Titolo:
Temi:
Autori:
Contenuti e fonti:
Funzionalità:
Obiettivi e pubblico di riferimento:
Architettura web, chiarezza, navigabilità - da 1 (min) a 5 (max):
Accessibilità e ricercabilità dei dati - da 1(min) a 5 (max):
Qualità grafica, impatto visivo - da 1 (min) a 5 (max):
Valutazione dei contenuti: rilevanza del tema - da 1 (min) a 5 (max):
Ricchezza dei contenuti - da 1 (min) a 5 (max):
Qualità di apparati introduttivi, e istruzioni - da 1 (min) a 5 (max):
Giudizio complessivo:
URL:
Tipologia:
Firma:
Immagine:
Data della recensione:
Include in search.
Nome autore:
Cognome autore:



Titolo:

Exploring the world of Connectography

Temi:

Analisi di mappe, condivisione di informazioni geografiche e gestione delle informazioni geografiche in una base di dati.

Autori:

ESRI (uno dei maggior produttori di sistemi software di geographic information system e applicazioni per la gestione di basi di dati geolocalizzate) e ArcGIS, sistema informativo geografico prodotto da Esri.

La loro autenticità e affidabilità non mi risulta poter essere messa in discussione.

Contenuti e fonti:

Il sito propone lo studio e la valutazione di fonti iconografiche, quali carte geografiche fisiche e politiche, carte topografiche e carte corografiche. Ulteriori opzioni permettono di visualizzare tali mappe in versione "navigatore" oppure si può ricorrere alla versione podologica, analizzando così il suolo di un certo spazio rappresentato. La loro definizione tuttavia risulta piuttosto confusionaria. Le istruzioni per giungere a tali opzioni non sono infatti ben evidenziate e la ricerca che ne consegue va molto per tentativi. Molto interessante poter visualizzare sulle carte le linee metropolitane di Boston, ad esempio, con il loro percorso ben definito e differenziato da colori diversi; è anche possibile seguire il corso di tutti i principali fiumi mondiali.

Funzionalità:

L'interfaccia è piuttosto lacunosa nella comunicazione indiretta e diretta verso l'utente. I menù a tendina sviluppati a sinistra, non aiutano la corretta individuazione degli obiettivi ricercati, almeno non immediatamente. 

Le funzionalità sono per lo più garantite in modo ottimale dall' accesso alla WorldMap @ Harvard Community, gestito direttamente da Esri. E' ben specificata la possibilità di contattare direttamente Esri. Per l'Italia è dedicato anche un Call center telefonico ed un indirizzo fisico, oltre che a poter anticipatamente trovare supporto su sezioni specifiche.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

Harvard WorldMap è nato nel 2008 con l'obiettivo di abbassare le barriere per gli studiosi per creare, analizzare e condividere informazioni geospaziali. Per continuare l'eredità ed espandere ulteriormente le opportunità di collaborazione, nel maggio del 2021 il progetto è stato spostato qui, in ArcGIS Online.
Si rivolge prettamente a storici, geografi, urbanisti ed informatici...

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    2
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    2
Rilevanza del tema:    3
Ricchezza dei contenuti:    3
Qualità di apparati descrittivi e guide:    4
Giudizio complessivo:

Nonostante il sito graficamente risulti poco stimolante e appagante e non abbia linee guida chiare ed immediate sulla ricerca di specifici argomenti e/o temi, ritengo questa risorsa innovativa e brillante in un contesto storico-globale generalmente poco interessanto a contesti topografici e geocartografici mescolati ad elementi di natura orografica, pedologica e urbana, tanto per citarne solo alcuni.

Con una maggiore cura dell'aspetto grafico e delle funzionalità web, questo sito può risultare l'avanguardia nel campo della ricerca geo-storica contemporanea e nel campo dell'architettura urbana.

URL: https://worldmap.maps.arcgis.com/home/index.html
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Gabriele Saltelli
Immagine:
Data della recensione: 16 November 2021


Titolo:

History Reclaimed

Temi:

Il progetto ed il sito nascono per contrastare l’abuso della storia a fini politici e la diffusione di letture tendenziose o palesemente false della storia. Il sito raccoglie materiali su questioni storiche oggetto di contestazione e si propone di produrre sempre nuovi materiali al fine di “fissare l'agenda del dibattito storico e depurare il dibattito culturale dalla storia fasulla, falsificata (fake)”.


Autori:

David Abulafia, Robert Post, et al.

Contenuti e fonti:

Il sito contiene principalmente post, articoli, recensioni e podcast. I materiali sono organizzati secondo le seguenti macro categorie: Imperi, Eventi, Istituzioni, Persone, Razzismo, Recensioni, Schiavismo. Presente anche una sezione dove vengono pubblicate le “Lettere ai redattori/curatori”. Nel momento in cui scrivo (novembre 2021) nella sezione IMPERI possiamo trovare, per esempio, la recensione ad un articolo di Robert Lyman dal titolo “India is being erased from history: Postcolonial historians perpetuate a cycle of victimhood” dove si discute la tendenza dei nazionalisti indiani a “dimenticare” vaste porzioni della storia dell’India a sostegno delle loro tesi che considerano solo alcuni aspetti del passato coloniale del Paese. Nella sezione PERSONE, volendo fare un altro esempio, troviamo un articolo di David Abulafia dal titolo Happy Columbus Day dove si discute della figura di Cristoforo Colombo, definito dall’autore un “genio imperfetto: navigatore di talento ma amministratore senza speranza” sullo sfondo della tendenza a demonizzare oggi figure che, fino a poco tempo fa, venivano commemorate con entusiasmo.

Ogni articolo viene anche contrassegnato con un tag in modo da rendere agevole anche una ricerca per argomento. Fra i tag presenti riporto, a titolo di esempio, i seguenti #Benin Bronzes, #Colonialism, #Decolonisation, #Genocide, #Slavery, #Statues, ecc.

Le fonti sono costituite principalmente dai contributi originali della redazione composta da studiosi di vaglia, fra i quali ricordo oltre al già citato Abulafia, lo storico Robert Tombs. Per la lista completa dei collaboratori/redattori cfr. la sezione AUTHORS.


Funzionalità:

Si naviga tramite le voci del menu o attraverso uno slider che presenta i contenuti in evidenza (featured). Naturalmente è possibile anche la consultazione sequenziale (browsing) scorrendo la home page. Nella sidebar, posta sulla destra, si possono ricercare i contenuti in base all’indice (come è possibile fare anche da menu) o attraverso gli article tag, di cui ho parlato alla sezione precedente. Sempre da sidebar ci si può abbonare alla newsletter, fare una donazione o accedere ai canali social più diffusi. Nel footer ci sono – oltre alla riproposizione di newsletter sign-up, article tags e canali social – due sezioni che rimandano ai contenuti più visitati (most popular) e a quelli di cui si è parlato di recente ma che ora non sono più in evidenza (talked about). Di solito, alla fine degli articoli o dei post, c’è un rimando a materiali affini e che quindi potrebbero interessare chi ha appena ultimato la lettura (you may also like).


Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obiettivo del sito (e dell’iniziativa) è quello di informare e sostenere gli individui e le istituzioni che si sentono incerti di fronte alle guerre culturali incentrate su temi storici. Per esempio, mentre alcuni storici vedono nella schiavitù una pratica quasi universale in voga fino all’inizio del XIX secolo, altri oggi tendono a circoscriverla esclusivamente a Stati Uniti e Gran Bretagna. Gli autori (un gruppo indipendente di studiosi provenienti da sette paesi e diverse etnie) intendono fornire contesto, spiegazione ed equilibrio in un “dibattito in cui la condanna è troppo spesso preferita alla comprensione. Per questo il sito raccoglie riunisce e produce materiali su questioni contestate nella storia. Il pubblico di riferimento comprende istituzioni, studiosi e gente comune interessata ad approfondire il dibattito storico su temi controversi, oggetto di battaglia culturale.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

La landing page, di primo acchito, disorienta perché è molto piena. Ci vuole un po’ di pazienza per farsi largo fra i contenuti proposti e comprendere come sono organizzati. Non mi è risultata né semplice né intuitiva.   I contenuti mi sono sembrati di ottima qualità. L’autorevolezza e la reputazione dei componenti la redazione sono fuori discussione. L’obiettivo è spiegato molto chiaramente ed in modo efficace. Ho trovato i contenuti sempre in sintonia con gli obiettivi dichiarati. Il livello di aggiornamento dei contenuti è elevato e quindi sempre in linea con l’attualità del dibattito su temi storici controversi. La grafica è efficace, mi è piaciuto l’uso dei tiles sulla landing page. Il sito mi è sembrato ben ingegnerizzato, reattivo, sicuramente realizzato con tecnologia stato dell’arte (canali social, possibilità di scaricare i podcast, motore di ricerca, ecc.). Ho trovato limitante il fatto che non sia multilingue. Un’altra lingua a fianco dell’inglese non stonerebbe. Contatti facilmente reperibili.


URL: https://historyreclaimed.co.uk/
Tipologia: Analisi di dati
Firma: Giorgio Donato
Immagine:
Data della recensione: 19 November 2021


Titolo:
Temi:

Il sito si propone di evidenziare come la Compagnia delle Indie Orientali abbia influito sulla vita di circa trenta famiglie facenti parte dell’aristocrazia britannica fra il diciottesimo e diciannovesimo secolo. Grazie a un database formato da “case studies” è possibile conoscere, a partire dalla locazione e immagine delle case di queste famiglie, la loro storia e come la Compagnia abbia giocato un ruolo importante in essa. Non solo, è possibile anche vedere come le relazioni commerciali con le Indie abbiano influito sulla società britannica del tempo grazie all’importazioni di molti oggetti divenuti simbolo della Gentry.  


Autori:

Come indicato nella sezione “about” del sito il progetto presenta quattro membri principali, in primo luogo la fondatrice, la professoressa di storia moderna britannica alla University College of London, Margot Finn che ha collaborato con tre ricercatrici provenienti da diverse parti della Gran Bretagna ma unite dall’interesse per l’attività della Compagnia e la storia del luogo. Inoltre, hanno partecipato sia coordinatori di importanti musei di Londra sia archivisti specializzati per la creazione del sito. Ruolo fondamentale hanno avuto una lunga serie di studiosi che si è occupata, anche per interesse personale, di raccogliere informazioni sulle abitazioni e famiglie.


Contenuti e fonti:

Il progetto è suddiviso in tre sezioni collegate fra loro: “House case studies”, che porta ad un elenco di abitazioni la cui costruzione è legata all’attività dei proprietari svolta nella Compagnia; “Family case studies”, che ci fornisce ampie informazioni sulle famiglie proprietarie delle case e le loro relazioni con la Compagnia; infine la sezione “Objects case studies”, dove a partire da un oggetto possiamo cogliere l’importante influenza che avevano i traffici commerciali sulla società britannica. Le principali fonti sono stati documenti, come lettere di membri delle famiglie e documenti della compagnia contenuti in diversi archivi, oggetti e dibattiti.


Funzionalità:

Il sito permette di visitare a sinistra i tre campi di ricerca principali che compongo il database, posti in relazione fra loro. Da qui è possibile raggiungere una breve guida che spiega il contenuto di ogni sezione e un elenco dei collaboratori che hanno effettuato i Case studies. Dal menù principale, posto in alto, invece si possono raggiungere facilmente le pagine che forniscono informazioni sugli obbiettivi e i promotori del progetto, visualizzano elementi di supporto alla ricerca in questo ambito e le pubblicazioni dei membri. È inoltre possibile contattare la curatrice, data l’indicazione della sua mail nella colonna di sinistra.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

Il progetto si propone l’obbiettivo di fornire ad un pubblico di studiosi e non uno strumento che permetta non solo di analizzare la cultura Anglo-indiana sviluppatasi in Gran Bretagna fra il diciottesimo e diciannovesimo secolo, ma pone l’accento sull’importanza di studiare gli oggetti nel loro contesto storico, di come le dinamiche createsi con le attività della Compagnia delle Indie abbiano cambiato la storia di numerose famiglie divenute o già facenti parte della Gentry. Questo mettere in relazioni individui, oggetti e la loro storia fornisce un’ampia visione su come fosse la vita nella società di allora.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    3
Rilevanza del tema:    3
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    3
Giudizio complessivo:

Il sito risulta facilmente navigabile, grazie all’home page intuitiva e al layout semplice. Inoltre, grazie alla sezione “about” fin da subito si capisce di che cosa tratta.

Le 3 sezioni che compongono il database sono facilmente navigabili, ma a mio parere troppo dense di informazioni che si presentano in un unico blocco di testo, spesso difficili da leggere. Inoltre, la colonna a destra con i tweet risulta poco pertinente, dato che questi mostrano anche informazioni non inerenti al sito. Molto comoda è la possibilità di scaricare in pdf sia le biografie prodotte dal progetto, che i diversi case studies.


URL: https://blogs.ucl.ac.uk/eicah/home/
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Piovesan Elisa
Immagine:
Data della recensione: 21 November 2021


Titolo:
Temi:

Il sito si propone come database operativo per la consultazione e l'utilizzo, per fini didattici, accademici o di ricerca, di materiale documentario inerente ambiti storici, geografici, socio-antropologici, economico-politici, etc. Tutto ciò è ricondotto ad una visione prettamente didattica, con materiale appositamente selezionato e proposto in modalità facilmente fruibili.

Autori:

Come riportarto nella sezione "La nostra storia" della home page del sito, la prima uscita della rivista Novecento.org è del dicembre 2013, ma la sua storia risale al 1999 quando il fu Antonio Criscione ha l’intuizione di affiancare a Italia contemporanea uno strumento telematico.

La rivista è stata diretta fino al 2018 da Antonio Brusa, e poi affidata a un team di direzione costituto da Annalisa Cegna, Carla Marcellini e Flavio Febbraro.

Oggi Novecento.org è diretta da Agnese Portincasa coadiuvata dai vicedirettori Carla Marcellini e Enrico Pagano.

Contenuti e fonti:

I contenuti principali del sito sono indicati dalla barra blu scuro in alto, in cui compaiono, da sinistra:

1) Dossier, in cui compaiono una serie di articoli su temi attuali e vertenti i temi più vari (dallo sport alla storia nell'era digitale);

2) Pensare la didattica ospita gli articoli dedicati alla riflessione specifica e teorica sull’insegnamento della storia, su metodi e strumenti, sulla scuola come ambiente di apprendimento, sulle trasformazioni in corso e le loro declinazioni sulla professionalità docente;

3) Didattica in classe: un vero e proprio archivio di esperienze didattiche realizzate o in corso di progettazione. E' una rubrica in cui i presupposti teorici di “Pensare la didattica” si trovano attuati nella realtà scolastica quotidiana e nelle sue pratiche. Al suo interno si possono trovare spunti, materiali, oltre ad attività didattiche già fatte;

4) Storia pubblica rimanda al rapporto fra didattica e Public History. Al suo interno ci sono articoli che approfondiscono i temi al centro del dibattito pubblico e che riguardano le riflessioni metodologiche connesse ai temi e alle questioni della didattica della storia contemporanea.

A destra, nella home page, troviamo anche la sezione Risorse tematiche per la didattica, in cui si posso trovare dei macro argomenti che ci conducono direttamente agli articoli e ai documenti pubblicati e presenti sul sito, indicativi di tutti i riferimenti bibliografici del caso; e poi anche una sezione per l'accesso a materiali per la DDI (didattica a distanza), quanto mai utile in questo contesto pandemico.

Funzionalità:

L'interazione con l'utente è semplice, ma efficace. I font semplici, i colori freddi che predominano e l'intuitivo menù a tendina posto in alto aiutano e rendono piacevole la navigazione. La barra di ricerca posta in alto a destra, all'occorrenza, può risultare utile per una rapida selezione.

E' ben accessibile la possibilità di verificare i componenti della redazione, la mappa degli "istituti per la storia della resistenza e dell'età contemporanea" e la richiesta di contatto tramite form apposito.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

Il pubblico di riferimento è vario, non specificamente di un target culturale ben delineato. Sicuramente tutti i docenti della scuola di secondo grado possono trovare qui degli spunti molto utili sia in termini di contenuti, sia nelle modalità di approccio alle discipline di riferimento. Anche gli studenti delle superiori o universitari possono certamente trovare articoli e dossier interessanti per un approfondimento personale o per trovare nuove chiavi di lettura agli argomenti trattati in aula.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    5
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    5
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

Il sito nella sua interezza non trova, a mio avviso, alcuna stonatura rilevante. Ogni aspetto contenutistico e grafico trova un suo pieno sviluppo nel materiale proposto e nelle modalità di accesso ad esso. Un sito che offre molto quantitativamente e qualitativamente.

URL: https://www.novecento.org/
Tipologia: Pubblicazione di fonti secondarie
Firma: Gabriele Saltelli
Immagine:
Data della recensione: 21 November 2021


Titolo:

The American Yawp: A Massively Collaborative Open U.S History Textbook


Temi:

La risorsa digitale si propone di trattare la storia statunitense dalle origini alla più stretta contemporaneità: i temi sono divisi in due macro-sezioni, Before 1877 e After 1877. L’intenzione è quella di narrare la storia degli Stati Uniti non perdendo di vista i nodi politici e di potere, ma anche integrando le nozioni di storia più tradizionali con informazioni legate ad altri ambiti, come il costume, la società e l’economia. Proprio il termine yawp (non chiaro senza spiegazioni) racchiude la necessità di integrare più voci, intrecciare narrazioni, prendendo atto della difficoltà di inquadrare la storia statunitense, ordinata ma caotica al tempo stesso, non incapsulabile in un racconto univoco. Solo nel sottotitolo compare la parola history. Per l’utente i temi sono esplicitati nella landing page con i titoli dei capitoli, che in ordine cronologico trattano gli snodi fondamentali della storia degli Stati Uniti.


Autori:

Dalla landing page è possibile accedere alla sezione About: all’interno di questa alla voce Contact sono riportati i nomi di J. Locke e B. Wright, senza indicazione di titolo o ruolo all’interno del progetto, rendendo difficile l’identificazione.

In un’altra sezione accessibile dalla landing page (Contributors), sono presenti i nomi di coloro i quali hanno contribuito alla creazione della risorsa digitale. Entrando in questa sezione risulta finalmente chiaro che i sopracitati Locke e Wright sono gli Editors, ora indicati con il titolo di professori, senza però indicare la disciplina specifica ma solo l’università di appartenenza. Questo accade per tutti i nomi presenti, divisi per macro-competenze (Digital Content Creators, Chapter Editors, etc. etc.). È possibile contattare direttamente solo i due editori, come per la sezione about, con collegamento diretto alla e-mail. Per quanto riguarda gli autori dei singoli capitoli, raggiungibili dalla landing page cliccando sul titolo, è possibile rintracciarli alla voce Reference Materials (accessibile mediante menu in testa alla pagina) dei singoli contributi: sono indicati i nomi di chi ha steso la voce, anche in questo caso senza indicazione della disciplina di competenza o del titolo.


Contenuti e fonti:

I contenuti del progetto sono presentati in ordine cronologico nella landing page, con una struttura simile a quella di un indice di un tradizionale libro a stampa. Non è possibile ricercare i temi per canali differenti rispetto a quelli proposti: la storia americana viene divisa in due parti, prima e dopo il 1877, e successivamente in capitoli per macro-temi (Es: La rivoluzione del cotone, Guerra Civile, Guerra Fredda). È presente un buono apparato iconografico referenziato, con possibilità nella maggior parte dei casi di risalire, mediante collegamento diretto, alla fonte dell’immagine. I contributi sono redatti specificamente per il web con linguaggio uniforme e non troppo difficile, comprensibile ad un utente medio scolarizzato, l’inglese è a mio parere fruibile anche a un utente non madrelingua senza eccessive difficoltà. La divisione del testo è ottimale e non troppo ridondante. I vari capitoli (aggiornati costantemente, come dimostra la sezione Updates, consultabile dalla landing page) presentano gli elementi fondamentali per l’analisi del tema trattato (sono assenti dettagli più particolari, come l’embargo inflitto dal Presidente Carter all’Unione Sovietica nei capitoli dedicati alla guerra fredda, 25-28) insieme a elementi economici, sociali e di costume.  Si propone una narrazione sintetica e chiara, adatta agli studenti. Da segnalare la mancanza di carte geografiche o tematiche per inquadrare il tema.

Le fonti secondarie (utilizzate per la stesura dei contributi) sembrano aggiornate, essendo le pubblicazioni risalenti al massimo agli anni 80, con molti contributi degli anni 10 del 2000. Non vi sono enunciazioni di specifici criteri di inclusione o esclusione di materiali, benché il progetto metta in chiaro l’intenzione di voler continuamente fornire la più aggiornata interpretazione storiografica sull’argomento, questo forse non è ottimale per l’utente che si approccia alla materia. Sono presenti anche titoli di bibliografia secondaria, che spaziano tra molti temi, fornendo al lettore la possibilità di continuare eventualmente la ricerca. .I contenuti presenti in bibliografia sono principalmente cartacei, non cliccabili né accessibili i metadata in una risorsa terza (Jstor o una biblioteca digitale). Alcuni contenuti digitalizzati sono cliccabili, come per esempio nel capitolo The Affluent Society, un articolo presente sulla rivista Rolling Stones è consultabile online direttamente dalla risorsa. La presenza di testi principalmente cartacei rende difficile la verifica delle informazioni senza possederli, ma consultando le stringhe bibliografiche, sembrano contenuti affidabili; da notare che sono presenti anche dissertazioni di tesi di dottorato.

La risorsa non propone database organici di fonti primarie, ma per ogni contributo sono presenti testi (o immagini) nella sezione Primary Sources, che vengono citati nel contributo o possono approfondire l’argomento trattato. Le fonti in questione sono cliccabili e rimandano a una pagina del sito in cui vi è una breve introduzione e il testo puro. Manca in questo caso un riferimento alla provenienza di queste fonti (archivio dal quale sono tratti gli Appelli [Sez. Religion and Reform], edizione dei discorsi degli uomini politici [sez. The Cold War]). Le fonti primarie sono accessibili anche dalla modalità reader del sito, presente già nella landing page sotto la dicitura Primary Source Reader.  Si accede ad una sezione del sito in cui i titoli dei capitoli portano a pagine di puro testo in cui il saggio vero e proprio non è presente, vi è solo una introduzione, i Documents (che corrispondono a Primary Sources della sezione non Reader), e i media. Questa differenza nel titolo non è ottimale per l’utente, sarebbe stato forse più ordinato mantenere la dicitura primary sources anche all’interno delle voci, anziché modificarla in Documents


Funzionalità:

La risorsa propone diverse funzionalità, alcune evidenti sin dalla landing page, altre disponibili solo all’utente che le ricerchi specificamente. Proprio da questo aspetto muove la mia osservazione sulla necessità di una guida alla navigazione e alle varie opzioni che si presentano all’utente che fruisce della risorsa. Questo genere di contenuto è infatti non presente, e lascia alla scoperta personale le varie funzioni e funzionalità della risorsa digitale.  L’analisi delle funzionalità parte da quelle presenti appena si accede al progetto: la funzione Reader e la funzione PDFs. Quest’ultima è accessibile in modo chiaro e semplice mediante collegamento nella parte bassa della landing page, cliccando su PDFs Vol. 1 o Vol. 2 si accede direttamente alla versione scaricabile della risorsa. Questa è presentata come libro cartaceo. Altri PDFs scaricabili sono disponibili nella sezione Teaching Materials: test, obiettivi didattici strutturati e consegne per temi di argomento storico. Va notato che in questa sezione non sono presenti le soluzioni.

La funzionalità Primary Source Reader consente l’accesso diretto alle fonti primarie, come già analizzato precedentemente.  Una volta entrati in questa funzione è possibile tornare alla pagina principale mediante un collegamento all’inizio della pagina. Sarebbe forse utile se il Reader si aprisse in una scheda differente del browser, in modo da permettere all’utente la visione d’insieme.

Inoltre, le fonti primarie forniscono all’utente un’altra funzionalità non esplicitata: selezionando con il cursore il testo di una fonte primaria, si presentano due opzioni che non si presentano invece per i saggi: Annotate and Highlights. La prima è utilizzabile per commentare il testo in modalità wiki, aprendo discussione su differenti topics, la seconda per evidenziare parti di testo. Entrambe sono utilizzabili solo mediante login ad un sito terzo (hypotesis). Quando si clicca su annotate o highlight si apre un pop up laterale, ma non è presente una guida strutturata e chiara. Viene chiesto all’utente di registrarsi Hypotesis, senza fornire spiegazioni. Una volta tornati sul pop-up delle primary sources, risulta complesso l’accesso alle funzioni. Per nulla intuitivo, il sito propone di installare una estensione per Google Chrome, che pare essere necessaria per usufruire delle funzioni di modifica, commento e sottolineatura di American Yawp. Fatto questo, però, non risulta ancora possibile utilizzare le funzioni. A mio parere, questa sezione del sito è molto macchinosa e poco chiara.

Proprio in merito alla collaborazione vi sono ulteriori funzioni per un utente che voglia utilizzare il sito non solo in modalità passiva ma anche attiva, elemento che è fondamentale a detta stessa dei creatori della risorsa. Accedendo a un capitolo, compare l’invito a contribuire. Quando si accede alla sezione wiki del sito, la prima impressione è confusionaria, poiché non vi è una chiara sezione guida. In realtà al punto 00 sulla sinistra della pagina, non separata dalle sezioni modificabili, vi è la voce Feedback Instructions. Questo però confonde l’utente e non rende semplice l’utilizzo della sezione. Per poter modificare il testo o lasciare commenti è necessario lasciare dei riferimenti. Inoltre, nella sezione 00 sono presenti informazioni assenti nella sezione About, come ad esempio la volontà di alleggerire il peso economico degli studenti, o di recepire innovazioni nella scholarship che sarebbero sicuramente interessanti se poste nella sezione About. Da segnalare in questa sezione del sito che il titolo del primo capitolo non è ancora stato aggiornato: rimane 1. Colliding Cultures, mentre nella Home Page è Indigenous America. Questa modifica è indicata nella sezione Updates, risulta recente (2020-21). La stessa discrepanza è rintracciabile tra il titolo 17. Conquering the West della sezione feedback, che nella landing page corrisponde a The West. Anche questa modifica risulta recente (2020-21) nella sezione updates.

Una funzionalità che è presente per le note, ossia un collegamento diretto tra il testo e la nota a fine capitolo, potrebbe essere implementato anche per muoversi all’interno dei capitoli senza ogni volta dover scorrere l’intero contributo.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

Nella sezione About si esplicitano gli scopi del progetto, ossia fornire una risorsa digitale, collaborativa, gratuita e aperta per corsi di storia di livello college. La risorsa viene fondata prendendo atto della sempre maggior importanza del mondo digitale, per fornire una alternativa ai libri di testo tradizionali valida ma al contempo materiale sintetico, di guida e con bibliografia, impegnandosi per una democratizzazione della storia americana e della sua fruizione. Si sottolinea l’indipendenza del progetto da ogni organizzazione for-profit. I collaboratori e gli utenti del sito sono descritti nella frase by scholars, for scholars, intendendo che il focus è mantenere una coerenza narrativa e una fruizione che renda il materiale accessibile agli utenti, con scopi didattici. La risorsa si propone, in ultima analisi di essere un libro di testo alternativo, digitale e gratuito, per studenti e docenti che vogliano innovare l’insegnamento della storia americana.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    4
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    3
Giudizio complessivo:

La risorsa digitale risulta uno strumento utile e funzionale per un primo inquadramento storico delle vicende statunitensi. digitale. La corrispondenza obiettivo-contenuto sembra ottimale, in quanto i vari capitoli presentano gli elementi fondamentali per l’analisi del tema, fornendo elementi specifici e scientifici ma al contempo procedendo con una narrazione adatta agli studenti. D’altra parte, però, se l’impostazione della risorsa è quella di mettere a disposizione degli utenti un textbook innovativo, digitale, adatto alle nuove esigenze didattiche, ritengo che l’obiettivo sia solo parzialmente raggiunto: sono assenti contenuti audiovisivi, il testo non è integrato da particolari funzionalità grafiche.


URL: https://www.americanyawp.com/
Tipologia:
Firma: Emma Dal Mas
Immagine:
Data della recensione: 23 November 2021


Titolo:

British Periodicals (ProQuest)

Temi:

British Periodicals raccoglie facsimili in formato digitale di quasi 500 periodici di interesse popolare pubblicati nel Regno Unito tra il XVII e il XX secolo. Si tratta del frutto di un lungo lavoro di ricerca, selezione e digitalizzazione di tali documenti (o delle loro copie in microfilm), conservati in molti diversi archivi e biblioteche. Tale “archivio digitale” è diviso in quattro “collezioni”: la realizzazione dell’ultima di esse è stata avviata nel settembre 2015 e, stando a quanto riporta la brochure illustrativa, è ancora in corso d’opera.


Autori:

Il lavoro di selezione delle fonti si basa in parte sulle ricerche, culminate in due pubblicazioni cartacee negli anni Settanta, di Daniel Fader, all’epoca professore all’università del Michigan. Il progetto British Periodicals è realizzato dalla società statunitense ProQuest, casa editrice dedicata esclusivamente alla pubblicazione digitale, che mette a disposizione online tutta una serie di contenuti (articoli accademici, tesi di dottorato, giornali e riviste storici, materiali provenienti da archivi culturali) fruibili attraverso varie tipologie di sottoscrizione da università, scuole, imprese pubbliche e biblioteche di tutto il mondo.

Contenuti e fonti:

Le prime due collezioni contengono materiali pubblicati tra il XVII e il XIX secolo. British Periodicals I consta di oltre 160 riviste e comprende la raccolta di microfilm Early British Periodicals (realizzata in precedenza dalla stessa ProQuest), per un totale di 5238 volumi e circa 3,1 milioni di pagine: i temi ivi trattati sono letteratura, filosofia, storia, scienza, arti figurative e scienze sociali. BPII include circa 3 milioni di pagine a stampa, facenti parte di oltre 300 titoli, molti di essi già precedentemente raccolti da ProQuest in due collezioni di microfilm, English Literary Periodics British Periodicals in the Creative Arts: al suo interno si possono trovare contributi di letteratura, musica, arte, teatro, archeologia e architettura. BPIII è invece focalizzata sulla prima metà del XX secolo, e in particolare sui periodici più diffusi dell’epoca a livello popolare, i quali includevano articoli di attualità, politica, arte, letteratura e altri temi, corredati frequentemente da illustrazioni, fotografie (anche a colori) e vignette ironiche o satiriche. BPIV si pone l’obiettivo di continuare l’espansione nel Novecento (toccando questioni quali politica, affari internazionali, arte, storia rurale e dello sport, viaggi, contenuti per famiglie e ragazzi) e offrirà, una volta completata, l’intera tiratura di dieci importanti riviste dell’epoca.


Funzionalità:

Il sito permette di visionare gratuitamente solo una breve pagina esplicativa e di leggere e scaricare tre brochure illustrative, una dedicata al progetto in generale e le altre due dedicate alla collezione III. È possibile però anche contattare un rappresentante commerciale ProQuest della propria zona compilando un apposito form.

Ciascuna delle quattro collezioni può essere acquistata separatamente. L’utente che ottiene l’accesso a tali contenuti può ricercare, attraverso parole chiave oppure filtrando per argomenti, gli articoli desiderati; le riproduzioni di questi ultimi sono inoltre scaricabili in formato PDF o JPG. La piattaforma prevede anche la possibilità di cross-searching in più database contemporaneamente, per le istituzioni che hanno accesso all’edizione ProQuest del Wellesley Index to Victorian Periodicals (opera dello studioso Walter Houghton, che cerca di determinare la paternità di molti articoli delle riviste britanniche rimasti anonimi) oppure ad altre raccolte di periodici, quali American Periodicals Periodicals Archive Online.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obiettivo principale di questo progetto è, naturalmente, quello di ampliare e semplificare l’accesso ai periodici britannici d’epoca. I contenuti multidisciplinari ivi raccolti offrono un quadro sufficientemente rappresentativo della storia della cultura britannica e possono risultare utili per ricerche accademiche in vari ambiti del sapere, ma, proprio per la loro varietà, possono interessare anche un pubblico di “non-esperti”.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    3
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    2
Qualità grafica, impatto visivo:    4
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

Si tratta senza dubbio di un progetto di enorme portata, in quanto mette a disposizione per la prima volta online e in un unico sito una grande mole di pubblicazioni periodiche a stampa, conservate in precedenza in varie biblioteche sparse nel mondo. British Periodicals Online costituisce dunque una vera e propria biblioteca digitale, ottimamente rappresentativa di quella che è la storia delle riviste britanniche tra il Sei e il Novecento, che ha il merito di rendere tali fonti molto più facilmente reperibili.

Il sito è ben realizzato dal punto di vista grafico, anche se non è estremamente intuitivo in tutti i suoi aspetti: salta all’occhio, in particolare, l’assenza di uno spazio per effettuare il login immediatamente nella pagina principale.

Un limite (seppur comprensibile) di questo progetto è la sua accessibilità esclusivamente su licenza, la quale, peraltro, non è ottenibile direttamente da un utente privato, ma solo attraverso la propria istituzione di riferimento (ad esempio un’università o una biblioteca): ciò può costituire un problema per quegli studenti e ricercatori i cui atenei non hanno acquistato tale servizio, ma anche per un potenziale pubblico non accademico, che per poter consultare tali contenuti deve necessariamente rivolgersi a determinati enti.


URL: https://about.proquest.com/en/products-services/british_periodicals/
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: Alberto Domini
Immagine:
Data della recensione: 23 November 2021


Titolo:

Italian Academies Database, 1515-1700 (IAD)

Temi:

Si tratta di una banca dati telematica che permette l’accesso facilitato alle più importanti pubblicazioni sulle Accademie Italiane risalenti al periodo tra il 1515 e il 1700, che sono state conservate nella British Library. Il sito è quindi un enorme supporto per quegli studiosi che siano interessati ad approfondire l’argomento, senza dover per forza recarsi nel luogo materiale.

I temi raccolti sono quelli che venivano affrontati nelle Accademie, che potevano includere ambiti disciplinari di vario genere: quali astronomia, teatro, poesia, politica, linguistica, musica, arti figurative e molto altro, che favorirono una pubblicazione di testi molto vasta.

Autori:
Il catalogo è il risultato di un processo di studio durato quattro anni, reso possibile grazie ai finanziamenti del Arts and Humanities Research Council e alla collaborazione con la British Library, la Royal Holloway University of London e l’Università di Reading.


Contenuti e fonti:

La biblioteca digitale contiene fonti primarie: i testi stampati, conservati e raccolti nella British Library, provenienti dalle Accademie italiane delle città di Avellino, Bari, Benevento, Bologna, Brindisi, Caltanissetta, Catania, Catanzaro, Enna, L’Aquila, Lecce, Mantova, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Salerno, Siena, Siracusa, Trapani e Venezia nel periodo tra il 1525 e il 1700.

Si possono trovare informazioni di tipo storico, critico e bibliografico per ogni documento:

    • Riguardo alle Accademie è possibile risalire ai nomi, alle attività, agli interessi disciplinari, alla posizione geografica, alle date, emblemi e motti. 

    • Per quanto riguarda i testi, si può risalire all’autore, ai dettagli di pubblicazione, occasionalmente alle immagini digitalizzate di parti del testo, e infine ai censori.

Funzionalità:

Il sito è molto intuitivo da utilizzare, soprattutto grazie al layout minimal della schermata principale.

È possibile svolgere due tipi di ricerca: una semplice e una avanzata.

  • La prima consente di effettuare la propria ricerca a partire da una parola chiave, che potrà essere riferita al nome dell’autore, all’area disciplinare, al sesso, alla professione, alla città, alla nazionalità e all’argomento. La parola chiave potrà essere a sua volta troncata per ottenere più risultati o, se invece si intende limitare la ricerca, si dovrà aggiungere una seconda parola per ottenere una selezione più selettiva.

  • La seconda, invece, si avrà consultando gli indici, come ad esempio: ‘Autori’, ‘Accademie’, ‘Artisti’, ‘Censori’, ‘Curatori’, ‘Destinatari’. Cliccando su una di queste opzioni, si avrà accesso a una serie di voci elencate in ordine alfabetico. Basterà quindi cliccare sul singolo documento per ottenere tutte le informazioni al riguardo. Nella pagina ci sono anche altre due sezioni in cui sarà indicato di selezionare la nazionalità, il motto dell’Accademia e il titolo completo o abbreviato del libro.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

A causa delle difficoltà incontrate dagli studiosi nel cercare di scoprire le fonti primarie (quindi atti, pubblicazioni, elenchi dei membri e documentazione sulle accademie), sia a livello individuale che regionale, è quasi impossibile trovare studi sulle Accademie di questo periodo.

Tradizionalmente i cataloghi si costituivano sulle categorie di base: autore, titolo e raramente di genere. Trascurando altre informazioni fondamentali ai fini di una ricerca completa, relative all’Accademia stessa (i suoi membri, le pubblicazioni, gli emblemi).

Essendo le Accademie un fenomeno culturale, è essenziale capire il contesto che le circonda e le relazioni con gli autori. Per questo motivo il progetto ha aggiunto le categorie di ricerca che prima non esistevano e che rendono sicuramente più facile e accurato, l’accesso alle informazioni che si desidera consultare. Il destinatario ideale di questo sito può essere chiunque sia interessato ad approfondire o a studiare l’estesissimo materiale che il catalogo propone. 

A lungo termine, l’obiettivo è quello d'instaurare rapporti con altri studiosi e biblioteche e stabilire  collaborazioni che porteranno poi a un database completo, che comprenda tutte le Accademie della penisola italiana e le principali biblioteche.



Architettura web, chiarezza, navigabilità:    5
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    5
Qualità grafica, impatto visivo:    3
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

Complessivamente il sito è estremamente funzionale, semplice da usare. Il progetto è introdotto in maniera esaustiva, viene spiegato passo per passo come svolgere la propria ricerca e le informazioni che si ricavano sono sicuramente autentiche e da tenere in considerazione, in quanto si tratta di una collaborazione con una delle biblioteche tra le più complete e ricche del mondo.

L'unica osservazione critica che mi sento di fare riguarda l'aspetto esteriore del sito, che per ora è ancora molto standardizzato e meriterebbe di essere rinnovato con delle immagini che stimolino il lettore, e magari un layout più accattivante. Il sito di per sé resta comunque un'ottima risorsa per la ricerca, estremamente pratico e funzionale. 

URL: http://www.bl.uk/catalogues/ItalianAcademies/Default.aspx
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Elena Fierro
Immagine:
Data della recensione: 23 November 2021


Titolo:

Biodiversity Heritage Library

Temi:

Biodiversity Heritage Library è la più grande biblioteca digitale open access che si occupa di letteratura sulla biodiversità. Il progetto esiste grazie alla collaborazione di diverse biblioteche, situate in diversi Stati del mondo, le quali hanno reso disponibili le proprie collezioni di storia naturale, che sono state digitalizzate per permettere al pubblico di riferimento di servirsene per le proprie ricerche.

Autori:

Il progetto è nato da un collettivo di storici naturalistici e scienziati che non vengono nominati nella pagina riguardante la storia di Biodiversity Heritage Library: si può leggere che Biodiversity Heritage Library è stata fondata nel 2006 durante un incontro di specialisti presso le Smithsonian Libraries, che hanno sede a Washington D.C. L’attuale direttore di Biodiversity Heritage Library è Martin R. Kalfatovic, già associate director di programmi e iniziative digitali presso le Smithsonian Libraries.

Contenuti e fonti:

Biodiversity Heritage Library rende disponibili materiali di stampo scientifico che vanno dal XV al XXI secolo, che comprendono libri, articoli, collezioni, corrispondenza, diari di campo, note, recensioni, resoconti di conferenze. Per la presenza di contenuti che hanno visto la luce secoli fa, nel sito è presente un disclaimer rivolto al pubblico, nel quale viene specificato che i contenuti vengono condivisi per correttezza storico-scientifica e che Biodiversity Heritage Library è consapevole che alcuni di questi contenuti, nel migliore dei casi, sono datati e, nel peggiore dei casi, offensivi.

Funzionalità:

La pagina principale del sito mostra diverse vie per l’inizio di una ricerca:

  • In alto, nella fascia marrone in cui viene spiegato lo scopo di Biodiversity Heritage Library, è presente un link che indirizza al disclaimer sui contenuti offensivi (“Acknowledgement of Harmful Content”).
  • Subito sotto, in una fascia blu, è possibile digitare nella barra di ricerca dei termini d’indagine, che Biodiversity Heritage Library analizza per trovare corrispondenze con ciò che è contenuto nella propria banca dati. La ricerca può essere condotta per titolo, autore, data, collezione, contribuenti: questa varietà di tipologie di ricerca è utile per chi si appresti a fare ricerche su un argomento in particolare.
  • A lato viene chiesto al visitatore di fare una donazione a Biodiversity Heritage Library, in quanto l’esistenza stessa del progetto dipende da questo tipo di contributo.
  • Più in basso sono presenti tre specchietti intitolati “New on the BHL Blog” (che non ho potuto visitare perché il link al blog non è funzionante), “Today’s Picks”, “Featured Content”.
  • In fondo alla pagina sono presenti le seguenti voci: “Stay connected, “Join Our Mailing List”, “Get Involved”, “Harmful Content”, “Tools and Services”, “Now Online”, BHL Consortium”. Ritengo che questa sezione della pagina sia da migliorare: basterebbe indicare i canali social e la possibilità di iscriversi alla newsletter, in quanto gli altri argomenti sono già trattati in diverse sezioni del sito.
Obiettivi e pubblico di riferimento:

Lo scopo del progetto viene specificato sin dalla pagina principale del sito, dove si legge che l’obiettivo di Biodiversity Heritage Library è “ispirare la scoperta attraverso l’accesso libero alle conoscenze sulla biodiversità”. Nello specchietto “BHL Consortium” si scopre che Biodiversity Heritage Library è un’associazione mondiale di storia naturale, di storia botanica, di ricerca e di biblioteche nazionali che lavorano assieme per digitalizzare la letteratura sulla storia naturale presente nelle proprie collezioni, in modo da renderla liberamente accessibile.

Il pubblico di riferimento del progetto è quello composto da specialisti del settore, in quanto il sito contiene fonti utili per ricerche scientifiche.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    5
Qualità grafica, impatto visivo:    2
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    1
Giudizio complessivo:

Un sito valido per chiunque si appresti a ricerche di ambito scientifico, più specificamente di storia naturale. Probabilmente di poco interesse per chi si trova fuori da quell’ambito di ricerca, può essere comunque apprezzabile per le sue componenti grafiche, ovvero le illustrazioni all’interno dei libri digitalizzati e le stampe di animali e piante nella pagina Flickr di Biodiversity Heritage Library.

Consiglio di lavorare sull’aspetto grafico, in quanto la presenza di poche decorazioni e pochi colori spenti rende il sito poco accattivante per il visitatore che per la prima volta si approccia al progetto. Oltre a questo, ritengo che il sito sia ben fatto e ricco di contenuti, sicuramente interessante per un ricercatore scientifico o per un appassionato di storia naturale.

URL: https://www.biodiversitylibrary.org/
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: Alessandra Paviot
Immagine:
Data della recensione: 24 November 2021


Titolo:

ELPHi - Electronic Library of Public History

Temi:

Il tema principale è la Public History

Autori:

Gli autori del progetto sono due: l'Associazione Italiana di Public History (AIPH) e l'Università degli Studi di Salerno. Nello specifico però è il Centro Bibliotecario di Ateneo dell’Università di Salerno a curare la gestione tecnica del progetto e ELPHi si appoggia, insieme ad altre sotto-comunità con le proprie collezioni, all’archivio aperto gestito dall’Università di Salerno chiamato, EleA. EleA è nata come deposito istituzionale delle tesi di dottorato discusse nell’Ateneo di Salerno e nel tempo ha aperto il deposito a: riviste scientifiche, collezioni digitali di altri atenei universitari ed anche al progetto ELPHi, come dicevo. Rispetto alla questione autori ritengo necessario soffermarsi su elementi quali: reperibilità delle credenziali-contatti e affidabilità degli autori stessi. In ELPHi le credenziali degli autori sono facilmente reperibili, tanto dei collaboratori dell’A.I.P.H. quanto di quelli dell’Università di Salerno. Di fatto vi sono link che rimandano immediatamente alla pagina web sia dell’A.I.P.H sia del Centro Bibliotecario di Ateneo dell’Università di Salerno, entro i quali appunto poter ottenere le credenziali. Tuttavia trovo sia più intuitiva ed immediata, a livello di architettura grafica, la reperibilità delle credenziali degli autori membri dell’A.I.P.H. in quanto, il sito dell’associazione, dispone di un drop-down menù denominato “CHI SIAMO” contenente in esso tutte le informazioni utili per l’utente. Come ad esempio: elenco, organizzazione e suddivisione dell’organico e rispettivi indirizzi di posta elettronica. Ed è grazie a questa tracciabilità degli autori dei due enti co-autori di ELPHi, che non credo possano sorgere dubbi sulla loro affidabilità.

Contenuti e fonti:

I contenuti presenti in ELPHi sono elencati nella landig page. Fra questi: blog, podcast e siti web, conferenze AIPH, contenuti audio o video, contributi in atti di convegno, contributi in rivista e in volume, fotografie e poster, interviste, recensioni e rassegne bibliografiche, saggi e studi monografici sulla Storia dei Carabinieri, tesi di dottorato e di laurea e anche working papers. Qualsiasi contenuto della collezione di ELPHi presenta: un abstract del documento, situato a livello spaziale nella parte centrale dell'interfaccia ed è fruibile in due lingue: italiano e inglese. Sotto all’abstract vi possono essere link di rimando a contenuti video inerenti. A sinistra dell’abstract appaiono in questo ordine: possibilità di mostrare il documento, data di pubblicazione, autore, scheda meta-dati (fra i quali, per esempio: data di pubblicazione completa, data di inserimento e inizio fruizione dei materiali in ELPHi, tipologia del materiale, come ad esempio “articolo di giornale”) e infine l’opzione find full text. Quest’ultima opzione rimanda ad ulteriori funzioni e contenuti quali, “controllo disponibilità” per controllare se è possibile ritirare dalla biblioteca il testo fisico, “invia a” suggeriscono Bibtex ed esportazione tramite RIS come strumenti per formattare liste di riferimento bibliografiche, ma anche invia a stampa o email. Ed ancora “servizi” quali la possibilità di comunicare con i bibliotecari, “collegamenti” per esempio a Google Books per comprare il testo fisico e “vai ai miei preferiti” perché l’utente registrato può salvare i documenti che più gli interessano. Le fonti sono per lo più di tipo secondario. 

Funzionalità:

La landing page apre immediatamente con una barra di ricerca denominata “Ricerca in questa comunità e le sue collezioni”. In questo caso, l’utente può scegliere di sfogliare i contenuti in maniera più mirata, ad esempio per: data di pubblicazione, autori, titoli, soggetti o data di immissione. Le funzionalità di ELPHi tuttavia non sono intuitive per l’utente, soprattutto per quanto riguarda il menù situato a destra dell’interfaccia. Questo menù presenta una più piccola barra di ricerca a due opzioni: “cerca in EleA” o “Questa comunità”. Sotto vi sono delle sezioni quali: ricerca, my account, discover, RSS FEEDS (non funzionante). Ciascuna di queste sezioni presenta buttons tematici che rimandano l'utente a documenti contenutisticamente simili fra loro. Ad esempio: alla sezione “discover”- per soggetto- “digital history”, da utente, premendo quel pulsante denominato digital history, vengo rimandata, in questo caso, ai sei documenti che si occupano di quella tematica entro la collezione o ELPHi o EleA. Una delle funzioni di ELPHi è quella di, tramite registrazione gratuita, permettere all’utente di avere un profilo privato entro cui salvare i documenti preferiti. O ancora, tutti coloro che fossero interessati alla pubblicazione di documenti e risorse informative nel database ELPHi potranno inviarli in formato bibliografico o in pdf in caso di testi integrali, all’indirizzo e-l-p-hi@googlegroups.com. Ritengo che nonostante le ultime due funzionalità indicate siano facilmente utilizzabili, al contrario in generale sia necessaria l’introduzione di una guida alle funzionalità di ELPHi, per permettere all’utente di fruire in maniera più immediata e chiara dei materiali. 

Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obbiettivo, dichiarato immediatamente nell’autopresentazione di ELPHi, consiste nell’implementare l’archivio aperto dedicato agli studi di public history tramite raccolta di dati bibliografici, conservazione ed esposizione di documenti inediti o anche già pubblicati in altre sedi. Sia digitali nativi che digitalizzati. L’autopresentazione svela inoltre, che il progetto ELPHi si riferisce ad un pubblico di studiosi interessati a un'ampia diffusione su strumenti telematici degli esiti della propria ricerca. Gli autori tengono a specificare a tal proposito, rimarcando quindi la volontà di attirare una certa tipologia di utenza, che il comitato scientifico di ELPHi si riserva di non pubblicare i contributi ritenuti non coerenti con le finalità scientifiche del progetto. 

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    2
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    1
Rilevanza del tema:    3
Ricchezza dei contenuti:    3
Qualità di apparati descrittivi e guide:    1
Giudizio complessivo:

 Da utente mi sento di segnalare tre punti su cui il progetto ELPHi deve e può migliorarsi: 1- architettura e grafica web 2- presenza di una guida alle funzionalità 3- maggiore chiarezza sulla distinzione fra ELPHi ed EleA. L’architettura web l’ho trovata poco intuitiva e poco chiara. La presenza di una guida alle funzionalità del progetto ELPHi potrebbe, a mio avviso, supplire alla carenza architettonica-grafica del progetto. In ogni caso ritengo fondamentale la presenza di guide. La confusione dell’utente però, è data soprattutto dalla mancata specificazione della distinzione/rapporto fra progetto ELPHi ed EleA. EleA è l’archivio aperto entro cui si appoggiano vari database prodotti da altre entità, o come dicono nel sito, da altre sotto-comunità. Per esempio da: altri atenei universitari, riviste scientifiche o, come nel nostro caso, da un progetto nato dalla collaborazione di più enti. In EleA trovano lo spazio entro cui comunicare e condividere. Specificando tale distinzione l’utente potrà capire perché si può avviare una ricerca nella più piccola barra di ricerca a due opzioni: “cerca in EleA” o “Questa comunità”. Potrà quindi essere consapevole della ricerca attuata e dei dati ottenuti. In conclusione sostengo che sistemando questi tre elementi “critici”, l’utente potrà avere un accesso più chiaro ed immediato ai contenuti. 

URL: http://elea.unisa.it/handle/10556/4878
Tipologia: Pubblicazione di fonti secondarie
Firma: Giada Tessari
Immagine:
Data della recensione: 24 November 2021


Titolo:

Contagion: historical views of diseases and Epidemics

Temi:

La collezione offre importanti prospettive storiche sulla scienza e sulla politica riguardo alle epidemie e contribuisce alla comprensione delle implicazioni globali e della storia sociale in conseguenza alle malattie. La raccolta fornisce informazioni generali su malattie ed epidemie in tutto il mondo ed è organizzata attorno a significativi episodi di malattie contagiose. Il sito ha origine da una collezione digitale creata e ospitata dall’ Harvard Library’s Open Collection Program (OCP) nel 2008 e resa fruibile nel sito dell’OPC fino al 2018, anno di chiusura del sito stesso. Da quel momento la collezione è stata trsferita alla sezione “CURIOSity”, contenuta nella Harvard Library. Il sito nell’anno 2020 ha avuto piccole modifiche e aggiornamenti per migliorarne la fruibilità. Sono tuttora in corso accorgimenti linguistici e digitali che nel sito sono riportati scrupolosamente.

Autori:

Harvard University Library Diretta dal Professore Robert Darnton. Una delle tre macroaree del sito va a segnalare i nomi di tutti coloro che hanno contribuito alla creazione di esso (i Co-direttori, il Comitato esecutivo, il Comitato di facoltà, i Curatori di contenuti, il team del progetto di lavoro, i designer del sito, coloro che si occupano del servizio editoriale etc.).

Contenuti e fonti:

Il sito fornisce informazioni generali su malattie ed epidemie di tutto il mondo ed ha un’organizzazione complessiva intorno a significativi episodi di malattie contagiose. Le fonti riguardano copie digitalizzate di libri, opuscoli, periodici, manoscritti per un totale di 500.000 pagine, molte delle quali presentano contenuti visivi come mappe, grafici, illustrazioni. La collezione include anche due serie di materiali visivi del “Center for the History of medicine” della Library of medicine di Harvard. Le fonti sono sempre integrate da spiegazioni introduttive che descrivono aspetti della malattia/epidemia, contestualizzano a livello storico e citano persone della storia.

Funzionalità:

La Landing Page esplicita a grandi linee ma in maniera chiara lo scopo, i destinatari e le fonti usate nel sito. Tramite il collegamento ipertestuale “Explore this collection online” si accede alla Home Page nella quale possiamo notare le tre grandi macroaree del sito: la Home stessa con la breve presentazione del sito e la spiegazione di come esplorarlo. La sezione “Curated Features”, che contiene una chiara divisione in sei aree ( Timeline, Significant Diseases Throughout History, Topics and Themes, Notable people, Archives and manuscript collection, Image Collection) e la sezione “About” che descrive dettagliatamente il progetto del sito.  Un altro strumento di ricerca, che facilita la navigazione, è presente nella Home page ed è la sezione “Limit yor search” che indirizza l’utente a varie vie di ricerca ( es: Place of origin, Creation Date, Language etc.). In alto a destra è anche presente la barra di ricerca per cercare attraverso parole chiave. I documenti sono sempre ben fruibili e facilmente consultabili, inoltre riportano sempre tutte le informazioni dei metadati.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

Per gli studenti di storia, in particolare di storia della medicina e per chiunque cerchi un contesto storico per l’epidemiologia dei giorni nostri o anche per conoscere le implicazioni sociali e pubbliche delle epidemie.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    5
Qualità grafica, impatto visivo:    4
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

La Landing page indica chiaramente tema e destinatari e attraverso il collegamento ipertestuale “Explore this collection online” colorato in azzurro e ben visibile fa accedere al cuore del sito. La home page, personalmente, la trovo un po’ ripetitiva rispetto a quanto scritto nella Landing page e non è istintivo leggere il paragrafo, in essa riportato, in cui viene spiegato all’utente come ricercare nel sito. L’attenzione cade subito sulle sezioni in alto (“Curated Features”) e a sinistra (“Limit your search”) e ancor prima di cliccare si ha la sensazione che il sito sia ben organizzato. Effettivamente le aspettative non vengono deluse perché per ogni collegamento i risultati sulle fonti appaiono in ordine e soprattutto sempre introdotti da descrizioni generali sull’argomento, utilissime per capire se il documento che l'utente sta per leggere è inerente alla ricerca che sta svolgendo. I documenti digitalizzati, sfogliabili facilmente e anche scaricabili riportano sempre i metadati e il link “Hollis” (nome del catalogo bibliotecario della biblioteca di Harvard). Bisogna sottolineare che la maggior parte dei documenti (mi riferisco a quelli che ho avuto modo di sfogliare) e delle sezioni fanno riferimento a malattie/pandemie in Nord America. Mi ha molto colpita la sezione “About” dove viene spiegato tutto il processo di migrazione del sito “Contagion”  dall’ Harvard Library’s Open Collection Program alla sezione “Curiosity” della Harvard Library e vengono anche citati tutti coloro che hanno contribuito al processo. Da qualsiasi pagina del sito, inoltre, scorrendo verso il basso è possibile raggiungere il link “report a problem” e volendo si può anche selezionare la categoria dove si è riscontrato un problema o caricare uno screenshot. Il sito “Contagion: historical views of diseases and Epidemics” è stata una bella scoperta, e sicuramente di interesse attuale per la situazione pandemica che stiamo vivendo in questi anni.


URL: https://library.harvard.edu/collections/contagion-historical-views-diseases-and-epidemics
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: Lucia Poli
Immagine:
Data della recensione: 25 November 2021