaud, Filippo Tardif, Olivier Robichaud.

Contenuti e fonti:

Il sito web è una piattaforma in continua evoluzione che raccoglie circa 20.000 documenti riguardanti le principali forme di resistenza e schivitù; inizialmente incentrato su Santo Domingo, il progetto ora copre anche Guyana francese, Guadalupa, Giamaica, South Carolina, Louisiana e Basso Canada.


Le fonti che parlano degli schiavi come oggetti di scambio si sono rivelate fondamentali per tracciare le traiettorie di vita delle migliaia di uomini e donne schiavi che rifiutarono, in uno o più momenti della loro vita, di sottomettersi alla violenza della schiavitù razziale.

Funzionalità:

La landing page è molto semplice, è presente un solo menù composto da 4 voci.


Nella pagina “metodologia” è presente un piccola guida per il funzionamento della pagina “corpus” in cui sono presenti i filtri di ricerca per i documenti, oltre a due tabelle che riassumono i contenuti dei documenti presenti nel sito.


La pagina “corpus” presenta degli errori; nelle ricerche che compaiono, per la maggior parte, mostrano solo la trascrizione del documento o l’immagine, come riportato nella pagina “metodologia”. È presente un link ad ogni documento che rimanda ad una pagina che ripete quest'ultimo e il titolo.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obiettivo di questo sito web è quello di raccogliere il materiale presente dagli archivi sulla schiavitù.

Il publico di riferimento non è specificato, ma essendo di un progetto di digital history che tratta un’argomento molto preciso e poco conosciuto, il contenuto è adatto ad un pubblico di ricercatori, studiosi o storici.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    4
Rilevanza del tema:    3
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    3
Giudizio complessivo:

Gli obiettivi del progetto sono chiari e ben specificati già nella landing page.

Il sito web è chiaro e semplice sia nella grafica sia nella reperibilità delle informazioni.


Questo progetto di digital history è online dal 2009 ed è continuamente aggiornato. Nella pagina “riguardo a” è presente una lista con gli aggiornamenti effettuati nel corso degli anni.


Un punto di criticità si riscontra nella mappa che si trova alla pagina “presentazione” che purtroppo non è interattiva; sarebbero stati più opportuni segnaposti o icone che rimandassero ad informazioni e documenti presenti sul sito.


La risorsa digitale risulta pulita e ben progettata inoltre soddisfa l’obiettivo prefissato.

URL: http://www.marronnage.info/fr/accueil.php
Tipologia: Pubblicazione di fonti secondarie
Firma: Adele Gusso
Immagine:
Data della recensione: 31 gennaio 2023


Titolo:

14-18- documenti e immagini della grande guerra


Temi:

Il sito web approfondisce il tema della Grande guerra attraverso foto, video, manoscritti, periodici e monumenti.


Autori:

ICCU - Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e le informazioni bibliografiche e il Ministero per i beni e le attività culturali.

Il sito web è stato realizzato dal Gruppo Meta in collaborazione con il Ministero della cultura, centenario prima guerra mondiale 2014/2018, 2018 anno europeo del patrimonio culturale, Museo & web, Europeana pensare alla cultura e co-finanziato dalla Direzione Generale Archeologia, belle arti e paesaggio.



Contenuti e fonti:

In 14-18 si trovano aggregate fonti documentarie e memorialistiche di diversa natura che testimoniano tutti gli aspetti del periodo, dalle azioni militari alla satira politica, dalle memorie personali ai canti di guerra alle dure condizioni di vita dei civili.

Il materiale offerto alla consultazione è di varia tipologia, documenti a stampa e manoscritti, grafici e sonori e una sezione dedicata ai Monumenti e lapidi che include le schede di catalogo dei monumenti ai caduti presenti su tutto il territorio nazionale censiti dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione.




Funzionalità:

La landing page è molto ricca ma ha una grafica non molto accattivante.

È presente un menù che divide le fonti presenti nel sito web in base alla loro categoria; una barra di ricerca per parole con la possibilità di effettuare una ricerca sia semplice che avanzata.

In alto a destra c’è un piccolo menù di tre voci (home, mappa del sito, cerca nel sito) che risulta essere una ripetizione del primo. 

Obiettivi e pubblico di riferimento:

Il progetto è nato nel 2005 con l’obbiettivo di riunire virtualmente e rendere disponibile on line il materiale bibliografico e archivistico del “Fondo Guerra”, raccolto, fin dallo scoppio del conflitto, dall’allora Comitato nazionale per la storia del Risorgimento italiano.

Il progetto si è ampliato fino a realizzare un grande archivio di immagini di particolare interesse storico, documentario e artistico sulla Grande Guerra.

Il pubblico di riferimento non è specificato, ma dal materiale presente in questo progetto di digital history si dimostra orientato ad appassionati del tema della Grande guerra, storici e studiosi.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    2
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    2
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    2
Giudizio complessivo:

Nel sito non è possibile reperire i nominativi degli autori del progetto.

La risorsa digitale presenta un piccolo menù superfluo dato che le informazioni che contiene sono presenti nel menù più grande.

Questo progetto di digital history risulta essere ricco di materiale, rispetta l’obiettivo prefissato anche se la risorsa digitale presenta una grafica ormai obsoleta e poco pulita.


URL: http://14-18.it/
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: Adele Gusso
Immagine:
Data della recensione: 31 gennaio 2023


Titolo:

Memoriale della Shoah di Milano 

Temi:

Commemorazione e conoscenza della storia della Shoah. 

Autori:

Proedi Group

Contenuti e fonti:

I contenuti sono vari (eventi, commemorazioni, incontri, articoli, testimonianze, video) e si incentrano tutti sul tema della Shoah. 

Le fonti sono reperibili tramite l'OPAC a cui il sito si riferisce e due interviste a due sopravvissute: Goti Bauer e Liliana Segre.

Funzionalità:

Si naviga nel sito attraverso dei menù a tendina molto chiari che presentano le varie sezioni. Ci sono due possibilità di ricerca: una è quella interna al sito tramite la funzione di ricerca e l'altra è tramite il collegamento all'OPAC. 

La Homepage è ordinata e funzionale, permette la fruizione dei contenuti principali del sito.

L'obiettivo del progetto è chiaro, esaustivo e la spiegazione non è troppo lunga.

E' presente sia la cartina del Memoriale e vi è una sezione dedicata all'audioguida facilmente scaricabile sul proprio cellulare personale. 

Il sito permette di scegliere tra due lingue: Italiano e Inglese.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

Fornire informazioni e documentazione al pubblico sulla storia e sulla memoria della Shoah, in particolare per quanto riguarda il fenomeno nel contesto milanese della deportazione. Il pubblico di riferimento è vario, si rivolge a tutti. 

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    5
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    4
Giudizio complessivo:

Il giudizio è fortemente positivo. Il sito è ben fatto, esaustivo e completo. L'obiettivo del progetto è chiaro ed esaustivo. Fornisce moltissime informazioni sul luogo, cioè il Memoriale, e della storia della Shoah e della sua memoria. Tutto è molto semplice da trovare, le informazioni sono semplici ed immediate. Vi è anche un portale per ricerche storiche più avanzate. E' un sito studiato e ben realizzato e centra perfettamente l'argomento che tratta.

URL: https://www.memorialeshoah.it/
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Francesca Zaffina
Immagine:
Data della recensione: 31 gennaio 2023


Titolo:

inHeritage. I beni culturali del lavoro in Friuli Venezia Giulia: Archivi, Luoghi, Memorie, Culture.

Temi:

inHeritage è un portale di ricerca e valorizzazione del patrimonio storico- culturale regionale dedicato al mondo dell’impresa e del lavoro. Si tratta di un progetto nato nel 2017. Il portale, intende far convergere su di sé i patrimoni archivistici regionali –dedicati sempre al mondo dell’impresa e del lavoro-, partendo da quelli già dichiarati di notevole interesse storico-culturale e conosciuti, per giungere infine a quelli ancora sconosciuti.

Autori:

Il progetto è frutto dell’intervento dell’Istituto Livio Saranz. Un istituto, sorto a Trieste nel 1980 e avente lo scopo di conservare e divulgare “fonti e materiali per la storia del lavoro, con particolare riguardo nel Friuli Venezia Giulia”. Al progetto poi ha contribuito per tre anni, dal 2017 al 2019, tramite appositi finanziamenti anche la regione autonoma Friuli Venezia Giulia, nell’ambito del finanziamento e supporto a iniziative regionali di tipo culturale, artistico e scientifico. Hanno poi partecipato anche una serie di partner: Associazioni culturali come per esempio l’Associazione Amideria Chiozza e istituzioni come l’Archivio di Stato di Trieste e quello di Udine. Volendo inHeritage essere un progetto “multidisciplinare e interdisciplinare”, il comitato scientifico che lo compone è costituito da personale specializzato in vari ambiti culturali: Dalla storia economica al settore etnografico e antropologico, dalle discipline archivistiche alla valorizzazione dei beni storici sul territorio.

Contenuti e fonti:

Il sito, molto semplice e minimale, si apre con una serie di fotografie d’epoca raffiguranti alcune realtà lavorative regionali, con al centro il nome del progetto. Scorrendo il sito verso il basso, accediamo automaticamente alle sezioni principali che lo compongono: “inHeritage”, che è la sezione che espone, in maniera chiara e precisa lo scopo del progetto, le sue caratteristiche anche metodologiche e il comitato scientifico che vi ha preso parte. Poi troviamo la sezione “Rete”, con l’elenco delle istituzioni aderenti e partecipanti al progetto. “Beni culturali”, che rimanda alle schede dei beni culturali del lavoro e dell’impresa contenuti nel portale e infine le due ultime sezioni, “Iniziative” e “Contatti”, con, per l’appunto le iniziative incentrate sempre sul tema del mondo del lavoro e dell’impresa curate dall’Istituto Livio Saranz e i contatti di riferimento. Cliccando sulla sezione “Beni culturali”, accediamo alla parte attiva del progetto. Troviamo innanzitutto una descrizione introduttiva ai beni culturali dell’impresa e del lavoro, considerati patrimonio vivo, dinamico, collettivo e patrimonio di storie. Oltre ad introdurre i beni culturali dell’impresa e del lavoro, questa parte iniziale spiega anche come si può effettuare la ricerca, cioè attraverso due distinte modalità, ricercando per “Territori”, oppure per “Settori”. Tramite questa duplice modalità di ricerca si possono compiere ricerche sulla storia di un determinato bene sul territorio regionale.

Funzionalità:

Come già riportato sopra, se l’utente dovesse compiere una ricerca su qualche bene culturale del lavoro e dell’impresa, potrà stabilire se svolgere una ricerca per “Territori” oppure per “Settori”. Effettuando la ricerca per “Territori”, dopo una breve parte introduttiva sulla storia della regione, con particolare riferimento alla sua evoluzione, in concomitanza all’evoluzione dei suoi confini; Una mappa interattiva raffigurante la regione distinta nelle sue quattro province della seconda metà del ‘900 presenta, per ogni elemento cliccabile un elenco di archivi facenti parte di realtà lavorative e sindacali di quella provincia. Per ogni voce dell’elenco c’è il rimando ad una scheda in cui vi è sempre, ad accogliere il visitatore un’immagine -che può essere una foto d’epoca oppure un documento storico-, segue poi la storia riassuntiva dell’ente di riferimento ed eventualmente qualche immagine (ancora una volta si può trattare di foto d’epoca, oppure pubblicità, oppure foto di registri contenuti negli archivi dell’ente). Infine, nella parte inferiore della scheda, sono raccolte informazioni schematiche sul “Complesso archivistico”: “Estremi cronologici”, “Consistenza”, “Descrizione dell’archivio”, “Ordinamento e strumenti di ricerca” e infine “Indirizzo web” di riferimento. Vi sono anche informazioni sul “Soggetto conservatore” e in particolare sul “Luogo di conservazione” dei registri archivistici, con annessi anche alcuni contatti. La sezione “Settori” invece, dopo la solita introduzione, stavolta incentrata sulla storia dell’impresa nel corso del tardo XIX e XX secolo, presenta i vari settori attraverso i quali si dividono i beni culturali regionali (per esempio i settori alimentare, attività portuali, chimico, credito e assicurazione…). Le schede sono le stesse presenti nella sezione “Territori”, soltanto distribuite sulla base dei settori economici di riferimento e non su base territoriale. Si tratta, come ho precedentemente riportato, di due modalità alternative ma parallele di condurre una ricerca su un determinato bene culturale.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

Nonostante il progetto abbia anche un fine divulgativo, non è questo però il suo scopo principale, ma, bensì, come ho già scritto sopra, realizzare una “mappatura” dei patrimoni archivistici regionali dedicati al mondo dell’impresa e del lavoro. Il progetto di conseguenza assume la natura del portale, con la speranza anche di costruire un “network” o rete, tra soggetti pubblici e privati, regionali e non, che abbiano l’obiettivo di salvaguardare e conservare archivi (e anche ovviamente di valorizzare patrimoni archivistici non ancora riconosciuti), ma anche luoghi, culture e memorie del lavoro e dell’impresa in Friuli Venezia Giulia. Per questi motivi, inHeritage è rivolto a vari tipi di pubblico: poiché il sito si propone anche di divulgare la storia del lavoro e dell’impresa, si rivolge ad un pubblico misto, di tutte le età, compreso anche un pubblico di non studiosi. Ma, proprio per l’importanza che questo portale ha nei confronti dell’immenso patrimonio archivistico regionale, esso può servire anche ad un pubblico costituito da ricercatori e studiosi, che magari lo vogliono utilizzare per compiere delle ricerche in archivio. Sotto quest’ultimo aspetto è importante soprattutto, alla fine di ogni scheda dedicata a ciascun bene culturale, le indicazioni e informazioni sul complesso archivistico e sul soggetto conservatore di tali archivi, nonché indirizzi e contatti del luogo di conservazione.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    5
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

inHeritage in definitiva appare come un progetto piuttosto piacevole da utilizzare, semplice e minimale. All’interno del portale ci si muove abbastanza agevolmente e le informazioni utili ai vari tipi di utente sono facilmente raggiungibili. L’impostazione grafica mi ha colpito molto positivamente, le immagini, tra cui diverse fotografie d’epoca arricchiscono il contenuto testuale del portale e anche la mappa interattiva del Friuli Venezia Giulia è un elemento utile ma allo stesso tempo grazioso. Elemento spiacevole è secondo il mio parere, proprio la limitatezza di foto d’epoca e più in generale di immagini. In genere, per ogni scheda di beni culturali visualizzabile ci sono appena quattro immagini, così come sulla homepage ce ne sono, ad accogliere l’utente appena quattro. Qualche immagine in più avrebbe reso il comparto visivo del portale molto più gradevole e vario. La componente testuale è sicuramente sufficiente per divulgare ai più i beni culturali regionali. La parte finale di ogni scheda, dedicata al complesso archivistico e al soggetto conservatore è molto utile per chi stesse facendo ricerche in questi ambiti e dovesse anche ricorrere agli archivi. Infatti, in questa parte della scheda si trovano tutte le informazioni necessarie sugli archivi e il loro immenso patrimonio. È assai gradevole il fatto che siano stati inseriti numerosi contatti differenti (indirizzo, indirizzo mail, numero di telefono) in modo da realizzare un canale di dialogo tra l’utente e l’Istituto Livio Saranz. Manca a mio avviso una barra di ricerca per poter effettuare ricerche all’interno del portale. Il progetto sembra però al momento in cui scrivo abbandonato oppure incompleto. Andando sulla sezione “Settori” infatti, non tutti i settori economici dei beni culturali possono essere visualizzati (mancano infatti i settori carta, cemento e costruzioni, metalmeccanico e tessile), così come le iniziative più recenti (situate come ho già riportato sopra nella sezione “Iniziative”) risalgono al 2019. Non mi sembra sia presente sul sito la data dell’ultimo aggiornamento. Se il progetto fosse terminato oppure abbandonato sarebbe assai spiacevole poiché il portale, a mio avviso è assai utile per tutti i tipi di pubblico ai quali si rivolge. Auspico in una sua futura rivitalizzazione e nella confluenza di altri beni e di altre realtà regionali –magari anche e soprattutto realtà locali poco conosciute- all’interno del portale.

URL: https://www.inheritage.it/#box-top
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Lorenzo Moretta
Immagine:
Data della recensione: 31 gennaio 2023


Titolo:

Project Dastaan

Temi:

La grande migrazione forzata che scaturì dalla Spartizione dell'India.

Autori:

Fondatore e CEO: Sparsh Ahuja.

Co-fondatore e capo delle operazioni: Sam Dalrymple.

Co-Fondatrice e leader Pakistana: Saadia Gardezi.

Direttore di “Child of Empire”: Erfan Saadati.

Direttore visuale: Ollie Cameron

Coordinatrice volontaria e leader del Bengala: Jayosmita Ganguly.

Capo artistico di Child of Empire: Stephen Stephenson

Direttore di Where the Birds Live: Shahbano Farid.

Post produttore: Umair Hashmi.

Tesoriere : Ludo Fraser-Taliente.

Coordinatrice Outreach: Farzana Qureshi.

Interna: Tanya Sujan.

Coordinatrice locale del Pakistan: Ayesha Mumtaz Mir.

Team di animazione: Aniruddh Menon e Sandhya Visvanathan


Contenuti e fonti:

Il sito contiene:

  • un gis dell'India pre-Spartizione, divisa in 8 parti che, una volta selezionate, producono una breve descrizione della regione e un video; sotto il gis è anche presente una linea del tempo contenente delle date chiave.
  • numerosi video introduttivi del progetto e una spiegazione sul progetto di Realtà Aumentata portato avanti dal progetto tramite i VR.
  • link che conducono ad articoli giornalistici riguardanti il progetto.
  • 23 interviste a persone che hanno vissuto la Spartizione.
  • la descrizione del progetto di realtà virtuale "Child of Empire", che vuole far vivere al fruitore un'esperienza visiva ad alta intensità.
  • la descrizione di "lost migrations", una miniserie divisa in tre parti, che racconta le storie della Spartizione con la voce dei colonizzati, che non è possibile visualizzare sul sito in quanto non è ancora stato ultimato.
  • una pagina dedicata al tram del progetto.
  • una pagina dedicata ai consiglieri esterni del progetto.
  • una pagina dedicata ai partner del progetto.
  • una pagina per i donatori del progetto.
Funzionalità:

Il sito permette all'utente di informarsi sugli avvenimenti della Spartizione, tramite il GIS, e di assistere alle numerose interviste ai sopravvissuti alla Spartizione. Inoltre permette di informarsi sui due gorssi progetti del team: Child of Empire e Lost Migrations che, però, non sono fruibili al momento di questa recensione. Il sito mette anche a disposizione 37 link, a partire dal 2018 fino al 31 dicembre 2020, che riconducono ad articoli di giornale riguardanti il progetto o progetti paralleli sviluppati dal team.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

Il progetto ha tre obbiettivi:

  1. riunire i fuggiaschi della Spartizione alle loro terre tramite il progetto VR;
  2. sensibilizzare i fruitori sull'esodo compiuto dai fuggiaschi, tramite l'esperienza VR di Child of Empire;
  3. far scoprire nuove posizioni sulla Spartizione, tramite Lost Migrations, una miniserie che ad ogni episodio propone il punto di vista di una tipologia di persone che fino ad adesso è stata posta in secondo piano: le donne, la comunità Chettiar (di origine Tamil) e coloro che rimasero senza uno Stato di appartenenza.
Il pubblico di riferimento è esteso a tutti coloro che padroneggiano le tre lingue locali del sito, che ipotizzo siano l'Hindi, l'Urdu e il Bengladese, e l'inglese, che permette l'utilizzo del sito a tutti gli altri.
Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    5
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    3
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

Il sito, alquanto innovativo, presenta notevoli aspetti interessanti. Ho dovuto detrarre alcuni punti in determinate categorie: non ho dato un punteggio pieno per la navigabilità del sito perché, nonostante la tendina sia facilmente accessibile in qualiasi momento, nel momento in cui ci si trova all'interno del GIS, che funge anche da homepage, qualsiasi tentativo di cambiare pagina, per andare sulle storie, ad esempio, ci fa aprire un'altra scheda. Non è un problema grave, ma non lascia la scelta al fuitore.

In secondo luogo ho tolto un punto anche ai contenuti in quanto, nonostante io reputi che sia un tema molto importante, dalla mia esperienza di studente non ho mai ritrovato questi temi nelle lezioni di storia contemporanea da me sostenuti, fino a quando non ho seguito il corso di Storia dell'Asia all'università di Trieste.

Ho tolto due punti alla ricchezza dei contenuti in quanto, nonostante si parli di due progetti molto interessanti, e nonostante la presenza di 37 interviste, non è possibile consultare il video di Child of Empire, e nemmeno la miniserie di Lost Migrations.

URL: Project Dastaan
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Gabriele Furolo
Immagine:
Data della recensione: 1 febbraio 2023