Titolo:
Temi:
Autori:
Contenuti e fonti:
Funzionalità:
Obiettivi e pubblico di riferimento:
Architettura web, chiarezza, navigabilità - da 1 (min) a 5 (max):
Accessibilità e ricercabilità dei dati - da 1(min) a 5 (max):
Qualità grafica, impatto visivo - da 1 (min) a 5 (max):
Valutazione dei contenuti: rilevanza del tema - da 1 (min) a 5 (max):
Ricchezza dei contenuti - da 1 (min) a 5 (max):
Qualità di apparati introduttivi, e istruzioni - da 1 (min) a 5 (max):
Giudizio complessivo:
URL:
Tipologia:
Firma:
Immagine:
Data della recensione:
Includi nella ricerca.
Nome autore:
Cognome autore:



Titolo:

South Seas. Voyaging and Cross-Cultural Encounters in the Pacific (1760-1800)


Temi:

Il sito mira a riportare i viaggi europei nel Pacifico avvenuti tra il 1760 e il 1800 e gli incontri trans-culturali ivi svoltisi. Il sito, caduto in disuso, si focalizza quasi totalmente sul viaggio del Capitano J. Cook svoltosi tra il 1768 e il 1771.


Autori:

Paul Turnbull e Chris Blackall (con il supporto del Centro di Ricerca Trans-Culturale dell’Università Nazionale Australiana e la partnership con la Libreria Nazionale dell’Australia)


Contenuti e fonti:

Nel sito, progettato nel 2003 e pubblicato nel gennaio dell’anno successivo, si possono trovare dei diari bordo, mappe interattive, un’enciclopedia, un dizionario, testi supplementari e sussidi alla ricerca.

Il sito propone otto voci: Voyaging Account, Voyaging MapsSouth Seas CompanionCultural AtlasesCultural Indigenous HistoriesEuropean Reactions, Research Works e Research.

Cliccando su Voyaging Account si possono consultare le edizioni digitalizzate del diario di bordo del Capitano James Cook, del botanico Joseph Banks, dell’artista Sydney Parkinson e dello scrittore John Hawkesworth, scritti nel corso del viaggio svoltosi tra il 1768 e il 1771.

Cliccando su Voyaging Maps è possibile visionare la rotta percorsa dalla nave Endeavour: viene riportata in modo dettagliato la mappa e le relative micro-sezioni, le quali delineano il percorso spazio-temporale della navigazione.

Cliccando su South Seas Companion si può consultare un’enciclopedia digitale contente informazioni e dati riguardanti i viaggi europei e gli scambi trans-culturali avvenuti tra il 1760 e il 1800. L’enciclopedia è suddivisa in 8 voci: concetti, ruoli, artefatti culturali, fenomeni naturali, persone, località, archivi e funzioni.

Cliccando su Cultural Atlases è possibile analizzare mappe raffiguranti luoghi culturalmente rilevanti, quali la Tierra del Fuego, le Isole della Società (situate nell’attuale arcipelago della Polinesia francese), Botany Bay (nella attuale area di Sydney) e il fiume Endavour (nella Penisola di Capo York, nell’attuale Queensland del Nord).

Cliccando su Cultural Indigenous Histories si può visionare due fonti di prima mano di europei che hanno vissuto tra le comunità del Pacifico. Nel testo di Henry Brook Adams viene riportato la storia e le memorie di un esponente della comunità di Papara a Tahiti, mentre il testo di James Morrison è un resoconto della sua permanenza a Pare-Arue.

Cliccando su European Reactions è possibile leggere il copione in formato digitale dell’opera teatrale Omai, or a Trip round the World di John O’Keffe la quale si ispira ai viaggi di James Cooks.

Cliccando su Research Works è possibile consultare il Dizionario della Marina redatto da William Falconer nel 1780.

Infine, Research rimanda a diversi link che dovrebbero contenere informazioni riguardanti note, articoli, interviste, testi di supporto e ringraziamenti, tuttavia l’unico contenuto effettivo risulta la parola “Text”.


Funzionalità:

La navigazione all’apparenza risultava semplice e intuibile, ma destreggiandomi nel sito ho riscontrato diverse perplessità, forse per errori commessi dal team durante la fase di programmazione in HTML.

Nella homepage, la navigazione all’interno del sito può avvenire in tre modalità: attraverso lo slider centrale, tramite la slidebar (il menù dropdown in realtà non funziona) posta a destra oppure attuando una ricerca nell’apposito site search

Lo slider presenta quattro voci: Cook JornalMapsSouth Sean Companion e Indigenous Histories. Invece la slidebar ne propone otto: Voyaging Account,Voyaging MapsSouth Seas CompanionCultural AtlasesCultural Indigenous HistoriesEuropean ReactionsResearch Works Research.

Tuttavia le pagine a cui collegano lo slider e la slidebar non sono dodici, bensì otto poiché le voci dello slider riportano a collegamenti già presenti nella slidebar (Cook Jornal alla pagina Voyaging AccountMaps a quella Voyaging Maps e infine South Sean Companion e Indigenous Histories naturalmente alle rispettive pagine South Sean Companion e Indigenous Histories).

Il site search che appare nella landing page non funziona, come anche la funzione “Ricerca avanzata”, e una guida alla ricerca non è presente, in quanto “A multimedia based guide to searching is currently being produced and will be linked to this page in early 2004”.

Per quanto riguarda invece la guida all’utilizzo delle immagini e delle mappe del sito, all’interno della pagina relativa è presente il testo: “The text for this page has yet to be completed. We apologise for the inconvenience. We aim also to have a multimedia-guide to using South Seas to discover historical images and rare maps online here in early 2004”.

Nel footer del sito sono presenti le voci Comments (in cui è permesso scrivere commenti, feedback o domande riguardanti il sito e in cui è possibile trovare il contatto email del Prof. Turnbull), Using South Seas (in cui sarebbe dovuta essere presente la guida alla ricerca e all’utilizzo delle immagini e delle mappe) e Technical Help (che rimanda ad una pagina già presente nella voce Using South Seas).

È presente anche una slidebar posta a sinistra in cui sono presenti tre sezioni: dettagli del sito web, la collezione a cui appartiene e i siti che hanno citato la pagina.

Nella header della pagina web sono presenti due voci home: una serve a tornare alla landing page del sito in esame, mentre l’altro rimanda alla landing page di Trove, “the place to explore all things Australian”.

Sotto il footer sono presenti due bottoms: in quello a sinistra c’è un link che rimanda alla homepage del sito della Libreria Nazionale dell’Australia, mentre quello a destra permette di visionare i diversi snapshot della pagina web attraverso una timeline a scorrimento orizzontale che inizia il 27 Aprile 2004 e (attualmente) termina il 5 ottobre 2021.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obbiettivo del sito è facilitare la ricerca di testi, mappe o immagini inerenti ai viaggi europei nel Pacifico nella seconda metà del XVIII secolo, custoditi nella Libreria Nazionale dell’Australia.

Come già detto però, ad oggi, il sito è specificato principalmente al viaggio di James Cook svolto tra il 1768 e il 1771.

Il pubblico di riferimento non è specificato, ma il sito a mio parere sarebbe dovuto essere rivoto principalmente a studiosi (studenti o insegnanti) di storia e di antropologia interessati alla navigazione pacifica, alla “scoperta” dell’Oceania, alla storia globale e all’analisi di primi esempi di ricerca antropologica attiva.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    1
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    1
Qualità grafica, impatto visivo:    1
Rilevanza del tema:    3
Ricchezza dei contenuti:    1
Qualità di apparati descrittivi e guide:    1
Giudizio complessivo:

Il mio giudizio complessivo è negativo: nonostante sia indubbiamente un progetto ambizioso e stimolante con temi estremamente interessanti, il sito web non risulta all’altezza.

A mio parere, la ricchezza del sito è la collaborazione con la Libreria Nazionale dell’Australia e con il Centro di Ricerca Trans-Culturale dell’Università Nazionale Australiana, fornitori dei testi in formato digitale disponibili integralmente. L’unica pecca risulta essere la mancanza delle fotografie degli scritti originali che avrebbe permesso all’utente di confrontarsi direttamente con la fonte.

Purtroppo, sin da subito, l’utente si rende conto che, molto probabilmente, il sito è caduto in disuso: il design della pagina è ormai antiquato e la grafica, il font e la landing page sono riconducibili a dei siti degli anni ‘90. Il sito inoltre risulta macchinoso e lento e talvolta accade che la pagina vada in crash

Un’altra questione che mi lascia molto perplesso è sicuramente l’utilizzo di snapshots: non capisco l’utilità che l’utente potrebbe trarre dal sistema e neanche il motivo per cui gli snapshots dal gennaio 2004 siano tutti uguali nonostante il timeline arrivi fino al 2021.

È complicato dare un giudizio ad un sito pubblicato nel gennaio del 2004 e che dopo pochissime settimane non è stato più aggiornato, ma comunque concludo dicendo che questo è un tipico esempio di progetto digitale progettato, pubblicato, abbandonato ed infine caduto in disuso, prima di raggiungere la mission prefissata.


URL: https://webarchive.nla.gov.au/awa/20110215214918/http://southseas.nla.gov.au/index.html
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: RUBEN CAROSELLI
Immagine:
Data della recensione: 27 novembre 2021


Titolo:

DATABASE OF ITALIAN ACADEMIES


Temi:

Il progetto Database of Italian Academies raccoglie testi a stampa conservati nei fondi e nelle raccolte della British Library avente per oggetto materiale stampato miscellaneo sulle Accademie italiane fiorite nelle città di Avellino, Bari, Benevento, Bologna, Brindisi, Caltanissetta, Catania, Catanzaro, Enna, L’Aquila, Lecce, Mantova, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Salerno, Siena, Siracusa, Trapani e Venezia tra il 1525 e il 1700. L’interfaccia principale del sito è organizzata in tre sezioni principali che riguardano il progetto (viene spiegata minuziosamente la genesi, la descrizione e il funzionamento del database), i moduli di ricerca (suddivisi in ricerca semplice e avanzata) e la ricerca avanzata (guida alla ricerca per 3 aree di interrogazione).

Autori:

Il database è stato sviluppato grazie ad uno studio reso possibile da un progetto di ricerca quadriennale, finanziato dalla Arts and Humanities Research Council e condotto in collaborazione tra la British Library, la Royal Holloway University e l’University of Reading. Progetto nato e voluto perché è estremamente difficile trovare studi sulle accademie in generale, ed è quindi da sottolineare in modo lodevole il notevole contributo di tempo e di competenza di questi studiosi per i metodi che hanno utilizzato.

Contenuti e fonti:

Il database interrogato presenta dati su 587 delle circa 1000 accademie sparse sulla penisola nel periodo che va dal 1525 al 1700, con notizie su oltre 7000 persone e quasi 1000 libri a stampa prodotti in relazione alle accademie del periodo analizzato. Questa ampia gamma di dati è desunta da fonti primarie e secondarie, che includono cataloghi di biblioteche, opere di riferimento bibliografico come i cataloghi a titoli brevi, rilevanti studi critici sulle accademie, documenti manoscritti e d’archivio nel Regno Unito e in Italia, registri delle stampanti, testi, paratesti e altri elementi comprese le illustrazioni relative alle Accademie. L’utilizzatore può effettuare ricerche riguardanti:

·        Accademie (nomi, attività, interessi disciplinari, locazione geografica, date, emblemi e motti).

·        Testi (titoli, autori, dettagli pubblicazione, illustrazioni, e censori).

·        Persone (nomi, soprannomi di affiliazione accademica, ruolo svolto in accademia, date, nazionalità, motti, emblemi e ritratti).

Va sottolineato che c’è la possibilità sia di scaricare che di stampare in formato PDF qualsiasi dato od informazione descrittiva riguardante il database.

 


Funzionalità:

Il sito è progettato per consentire ricerche da molte prospettive diverse e ci consente la possibilità di orientarci verso una ricerca che può essere semplice o avanzata.

Per la ricerca semplice:

·        si utilizzano delle parole chiave inserendo dati relativi al campo “persona” che includono nome, area disciplinare, sesso, professione, città, nazionalità ed argomento.

·        È altresì possibile effettuare una ricerca con parole chiave che possono essere troncate utilizzando *, come ad esempio amor* che consente di trovare voci contenenti tutte le forme di amor, amore/i ect. ovunque si trovino tali forme di parole, inserendo quindi un termine nella casella di ricerca si accede alla pagina della breve esposizione che elenca Accademie, Persone e Libri, le tre principali tematiche del database.

Per quanto riguarda la Ricerca avanzata:

·        si possono visualizzare gli indici che includono (Accademie, Accademici, Artisti, Autori, Censori, Autori secondari, Dedicatari, Curatori, Incisori/Illustratori, Luoghi di stampa, Stampatori ed Editori), ed una volta cliccato su una di queste voci ci troviamo di fronte un elenco di documenti completi disposti per ordine alfabetico dalla A alla Z. 


Obiettivi e pubblico di riferimento:

Questo progetto fornisce un punto di partenza per la ricerca sulla cultura della prima età moderna in Italia e non solo, e si pone un obiettivo a lungo termine che consiste nel creare reti con altri studiosi e biblioteche; va sottolineato che il pubblico a cui fa riferimento questa tipologia di database è indubbiamente di target elevato che include ricercatori, accademici e studiosi nel campo delle discipline storiche.

 

 


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    5
Qualità grafica, impatto visivo:    2
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    4
Giudizio complessivo:

Questo progetto può essere considerato autorevole per quanto riguarda il campo della ricerca, perché permette all’utilizzatore di approfondire ulteriormente i dati a sua disposizione offrendogli di effettuare una ricerca personalizzata in base alle proprie conoscenze ed esigenze. Il sito è dotato di apparati descrittivi e guide estremamente dettagliati che indirizzano l’utente ad un utilizzo congruo del database, e va sottolineato che c’è sempre la possibilità di collegarsi direttamente alla British Library cliccando direttamente sul logo presente nel sito; oltre che la presenza di alcuni documenti che contengono immagini digitalizzate di parti del testo catalogato. C’è un aspetto negativo da segnalare che riguarda sicuramente la grafica poco accattivante che non invoglia l’utente a proseguire nella navigazione, un aspetto sicuramente migliorabile. Questo database è intuitivo, ma per poter visualizzare i dati bisogna seguire passo per passo le spiegazioni fornite, quindi suggerirei anche l’utilizzo di video istruttivi per facilitare la ricerca. Nel complesso è un ottimo progetto, lineare e trasparente nei suoi obiettivi, e la ricchezza della bibliografia presente nel sito ci fa capire la mole di lavoro degli ideatori di questo database, frutto di anni di ricerche e approfondimenti sulle Accademie, risultato di una scelta ardua fatta da esperti nel settore.


URL: http://bl.uk/catalogues/ItalianAcademies/Default.aspx
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Giovanna Nucera
Immagine:
Data della recensione: 27 novembre 2021


Titolo:

Building the Portuguese Empire in the 19th Century

Temi:

Questa risorsa digitale si propone di affrontare il tema dei cosiddetti Public Works - i lavori pubblici ossia la costruzione di infrastrutture da parte del governo centrale – all’interno dell’Impero coloniale portoghese orientale, con particolare riferimento alle ex-province di Goa, Macao, Mozambico e Timor.
Il progetto intende studiare la questione dei lavori pubblici in ciascuno di questi territori e ricostruire le reti che si sono stabilite tra loro; così facendo, punta a comprendere come il governo centrale abbia contribuito a dare forma all’ambiente urbano in questi diversi luoghi, aumentandone l’influenza reciproca; ciò, nelle intenzioni dell’autrice, potrà fornire una miglior comprensione delle relazioni tra madrepatria e colonie; in particolare, oggetto di ricerca non sono solo le infrastrutture in sé, ma anche gli esperti che le hanno concepite e costruite, cioè gli architetti e gli ingegneri.

Il sito nasce come una modalità, da parte dell’autrice, di condividere con il pubblico i risultati e le fonti della sua ricerca di post-dottorato.
Autori:

L’autrice è Alice Santiago Faria, una ricercatrice presso l’Università NOVA di Lisbona e presso l’Università delle Azzorre. Laureata in Architettura presso l’Università di Coimbra, ha poi ottenuto un dottorato di ricerca in Storia dell’Arte all’Università di Parigi 1.

Per arrivare alla sua scheda di presentazione sembrerebbe esserci un link ipertestuale subito sotto alla mappa che si trova nella landing page; tuttavia se lo clicchiamo finiamo su una pagina vuota; per trovare le informazioni sull’autrice, dobbiamo andare sul menù laterale, poi su About e infine su Me, dove ci vengono presentate le informazioni di carattere accademico su di lei.
Contenuti e fonti:

Premettiamo che il sito è in lingua portoghese a cui si affianca l’inglese per la maggior parte delle pagine, ma non per la totalità di esse.

I contenuti sono presentati attraverso un menù laterale di tipo hover dropdown.
In particolare il focus è su due aspetti: biografie e legislazione dei lavori pubblici.
Le bibliografie - ordinate in sezioni in ordine alfabetico - sono però largamente incomplete: sono consultabili solamente una decina di biografie di persone sulle oltre 350 presenti in elenco.

Per quanto concerne la sezione relativa alle legislazioni dei lavori pubblici, essa presenta più materiale ma risulta altresì incompleta: delle quattro colonie trattate, è totalmente assente la parte sul Mozambico.

Una sezione interessante è quella chiamata Travel Notes e che presenta l’esempio di un viaggio di una corvetta portoghese attraverso alcune delle colonie portoghesi del sud-est asiatico; è presente una mappa, alcune immagini ed alcuni estratti testuali di un diario di bordo; ma anche questa sezione appare incompleta.

Riguardo alle fonti bibliografiche, nonostante vi sia una sezione del sito appositamente dedicata e raggiungibile dal menù laterale, esse risultano del tutto assenti: cliccandoci, vi troviamo la dicitura bibliography soon e nient’altro. È una mancanza molto grave, che balza immediatamente all’occhio dell’utente.

Vi è un elenco di biblioteche ed archivi da cui le informazioni per la ricerca sono state tratte; esso presenta dei link ipertestuali che consentono di andare sui siti di queste biblioteche, ma nessun’altra informazione viene fornita su quali documenti specifici siano stati utilizzati nello studio.

Funzionalità:

Le funzionalità sono minime: vi è la possibilità di utilizzare una barra di ricerca utilizzando delle parole chiave, attraverso le quali si viene rimandati a contenuti presenti nelle varie sezioni del sito; tuttavia manca una mappa del sito stesso, alcune sezioni sono annunciate come “in arrivo” ma appaiono ancora vuote; la sezione notizie risulta ferma all’ottobre del 2018.

Le poche biografie presenti possono essere scaricate gratuitamente in formato PDF cliccando un link in fondo alla biografia; in quella stessa pagina sono elencate delle parole chiave che però non sono cliccabili e non rimandano a nulla.

Un banale sfondo bianco caratterizza l’intero sito: mancano immagini, cartine geografiche e in generale attività di tipo interattivo.

D'altro canto, la home page del sito lo dichiara apertamente: al momento, si tratta di un work in progress. Al punto tale che la home page presenta solamente il titolo del progetto in portoghese e in inglese, oltre appunto alla scritta lavori in corso; cliccando sul titolo, si giunge alla sezione About dov innanzitutto vediamo una mappa del mondo e, evidenziati con dei piccoli pallini rossi, le quattro ex-colonie portoghesi di cui sopra; i pallini non sono cliccabili e con questa mappa non si può interagire in alcun modo; una nota immediatamente sotto ci avverte inoltre del fatto che due progetti di ricerca partiti nel 2019 causeranno dei cambiamenti nell’attuale sito, senza ulteriori specificazioni.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obiettivo dichiarato è quello di presentare i risultati della ricerca di post-dottorato svolta dall’autrice, che vorrebbe mettere a disposizione di tutti gratuitamente il proprio studio su un tema poco noto se non agli addetti ai lavori, cioè quello dei Public Works nell’Impero coloniale portoghese del XIX secolo.

In questo senso, l’obiettivo è raggiunto solo parzialmente: è vero che alcune cose sono state effettivamente caricate e sono a disposizione per la consultazione gratuita, però nel complesso la user experience è mediocre, il sito troppo scarno e molte informazioni promesse sono tuttora mancanti.

Il pubblico di riferimento, potenzialmente, è chiunque si possa interessare al tema; dal momento che non tutto è tradotto in inglese, tuttavia, il campo si restringe privilegiando coloro che conoscono la lingua portoghese.
Le informazioni contenute possono risultare utili per storici, architetti o ingegneri che vogliano approfondire queste tematiche specifiche.
Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    2
Qualità grafica, impatto visivo:    1
Rilevanza del tema:    3
Ricchezza dei contenuti:    1
Qualità di apparati descrittivi e guide:    2
Giudizio complessivo:

Il progetto è un work in progress che pare tuttavia abbandonato, probabilmente in ragione di altri due progetti simili che sono partiti nel 2019 i quali, focalizzandosi su altri aspetti della medesima tematica, hanno fatto sì che l’autrice si dedicasse a seguire quelli.

Il sito non risulta ufficialmente abbandonato e la dizione “lavori in corso” lascia all’utente l’impressione che possa essere aggiornato, ma pare, questa, una speranza vana.

Potenzialmente il progetto è di sicuro interesse, occupandosi di un’area poco conosciuta ma certamente rilevante anche ai fini di una ricerca di storia globale, occupandosi di analizzare interconnessioni e scambi di informazioni e know-how tra colonie diverse tra Africa, India e sud-est asiatico.

Tuttavia l’incompletezza delle informazioni presenti, la parzialità delle traduzioni e dell’accesso a fonti primarie, l’assenza di una mappa del sito e di cartine geografiche, in generale l’assenza di immagini che rendano il sito piacevole e agile da consultare, mi fa dare un giudizio complessivo senza dubbio negativo.

Un sito che promette molto, ma mantiene poco: l’autrice, per focalizzarsi su altre iniziative che pure ad esso sono correlate, ha finito per abbandonare un progetto di Digital History potenzialmente interessante ma, ad oggi, largamente incompleto.
URL: https://www.buildingtheportugueseempire.org/about--sobre.html
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Amerigo Muschi
Immagine:
Data della recensione: 27 novembre 2021


Titolo:

David Rumsey Map Collection

Temi:

Visualizzazione, comparazione ed analisi di materiali cartografici digitalizzati. I materiali digitalizzati fanno parte di un catalogo che va dal XVI secolo (1550 circa) fino al XXI (progetto in continuo aggiornamento), incentrandosi prevalentemente su fonti nord e sudamericane, presentando anche mappe provenienti dall’Europa, dall’Asia, dall’Oceania e dall’Africa.

Autori:

Per ricavare informazioni sull’autore del progetto è necessario andare alla pagina Collection History presente nel menù a tendina About. Da qui, scorrendo il primo testo troviamo un link ad un articolo chiamato State of the Art di Julie Sweetkind che ci riassume come è nato il progetto negli anni 90, partendo appunto dall’enorme collezione cartografica di David Rumsey e dalla sua idea di rendere questi materiali accessibile ad un pubblico sempre più vasto. L’incontro con gli ideatori del software LUNA ha permesso di sviluppare una piattaforma dove mostrare le mappe digitalizzate e farle interagire con molteplici tools. David Rumsey ha digitalizzato e catalogato i materiali grazie ad altri collaboratori, fondando l’associazione Cartography Associates, la quale detiene il copyright del progetto, come è possibile vedere in fondo alla pagina Collection History.

Le immagini e il database, tuttavia, sono di ‘proprietà’ della Stamford University, la quale detiene le fonti originali, donate da David Rumsey stesso, presso il David Rumsey Map Center. Questo lo si evince dalla sezione finale della pagina Collection History, sotto la sezione Copyright and Permissions, secondo la quale i diritti su queste parti del progetto sono detenute dal David Rumsey Map Center che deve essere citato ogni qualvolta vengono diffusi i materiali del progetto.

Sicuramente quanto riportato sopra e quanto possiamo leggere dalla pagina Collection History ci da riprova dell’autorevolezza della collezione presente in questo sito.

Prima di tutto i materiali sono stati digitalizzati con l’intento di diffondere contenuti prima inaccessibili alla maggioranza della popolazione for free. Non esiste, infatti, un abbonamento o comunque una Subscription, nonostante sia possibile creare un account che da solo la possibilità di lavorare più in profondità e in maniera elaborata con i vari tools messi a disposizione dal software LUNA.

Il fatto che la collezione sia gestita da un istituto autorevole come la Stamford University, sicuramente da riprova di quanto questo progetto sia affidabile, oltre all’autore stesso dietro ad esso, David Rumsey, che evidentemente ricopre un ruolo di prestigio all’interno del mondo della cartografia avendo fatto diverse lectures alla Library of Congress nonché in diverse università, come Yale o Harvard.

Tuttavia, il sito presenta anche una sezione chiamata Publications come menù a tendina dove è possibile visionare alcune pubblicazioni a cui lo stesso autore ha partecipato (sicuramente un buon modo per farsi pubblicità e vendere). È sempre utile tenere presente questo aspetto quando si parla di progetti di divulgazione come questo, aperti alla maggioranza della popolazione, perché l’autore non dovrebbe mai avere interessi economici che ruotano dietro al progetto, ma come possiamo vedere quella che sembra una copertina ben patinata comunque nasconde un conflitto di interesse.


Contenuti e fonti:

Questo progetto racchiude al suo interno diversi e variegati materiali cartografici, fonti primarie, che sono state originariamente digitalizzate per poi essere integrate in un management system chiamato LUNA pensato proprio per la visualizzazione di contenuti multimediali.

Queste fonti primarie possono essere a stampa oppure manoscritte, riproduzioni a grande scala oppure in formato tascabile, atlanti e cartine, mappe nautiche e libri di esplorazione. Nella Home è possibile visualizzare un’anteprima di alcune ultime aggiunte alla collezione, che racchiude ben 112 mila mappe e immagini, nonché una schematizzazione per tipologie con la quale risulta più facile orientarsi attraverso la collezione. Le fonti sono state inoltre organizzate in tools che risultano interessanti strumenti di analisi comparativa.
Funzionalità:

Nonostante il sito presenti un grado di aggiornamento attuale - questo lo si può vedere dal fatto che il blog è ancora seguito o almeno lo era fine a febbraio di quest’anno - la grafica e le varie funzionalità collegate al management system hanno una patina che non risulta visivamente molto attuale. Per quanto riguarda i contenuti, il progetto sicuramente viene arricchito spesso di nuovi materiali che vengono interconnessi con le varie funzionalità della piattaforma, tuttavia questo non determina che ci sia un rinnovamento in termini di usabilità o interfaccia utente. Interessante da notare, a livello generale come esempio, che quando si clicca su un link, esso viene aperto in una nuova pagina del browser. Questa è una funzione che non sempre troviamo nei siti e risulta particolarmente utile per chi vuole navigare a più livelli su un sito di questa portata e ha necessità di tenere come riferimento la home page. Il sito, comunque, funge da base per l’accesso a tutte le varie funzioni e portali collegati a questo progetto, per cui ritroviamo interfacce e menù che variano a seconda del tipo di programma con cui ci si interfaccia, la qual cosa può risultare un po' stancante per un utente medio al primo accesso che si ritrova a dover capire come funziona un nuovo portale ogni volta che cerca di provare uno dei diversi tools a disposizione.

Ma andiamo ad analizzare alcuni aspetti che risultano significativi:

- In primis, la home page è decisamente ricca di contenuti, però potrebbe risultare pesante da scorrere per un utente medio in termini di lunghezza. Non è necessario che la home page mostri tutte le funzionalità del sito in anteprima, piuttosto dovrebbe essere una vetrina sintetica ed esplicativa di quello che si andrà a visualizzare navigando nel sito stesso. Questa pagina non riesce a fare nessuna delle due cose in maniera efficace, per quanto ci sia una presentazione sintetica del progetto in sé, molti hyperlink presenti in questa descrizione sono poi ripetuti in manieri ridondante in altre sezioni, come ad esempio il Blog, il quale viene citato nella descrizione come hyperlink, ma poi presenta una anteprima integrale di uno degli articoli recenti, scorrendo più in basso.

- Sarebbe stato forse più efficace se l’accesso ai vari tools fosse stato integrato meglio all’interno dei menù a tendina soprastanti. Sono tutti ammassati nel menù View Collection che dovrebbe portare al catalogo, mentre le varie funzionalità potevano avere una propria sezione dedicata. La pagina che si apre cliccando View Collection è sicuramente ben fatta perché mostra il catalogo e i Tools con una breve descrizione. Non vedo perché questa pagina debba essere quasi ripetuta nella home page, dove si poteva giocare meglio visivamente e schematicamente per spingere l’utente a navigare più agevolmente verso le varie funzionalità del sito.

- In termini di ricerca della collezione, sicuramente sarebbe stato meglio se il motore di ricerca fosse stato messo più in evidenza nella home page. Posizionato al centro, sopra le varie anteprime delle mappe, avendo in aggiunta una sezione di advanced search e dando la possibilità immediata di selezionare vari campi detti Fields dalla ricerca semplice, sarebbe risultato molto più in linea con le grafiche Google-like che troviamo in diversi siti oggi giorno, oltre che più funzionale in primis per una utenza media che è abituata a questo tipo di visualizzazione, e poi per una utenza più esperta che può giovare di una ricerca per campi o fields, oppure che sa come utilizzare i vari boolean operators (AND, OR e le varie parentesi)

- Molteplici sono i tools disponibili che vanno a rendere l’esperienza di navigazione davvero completa. È possibile trovare sia Google Earth e che Google Maps, ma anche Second Life, in modo da integrare alla semplice visualizzazione una vera immersione nei contenuti, che poi può dare vita ad analisi e rielaborazioni su più livelli e periodi storici, utilizzando il software Georeferencer, per esempio. Non è chiaro perché una delle funzioni, insight java client, che è stata dismessa da tempo, venga ancora presentata insieme alle altre, forse con intento storico-divulgativo? Sicuramente appesantisce la mole enorme di funzionalità presenti in questo sito.

- Alcune funzionalità relative alle mappe possono però essere solo accessibili creando un account, il che potrebbe essere un limite dal momento che molti utenti medi potrebbero non voler creare un account appositamente per questo sito, mentre una utenza più specifica collegata all’ambito della ricerca potrebbe trovare il tutto molto più sensato visto che siamo davanti ad un archivio davvero notevole e di indubbia utilità. È un punto che può essere visto negativamente oppure no, dal momento che le funzioni ‘base’ sono già pienamente sufficienti e dettagliate per creare un’ottima divulgazione delle fonti.

- Una volta che si accede al catalogo della collezione, si hanno tutta una serie di funzioni presenti sui menù a tendina, tuttavia quando si tratta di creare presentazioni o annotazioni è necessario accedere all’account. La barra di ricerca qui risulta più dettagliata di quella presente sul sito originale con caratteristiche che ho segnalato già in precedenza. Inoltre, quando si effettua una ricerca, a sinistra sono presenti degli index che ricordano l’interfaccia Amazon, i quali servono appunto per restringere la nostra ricerca attraverso tematiche (what), periodi storici (when), autori (who), luoghi (where). Sicuramente l’interfaccia usata per il catalogo è molto più semplice e lineare proprio perché ricorda il catalogo di una biblioteca. Del resto, il software LUNA è pensato proprio per rispondere alle esigenze di questo tipo di istituti e quindi anche per essere usato da un bacino di utenza più generalizzato.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

Come si evince dalla pagina Collection History, l’obiettivo di questo progetto è quello di rendere materiali così particolari accessibili non solo agli addetti ai lavori, i cosiddetti few, ma di permettere un accesso gratuito ad un pubblico sempre più ampio. Sicuramente alcune delle funzioni rispondono a una platea che necessita di strumenti di comparazione e analisi funzionali alla ricerca, tuttavia molti di questi tools, dal globo di Google Earth o alle mappe adeguate all’interfaccia di Google Maps, rispondono all’esigenza di coinvolgere persone che sono anche amatori più che veri ricercatori. Il tutto, infatti, garantisce una esperienza immersiva nella fonte, senza necessariamente riempire l’utente di nozionismo che tuttavia può essere ricavato in vari modi da coloro che devono utilizzare questi materiali per ricerche approfondite.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    2
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    2
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    4
Giudizio complessivo:

Sicuramente il David Rumsey Map Collection è un sito molto rilevante dal punto di vista della ricerca e della divulgazione di materiali che altrimenti sarebbero molto difficile da consultare per la maggior parte della popolazione. Il lavoro di digitalizzazione e di integrazione in un sistema che non si limita solo a mostrare delle fonti, ma di rielaborarle in maniera multifocale dimostra quanto sia un progetto valido.

Tuttavia, alcune funzionalità e l’interfaccia generale dovrebbero essere svecchiate di questa patina che ricorda appunto gli inizi degli anni 2000 per lasciare spazio a pagine con contenuti più sintetici e accuratamente scelti per spingere l’utente a muoversi attraverso i vari tools con maggiore interesse. Le ridondanze dovrebbero essere rimosse, oltre al fatto che ci sono vere e proprie pagine o funzionalità non più utilizzabile per questioni di obsolescenza delle tecnologie del web.

In linea generale, è un progetto che dimostra molti aspetti positivi propri della divulgazione scientifica, presentando anche sezioni legate a dei risvolti economici che a mio parere dovrebbero essere slegati da questo tipo di progetti.


URL: David Rumsey Map Collection Home Page
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: Pilot Silvia
Immagine: Screenshot di una pagina del catalogo della collezione, raffigurante una mappa dell'asia con i suoi metadata nella parte sinistra
Data della recensione: 27 novembre 2021


Titolo:

Scoprire l’evoluzione del pensiero anglo-americano dalla prima opera edita al 1700 attraverso EEBO-TCP

Temi:

EEBO-TCP (Early English Books Online – Text Creation Partnership) è un progetto che prevede principalmente la trascrizione e la creazione di edizioni full-text delle opere appartenenti al database Early English Books Online (EEBO), ma comprende anche la collezione Thomason Tracts (1640-1661) e la raccolta Early English Books Tract Supplement.

Autori:

Il progetto è stato concepito nel 1999 ed è costituito da una collaborazione fra le principali università e biblioteche universitarie del mondo (al momento più di 150).

I principali collaboratori di EEBO-TCP sono: la University of Michigan Library, che si occupa della selezione dei testi e del controllo qualità delle trascrizioni; le Bodleian Libraries dell’University of Oxford, che si occupano anch’esse del controllo e, in caso di errori, della modifica delle trascrizioni (coadiuvate poi anche da altre biblioteche, come la National Library of Wales); la casa editrice americana ProQuest, che fornisce le immagini delle pagine dei testi selezionati; il Council of Library and Information Resources (CLIR).

In particolare la University of Michigan Library è il motore principale del progetto e ne è anche l’amministratore. Dal 2020 il team di questa biblioteca risulta essere l’unico attivo. A occuparsi di rendere disponibili i materiali in rete è lo staff del dipartimento Digital Content & Collections (DDC). Attualmente il manager è Paul Schaffner.

Il progetto TCP è quasi interamente autofinanziato, ma riceve anche una sovvenzione dall’agenzia statunitense NEH (National Endowment for the Humanities).

Contenuti e fonti:

Come detto sopra il progetto EEBO-TCP si basa sul database Early English Books Online (EEBO), è un catalogo di libri a stampa pubblicato dalla ProQuest e disponibile solo tramite acquisto o licenza. Di questo database fanno parte due collezioni, ovvero Pollard & Redgrave’s Short-Title Catalogue (che contiene testi editi dal 1475 al 1640) e Wing’s Short-Title Catalogue (che contiene quelli editi dal 1641 al 1700). Gli oltre 125.000 titoli presenti nel catalogo EEBO, quindi, ripercorrono lo sviluppo e l’evoluzione del pensiero e della cultura occidentali (in particolare anglo-americani) dal primo libro stampato in inglese nel 1475 fino al 1700, spaziando in varie tematiche e in tutti campi dell’attività umana: dalla letteratura alle scienze naturali, dalla politica alla religione, dalla storia alla geografia, dalla musica alle arti pratiche.

La TCP, invece di partire da zero, ha deciso di collaborare con questo fornitore di libri storici online, in modo da poter concentrare le risorse e i fondi sulla trascrizione dei testi.

La realizzazione del progetto TCP ha visto due fasi di sviluppo.

Nella Fase I (dal 2000 al 2009) sono stati trascritti oltre 25.000 testi selezionati dal corpus EEBO. Inizialmente il criterio adottato per la scelta dei testi da trasporre era il fatto che gli autori dovessero essere menzionati nella New Cambridge Bibliography of English Litirature, ma poi questa linea guida ha lasciato il posto a criteri di scelta più generici.

La Fase II (dal 2009 in poi) ha visto il lavoro concentrarsi sulle monografie in lingua inglese (anche gallese e gaelica) ed escludere dalla trascrizione i libri in altre lingue. Dal 2020 il numero dei libri resi fruibili dalla Fase II è di quasi 35.000 (su un obiettivo di circa 45.000 titoli).

La selezione in generale ha sempre seguito una serie di criteri generali, come dare la priorità alle prime edizioni, evitare opere in un alfabeto diverso da quello latino, evitare opere così mal stampate o rovinate da risultare illeggibili, evitare quelle frequentemente riedite (come i libri di preghiera) ed evitare quelle troppo limitate a livello tematico.

Ad oggi sono state prodotte oltre 70.000 trascrizioni complete, codificate e ricercabili. I testi trascritti originariamente venivano resi disponibili come file SGML, ora come file XML.

Nel 2005 i collaboratori hanno scelto di espandere il modello TCP anche ad altri database, in particolare Eighteenth-Century Collections Online (ECCO) e Evans Early American Imprints (Evans-TCP). Di questi database sono stati prodotte circa 8.000 digitalizzazioni (3.000 del database ECCO e 5.000 di Evans) e si possono trovare ai seguenti link:

-          Eighteenth-Century Collections Online – TCP (https://quod.lib.umich.edu/e/ecco/);

-          Evans Early American Imprints – TCP (https://quod.lib.umich.edu/e/evans/).

Inoltre è stato trascritto, nell’ambito della sovvenzione della NEH, un insieme di testi relativi alla navigazione e al viaggio, confluiti nella raccolta EEBO-TCP Collections: Navigations.
Funzionalità:

Attraverso la funzione “Browse” (divisa in Fase I e Fase II) i testi possono essere visualizzati in ordine alfabetico in base all’autore, al titolo o all’oggetto di trattazione.

Il progetto EEBO-TCP, poi, offre 4 possibilità di ricerca testuale.

-          Basic Search à è una ricerca per parole chiave, le quali vengono cercate all’interno dell’intero corpus di testi presenti nel sistema. Per restringere il campo di ricerca si possono scegliere le tipologie di testo o anche parti del testo in cui si vuole cercare, oppure si può direttamente limitare la ricerca a un solo testo o a un autore. Vi è la possibilità, inoltre, di ricercare una frase completa.

-          Boolean Search à mette in relazione le parole-chiave fra loro in base agli operatori booleani “and”, “or” e “not”. Possono essere ricercati assieme al massimo tre termini.

-          Proximity Search à permette di cercare due termini assieme e di scegliere la distanza massima che occorre fra questi: si può scegliere fra una distanza di 40, 80 o 120 parole.

-          Bibliographic Search à cerca soltanto nel record di catalogo di ogni libro. È utile quando si vuole cercare un autore, un titolo, una citazione o un argomento specifici.

Per ogni tipo di ricerca i risultati possono essere ordinati per autore, per titolo, alfabeticamente, cronologicamente (in modo ascendente o discendente) oppure in base alla frequenza con cui la parola-chiave appare nei vari testi. Per espandere le ricerche, ovvero cercare anche le variazioni della parola (ad esempio le coniugazioni verbali) basta aggiungere un asterisco alla fine della parola-chiave.

Tutte le ricerche possono essere divise in base alla Fase di appartenenza dei testi e si può decidere se cercare solo in una delle due Fasi o in entrambe.

I titoli di interesse possono essere aggiunti alla “Bookbag”, in modo da poterli ritrovare una volta completate le ricerche. L’utente, inoltre, può vedere la cronologia di ricerca cliccando su “History”.

I testi di età moderna prevedono diversi tipi di ortografia per la stessa parola, di conseguenza quando si immette la parola-chiave nella barra di ricerca i risultati potrebbero risultare sfalsati. Questo problema è ovviato dalla funzione “Word Index”, che ricerca nei testi le varie ortografie del termine-chiave e la frequenza con cui queste compaiono nei testi. Anche in questo caso non si può effettuare la ricerca in tutti i testi, ma bisogna effettuarla due volte, una nella Fase I e una nella Fase II.

Comprendere il funzionamento del progetto e le varie possibilità che mette a disposizione è abbastanza semplice, ma andando sulla sezione “About EEBO”, oltre a trovare molte informazioni riguardanti il progetto, il suo sviluppo e i partecipanti, si trovano dei video-tutorial molto chiari ed esplicativi per ogni tipologia di ricerca (menù a tendina “Using our content” à “Tutorials”). Nel caso l’utente abbia già cominciato la ricerca, invece di tornare indietro e andare ai video, può cliccare su “Help” (sempre presente sulla barra in alto) che rimanda a una spiegazione scritta delle funzionalità del progetto. Su questa stessa barra ci si può muovere fra le varie ricerche senza dover tornare alla Home Page. Per qualsiasi domanda, problema o informazione vi è sempre la possibilità di contattare chi gestisce il progetto attraverso la mail ufficiale; per segnalare eventuali errori c’è l’apposita voce “DLPS Help” (entrambi i link sono sempre presenti in basso durante la ricerca).

Per ogni testo è prevista una tavola dei contenuti (“Table of contents”), in cui vengono indicati autore, titolo, diritti, fonte di stampa, tema, l’URL e come citare il testo; sotto, nella sezione dei contenuti vi è un indice ipertestuale che dà all’utente interessato soltanto a un determinato capitolo del testo la possibilità di accedervi in modo rapido. Oltre alla tavola dei contenuti vi è anche la possibilità di vedere attraverso la voce “Result details” la lista delle frasi che contengono la parola-chiave e da lì, andare direttamente alla pagina interessata.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obiettivo del progetto è creare edizioni di testi standard e digitalmente codificati di tutte le prime edizioni dei testi in lingua inglese presenti nel database EEBO (in alcuni casi anche di edizioni successive, se queste contengono variazioni importanti). Invece di digitalizzare tramite riconoscimento ottico (OCR) le pagine dei testi (creando in questo modo soltanto immagini di pagine), i collaboratori del progetto hanno trascritto e contrassegnato il testo tramite la digitazione manuale di tutte le parole; così facendo hanno permesso di creare un modello di testo flessibile adatto al lavoro di ricerca.

Il progetto, quindi, si rivolge soprattutto ai ricercatori e agli studiosi dell’età moderna (in particolare a coloro che effettuano ricerche testuali), ma non solo. Dal 1° agosto 2020 tutti i testi trascritti sia nella Fase I sia nella Fase II sono gratuitamente fruibili dal pubblico (i testi della Fase I erano già stati resi pubblici dal 1° gennaio 2015). Di conseguenza, il progetto è rivolto a chiunque e il fatto che i collaboratori abbiano selezionato testi di varia natura in modo da includere il maggior numero di tematiche diverse, amplia sicuramente il pubblico che ha interesse a utilizzare questi materiali e gli strumenti di ricerca offerti da EEBO-TCP.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    5
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    5
Qualità grafica, impatto visivo:    4
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

EEBO-TCP è un progetto di vastissima portata perché prevede un lavoro di digitalizzazione di testi culturalmente e tematicamente rilevanti attraverso la digitazione manuale di ogni parola per creare edizioni full-text completamente ricercabili. Questa modalità di trascrizione offre molte possibilità di ricerca testuale che le semplici scannerizzazioni di pagine non possono offrire (il riconoscimento ottico dei caratteri non è molto affidabile a causa dell’irregolarità di stampa, della qualità variabile delle immagini digitalizzate e dell’ambiguità di alcuni tipi di caratteri).

Il sito è ben strutturato: i vari tipi di ricerche disponibili sono molto utili e diversificati e vi sono veramente molte possibilità di restringere o ampliare il campo di ricerca.

Il fatto che il corpus di testi sia diviso in Fase I e Fase II non è così limitante perché, oltre al fatto che i titoli aggiunti nella Bookbag vengono visualizzati senza questa suddivisione, si può scegliere di effettuare le ricerche in entrambe le Fasi contemporaneamente. Solo nel caso delle funzioni “Browse” e “World index” questa suddivisione è più rigida e si devono effettuare due ricerche diverse. Una pecca è che i titoli inseriti nella Bookbag restano in memoria soltanto durante la sessione di ricerca; se l’utente chiude la ricerca e poi vi ritorna, questi titoli vanno persi.

Entrando nell’edizione full text, invece, è facile muoversi fra le parole-chiave che, oltre a essere evidenziate in giallo, hanno accanto una freccia-link che fa passare l’utente direttamente alla parola-chiave successiva (o precedente) senza dover scrollare interamente il testo e cercarla (non serve cercare nemmeno la prima parola-chiave, basta cliccare su “Go to first matched term”). Ciò riduce di molto il tempo di ricerca.

L’edizione full-text dei testi, oltre a dividere i paragrafi in base a come sono suddivisi nel testo originale, li divide in base alle pagine, in modo da far sapere all’utente in che pagina si trova quando legge e per facilitarne la citazione (molto utile a questo proposito è la voce “How to cite” che rimanda a una spiegazione su come citare le fonti). Un problema riscontrato è che, diversamente da quanto fatto vedere in uno dei video-tutorial, non ci sono anche le immagini statiche delle pagine originali (che dovrebbero essere disponibili grazie ai link che segnano l’inizio di ogni pagina). Non è sicuramente un problema che limita le funzionalità del progetto, ma l’accesso alle immagini delle pagine originali lo avrebbe reso più completo.

Essendo un progetto volto alla ricerca testuale l’apparato grafico è poco sviluppato.  Nel complesso, però, il sito non ne viene penalizzato, anzi: mantenendo uno stile sobrio e privo di immagini e fronzoli l’impatto visivo della ricerca risulta molto chiaro (un apparato grafico sviluppato rischierebbe di distrarre l’utente).

La funzione “Word Index” è molto valevole e oltre a facilitare la ricerca può essere utile per notare come si evolve l’ortografia delle varie parole nel tempo. Anche in questo caso il fatto che sia diviso in Fase I e Fase II non comporta impedimenti.

I testi presenti nel catalogo sono quasi tutti in lingua inglese (soprattutto quelli della Fase II, come detto sopra) e questo potrebbe essere considerato un difetto. La mole del progetto, però, comportava per forza delle scelte di questo tipo, quindi non può essere visto come un limite; inoltre il progetto è tuttora in espansione e forse un giorno, dopo aver completato la trascrizione di tutti i testi in lingua inglese, verranno inseriti anche testi in altre lingue. Sono stati esclusi dalla trascrizione anche i periodici e i giornali, ma per questi è già previsto un progetto a parte da realizzarsi in futuro.

Il fatto che sia gratuitamente accessibile a tutti è sicuramente un ulteriore pregio.

Nel complesso, quindi, il progetto EEBO-TCP è un progetto molto valido sia per il tipo di contenuti che per le funzioni che mette a disposizione.

URL: https://quod.lib.umich.edu/e/eebogroup/
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: Lena Miriana
Immagine: La copertina di EEBO-TCP, con l’immagine di Adamo ed Eva che colgono il frutto della conoscenza, è indicativa dell’obiettivo del progetto: rendere fruibile a chiunque il sapere racchiuso nel database di EEBO.
Data della recensione: 27 novembre 2021


Titolo:

Atlas Digital da América Lusa 

Temi:

Condivisione di mappe digitali e testi di supporto riguardanti il “Brasile Coloniale”.

Autori:

Lo strumento di base è stato sviluppato dal Laboratorio di Storia Sociale (LHS) dell'università di Brasilia, utilizzando la tecnologia del Ministero dell'Ambiente (software I3GEO). Come viene evidenziato alla voce "Quem Somos" all'interno della scheda"O que é" (visibile già nella home page del sito), il progetto è frutto di decine di collaboratori tra coordinamento generale, coordinamento Geografia e Cartografia, Squadra studentesca LHS/UnB e collaboratori speciali.


Contenuti e fonti:

Atlas Digital da América Lusa è uno strumento collaborativo e pone l'accento sul lavoro di squadra e sul libero scambio di informazioni geografiche. L'idea di fondo di questo portale è che i ricercatori possano inviare informazioni sui loro studi e contemporaneamente fruire di questo ampio database collettivo e della cartografia prodotta. Ci sono vari modi per poter collaborare con il portale. Alla voce "Como colaborar" all'interno della sezione "O que é" si possono visualizzare tutte le modalità possibili per poter interagire e collaborare: revisando os contenúdos já pubicados, ovvero segnalando degli errori rispetto al materiale già pubblicato, escrevendo verbetes para a BiblioAtlas (wiki), ovvero scrivendo un testo esplicativo per “Biblio Atlas” (supporto testuale del Digital Atlas of America Lusa), Conquistando territórios, sezione utile al fine di migliorare la rappresentazione visiva del portaleEnviando contenúdos organizados, quindi condividendo ricerche/mappe/grafici tabelle per arricchire il contenuto del portale e infine mercando “pontos” ovvero attraverso la condivisione di contenuti storici riguardanti il Brasile coloniale creati in precedenza.

Oltre alla possibilità di collaborare con il portale, esso fornisce anche la possibilità di visionare tutta una serie di argomenti relativi al tema del "Brasile Coloniale" come ad esempio la loro "Guia de Vilas e Cidades Coloniais" ovvero la guida alle città e alle città coloniali. In questa sezione si trovano le città coloniali sviluppate dal XVI al XIX secolo in ordine cronologico. Sempre nella sezione dove si trova la guida sopra citata si può reperire anche un elenco delle Capitanias. All'interno di questa sezione l'utente può reperire la storia relativa ad ogni capitaneria.

Come detto in precedenza il portale fornisce delle mappe digitali con i dati dell'America portoghese. Si accede alla mappa già dalla home page del sito in modo particolare utilizzando il collegamento "Conheça o mapa digital com dados da América Portoguesa". La mappa riporta le città coloniali dell'America portoghese. A lato della mappa si possono trovare altri strumenti che permettono una ricerca più veloce e dettagliata della città che si vuole prendere in esame. Selezionando la città scelta si aprirà una piccola finestra che riporta, attraverso un link, alla descrizione delle città della "Guia de Vilas e Cidades Coloniais".

Nella home page è visibile anche un suggerimento di lettura: São Miguel de Barreiros (storia breve di una parrocchia con il supporto di una mappa digitale).

Il portale fornisce la possibilità, attraverso un link, di acquistare lo "Historiacal Atlas of América Lusa", ovvero la versione stampata del "Digital Atlas of América Lusa".

In ultima analisi il sito fornisce anche tutta una serie di fonti disponibili nel BiblioAtlas da poter consultare, un collegamento ipertestuale a Zotero (dove si possono visionare gli articoli aggiunti di recente) e uno alla pagina Youtube (dove si possono trovare una serie di video tutorial per poter utilizzare il portale).

Funzionalità:

Il portale offre la possibilità di navigare in modo molto intuitivo attraverso sei schede presenti nella home page: “O que è”, “Vilas e cidades coloniasis”, “Mapa digital”, “Verbete em destaque”, “Santo do dia” e “Notícias”. Ognuna di queste schede fornisce un collegamento ipertestuale che a loro volta permettono la visione di altre pagine con altri collegamenti ipertestuali. Il sito non fornisce però una barra menu visibile per tutto il tempo della navigazione, quindi spesso risulta difficile o macchinoso visualizzare di nuovo la pagine precedenti o ritornare alla home page.

Il sito offre, come descritto in precedenza, anche la visione di video tutorial su come utilizzare il portare, quindi fornisce tutti gli strumenti per poter utilizzare al meglio il portale.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

L'obiettivo iniziale del progetto che sta alla base del portale analizzato era quello di mappare l'universo delle località esistenti nel Brasile coloniale in assenza, all'epoca, di un elenco di città e parrocchie. Ad oggi il sito non risulta avere un target specifico, può essere consultato sia da esperti in materia sia da persone che vogliono semplicemente informarsi sull’argomento preso in analisi. L'intuibilità del sito lo rende fruibile ad una vasta gamma di utenti.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    4
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    4
Giudizio complessivo:

Nel complesso il sito analizzato risulta funzionale, facilmente navigabile e molto intuibile, questo grazie alle sei schede presenti fin dall'home page. Come sopra scritto, a mio parere, la presenza di una barra di menù renderebbe il sito ancora più semplice e veloce da utilizzare. 

Graficamente il sito appare essenziale e per questo motivo chiaro e non disorienta l'utente.

Il portale però non risulta essere sicuro dal punto di vista della navigazione, lo stesso browser utilizzato raccomanda all'utente di non inserire dati sensibili nel sito (password o carte di credito) perché potrebbero essere intercettati da utenti malintenzionati. Quindi da questo punto di vista presenta una lacuna che disincentiva un utente ad interagire con il portale. 

URL: http://lhs.unb.br/atlas/In%C3%ADcio
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Sofia Bertoldi
Immagine:
Data della recensione: 27 novembre 2021


Titolo:

China Biographical Database Project (CBDB)


Temi:

Il progetto China Biographical Database si propone come database relazionale contenente informazioni biografiche riguardanti individui di origine cinese vissuti fra il VII e il XIX secolo, ed è frutto di un lavoro pluridecennale di ricerca, iniziato negli anni '70 e in continuo aggiornamento. Il sito web è organizzato in 6 sezioni principali. About Us, dove è possibile reperire informazioni molto dettagliate su tutto ciò che riguarda la storia, i collaboratori e le istituzioni che ruotano attorno al progetto. Methodology, dove sono illustrati esempi sulle metodologie scelte dagli autori per mostrare i dati contenuti nel database. Sources, dove sono illustrate tutte le caratteristiche principali dell'intero database. Events, nella quale sono elencate (con il relativo materiale) conferenze e workshops svoltesi nel corso degli ultimi quindici anni. Download, dove è possibile scaricare qualsiasi tipo di materiale contenuto all'interno del database, e infine una sezione Blog dedicata ad aggiornamenti e ricerche svolte, suddivisa per anni e mesi a partire dal 2016.


Autori:

Il progetto è frutto della collaborazione di un variegato team di ricercatori e studiosi provenienti da diverse realtà universitarie americane, cinesi, giapponesi e taiwanesi. In particolare le tre istituzioni principali che attualmente guidano il progetto sono il Fairbanck Center for Chinese Studies dell'Università di Harvard, l'Institute of History and Philology of Academia Sinica e il Center for Research on Ancient Chinese History dell'Università di Pechino. Da segnalare la figura dello storico Robert M. Hartwell (1932 – 1996), che gettò le basi sulle quali l'odierno progetto si è sviluppato. Attualmente il leader a capo della coordinazione di tutto il progetto è Peter K. Bol, professore all'interno del Department of East Asian Languages and Civilizations presso l'Università di Harvard.

Contenuti e fonti:

Il China Biographical Database Project contiene informazioni biografiche di circa 491,000 individui  (a maggio 2021) facenti parte di un arco temporale compreso tra il VII e il XIX secolo. Per ogni individuo si cercano di inserire a sistema il maggior numero di dati possibile, dai più basilari come il nome, il sesso, l'anno di nascita, la dinastia di appartenenza ecc., fino a dati più complessi come ad esempio la rete di relazioni epistolari. Il sito offre la possibilità di esportare i dati, tramite un software GIS, dal CBDB a delle mappe, col fine di ottenere delle immagini che possano dare un'idea generale della distribuzione geografica di un determinato elemento ricercato all'interno del database. Tramite un software di terze parti (Pajek) è possibile visualizzare la rete di relazioni di/tra uno o più individui, famiglie, associazioni ecc., sotto forma di rete di contatti collegati da frecce. Tale sistema consente di comprendere, o almeno di farsi un'idea, della complessità di quelle che potevano essere le relazioni di un singolo individuo in un determinato periodo. Oltre al database delle biografie, il sito offre la possibilità di accedere a tutta una serie di altri contenuti inerenti a pubblicazioni, eventi, conferenze e presentazioni in PowerPoint. L'enorme quantità di dati contenuti in questo databese deriva dall'unione di banche dati di alcuni progetti presenti online (che ruotano sempre attorno alla sfera di controllo delle principali istituzioni promotrici del CBDB già citate in precedenza) e da files e prodotti di ricerca caricati direttamente a sistema sin dall'origine del progetto. Il progetto è tutt'ora in corso e in fase di arricchimento ed espansione (l’ultimo aggiornamento risale a novembre 2021).


Funzionalità:

Tra le funzioni particolari da segnalare, Il CBDB offre la possibilità di scaricare sul proprio device l'intero database in versione standalone (dal peso di circa 2 Gb) in 3 diversi formati (M. Access, SQLite e Mac Dictionary) e, assieme ad esso, vengono forniti una serie di manuali in formato PDF per guidare l'utente all'utilizzo della banca dati. Dal sito è possibile inoltre accedere a tutta una serie di documenti scaricabili inerenti a conferenze, presentazioni PowerPoint, articoli e pubblicazioni correlate al CBDB. La lingua utilizzata per il sito è l'inglese, ma è presente la traduzione completa in cinese selezionabile dal menù a tendina principale. Infine tramite iscrizione viene data all’utente la possibilità di contribuire al progetto con discussioni, recensioni e materiale di vario tipo, all'interno della sezione Open Source Community.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

Il principale obiettivo di questo progetto è quello di accumulare e correlare un numero sempre più elevato di biografie riguardanti l'universo storico cinese, e di renderle fruibili in maniera completamente gratuita. Il target del pubblico a cui tale sito è rivolto è principalmente quello accademico: non sono presenti infatti sezioni dedicate alla didattica, e la navigazione potrebbe non risultare di immediata comprensione per degli studenti poco esperti e non aiutati da un insegnante.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    3
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    4
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

Si può considerare il CBDB un progetto di digital history professionale e di alto livello, sia per la mole di dati messi a disposizione, sia per la profondità e la complessità del database. Proprio quest'ultimo aspetto però, rende il sito di non semplice fruibilità da parte dell'utenza (nonostante le dettagliate guide presenti), e richiede uno studio a priori abbastanza approfondito delle sue funzionalità principali prima di risultare consultabile. A tal proposito potrebbe risultare utile una versione più essenziale della guida all'uso del database con solamente gli aspetti essenziali del suo utilizzo, per introdurre meglio un utente alle prime armi all'interno del CBDB.  Encomiabile la volontà degli autori di mantere tutti i materiali inerenti progetto fruibili gratuitamente. Inoltre la presenza in gran numero di simboli in linguaggio cinese in molte pagine e schede del sito possono mettere in difficoltà l’utente durante la navigazione.

Il team di sviluppo e di ricerca aggiornano costantemente il sito sia dal punto del contenuto che dal punto di vista tecnico con svariati updates annuali, anche se in alcune sotto-sezioni alcuni liks risultano non più attivi e funzionanti.


URL: https://projects.iq.harvard.edu/cbdb
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Luca Zanotel
Immagine:
Data della recensione: 27 novembre 2021


Titolo:

Anatolian (The) Travelers Project

Temi:

Spostamenti dell’uomo, nella regione dell’Anatolia (Turchia) prima del XX secolo e prima dell’avvento dei mezzi trasporto moderni.

Autori:

Rev. Francis V.J. Arundell, Charles Elliott, Richard Chandler, Edwin John Davis, Thomas Smith, Lady Hester Lucy Stanhope and Charles Lewis Meryon, Sir Charles Fellows, William F. Ainsworth. Questi elencati sono gli autori dei contenuti del progetto.

Peter J. Cobb, Elvan Cobb, Hayk Azizbekyan, Jessie Jiafang Liang, Zichen Bai. Questi sono gli archeologi che curano Open Archeology.



Contenuti e fonti:

L’Anatolian (The) Travelers Project fa parte di un insieme di altri progetti raccolti in una piattaforma che si chiama Open Archeology.

In Anatolian (The) Travelers Project possiamo trovare svariate fonti di viaggi, di diversi studiosi o altri uomini, attraverso l’Anatolia, con descrizioni di più aspetti della regione e di altri argomenti; supportati e ampliati dalla presenza di mappa interattive che rappresentano i viaggi dei vari personaggi citati.

Gli studi e i racconti che possiamo trovare al suo interno sono:

  1. A Visit to the Seven Churches of Asia, 1828, di Francis Arundell, che parla del suo viaggio per visitare sette chiese in diverse città della Turchia.

  2. Travels in the Three Great Empires of Austria, Russia, and Turkey, 1838, di Charles Elliott. Questo documento parla dei suoi viaggi nell’Europa dell’Est.

  3. Travels in Asia Minor, 1764-1765, di Richard Chandler. In questo racconto vengono illustrati vari eventi che hanno luogo durante il viaggio di Chandler in Turchia.

  4. Travels in Asia Minor and Greece, 1825, di Richard Chandler. In questo racconto vengono illustrati vari eventi che hanno luogo durante il viaggio di Chandler in Turchia e Grecia.

  5. Anatolica, 1874, by Edwin John Davis. É un resoconto del cappellano Davis sui suoi viaggi nell’Asia Minore e la descrizione delle regioni attraversate.

  6. Remarks Upon the Manners, Religion And Government of the Turks, 1678, di Thomas Smith. Questo documento descrive i modi,la religione e il governo dei turchi nel XVII secolo.

  7. Discoveries in Asia Minor, 1834, di Francis Arundell. Questo resoconto descrive le rovine di molte città dell’Asia Minore, concentrandosi in particolare su Antiochia e Pisidia.

  8. The Travels of Lady Hester Stanhope, 1846, di Lady Hester Lucy Stanhope e Charles Lewis Meryon. Si tratta di una raccolta di memorie che descrivono i viaggi di Lady Stanhope in Medio Oriente.

  9. Travels and Researches in Asia Minor, 1852, di Sir Charles Fellows. Questo è un’altro resoconto dei viaggi dell’autore, contenente spostamenti e osservazioni del suo viaggio in Turchia nel 1852

  10. Travels in the track of the 10,000 Greeks, 1844, di William F. Ainsworth. Questo lavoro è un resoconto geografico e descrittivo della spedizione Ciro il Grande e della ritirata dei mercenari greci dopo la sua morte.


Funzionalità:

Nella homepage è presente una barra di ricerca (che non sembra portare a nulla e reindirizza sempre allo homepage). Oltre a ciò si possono trovare diversi link per i diversi lavori e i vari autori con al loro interno i loro studi e delle mappe interattive, con dei collegamenti sui vari punti di interesse che ti portano alla parte del testo in cui sono descritti. Oltre a ciò si possono trovare i link dei libri digitalizzati da cui su cui sono stati fatti i lavori in modo da poterli consultare.



Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obiettivo del sito (Anatolian Travelers) è facilitare l’apprendimento degli spostamenti umani nel territorio dell’Anatolia precedentemente al XX secolo, fornendo diverso studi e punti di vista.

Il pubblico di riferimento potrebbero essere gli appassionati e studiosi del territorio nel periodo storico analizzato.

Più in generale, l’obiettivo di Open Archeology è creare un’interfaccia che colleghi il pubblico “profano” alla comunità archeologica.



Architettura web, chiarezza, navigabilità:    2
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    2
Qualità grafica, impatto visivo:    3
Rilevanza del tema:    3
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    4
Giudizio complessivo:

Il mio giudizio complessivo è abbastanza buono dato che l’argomento si presenta interessante e ben spiegato all’interno dei vari lavori nel progetto grazie anche alle mappe interattive che permettono una migliore comprensione dei luoghi visitati dai vari autori e alla possibilità di consultare il formato digitale dei diversi libri utilizzati per il progetto. Punto dolente è la navigabilità all’interno del sito: la Homepage è alquanto scarna e con pochi collegamenti per le informazioni, le quali si possono trovare solo una volta tornati al sito di Open Archeology nel quale si potrà ottenere qualche dato in più sui vari progetti. Il resto si presenta come un semplice elenco di lavori sotto forma di link da consultare. In definitiva, il progetto è alquanto interessante, soprattutto per studiosi e appassionati della regione, ma fallisce dal punto di vista grafico e quindi estetico, attirando poco un possibile “visitatore” di passaggio della pagina.



URL: http://openarchaeology.org/anatoliantravelers/
Tipologia: Pubblicazione di fonti secondarie
Analisi di dati
Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Fabio Di Lorenzo
Immagine:
Data della recensione: 27 novembre 2021


Titolo:

DynCoopNet-Dynamic Complexity of Cooperation-Based SelfOrganizing Networks in the First Global Age. Complessità dinamica delle reti autorganizzate basate sulla cooperazione nella prima era globale.

Temi:

DynCoopNet è un CRP (Cooperative Research Project) di TECT (The Evolution of Cooperation and Trading), un programma di EUROCORES (European Collaborative Research Scheme), approvato dall'ESF (European Science Foundation) e fondato dalle seguenti Agenzie Nazionali: FCT - Portogallo, MEC-Spagna, NSF-USA. DynCoopNet vuole prendere in esame la cooperazione che connettevano le reti commerciali, auto-organizzate della prima era globale  tra 1400-1800 in modo da affrontare il programma TECT. Il CRP si pone il compito di ricostruire le relazioni delle cooperazioni all’interno dell’intricato contesto nel quale erano inserite, cercando di far emergere quali fossero le strategie cooperative che permettevano il commercio a lunga percorrenza.

 

Autori:

 i responsabili del progetto DynCoopNet sono: la Dr. Ana Crespo Solana componente del consiglio superiore di investigazione scientifica di Madrid, laureata in lettere e filosofia, si specializzata in storia moderna presso l’università di Cadiz  nel 1992.  Ha organizzato questa ricerca collaborativa internazionale che è stata presentata al Programma TECT Eurocores, in collaborazione con diversi centri di ricerca in Europa e Nord America.  JB Owens professore emerito all’Idaho State University di Pocatello, USA, si pone come obbiettivo di ricerca di spiegare gli alti livelli di cooperazione nelle reti di contrabbando durante il XVI secolo, progetto che viene finanziato da borse di studio e sovvenzioni. Infine, il capo squadra portoghese, Amélia Polónia , professoressa dell’ Università di Porto, nel dipartimento di studi politici e internazionali della facoltà di Lettere. È stata Principal Investigator del team portoghese del progetto DynCoppNet  del programma EUROCORES della Fondazione europea della scienza "L'evoluzione della cooperazione e del commercio".


Contenuti e fonti:

nella presentazione del progetto portoghese, emerge la questione sollevata dalla letteratura delle scienze sociali, ovvero, il pensiero che un aumento della cooperazione nel commercio fosse necessariamente legata alla crescente efficienza dello stato. Vediamo che nella realtà, le reti commerciali molto spesso sfuggivano alle gerarchie politiche. Il sito propone una breve esposizione del progetto di ricerca che, il team portoghese e i suoi collaboratori, vorrebbero avviare, offrendo una sintesi degli strumenti e dei metodi utilizzati per poter rispondere a una griglia concettuale e analitica comune come lo sono TECT e DynCoopNet. Il quadro teorico de progetto viene presentato attraverso un lavoro empirico imperniato sulla figura di un mercante cristiano vissuto nel XVI secolo, Simon Ruiz, il cui archivio di società commerciali e finanziarie è conservato nell’Archivio Provinciale di Valladolid. Il lavoro del team si concentrerà sulle cambiali e le corrispondenze commerciali con il fine di raccogliere dati in modo sistematico, in linea con il TECT, che permettano di rispondere a requisiti metodi multidisciplinari come il GIS e la modellazione matematica. L’obbiettivo è quello di creare una base di dati analoga al funzionamento dei social network, riconoscendo l’importanza del web negli studi storici ma anche le inevitabili difficoltà nel ricavare sistematicamente informazioni storiche dei rapporti fra gli individui. Il progetto mira a ricostruire le reti commerciali/finanziarie che si costituivano nella prima era globale, applicando un approccio contemporaneo basato sulle metodologie e il funzionamento dei social network, con lo scopo di creare un database che possa ricostruire gli attributi degli individui attori e gli scambi relazionali che intercorrevano fra essi. Dunque, si vogliono raccogliere le informazioni relative alle relazioni in modo che rimandino alle reti di commercianti del XVI e XVII secolo. L’intento è quello di raccogliere in maniera sistematica tutti gli elementi che costituiscono l’identità dell’individuo, la loro posizione spazio-temporale e le loro caratteristiche peculiari. Un primo obbiettivo è quello di ricostruire la rete di rapporti di Simão Vaz, Porto, XVI secolo; poi vengono proposti metadati su Simon Ruiz analizzando, dal suo archivio, le cambiali e le lettere commerciali contenenti preziose informazioni inerenti alle identità dei diversi attori nella compravendita. Si tenta in seguito di tracciare geograficamente i rapporti commerciali del signor Ruiz, poi viene presentato il software indicato per il progetto, Time Link, e infine vengono messe in evidenza le sfide, le problematiche e gli obbiettivi del progetto.

 

Funzionalità:

il sito non è immediatamente comprensibile, l’interfaccia presenta un menù, in alto a sinistra, che permette di conoscere la natura del progetto, i componenti del team di ricerca e gli obbiettivi da perseguire.  Il sito risulta essere incompleto, nella presentazione emergono delle ripetizioni di proposizioni e il link che collega al software, Time Link, non è in funzione. L’ambizioso progetto vuole riproporre il tracciamento delle cooperazioni commerciali nella prima era globale, seguendo l’approccio metodologico dei social network ma non c’è la possibilità di accedere a nessuno dei servizi descritti, dunque, si deduce che il progetto sia stato interrotto e non portato a termine.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

i risultati finali che si prefissano i membri del team di ricerca sono incentrati sulla creazione di un database delle serie documentali individuate e analizzate, sulla creazione di un lessico comune e controllato in grado di rispondere a una categorizzazione dei campi condivisi in tutto il team di DynCoopNet, dall’elaborazione di output analizzabili statisticamente, proiezioni GIS e modellazione matematica. Inoltre, il team spera di poter contribuire alle pubblicazioni comuni dei CRP e del programma TECT. Essendo l’obbiettivo quello di raccogliere più dati empirici possibili, gli esperti negano l’opportunità di fornire risposte rapide come molti si auspicherebbero. Il software utilizzato è Time Link, processato per coadiuvare la ricerca microstorica e genealogica, si fonda sull’analisi di rete e la prosopografia.

 

 


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    2
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    2
Qualità grafica, impatto visivo:    2
Rilevanza del tema:    3
Ricchezza dei contenuti:    3
Qualità di apparati descrittivi e guide:    3
Giudizio complessivo:

il progetto risulta essere molto interessante ma di lunga e difficile attuazione. L’interfaccia del sito non sembra essere né chiara né tanto meno accattivante. il contenuto non è stato a mio avviso immediato o intuitivo anche se l’idea di base si presenta come una valida alternativa, al fine di integrare le risorse del web all’interno della ricerca storica in modo più ampio e approfondito.


URL: http://web2.letras.up.pt/citcem/dyncoopnet/index.html
Tipologia: Analisi di dati
Firma: Elena Mirolo
Immagine:
Data della recensione: 28 novembre 2021


Titolo:

Black Craftspeople Digital Archive


Temi:

La risorsa si occupa di contestualizzare le vicende degli artigiani neri dal 1619: questi soggetti professionali sono al centro del progetto. La risorsa nella sezione About identifica un periodo (XVIII secolo e metà XIX secolo) e due luoghi geografici (South Carolina Lowcounty e Tennessee): gli elementi presentati nella risorsa digitale riguardano artigiani neri che hanno lavorato e vissuto nei tempi negli spazi indicati. Si indica poi che l’Archivio sarà in via di espansione comprendendo anche le vicende degli artigiani del XVIII secolo nel South Carolina. Non è presente però una data entro il quale questi ampliamenti avranno luogo, né una indicazione degli aggiornamenti in progressione oltre al 2019, anno di fondazione.

Fondamentale per la chiarificazione dei temi è la sezione Defining Black Craftspeople, che fornisce all’utente una contestualizzazione del tema principale della risorsa: i soggetti sono uomini e donne neri, schiavi o liberi, che sono dediti ad attività commerciali o artigianali. Oltre al tema geografico vi è dunque un tema che segue le linee delle attività degli artigiani neri, puntando a mettere in luce i materiali che permettono di ricostruire le loro vicende. Al fine di spiegare al meglio il tema della risorsa sono presenti tre tipologie di fonti: una primaria (1768), una secondaria (1902) e una voce di dizionario, con stringa bibliografica che ne permette l’identificazione.

 Da segnalare che per reperire tutte le informazioni e avere un quadro completo dei temi trattati è necessario navigare più sezioni del sito, cosa forse non ottimale per l’utente. Inoltre, va sottolineato anche che accedendo alla pagina dell’archivio (un’altra sezione del sito) si ottiene una informazione non presente nel main site, ossia che la risorsa si propone di ampliare il tema ad altri stati USA oltre a quelli citati.  Per l’utente sarebbe utile riuscire a reperire subito questa informazione per contestualizzare meglio la risorsa.


Autori:

La sezione Team permette agli utenti di individuare chiaramente chi ha contribuito e con quale ruolo all’implementazione della risorsa digitale. Vi è una breve descrizione per ogni persona dell’elenco, che indica l’università di appartenenza e il campo di studi in breve. La lista non è lunga, ma presenta anche le fotografie delle varie personalità.  La fondatrice e co-direttrice del progetto è la Dott.ssa Tiffany Momon, assistant professor in Public History presso l’università di Swansee. Dr. Torrent Gaston è il co-direttore, anch’egli Assistant professor presso il dipartimento di Storia: si indica che il suo campo di studi è la Public History ma è assente la disciplina di insegnamento. Al progetto lavorano anche una Dottoranda presso la Tennessee State University, Victoria Hensley, che è responsabile della ricerca e social media manager. Per la parte archivistica, si segnala la presenza di una figura competente, Sarah Calise, attiva presso il Research Center Albert Gore in Murfreesboro (Tennessee). Nel campo degli esperti, è interessante anche la presenza di Joseph Roberts come GIS Developer. Dalla lettura dei profili inseriti nella sezione è chiaro che tutti coloro i quali hanno contribuito al progetto sono attivi nella Public History, elemento che fornisce all’utente un ulteriore inquadramento implicito della natura del progetto. Non è presente per nessuno degli autori un contatto diretto.

Nella sezione Collaborators è presente l’indicazione dello sponsor del progetto: Tennessee Civil War Nation Heritage Area. Questa istituzione ha contribuito mediante sovvenzione finanziaria al supporto della risorsa. Interessante per l’utente comprendere la natura degli sponsor dell’archivio, anche se forse sarebbe stata più chiara la dicitura sponsors o Support.


Contenuti e fonti:

La risorsa digitale contiene fonti primarie, ove possibile digitalizzate e ove non possibile trascritte. Questa informazione è utile all’utente per inquadrare la tipologia di materiali contenuti nell’archivio. Non sono presenti contributi scritti e pensati per il web, anche se People and Places il progetto propone di strutturare un organico storytelling sulle vite degli artigiani neri tramite i dati raccolti nell’archivio. Non è presente l’indicazione dell’ultimo aggiornamento di questa pagina, né una data certa di quando sarà disponibile (unica informazione: coming soon). Non è nemmeno indicato quale gruppo autoriale o di esperti lavorerà o sta lavorando a questo progetto. Si suppone che questa sezione corrisponda alla parte di Interpreting, indicata nella landing page, ossia di incrocio dei dati per comprenderli e contestualizzarli. L’idea è molto valida e sicuramente renderebbe l’archivio ancora più completo, permettendo la fruizione anche di, si immagina, saggi o brevi contributi citabili, non solo di fonti primarie.

Nella sezione About, importante da sottolineare per comprendere l’entità dei contenuti, si specifica che l’archivio non è completo, causa assenza di nomi nelle fonti primarie: l’indicazione solo del commercio e non del nome proprio rende impossibile la menzione di queste persone. La contestualizzazione spaziale viene fornita mediante la mappa interattiva contenuta nella risorsa, creata tramite GIS.

Solo entrando nella sezione specifica dell’Archivio (che infatti presenta un URL differente https://archive.blackcraftspeople.org/) è possibile per l’utente avere una chiara idea chiara del contenuto della risorsa digitale. All’interno della sezione Building the Archive sono presenti informazioni riguardo al contenuto dell’archivio: sono presenti centinaia di reports che documentano la vita di artigiani neri in South Carolina e Tennessee, per quanto riguarda 45 specializzazioni professionali. Cliccando sulla sezione si nota che le fonti dell’archivio sono molte, inclusi i giornali (alcuni indicati specificamente), ma non viene specificata la natura della variety of sources, ossia una indicazione dei luoghi, anche in generale, di provenienza delle fonti inserite in archivio. Non è chiaro se sono digitalizzazioni di archivi organici o ritrovamenti casuali avvenuti durante la ricerca di altri documenti.

L’archivio presenta sin dalla landing page tre esempi di documenti contenuti al suo interno: cliccando sopra all’immagine digitalizzata si accede sopra si accede a una scheda con i metadati dell’immagine (titolo, Identificazione, Soggetto, Fonte, Data, Commercio, Genere, Proprietario, Residenza, Località di residenza, Eventi contenuti nella fonte, tipologia di fonte). È presente una trascrizione (sempre) e il file digitalizzato in PNG (non sempre). Aprendo l’immagine non compare direttamente la possibilità di scaricare l’oggetto, è possibile farlo solamente con l’opzione del proprio device tasto destro > salva con nome. Questo non è funzionale per l’utente che accede all’archivio, sarebbe interessante la funzione scarica direttamente nella scheda dell’elemento. In quest’ultima è presente anche la collezione dalla quale proviene: il nome è cliccabile, e porta ad una scheda con tutti gli elementi provenienti dalla stessa collezione, cliccabili a loro volta tramite immagini.

La risorsa non propone contenuti saggistici ma fornisce una bibliografia di riferimento per macro-temi, disponibile alla sezione Syllabus del main site. Le letture presentate l’utente a contestualizzare il tema principale del sito. L’elenco è diviso per due macro-temi, uno generale sull’artigianato nero, e uno specifico per il South Carolina. Le fonti sono tutte a stampa, non cliccabili o accessibili in siti terzi. La bibliografia è comunque in gran parte databile agli anni 90 o agli anni Dieci del duemila: l’unica eccezione è un contributo del 1902. In questa sezione non sono presenti contenuti sullo stato del Tennessee, benché nell’archivio siano presenti documenti a esso afferenti, così come nella mappa GIS.


Funzionalità:

La main page del sito presenta alcune funzionalità di diverso genere. Vi sono quelle dedicate alla ricerca, quelle dedicate alla navigazione del sito, quelle dedicate alla divulgazione al pubblico e al sostegno della risorsa. Brevemente si tratteranno le funzioni non di ricerca, che sono Search (ricerca semplice nel sito), Make a donation e Instagram. Si noti nella sezione Instagram è possibile cliccare sulle foto e venire indirizzati al sito del social network, che sembra comunque aggiornato. Al mio ultimo controllo (30 novembre 2021, ore 11.37) l’ultima fotografia caricata risale al 28 corrente mese, e quella precedente al 25.

Dalla landing page è possibile infine accedere a una risorsa fondamentale per la ricerca e per il progetto, ossia una mappa interattiva che incrocia i dati dell’archivio con il sistema GIS permettendo la navigazione degli stessi. Viene dichiarato che la risorsa è continuamente aggiornata (senza indicazione della data dell’ultimo update). In questa sezione è presente una guida, utile all’utente per muoversi all’interno del progetto GIS. È presente anche una anteprima del servizio proposto dalla risorsa digitale, utile all’utente per familiarizzare con la funzionalità. Le funzionalità di ricerca che la mappa propone sono molteplici, ma solo alcune sono spiegate all’utente. Altre sono visualizzabili cliccando sui tasi della risorsa, che, va sottolineato, si apre in una nuova finestra. Inoltre, la pagina recepisce l’indirizzo IP italiano. Interessante che vengano specificate alcune peculiarità: nel momento in cui non fosse stato possibile identificare con precisione la località, si è proceduto mediante l’assegnazione di una coordinata generale per quanto possibile rintracciarla dalle fonti primarie. Viene, inoltre, indicato inoltre che sono state utilizzati host sorgenti per determinare le localizzazioni. Le fonti vengono divise per luogo, ossia South Carolina Sources e Tennessee Sources. Gli elenchi che seguono sono in parte cliccabili verso siti terzi di archivi o altri progetti digitali. Sarebbe utile per l’utente una spiegazione più chiara di questa parte.

La guida specifica che l’utente ha la possibilità di ricercare i dati nella mappa:

-        Usando i Search Parameters

In questo modo è possibile ricercare per i campi già presenti nella mappa interattiva. I campi sono: Stato (Tennessee, South Carolina), Craftsperson Name (è presente un menu a tendina con i nomi già inseriti), identifier (un metadato ritrovabile nelle schede, utile se si vuole utilizzare la mappa dopo aver consultato l’arvhivio), Status (uomo schiavo o libero), Location (con lista di località), Trade (con elenco di professionalità), Enslaver (con elenco di proprietari di schiavi già compilato), Anni di attività (con un range temporale di 50 anni).

È possibile effettuare la ricerca selezionando solo alcuni campi. Interagire con la mappa risulta leggermente complesso. Una volta selezionati i canali di ricerca sulla destra compare il numero di persone corrispondenti, seguito da un elenco cliccabile. Selezionando i vari elementi la mappa fa uno zoom sulla località e presenta una scheda con informazioni sulla persona, come l’identificazione nell’archivio, la professione, le date di attività, lo status, gli eventi che riguardano la sua vicenda. È presente un link che rimanda direttamente alla scheda dell’archivio della fonte che riguarda la persona selezionata: utile che si apra in un’altra scheda e non faccia perdere la ricerca sulla mappa.

-        Usando la Trade Counts Box l’utente visualizza un istogramma con le varie professioni.  Selezionando una professione la mappa interattiva individuerà con dei puntini i luoghi dove sono collocate quelle figure professionali. I diversi punti evidenziati nella mappa sono cliccabili e rimandano ad una scheda come quella descritta precedentemente. Questa funzione di ricerca è molto utile e interessante, perché permette riflessioni geografiche e di contesto.

Inoltre, si elencano le funzionalità della mappa, che può essere personalizzata e navigata secondo alcuni pulsanti specifici:

-        La mappa è personalizzabile mediante la funzione Search, che permette all’utente di muoversi nel planisfero.

-        Il tasto Home permette all’utente di ritornare alla visione generale dei due stati sopracitati, la situazione viene comodamente riportata al punto di partenza.

-        Il pulsante Map Key Button o Legend, rappresentato da uno stilizzato punto elenco, rappresenta una valida risorsa per l’utente, che cliccando ottiene una tendina con le corrispondenze colore/campo di attività.

-        Il tasto layers fornisce all’utente la possibilità di selezionare o deselezionare diverse aree dalla mappa, che in realtà si limitano a Tennessee e South Carolina. La funzione sarebbe potenzialmente molto utile ma allo stato delle cose essendoci solo due stati inseriti non fa la differenza nella visualizzazione.

-        Mediante il basemaps Button l’utente è in grado di selezionare la tipologia di mappa più adatta alla sua ricerca: sono presenti le mappe satellitari, le topografie, le mappe del suolo, le mappe di Open Street Maps, e molte altre opzioni. Purtroppo le carte geografiche sono riferite tutte al periodo contemporaneo. Forse per l’utente sarebbe interessante una tipologia di mappa storica che inquadri i luoghi durante i secoli precedenti.

Sono presenti ulteriori funzioni nella mappa interattiva, non spiegate né evidenziate però nella guida:

-        Grafico a Torta: la risorsa realizza un grafico che evidenzia la presenza e rilevanza delle attività professionali graficamente. In questo caso va segnalato che non è possibile selezionare diverse aree professionali (né dai Search Parameters né dalle Trade Count Boxes) per sviluppare il grafico a torta, che evidentemente avendo solo una categoria al suo interno risulta inutilizzabile, fornendo il 100% di suddetta categoria. L’unico modo di mettere a paragone graficamente i dati è mediante una ricerca che comprenda altri campi, come il periodo storico, lo stato di appartenenza o il proprietario di schiavi: la cosa di per sé non è pessima per l’utente, che deve solo familiarizzare con la funzionalità non spiegata nella guida. Sarebbe interessante rendere più fluida la risorsa permettendo la selezione diretta di più professioni.

-        Time Series: questa funzione non risulta chiarissima all’utente. Si suppone che i punti del grafico cartesiano siano in relazione agli anni di attività degli artigiani secondo l’ascissa della progressione temporale, ma sarebbe stata gradita una spiegazione nella guida per permettere di utilizzare al massimo le potenzialità di tale funzione.

L’archivio propone inoltre due funzioni di ricerca dei documenti: Browse Collection e Find Black Craftspeople. Nella prima sezione è possibile ricercare le fonti primarie, già organizzate per categorie professionali (wagomakers, painters, tailors, Shoemakers, etc. etc) ma non in ordine alfabetico. Il canale title permette di riordinare alfabeticamente. L’altro canale è Date Added. Per il ricercatore questo è decisamente uno schema di ricerca povero, che non permette di organizzare i dati in modo organico (per ordine temporale, ad esempio) e utile alla ricerca, peraltro facendo riferimento a informazioni della contemporaneità e non riguardanti le fonti in primo luogo. Ove presente, viene fornita una digitalizzazione in anteprima. Cliccando una categoria professionale, Es. House Carpenters, si accede ad una scheda con i nomi degli artigiani neri che erano registrati sotto questa mansione. Non sono in ordine alfabetico, ma è possibile interagire con tutti i nomi, che sono cliccabili e portano ad una scheda con i metadata.

Nella sezione Find Blackcraftspeople è possibile ricercare gli oggetti per parole chiave, tipologia di fonte (foto, video, storia, link), collezione (aprendo la tendina di selezione si può scoprire che in questo caso si intendono le varie categorie professionali). È possibile affinare la ricerca per campi più specifici, aggiungibili mediante il pulsante Add a Field. Gli ambiti ricercabili sono quelli indicati nelle schede dei documenti. La ricerca può avvenire anche mediante i connnetori (AND, OR), o mediante esclusione (contains, do not contain, ends with, matches etc. etc.). In questo caso, dopo una prima analisi del database, l’utente comprende che le funzioni permettono anche una ricerca temporale, anche se non in modo immediato. Se infatti sarebbe stato più comodo rendere accessibili i materiali almeno per secolo. La mascherina di ricerca Search by Exibit risulta vuota. Questa modalità di ricerca è priva di una guida organica all’utilizzo: non è presente nemmeno una breve introduzione ai vari campi o alle modalità di selezione. Questo mette in difficoltà l’utente, poiché non è chiaro in che modo sono accessibili le risorse. A mio parere la ricerca delle fonti non è agile o diretta, richiede una buona previa conoscenza delle fonti o dell’argomento per poter selezionare una parola chiave.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

Il progetto si propone l’obiettivo di migliorare la conoscenza degli artigiani neri e delle loro vicende tramite una contestualizzazione storica e spaziale. Nella sezione BCDA Principles sono indicati i cinque principi fondamentali del progetto, tramite i quali è possibile approfondire gli obiettivi dello stesso. La risorsa digitale, mediante il lavoro di presentazione dell’archivio, si propone come primo obiettivo di riconoscere, onorare e celebrare i contributi degli artigiani neri alla diaspora. Il termine diaspora risulta poco chiaro all’utente, che magari vedrebbe la comprensione facilitata da una breve spiegazione. Forse il formato di enunciazione nella mente degli autori richiedeva il formato più succinto possibile.

In secondo luogo, il progetto ha lo scopo di educare il pubblico e rendere possibile il dibattito su questi temi: è chiaro che l’obiettivo didattico è primario, anche se il fatto il primo focus esplicitamente l’onorare i contributi degli artigiani neri forse può portare l’utente a valutare la risorsa non come didattica ma come memoriale. In questo senso l’Archivio presenta sì fonti primarie, ma la sua funzione principale non è quella di ricerca ma di Public History, che è peraltro il campo di studi della maggior parte del Team di creatori. Tramite le fonti primarie la risorsa si pone l’obiettivo di ampliare le conoscenze di un pubblico che comprenda «scholars, students, museums and archives professionals and the public to collaborate and spread the story of Black craftspeople».

Il terzo obiettivo del progetto è di contestualizzare nello spazio le vicende degli artigiani, e infatti è presente la sezione mappe che adempie a questo obiettivo. Il quarto principio enuncia la volontà di costruire una comunità che si connetta anche agli artigiani neri dei giorni nostri e al pubblico più generalista. Forse per questo è stata attivata la pagina instagram, anche se non sono specificate le modalità tramite le quali si vuole raggiungere l’obiettivo. Infine, l’ultimo principio sottolinea la convinzione degli autori di portare avanti un lavoro in cui credono e che avrà impatto nel futuro.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    4
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    3
Giudizio complessivo:

La risorsa fornisce elementi utili per la ricerca e la scoperta di elementi nuovi riguardo a un ambito della storia non molto conosciuto. Manca però di apparati di saggistica interni che aiuterebbero l’utente a familiarizzare con il contenuto dell’Archivio: si è rimandati solo a bibliografia esterna, senza un saggio introduttivo che specifichi informazioni sul tema.

Inoltre, lo scopo del progetto è quello di rendere accessibile al pubblico la narrazione delle vicende degli artigiani neri, ma per ora le uniche funzioni utilizzabili sono quelle della navigabilità dei dati più indirizzata per un lavoro di ricerca. L’utente che si approcci al sito si trova davanti ad un vero e proprio archivio, che non gli permette sicuramente di migliorare la sua conoscenza del tema di per sé. La funzione interattiva della mappa è ottima per incrociare i dati ma ancora una volta risulta marcatamente indirizzata ad un pubblico di ricercatori, che non è l’unico target dichiarato del sito. Il sistema della mappa appare scorrevole, non particolarmente macchinoso. Risponde agli input con facilità. Vi è da augurarsi che la risorsa sia in continuo aggiornamento e verranno successivamente caricati contenuti che possano davvero rendere le fonti primarie un mezzo di comunicazione verso il pubblico.

Si segnala il fatto che la risorsa digitale si compone di una parte di presentazione di fonti primarie (l'Archivio) e di una di presentazione/visualizzazione di dati (la mappa GIS). 


URL: https://blackcraftspeople.org/
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: Emma Dal Mas
Immagine:
Data della recensione: 1 dicembre 2021