Titolo:
Temi:
Autori:
Contenuti e fonti:
Funzionalità:
Obiettivi e pubblico di riferimento:
Architettura web, chiarezza, navigabilità - da 1 (min) a 5 (max):
Accessibilità e ricercabilità dei dati - da 1(min) a 5 (max):
Qualità grafica, impatto visivo - da 1 (min) a 5 (max):
Valutazione dei contenuti: rilevanza del tema - da 1 (min) a 5 (max):
Ricchezza dei contenuti - da 1 (min) a 5 (max):
Qualità di apparati introduttivi, e istruzioni - da 1 (min) a 5 (max):
Giudizio complessivo:
URL:
Tipologia:
Firma:
Immagine:
Data della recensione:
Include in search.
Nome autore:
Cognome autore:



Titolo:
The Princeton & Slavery Project
Temi:

Il progetto si occupa di indagare i legami storici dell'Università di Princeton con il fenomeno della schiavitù e in modo particolare come l'eredità di questi legami abbia influenzato l'università stessa.

Autori:

The Princeton & Slavery Project si è sviluppato da un piccolo seminario di ricerca universitario tenuto dalla professoressa Marta A. Sandweiss. Al seminario hanno partecipato anche l'archivista universitario Dan Linke e il suo Staff. Quando il progetto ha iniziato ad ampliarsi sono stati coinvolti altri studiosi, insegnanti e ricercatori. 

Come viene esplicitato nella sezione "Project History" nella pagina "About Princeton & Slavery", il progetto presenta il lavoro collettivo di 50 autori e 15 assistenti di ricerca, tra cui più di 40 studenti universitari e laureati a Princeton, nonché docenti e colleghi professionisti di varie istituzioni. Nella pagina "Authors" all'interno della sezione "About Princeton & Slavery" l'utente può prendere visione di tutti gli autori del progetto. Per ogni autore è stata anche creata una breve descrizione del proprio percorso e delle proprie attività.


Contenuti e fonti:

Il progetto propone storie, fonti primarie e multimedia riguardanti le relazioni tra l'Università di Princeton e il fenomeno dello schiavismo. Nella sezione "Stories" l'utente può reperire 108 documenti relativi all'argomento cardine del progetto. Nella sezione "Primary Sources" invece sono presenti 426 documenti. Infine nella sezione "multimedia" l'utente può visionare una serie di mappe e grafici interattivi dove vengono trattati vari argomenti come: le origini degli studenti, il paesaggio del campus storico, la cronologia dei principali eventi legati a Princeton e alla schiavitù, la popolazione studentesca del Sud e l'iscrizione degli studenti (Nord vs. Sud). L'utente sempre nella sezione "multimedia" può visionare video e conferenze riguardanti la relazione tra lo schiavismo e l' Università di Princeton. Infine nell'ultima sezione l'utente può prendere visione di una serie di foto relative ad eventi organizzati dall'università.

Il sito inoltre permette attraverso la sezione "About Princeton & Slavery" di informarsi sulla nascita e sugli obiettivi del progetto e di venire a conoscenza anche di tutti gli autori del progetto. Alla voce "Resources" della stessa sezione fornisce il link diretto al progetto digitale di altre università che si occupano del tema della schiavitù. Mentre, nella medesima sezione, alla voce "How to cite" fornisce le istruzioni per citare il progetto nei propri studi o lavori. 

Nella sezione "For Teachers"  vengono proposti una serie di programmi che gli insegnati possono presentare sia al liceo, sia all'Università. I programmi trattano i temi cardine del progetto presentato in questa risorsa digitale: schiavismo e violenza razziale, sempre legati all'Università di Princeton. 

In ultima analisi il sito fornisce anche la possibilità di entrare in contatto con i fautori del progetto e anche di "Follow the conversation" su determinati temi.

Funzionalità:

Il sito offre la possibilità di navigare in modo molto semplice e intuitivo all'interno del progetto presentato. Fin dall'home page l'utente può orientarsi grazie alle tre voci principali del progetto: "Stories", "Primary Sources" e "Multimedia". Tutte queste tre sezioni rimandano a documenti relativi all'argomento per il quale il progetto è stato creato. La sezione "stories" rimanda a 108 documenti e grazie alla sezione "Filters", l'utente può selezionare una serie di criteri ("category", "time period", "tag") che gli permettono una ricerca più veloce ed efficace del documento. All'interno di ogni documento la ricerca dei contenuti da analizzare risulta facilitata grazie al sommario presente a sinistra della pagina, il quale permette di muoversi molto più velocemente qualora si avesse la necessità di rintracciare un determinato argomento all'interno del documento. Anche la sezione "Primary Sources" presenta lo stesso tipo di organizzazione strutturale della pagina. Importante sottolineare come queste due sezioni permettano la condivisione del materiale anche su Facebook, Twitter e sulla posta elettronica personale. La sezione "multimedia" presenta invece altre quattro sotto categorie: "maps and graphs", "video stories", "symposium videos" e "event photos" dalle quali si possono visualizzare contenuti multimediali, come mappe interattive, grafici, e cronologie interattive. Risulta molto semplice navigare all'interno di tutti questi contenuti multimediali. 

Il sito inoltre, grazie al menù presente in alto a destra della home page, permette di muoversi agevolmente tra le sezioni "About Princeton & Slavery", "New Events", "For Teachers" e "Talkbacks". Grazie a queste quattro sezioni l'utente riesce a reperire: le informazioni principali sul progetto, venire a conoscenza degli eventi, reperire materiale ed entrare in contatto con altre persone. Il sito fornisce anche una barra di ricerca per rendere la reperibilità dei documenti ancora più semplice e veloce.

In ultima analisi, scorrendo la home page l'utente può venire a conoscenza delle informazioni base riguardanti il progetto, notizie ed eventi recenti, i documenti, fonti e video in evidenza.

La navigabilità in tutte le sezioni citate risulta molto semplice e intuitiva.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

L'obiettivo che sta alla base del progetto del sito analizzato è quello di indagare le relazioni tra l'Università di Princeton e il fenomeno dello schiavismo. Il progetto cerca di esplorare le pratiche di detenzione degli schiavi da parte dei primi amministratori e membri della facoltà di Princeton, inoltre prende in analisi l'impatto delle donazioni derivate dai profitti del lavoro forzato. Il progetto inoltre prende in considerazione la cultura della schiavitù nello stato del New Jersey e documenta le origini meridionali di molti studenti di Princeton durante il periodo anteguerra considerando come la loro presenza abbia influenzato il pensiero dell'università su politica e razza.

Il progetto non ha uno specifico pubblico di riferimento. Risulta fruibile sia da persone esperte in materia che vogliono contribuire al progetto sia ad un pubblico composto da persone che vogliono solo informarsi sull'argomento e prendere visione degli scritti che il sito propone. 

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    5
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    4
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    3
Qualità di apparati descrittivi e guide:    3
Giudizio complessivo:

La risorsa digitale nel complesso risulta molto buona. Soddisfa totalmente l'obiettivo di partenza. Ha una grafica impeccabile, semplice e lineare, la navigabilità risulta molto intuibile e accessibile anche ad utenti che non sono pratici nel settore informatico. Le risorse sono facilmente visionabili e la possibilità di condividere il materiale attraverso i vari social rende il sito ancora più fruibile. L'unica pecca per quanto riguarda questo aspetto è la condivisione del materiale tramite posta elettronica personale, in quanto cliccando sull'icona della posta il sito rimanda direttamente alla posta predefinita del computer che si sta usando e non ti permette di scegliere un'altra modalità. Quindi un utente che non utilizza questo tipo di sistema si trova in difficoltà nel condividere il materiale.

In ultima analisi, oltre a fonti e materiale scritto, come già scritto sopra, il sito fornisce video e a tal proposito ho notato che possono essere visualizzati solo sottotitolati in inglese. Per renderli accessibili ad un pubblico più ampio sarebbe più opportuno fornire la possibilità di sottotitolare il video anche in altre lingue. 

URL: https://slavery.princeton.edu/
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Sofia Bertoldi
Immagine:
Data della recensione: 4 December 2021


Titolo:

English crime and execution broadsides

Temi:

La collezione della Harvard Law School Library offre una raccolta di circa 600 documenti riguardanti crimini e pene capitali principalmente accaduti in Inghilterra e stampati nel XVIII e XIX secolo. La collezione (prima di essere digitalizzata) ha origine nel 1932 quando un libraio della Marks & Company di Londra acquista un volume con all’interno alcuni fogli che descrivono e rappresentano crimini ed esecuzioni capitali; il volume viene denominato “Dying Speech”.  Questo volume, firmato da un anonimo con le sigle G.S. Peckham conteneva circa 280 incisioni, discorsi e ritagli di giornale relativi a crimini ed esecuzioni londinesi avvenuti principalmente tra il 1820 e il 1840. Il volume è stato successivamente acquistato dall’area giuridica della biblioteca Inglese e Americana. Nel 1911 la collezione si amplia con l’acquisto di un altro volume: una raccolta di 110 fogli assemblati a metà del XX secolo da Fernand e Anne Renier, autori britannici. Questi fogli descrivono crimini avvenuti fuori Londra e sono stati stampati in città di provincia. Il resto dei fogli della collezione è stato acquistato da altri librai britannici: Anthony W. Laywood e A.R. Heath. Il tutto è stato poi digitalizzato e inserito nella sezione Curiosity della Harvard University Library.

Autori:

Gli autori del sito non sono citati da nessuna parte. ll lavoro di digitalizzazione dei fogli/volumi è stato diretto dalla Harvard University Library, la quale è diretta attualmente dal Professor Robert Darnton. La sezione che si è occupata di questa collezione è precisamente quella della Harvard Law School Library Historical & Special Collections. Non sono citati comitati esecutivi, curatori dei contenuti, gruppi di lavoro, comitati di facoltà, designer del sito etc.


Contenuti e fonti:

Il sito fornisce informazioni generali su crimini ed esecuzioni capitali in pubblico. Le fonti consistono in fogli (chiamati crime broadsides) raggruppati principalmente in due volumi: “Dying Speech” e il volume messo insieme da Fernand e Anne Renier. Si tratta di fogli che descrivono con tanto di disegni e linguaggio spesso macabro delitti ed esecuzioni capitali. Oltre alle descrizioni, spesso venivano riportate le ultime parole dei condannati, a volte sotto forma di poesia. Il che rende questi documenti storici borderline con il genere letterario. Spesso questi fogli venivano scritti e disegnati proprio il giorno stesso della pena capitale eseguita pubblicamente e venduti alla folla. Venivano anche distribuiti in città di provincia, in Inghilterra e in Galles, da venditori ambulanti e si possono considerare fra i primi esempi di letteratura di massa.


Funzionalità:

Dalla Home Page possiamo notare le due grandi macroaree del sito: la Home stessa con la breve presentazione e l’immagine, appena sotto, con collegamento ipertestuale per navigare in tutti i contenuti del sito (“Browse all items”). La sezione “About” che descrive più nel dettaglio i contenuti del sito, le fonti che contiene, le risorse bibliografiche alle quali si è fatto riferimento per sistemare le fonti,  la sezione FAQ in cui viene spiegato all’utente esclusivamente come muoversi per poter ordinare una copia in versione cartacea di questi fogli, e infine la sezione “accesso al materiale” nella quale è solo riportata la seguente dicitura: “Because most of the broadsides have been digitized, the Harvard Law School Library's Historical & Special Collections generally does not allow access to the originals”.Uno strumento di ricerca, che facilita la navigazione, è presente nella Home page ed è la sezione “Limit yor search” che indirizza l’utente a varie vie di ricerca ( es: Creators/contributors, Place of origin, Publisher, Creation Date, Language etc.). In alto a destra è anche presente la barra di ricerca per cercare attraverso parole chiave. I documenti sono ben fruibili e facilmente consultabili e riportano le informazioni dei metadati. Sottolineo che nella sottosezione “About the collection” è presente un link tramite il quale è possibile visualizzare il volume “Dyining Speech” per intero, dalla prima pagina alla fine, muovendosi con le frecce; tuttavia, la stessa funzionalità non esiste per il volume messo insieme da Fernand e Anne Renier.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

Gli obiettivi e il pubblico di riferimento non sono riportati. Quello che si può dedurre è che la collezione possa servire agli studenti di storia, o più in particolare a chi deve studiare storia del diritto o si occupi di legge. Sono fonti che offrono un contesto storico prettamente localizzato in Inghilterra per conoscere i tipi di crimini e soprattutto le pene assegnate a seguito di essi e anche la cultura popolare del tempo.

 


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    3
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    4
Rilevanza del tema:    3
Ricchezza dei contenuti:    3
Qualità di apparati descrittivi e guide:    1
Giudizio complessivo:

Ho scelto di analizzare questo sito perché come il precedente da me recensito (“Contagion- Historical views of Diseases and Epidemics”) è raccolto nella sezione Curiosity della Harvard Library e l’argomento mi interessava; tuttavia ho riscontrato che per la collezione “English crime and execution broadsides” i contenuti del sito sono presentati in maniera confusionale, soprattutto se vi si accede tramite il link “ Browse all items” nella home. Usando questo link non è chiaro in che ordine siano riportati i documenti e, inoltre, non sono minimamente presentati da descrizioni introduttive. La funzionalità “Limit yor search” mi sembra la parte meglio costruita del sito perché aiuta l’utente a selezionare in maniera intuitiva le fonti di cui è alla ricerca. La sezione “about” è vaga e mal organizzata e soprattutto non riporta i nomi di coloro che si sono occupati della creazione del sito. Nemmeno il pubblico di riferimento, seppur facilmente intuibile, e l’obiettivo del sito sono mai dichiarati. Tramite ogni pagina del sito, scorrendo verso il basso si trova la sezione “Report a problem”. Ci tengo a sottolineare che le fonti, nonostante non siano mai introdotte da spiegazioni che potrebbero aiutare l’utente nella contestualizzazione, sono sempre facilmente sfogliabili e anche scaricabili e riportano sempre i metadati e il link “Hollis” (nome del catalogo bibliotecario della biblioteca di Harvard). Il sito, per quanto possa essere utile per un excursus storico sui crimini e le pene dell’Inghilterra del XVIII e XIX secolo appare anche come una raccolta di fonti letterarie destinate ad un pubblico di massa. Proprio per questo motivo i fogli sono spesso ricchi di particolari macabri, forse  esagerati proprio perché destinati a generare appeal e ad essere venduti.


URL: https://curiosity.lib.harvard.edu/crime-broadsides
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: Lucia Poli
Immagine:
Data della recensione: 4 December 2021


Titolo:
DRH, un database religioso cooperativo e interattivo
Temi:

DRH (The Database of Religious History) è un progetto accademico senza scopo di lucro e open access, che si occupa dei vari gruppi religiosi conosciuti, dal più antico al più recente. È una piattaforma che si sviluppa tramite voci (ovvero i vari argomenti) e sondaggi e che, quindi, prevede la collaborazione accademica e un lavoro interdisciplinare fra le varie scienze umanistiche.

Autori:

La progettazione e la creazione del DRH è cominciata nel 2012 come una delle iniziative di punta della CERC (Cultural Evolution of Religion Research Consortium), con sede presso la University of British Columbia di Vancouver ed è finanziato dal Social Sciences and Humanities Research Council of Canada. Il DRH, essendo sviluppato su sondaggi, si basa sull’opinione (non necessariamente concorde) di circa trecento esperti provenienti dalle principali università mondiali (come la Harvard University, la Stanford University e la London School of Economics and Political Science). Nella sezione “About DRH” è presente l’elenco in ordine alfabetico di tutti gli esperti che collaborano al progetto e per ognuno è prevista una pagina con le informazioni sul contributo che hanno dato alle varie voci del DRH e un indirizzo e-mail. Questi accademici sovrintendono a una determinata area di loro competenza che può interessare un’area geografica, un periodo storico o un argomento preciso. Nuovi esperti sono sempre i benvenuti all’interno del team perché il database è in continua espansione. Il progetto è guidato da un gruppo di trenta accademici che sovrintendono lo sviluppo del DRH; attualmente il direttore è Edward Slingerland, della University of British Columbia. Il partner tecnologico del progetto DRH è Pioneers Software Inc.

Contenuti e fonti:

Il progetto, come detto si sviluppa tramite voci e sondaggi, cioè tramite domande a cui i vari esperti danno delle risposte in base ai loro campi di competenza. I dati (ovvero le risposte “Sì”, “No”, “Il campo di ricerca non lo sa” e “Non lo so”) vengono poi elaborati a livello statistico per essere restituiti sottoforma di grafici e mappe. Le voci di discussione attualmente sono più di 500. I risultati funzionano come rapido sondaggio enciclopedico delle opinioni degli esperti su una determinata domanda.

Inizialmente il DRH era organizzato solamente attorno alla voce “gruppo religioso”, poi il progetto si è esteso fino a comprendere sondaggi che ruotano attorno ad altre unità (l’ultimo sondaggio pubblicato tratta di “religious place” ed è in fase di creazione la voce relativa al “mystical harm”).

Per ogni sondaggio, nella voce “Sources” sono elencate, poi, una serie di fonti a stampa e dei collegamenti ad archivi online di testi e immagini che l’utente può usare per approfondire l’argomento (normalmente sono fonti secondarie).

In generale può essere considerato un’enciclopedia online di storia delle culture religiose, perché si possono “sfogliare” le singole voci come in un’enciclopedia. La vera essenza del DRH, però, è il lavoro comparativo non solo fra religioni, ma anche fra credenze e altri fenomeni; in più le risposte possono essere analizzate in relazione a ad aree geografiche specifiche o a precisi intervalli temporali.

Funzionalità:

Il progetto DHR offre due tipi diversi di ricerca.

Attraverso la voce “Browse” si può effettuare una ricerca alfabetica per autore, per regione o per argomenti (quest’ultima voce attualmente comprende le sezioni relative ai luoghi religiosi, ai testi e ai gruppi religiosi) oppure una ricerca cronologica in base alla data in cui è stata inserita la voce. A sinistra c’è sempre una colonna con le lettere dell’alfabeto che permette di saltare da una lettera all’altra senza dover scorrere tutte le voci. Nel caso della ricerca per regione o per sondaggi, si possono inserire dei filtri temporali e argomentativi tramite l’apposita tendina in alto a destra.

All’interno di ogni voce o argomento, oltre a un paragrafo introduttivo, sono presenti diversi sondaggi e sono tutti divisi in base al sotto-argomento di cui trattano (ad esempio credenze e pratiche, società e istituzioni e altri). In alcuni casi è presente la sezione “Contextual media/files” dove ci sono diverse foto (alle quali spesso è allegata una domanda con le relative risposte). È presente anche una barra di ricerca in cui inserire delle parole-chiave che permettono di trovare più rapidamente le domande cui l’utente è interessato.

La seconda opzione di ricerca è data dalla funzione “Visualize”. Tramite l’inserimento di una parola-chiave il database fornisce dei suggerimenti per la ricerca dei sondaggi; a differenza della funzione “Browse” in questo caso i dati vengono elaborati a livello statistico. In base alle varie risposte al sondaggio il database crea un grafico a torta dove mostra le percentuali dei quattro tipi di risposte possibili e una mappa mondiale che segna come variano queste risposte a livello geografico e temporale. Il time-lapse permette di vedere l’accordo o il disaccordo fra gli accademici nei vari periodi e nelle varie regioni. Andando sulla voce “Table View” poi si possono vedere tutte le risposte e gli autori delle stesse. È, inoltre, possibile cercare più di una domanda contemporaneamente e mettere così in relazione fra loro i sondaggi.

La struttura e le funzionalità del database non sono, però, così immediate; per questo motivo nella home page è presente, oltre a delle sezioni riguardanti il progetto, un video-tutorial molto utile per scoprire le potenzialità del DRH.

Il DRH offre anche la possibilità di cambiare lingua: oltre all’inglese, il suo contenuto è visualizzabile in francese e tre lingue orientali basate su ideogrammi. Da questo si può dedurre che il sito sia progettato per includere il maggior numero possibile di accademici.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

Il database è open access, quindi è fruibile da chiunque. In particolare, però, è progettato per consentire agli studiosi di verificare le loro intuizioni riguardanti la distribuzione temporale o spaziale dei vari gruppi religiosi e delle varie credenze. A livello di comunità storica, inoltre, il database diventa un luogo per documentare le differenze fra le varie opinioni accademiche: una sorta di forum di discussione. Il DRH si propone di produrre visualizzazioni inedite della diffusione e delle interazioni dei gruppi religiosi non solo per scopi di ricerca, ma anche per scopi didattici, per supportare gli ordinari metodi di apprendimento degli studenti universitari con metodi più interattivi e stimolanti (molto interessanti sono le proposte di come il database può essere utilizzato nelle aule universitarie o da studenti già laureati). Nel complesso, quindi, il database è rivolto a un pubblico ristretto (benché possa essere utilizzato anche dai profani per cercare semplicemente risposte alle loro curiosità) e il suo obiettivo primario è stimolare il dibattito accademico, più che fornire informazioni.

Un altro obiettivo del DHR è, inoltre, quello di ovviare al problema del sovraccarico di informazioni creando un centro di conoscenza standardizzata, ricercabile e visualizzabile (negli ultimi anni, infatti, la produzione scientifica riguardante la storia religiosa è notevolmente aumentata).

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    3
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

Il DRH è un progetto all’avanguardia perché permette di mettere in relazione fra loro (nel tempo e nello spazio) le diverse culture religiose.

Un pregio del database è che, essendo un forum di discussione, non ha la pretesa di assolutizzare le informazioni concernenti un dato argomento. È progettato in modo che risposte diverse e divergenti coesistano, così da fornire un’immagine dello stato di accordo e disaccordo accademico su un determinato tema. Ovviamente, più esperti partecipano all’iniziativa più questa è completa e affidabile. Un ulteriore pregio è che oltre alla risposta secca gli studiosi possono inserire dei commenti o delle precisazioni inerenti alla domanda.

Per le varie voci o argomenti, come detto, sono indicate delle fonti esterne a stampa e online. Entrambe queste fonti, però, a volte rimandano a libri/siti in lingua (i siti non sempre danno la possibilità di visualizzare il contenuto in inglese).

Vi è la possibilità di contattare i redattori, oltre che per segnalare eventuali problematiche riscontrate, anche per fornire nuovi spunti per la creazione di voci o sondaggi (le potenzialità in questo senso sono molto ampie). Il DRH, infatti, è lontano dall’essere compiuto, anzi esso è in continua espansione: oltre alla ricerca di nuovi esperti che collaborino al progetto per renderlo più completo, vi sono alcune idee di ampliamento. Sebbene attualmente si concentri sui gruppi religiosi, in futuro i sondaggi includeranno anche variabili economiche, tecnologiche, politiche ed ecologiche (la sezione dedicata alla politica è appena stata creata). Questo darà la possibilità di effettuare analisi e comparazioni ancora più ampie e profonde, non solo tra “religioni”, ma anche tra queste e gli altri fenomeni sopra indicati.

URL: https://religiondatabase.org/landing/
Tipologia: Analisi di dati
Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Lena Miriana
Immagine: Un esempio dell’elaborazione statistica di uno dei sondaggi.
Data della recensione: 4 December 2021


Titolo:

Recensione di Reti Medievali


Temi:

Reti Medievali è una rivista scientifica internazionale, avviata nel 1998, che si occupa dello studio delle civiltà medievali. Il sito era creato dagli studiosi provenienti da diverse università italiane di Firenze, Napoli, Palermo, Venezia e Verona per superare l’ostacolo della frammentazione del linguaggio storiografico e degli oggetti di ricerca. Questa rivista è anche il prodotto del confronto degli storici riguardo cronologie, tematiche e discipline, ma anche riguardo l’uso delle tecnologie informatiche nella ricerca e comunicazione del sapere. In questo sito possiamo trovare la varietà dei temi medievali: sociali, politici, istituzionali, culturali, religiosi e di genere.

Autori:

I responsabili del sito hanno una pagina a sé, denominata Editorial Team che contiene i sottotitoli con l’elenco dei nomi, cognomi, università a cui appartengono e la loro provenienza. La prima lista indica chi sono i ‘Direttori’, la seconda i ‘Redattori’, la terza i ‘Redattori corrispondenti’, dopodiché ci sono due dello ‘Staff redazionale e tecnico’, penultima dice chi fa parte del ‘Comitato scientifico’ e l’ultima indica chi sono i ‘Referee’.

I responsabili del sito hanno una pagina a sé, denominata Editorial Team che contiene i sottotitoli con l’elenco dei nomi, cognomi, università a cui appartengono e la loro provenienza. La prima lista indica chi sono i ‘Direttori’, la seconda i ‘Redattori’, la terza i ‘Redattori corrispondenti’, dopodiché ci sono due dello ‘Staff redazionale e tecnico’, penultima dice chi fa parte del ‘Comitato scientifico’ e l’ultima indica chi sono i ‘Referee’. Il numero grande dei responsabili fa impressione che il sito è seriamente controllato, però oltre alle informazioni prima elencate, non si può scoprire nulla in più su di loro.

Contenuti e fonti:

Sul sito vengono pubblicati i testi e i materiali, che vengono vagliati da una redazione e da ‘Referee board’ indipendente, che presumo è costituito dai responsabili elencati sotto l’ultimo sottotitolo dell’Editorial Team, ovvero i Referee. Le riviste scientifiche sono suddivise in quattro settori, ovvero quelli delle scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche; e poi anche suddivise in venti settori che riguardano le scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche. I documenti pubblicati sono di maggioranza fonti secondarie, ovvero gli articoli con nelle note dei riferimenti ai libri consultati. Alcune monografie sono pubblicate per intero, in altre occasioni sono pubblicati solo gli estratti.

Funzionalità:

Invece, sotto il titolo ci sono diverse sezioni che si aprono nelle pagine nuove e riguardano: Calendario, che riguarda l’attività storiografica; Didattica, che riguarda gli articoli; E-Book, che riguarda le monografie elettroniche; Memoria, che riguarda le schede di tutti i medievisti che hanno contribuito al sapere medievale; Open Archive, che contiene la varietà degli studi medievali; Repertorio, ovvero guida tematica alle risorse medievali; e Rivista, che riguarda il sito stesso. Questi sono diversi aspetti dei materiali pubblicati sul sito recensito. Ogni sezione contiene le proprie sottosezioni, ha i motori di ricerca e i materiali che propone di avere.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obiettivo di Reti Medievali è di ampliare il sapere riguardo le diverse tematiche trovate all’interno del grande tema delle civiltà medievali, ma anche per fare delle discussioni scientifiche. Come detto prima, la necessità di questo sito è apparsa per superare il disagio provocato dalla frammentazione dei linguaggi storiografici e oggetti di ricerca.  Contiene diversi saggi critici o testi che parlano dei problemi storiografici, di ricerca oppure pongono problemi politico-culturali e editoriali. Il pubblico a cui si rivolge il sito può essere costituito sia dagli amatori delle discipline medievali che dagli studiosi e professori storici. Però solo quest’ultimi possono contribuire.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    5
Qualità grafica, impatto visivo:    4
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

Aprendo il sito, mi sono ritrovato nella landing page, dove sono forniti tutti i link necessari per trovare l’informazione desiderata. Subito all’inizio, al centro della pagina, viene spiegato in modo conciso ed esauriente cosa rappresenta di sé il sito e qual è il suo obiettivo. Il contenuto è totalmente in accordo con i propositi dichiarati e c’è persino una pagina apposita dedicata ai criteri dell’inclusione oppure esclusione di materiali.

Essendo osservato e verificato da professori e studiosi, la rivista sembra essere curata responsabilmente. Per ogni documento sono scritte le fonti e la bibliografia a cui si riferisce, mentre tutti i nomi dei responsabili e le università a cui appartengono sono elencati nella pagina dedicata a questo. Tutti gli editori del sito sono identificabili, però sfortunatamente ci sono contatti solo di quelli principali.

Il sito non sembra essere totalmente aggiornato. Alcune sezioni sono state aggiornate nel 2011, mentre le altre avevano l’ultima aggiunta questo mese. Però, tutti i documenti presentati sul sito hanno una datazione chiara.

L’obiettività viene rispettata, poiché ad ogni pubblicazione sono aggiunte le fonti con cui si può verificare lo scritto. Inoltre, c’è anche la possibilità di modificare gli scritti pubblicati, ma solo se si è iscritti al sito.

Sul sito è presente anche la sezione ‘contatti’, dove sono scritti: l’indirizzo fisico, l’indirizzo elettronico per contattare i responsabili più importanti e l’indirizzo economico per scrivere allo staff riguardo informazioni tecniche.

La Rivista ha anche una sezione specifica, dove elenca tutti i siti e i cataloghi delle biblioteche dov’è citata.

Navigando sul sito, qualsiasi cosa volevo cercare, trovavo sempre una guida che mi portava all’obiettivo desiderato. Non cambierei nulla a proposito del sito, eccetto per le due cose: i colori troppo contrastanti e l’aggiornamento più attivo in tutte le sezioni del sito. Riguardo il primo tema, come ho detto, ogni sezione si apre in una pagina nuova ed ogni pagina ha il colore diverso. Il più adatto mi sembrava il colore usato per la sezione ‘Calendario’, colorato di giallo morbido e bianco, che creano il contrasto che non è così forte come la pagina principale della rivista. Mentre per quanto riguarda l’aggiornamento, la risposta si può intuire già nel problema presentato, ovvero preferirei che l’aggiornamento o almeno la revisione del sito sia presente in tutte le sezioni del sito, così si vede subito che la rivista elettronica è ancora attiva.

URL: http://www.rm.unina.it/
Tipologia:
Firma: Arthur Jonathan Molin
Immagine:
Data della recensione: 4 December 2021


Titolo:

Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana

Temi:

Il database raccoglie le ultime lettere e i testamenti spirituali di coloro che sono stati deportati o condannati a morte durante gli anni della Resistenza italiana 1943-45. La banca dati è stata digitalizzata in data 26.04.2007 e, come riportato sul sito web, è in fase di alimentazione.

Autori:

Il progetto è stato promosso e coordinato da Mimmo Franzinelli e finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. I documenti sono stati raccolti da Piero Malvezzi e Mimmo Franzinelli con il supporto di alcuni ricercatori: Enrica Cavina, Paolo Ferrari, Manuela Lanari, Bruno Maida e Chiara Saonara. Nella sezione credits è presente un elenco dei collaboratori che hanno curato le varie presentazioni. Il database è stato pubblicato sotto la direzione scientifica di Gianni Perona. Grande contributo è stato dato dalla Fondazione Cariplo sia nella parte grafica sia nella ricerca dei documenti. La ricerca sui deportati è stata possibile grazie al progetto Archivi virtuali promosso dalla Compagnia San Paolo.


Contenuti e fonti:

Le fonti provengono dagli archivi della rete INSMLI ed Enti ad essa collegati, archivi non correlati con l’INSMLI e archivi privati (per un elenco completo si può consultare la sezione Ringraziamenti). In totale ci sono 704 lettere e 50 testamenti spirituali e l’archivio è in costante fase di alimentazione (ogni utente può contribuire con foto, dati o documenti a migliorare la banca dati). Il sito presenta una serie di approfondimenti come le stragi ed eccidi avvenuti sul suolo italiano o documentari. La base dati è stata costruita grazie ai fondi archivistici donati all’Istituto Nazionale per il Movimento di Liberazione in Italia da Piero Malvezzi negli anni ’80 e da Mimmo Franzinelli nel 2005, nonché da documentazione privata. Inoltre, il contenuto è stato pubblicato in versione cartacea e solo successivamente digitalizzato, l'opera di riferimento è: Mimmo Franzinelli (a cura di), Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della resistenza 1943-1945, Milano, Mondadori, 2005.

Funzionalità:

La Home presenta in primo piano una breve presentazione del progetto e il collegamento diretto alla banca dati (a mio avviso assai funzionale) e una finestra ai nuovi documenti caricati sul sito. In basso a destra vi è una sezione apposita dedicata ai cookies (personalizzabili) e alla privacy, mentre il titolo è un link che permette di tornare alla home una volta interrogate le varie pagine che compongono il sito. Sempre nella home sono presenti due banner a fondo pagina: il primo rimanda agli approfondimenti (correlati di immagini e di una breve presentazione che facilitano l’utente nella navigazione), il secondo possiede una presentazione di un deportato e/o condannato (che si modifica ogni volta che si torna alla pagina principale), ricorrenze e articoli pubblicati nel blog e, infine, vi è il collegamento diretto ad altri progetti di digital history curati dall’Istituto Nazionale Ferruccio Parri. Rete degli Istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea: Atlante delle stragi naziste, Oggi in Spagna domani in Italia, Guerra in Italia 1943-45 ecc.

La banca dati è interrogabile in cinque modalità diverse: esplora, ricerca avanzata, filtri di ricerca, ricerca bibliografica e sedi archivistiche). Ognuna delle quali a sua volta può essere interrogata in molteplici modalità (ad esempio, la ricerca avanzata può essere interrogata sia attraverso una ricerca per frase intera o per operatori booleani). Ogni documento è preceduto da una presentazione del condannato nella quale vengono riportati dati anagrafici, biografici, bibliografia, collocazione archivistica ed eventuale presenza in ulteriori banche dati. Sotto il nome del deportato/condannato è presente il link diretto alle lettere/testamenti che ha scritto: esse sono disponibili in trascrizione diplomatica (di cui è possibile effettuare un download) o un fac-simile. Le presentazioni dei vari deportati/condannati (ad eccezione, ovviamente, di quelli anonimi) sono state curate da autori il cui elenco completo è possibile leggerlo alla sezione credits. Ogni lettera permette il ritorno alla biografia tramite link apposito. Da ogni presentazione, inoltre, è sempre possibile saltare ad un'altra ricorrendo alla stringa alfabetica permanente presente in alto.

Durante l’interrogazione del database ci sono delle guide che aiutano nella spiegazione dei termini e facilitano la ricerca anche ad utenti meno esperti.

Eventuali contatti avvengono tramite compilazione di apposito form (la presenza di un CAPTCHA garantisce agli autori una protezione maggiore), inoltre per rimanere aggiornati è possibile seguire le pagine social di Facebook e Twitter (il terzo collegamento non è, però, funzionante e non si comprende a quale canale social sia collegato).
Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obiettivo, nonostante non sia specificato, è quello di fornire ad un vasto pubblico un corpus di lettere e testamenti disponibili sia in trascrizione diplomatica sia in fac-simile risalenti all’epoca della Resistenza italiana, patrimonio di inestimabile valore per la nostra Storia. Essendo il sito facilmente fruibile può essere utilizzato sia per fine didattico o di ricerca, ma anche per semplice curiosità dei singoli utenti. 

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    5
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    5
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

L’interfaccia grafica è user-friendly: risulta essere facilmente accessibile e interrogabile anche ad utenti meno esperti; la possibilità di interrogare il database in vari modi permette a tutti di poter effettuare una ricerca a seconda delle informazioni che possiede. La costante presenza del menù a sinistra della pagina web permette una facile fruizione del sito senza dover costantemente ritornare alla home. Ho trovato il sito facilmente consultabile e molto comodo da usare, soprattutto nel reperimento dei dati (l’interrogazione del database è facilitato dalla presenza di guide). Sono presenti le informazioni di contatto e di ubicazione dei vari archivi da cui le lettere/testamenti provengono e ciò facilita l’utente nel caso voglia avere un contatto diretto con la sede archivistica (ad esempio, nel caso voglia eseguire una verifica dei dati o uno studio di ricerca). Alcune criticità: nel sito viene detto che è stato tradotto in spagnolo e in inglese, ma non ho trovato nessun elemento che permettesse di fruire il sito in lingua diversa dall’italiano. E ancora, il blog segnala gli ultimi articoli risalenti al 2014/2015 (notizie, contributi o pubblicazioni pubblicate dalla redazione a cui è possibile commentare), i commenti invece sono monitorati costantemente (il più recente è del 30.10.21). La banca dati è in fase di alimentazione e la finestra a scorrimento nella home permette di visualizzare subito quali siano i nuovi documenti caricati. Non sono presenti, però, riferimenti temporali dell’ultimo aggiornamento o di upload delle lettere/testamenti. Nel complesso il giudizio sul progetto è positivo.


URL: http://www.ultimelettere.it/
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: Giulia Floreani
Immagine:
Data della recensione: 4 December 2021


Titolo:

Charles O. Paullin’s and John K. Wright’s Atlas of the Historical Geography of the United States 

Temi:

La landing page del sito web in questione permette di accedere alla versione digitale dell’atlante della geografia storica degli Stati uniti di Paullin e Wright. L’edizione cartacea ha visto le stampe nel 1932 e con le sue quasi 700 mappe rappresentò l’opera più completa nel suo genere. La trasposizione digitale di queste mappe ha permesso, attraverso la loro georettificazione e georeferenziazione, di realizzare “l’atlante ideale”, che lo stesso Wright immaginava nella prefazione, costituito da «una raccolta di mappe cinematografiche, se queste potessero essere visualizzate sulle pagine di un libro senza l'armamentario di proiettore, bobina e schermo».

Autori:

Tra le caratteristiche che riuniscono entrambe le edizioni, cartacea e digitale, ci sono la collaborazione e la partecipazione. L’atlante del 1932 era il frutto di un lavoro pluridecennale di un ampio gruppo di ricercatori del dipartimento di ricerca storica della Carnegie Institution guidati da Paullin, storico della marina degli Stati Uniti, e supportati nel completamento dall’American Geographic Society e dal geografo Wright, che figura anche tra gli editori.

L’edizione digitale è, anch’essa, il prodotto di una stretta collaborazione tra i ricercatori e studenti del Digital Scholarship Lab dell’University of Richmond sostenuti dal contributo della Fondazione Andrew W. Mellon. In particolare, Robert K. Nelson, direttore del DSL e storico dell’America del XIX secolo, ha gestito il progetto ed elaborato i miglioramenti delle mappe stampate mentre Edward L. Ayers, professore di storia e presidente emerito all’University of Richmond, ha prestato la sua esperienza come esperto nella revisione dei testi e delle fonti che correlano l’atlante.


Contenuti e fonti:

L’atlante digitale consente l’accesso, come già detto, non solo alle quasi 700 mappe proposte dall’edizione del 1932, ma anche alle fonti che le hanno prodotte (spesso accompagnate da un commento critico sull’accuratezza e sull’attendibilità delle stesse) e ai loro testi di accompagnamento. Per tracciare molte delle mappe contenute nell’atlante Paullin e Wright si sono avvalsi di numerose statistiche, che l’edizione online ha messo a diretta disposizione dell’utente finale. Per un certo numero di mappe (come, ad esempio, quelle sul voto presidenziale, la produzione agricola, la popolazione e altre) è possibile cliccare sulle stesse per accedere alle statistiche relative ad una determinata contea o istituzione, fornendo la fonte primaria della ricerca che ha portato alla stesura della mappa stessa. I testi che accompagnano ogni tavola offrono non solo un’interpretazione delle informazioni contenute nella stessa, con una legenda della simbologia utilizzata, ma un’accurata descrizione della storia che ha portato alla realizzazione della mappa in questione.

I temi trattati dall’atlante sono racchiusi in 19 capitoli dedicati all’ambiente naturale, all’evoluzione della cartografia del Nord America e alle sue esplorazioni, agli insediamenti e alle popolazioni, alle istituzioni religiose e scolastiche, allo sviluppo del suffragio, alla storia militare, all’urbanizzazione e ad altre tematiche storico-sociali.

La home page del sito, che potremmo definire una prima guida chiara e coincisa alle funzionalità del sito stesso (con tanto di video di presentazione), permette attraverso un’icona di collegamento di accedere al geodatabase contenente tutte le quasi 700 mappe. Infine, è interessante sottolineare che all’interno del database è possibile accedere ai collegamenti alla “prefazione del 1932”, all’ “about” del progetto e ai “ringraziamenti”.
Funzionalità:

Le funzionalità del digitale, quali ArcGIS e altri, hanno consentito all’atlante di implementare le potenzialità informative dei dati presentati nella loro evoluzione spaziotemporale, attraverso animazioni di molte delle tavole e collegamenti a dati attributo. Se escludiamo le mappe storiche del capitolo dedicato all’evoluzione cartografica, le tavole sono state georeferenziate e georettificate per allinearle coerentemente alla mappatura digitale, ma con un semplice click è possibile passare alla visualizzazione “appiattita” della scansione in alta qualità della mappa cartacea e viceversa. Sebbene sia secondaria rispetto alle altre, un’utile funzionalità applicata all’atlante è quella di poter aprire la mappa precedente o successiva a quella visualizzata, attraverso un collegamento posto in alto a desta, permettendo così all’utente di sfogliarlo come farebbe con uno cartaceo o di accedere alla directory dei capitoli con il collegamento “table of contents”.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obiettivo dichiarato del progetto, iniziato nel 2014, è implementare l’accessibilità ai dati e alle informazioni contenute nell’atlante originale del 1932. Il geodatabase fornisce all’utente numerose informazioni utili alla ricerca e funzionali ad un uso didattico, come dimostrano le dettagliate guide allegate al progetto (riassunte nella homepage) e il video introduttivo, rendendolo particolarmente chiaro e accessibile.

Se lo si analizza in una prospettiva didattica è impossibile non sottolineare la possibilità di stampare le mappe (sia nella versione georettificata sia nella versione originale), acquisire schermate e proiettare le numerose animazioni. Al contempo in una prospettiva di ricerca è degna di nota la mole di materiale e di informazioni messe a disposizione da questa edizione, liberamente fruibili e condivisibili a questo scopo.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    5
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

Gli innumerevoli aspetti positivi del geodatabase sono derivati dalla chiarezza con la quale sono esposti i dati contenuti nello stesso, ciò consente di accedere molto rapidamente alle informazioni ricercate, pur trattandosi di una quantità considerevole di mappe riferite ad un arco temporale molto ampio, a partire dal 1492 arrivando sino al 1930. Doveroso è citare la fruibilità delle diverse animazioni, che vanno dall’evolversi nel tempo con riferimento geografico di determinati eventi (esplorazioni e battaglie) alla visualizzazione dinamica di misurazioni spaziotemporali (ad esempio, nella tavola dedicata è possibile visualizzare la distanza da New York, in miglia e durata temporale, attraverso il movimento del puntatore su diverse zone della mappa).

Al contrario, le criticità del sito sono riassumibili in due punti chiave:

-       Alcuni link non funzionano. In particolare, il collegamento al blog tenuto dal team di progettazione, nel 2014 durante la realizzazione del database, non è stato rimosso, benché la pagina corrispondente sia chiusa da tempo. Un altro fallimento nei collegamenti è presente nella home page; all’interno del quale le voci del sommario se cliccate non rimandano, come dovrebbero, alle voci corrispondenti del database.

-       L’altro aspetto compromettente dell’atlante, da imputare principalmente all’edizione cartacea, è la parzialità; pur contenendo numerosi riferimenti alla distribuzione geografica di numerose etnie (un’intera sezione dell’atlante è dedicata alle popolazioni indigene) è principalmente incentrato sugli americani di origine europea.


URL: Home page dell’Atlas of the Historical Geography of the United States
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Laura Antonini
Immagine:
Data della recensione: 4 December 2021


Titolo:

British History Online (BHO)


Temi:

Il British History Online è un progetto no - profit che riunisce tutta una serie di documenti riguardanti la storia della Gran Bretagna, dell'Impero Britannico e dell'Irlanda. Tali documenti provengono da collezioni di librerie, musei, archivi e accademie e spaziano dall'epoca medievale al XX secolo. Il sito (vedi URL in basso) è suddiviso (esclusa la pagina Home) in 6 sezioni principali. Search e Browse Catalogue sono dedicate alla ricerca per parole chiave o macroargomenti all'interno del database. Nelle sezioni Subject guides e Using BHO è possibile trovare guide e consigli rivolti all'utente, volti a facilitare l'uso dei materiali e la ricerca di contenuti. About è una sezione dedicata a fornire principalmente una panoramica della storia del progetto e del sito, del team di autori e ricercatori impegnati in esso, delle istituzioni sostenitrici, e di tutta una serie di informazioni riguardanti i progetti futuri e le tecniche utilizzate per la realizzazione del sito stesso e del database. Infine tramite la sezione Support us è possibile sottoscrivere un abbonamento (di diversi livelli) o effettuare una donazione per supportare il progetto.


Autori:

Il progetto si sviluppa grazie alla collaborazione di un variegato team di studiosi e ricercatori, provenienti principalmente dall'Università di Leicester, dall'Università di Londra e dal Anglo Educational Services. A livello economico si segnalano il supporto della Andrew W. Mellon Foundation, dell'American friends of the IHR, del Arts and Humanities Research Council e delle Jisc Collections.


Contenuti e fonti:

Il progetto contiene circa 1300 volumi, 40.000 immagini e 10.000 mappe riguardanti la storia della Gran Bretagna, dell'Impero Britannico e dell'Irlanda. I volumi provengono principalmente dalla British Library, dal British Newspaper Archive, dalla National Art Library, dall'Oxford Dictionary of National Library e dal The National Archives. Inoltre nella sezione Using BHO (sottosezione External Resourches) sono indicati tutta una serie di altri archivi, biblioteche e siti da cui il materiale è stato raccolto. Gli argomenti dei volumi contenuti in questo progetto sono i più disparati: lettere di sovrani, inventari di opere d'arte, statuti del regno di varie epoche ecc.. Per quanto riguarda le immagini e le mappe si fa riferimento principalmente al British Museum, alla Folger Shakespeare Library e anche alla community di utenti che può contribuire ad arricchire il database di BHO. Tutte queste istituzioni indicate hanno il loro link di riferimento per poter visitare direttamente i relativi siti web. Per ogni elemento contenuto nel database vengono fornite diverse informazioni di provenienza, indicazioni per le citazioni e una breve descrizione del contenuto selezionato. Il sito, al momento di questa recensione, risulta aggiornato alla versione 5.0 del 2019. Grazie a tale aggiornamento esso è stato completamente ricostruito e sono state aggiunte nuove guide, interfacce e funzionalità.


Funzionalità:

Vale la pena sottolineare un sistema di ricerca non troppo complesso ma chiaro, articolato per argomenti e sottoargomenti, ognuno con il proprio link di riferimento per un accesso immediato alla versione digitalizzata dell'elemento desiderato. All'interno del sito sono presenti diverse guide, più o meno dettagliate, dedicate all'uso del motore di ricerca e ai materiali presenti nel database suddivisi per macroargomenti. I responsabili del progetto danno la possibilità di sottoscrivere diverse tipologie di abbonamento, sia a livello individuale che a livello istituzionale. Tramite un abbonamento è possibile accedere a tutta una serie di contenuti altrimenti non consultabili: la lista dei contenuti premium è specificata all'interno della sezione Premium content. Risultano infine molto utili le numerose shortcuts presenti nella parte bassa della Hompage per accedere velocemente a determinati macroargomenti.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

Obbiettivo di questo progetto è quello di digitalizzare libri e documenti inerenti alla storia della Gran Bretagna, dell'Impero Britannico e dell'Irlanda. Inoltre è specificato all'interno del sito la volontà da parte degli autori di aggiornare costantemente il sito internet per renderlo sempre più facile da utilizzare tramite una serie di particolari funzioni come per esempio la ricerca all'interno dell'enorme quantità di immagini contenute al suo interno. Il target a cui tale progetto si rivolge è sicuramente un pubblico composto da studenti universitari, ricercatori e accademici in generale, in quanto non sono presenti sezioni dedicate alla didattica e viene richiesto un certo grado di esperienza e di conoscenze di base per poter consultare il materiale raccolto all'interno del database.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    3
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    4
Giudizio complessivo:

Nel complesso il sito risulta avere una struttura molto lineare, semplice e facilmente consultabile. Non sono presenti grafiche particolarmente articolate e forse questo può far sembrare il BHO ad un primo sguardo superficiale e meno accessibile di quanto non lo sia in realtà. Utili il collegamento con la pagina Twitter per effettuare discussioni in tempo reale in merito agli argomenti più disparati riguardanti il progetto BHO, e la sezione Contact Us per poter effettuare richieste via e-mail. Alcuni aspetti negativi da segnalare sono la mancanza di molti links riguardanti figure di collaboratori e ricercatori attivi all'interno del progetto, e la mancanza della possibilità di poter effettuare una "ricerca avanzata" tramite una apposita sezione. Infine risulta da sottolineare l'importante iniziativa di rendere tutto il database gratuito durante il periodo della pandemia da Covid-19 (da aprile 2020 al 31 luglio 2021) per, a detta dei responsabili, permettere a ricercatori, insegnanti e studenti di continuare a svolgere il proprio lavoro nonostante le difficoltà del periodo.


URL: https://www.british-history.ac.uk
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: Luca Zanotel
Immagine:
Data della recensione: 4 December 2021


Titolo:

THE NEWTON PROJECT


Temi:

Il progetto The Newton Project pubblica integralmente un’edizione online di tutti gli scritti di Sir Isaac Newton (1642-1727), sia stampati che manoscritti. L’interfaccia principale si divide in 5 sezioni principali (Home, The Texts, About Newton, About us e Support Us) che descrivono nella sua completezza il progetto e ci illustra 4 ulteriori metodi di visualizzazione (Tour, Newton’s Works, His Notebooks e His Correspondence) di cui la grafica attira l’utente a scoprire la ricchezza di questo progetto senza dubbio unico nel suo genere.


Autori:

Il progetto si sviluppa grazie alla collaborazione di Rob Iliffe, Professore di Storia della Scienza presso l’Università di Oxford, di Scott Mandelbrote, attualmente Official Fellow e Direttore del dipartimento di Storia presso Peterhouse (Cambridge), di Michael Hawkins (responsabile di tutti gli aspetti tecnici del progetto), di Cornelis J. Schilt (associato di ricerca e responsabile generale della trascrizione) di Alice Marples (ricercatrice), di Yvonne Santacreu (trascrittrice e codificatrice) e di Michael Silverthorne (traduttore dei testi teologici di Newton). In passato hanno collaborato altrettanti studiosi ed accademici di un certo livello, ma gran parte di essi attualmente non collabora più al Newton Project. È da sottolineare che questa organizzazione non ha scopo di lucro e la produzione di testi e l’aggiornamento del sito dipendono interamente da donazioni di beneficienza.


Contenuti e fonti:

Questo vasto catalogo digitale contiene opere scientifiche, matematiche, include numerosi testi alchemici e religiosi di Isaac Newton. Per la realizzazione di questo progetto è stato fatto uno straordinario lavoro di interpretazione, codificazione e pubblicazione dei testi (non sempre facilmente reperibili ed accessibili), ma attualmente i lettori possono beneficiare della visualizzazione di trascrizioni altamente accurate di documenti originali, senza di fatto recarsi nelle istituzioni reali dove sono conservati i manoscritti. È un progetto che ha utilizzato largamente migliaia di passaggi provenienti da fonti primarie, attualmente in corso e fino ad oggi è già stata fatta la trascrizione di 6,5 milioni di parole, che riguardano “Le carte religiose, gli articoli matematici e scientifici, la corrispondenza matematica e scientifica, i materiali politici e i materiali contestuali storici”. Di particolare interesse per l’utilizzatore sono gli scritti privati di Newton, la sua biblioteca personale, la sua biografia curata nel minimo dettaglio, e la possibilità di poter visualizzare tutti i testi sia per categoria e sia per autore. Da sottolineare l’importante lavoro di traduzione dei suoi più importanti testi latini, scritti scientifici e matematici, testi alchemici e religiosi, documenti amministrativi nel suo ruolo di Guardiano e poi Maestro di Zecca.


Funzionalità:

Il sito offre la possibilità di interrogare un database principale per estrarre informazioni riguardanti i manoscritti (Testo, Nome, Categoria, Custode, Segnatura). L’attività principale del progetto consiste nel trascrivere fotocopie di manoscritti originali e quindi codificarli in modo che possano essere facilmente letti dai diversi browser web, dando anche la possibilità di leggere alcuni testi nella loro completezza. Da segnalare la pagina linee guida per l’etichettatura e la trascrizione, dove si capisce la natura del progetto e le difficoltà tecniche (una guida apposta per spiegare il linguaggio XML). La pagina “His Life & Work at a Glance” è sicuramente funzionale perché ci permette di trovare collegamenti ad altro materiale su Newton, cliccando su Links (per il materiale online) e Bibliography (lista completa di opere di Isaac Newton e il suo pensiero). L’utilizzatore può contribuire alla correzione degli errori di trascrizione, può finanziare volontariamente il progetto e può interagire direttamente con i responsabili del progetto (tramite indirizzo e mail).


Obiettivi e pubblico di riferimento:

Nato nel 1998, questo progetto in origine si era posto come obiettivo principale di produrre un’edizione completa online degli articoli “non scientifici” di Isaac Newton. Dal 2007 l’obiettivo principale è diventato quello di produrre un’edizione completa di tutti gli scritti stampati e inediti di Newton. È un progetto digitale in evoluzione che mostra nella sua totalità il processo di ricerca fatto egregiamente da questo team di studiosi.  

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    5
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    5
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

Il progetto Newton Project è autorevole per diversi motivi:

-          L’impegno dei ricercatori, studiosi e storici che con caparbietà hanno reperito materiali non sempre accessibili (Biblioteche, Università e Centri di documentazione hanno concesso un prezioso contributo)

-          Il lavoro sopraffino di interpretazione, trascrizione, codificazione e pubblicazione dei manoscritti di Isaac Newton.

-          La straordinaria mole di documentazione ricercabile online, fonte unica di ricchezza per la ricerca storica, per la didattica, per l’insegnamento e per la divulgazione.

-          La possibilità di visualizzare i manoscritti nella loro interezza.

-          Il processo di digitalizzazione delle immagini, un lavoro tecnico di non poco conto che porta l’utilizzatore a vedere la fonte originale del manoscritto.

Non segnalo aspetti negativi per questo progetto, innovativo e pregevole sotto ogni punto di vista, un progetto realizzato da un team di storici di alto livello che si interfacciano direttamente con gli utenti (li contattano con commenti, critiche, domande e correzioni); è un progetto in continuo aggiornamento, anche se questo dipende molto dai finanziamenti che verranno fatti in futuro.


URL: http://newtonproject.ox.ac.uk
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Giovanna Nucera
Immagine:
Data della recensione: 4 December 2021


Titolo:

PRINCETON & SLAVERY

Temi:

L’università di Princeton ha ricoperto un ruolo essenziale nell’educare i leader della lotta per l’indipendenza dell’America e ha avuto funzione di sede per il Congresso del 1783. Nonostante ciò, l’acquisizione e la vendita di schiavi era una pratica comune tra i primi nove presidenti dell’università, si era svolta una compravendita di schiavi sul suolo del campus nel 1766 e i professori ebbero in loro possesso schiavi fino al 1840. Questo progetto indaga il coinvolgimento dell'Università con l'istituzione della schiavitù, analizza i profitti a scapito della forza lavoro e dà uno sguardo più nitido al contesto culturale della schiavitù nello stato del New Jersey, che abolì la schiavitù ufficialmente non prima del 1865. Si tiene conto dell’impatto che hanno avuto gli studenti provenienti dal sud sul pensiero di razza e schiavitù dell’ambiente universitario. Il progetto non è ancora definitivo, è un processo in aggiornamento continuo. Vengono esposte storie vere, documenti ed esperienze di quel periodo storico.


Autori:

A partire dal 2013, dall’iniziativa della docente di storia Martha A. Sandweiss, e di Craig Hollander. La ricerca si è sviluppata sulla base del contributo collettivo di 50 autori e 15 assistenti di ricerca, tra cui più di 40 studenti universitari e laureati a Princeton, nonché docenti e colleghi professionisti di varie istituzioni

Contenuti e fonti:

Il sito propone un’analisi a tuttotondo: con l’aggiunta di mappe e grafici interattivi riguardanti le origini degli studenti, una linea del tempo sugli avvenimenti di maggior spessore (ancora in via di completamento), una mappa sul paesaggio storico del Campus e ancora grafici che mostrano chiaramente la percentuale di studenti provenienti dal sud (elemento fondamentale per la ricerca). Tramite il sito è possibile usufruire non solo delle storie scritte delle memorie sulla schiavitù vissute nell’università di Princeton, ma anche di una ricca raccolta di video e documentari di alcune storie, simposi e interviste relative al progetto. Per quanto riguarda le fonti primarie, è possibile consultarle in una sezione specifica del sito, dove si troveranno citate anche le storie e i racconti in cui queste fonti sono state utilizzate. Si tratta di fotografie d’epoca, lettere, documenti ufficiali, ad esempio una carta scritta a mano che testimonia la vendita di una donna schiava di nome Lydia in favore del professore John Maclean Sr.


Funzionalità:

Per poter visualizzare le storie, frutto della ricerca di insegnanti e studenti, basterà cliccare su “stories” e comparirà una lista di tutte le esperienze fin ora raccolte. A sinistra è presente una griglia di filtri per affinare la propria ricerca, in base: al periodo e alla categoria (è necessario specificare se si è interessati a storie riguardanti la vita nel Campus, o ad esempio i ricordi della schiavitù). È possibile avere accesso anche alle fonti primarie utilizzate (al momento 426).


Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obiettivo della ricerca è esporre gli orrori del passato schiavista che ha coinvolto anche l’università di Princeton, i suoi studenti e i suoi professori; esporre i guadagni che l’università ha ricavato dal lavoro degli schiavi e dare un volto e una voce ai personaggi di queste storie, che sono stati tenuti nel silenzio troppo a lungo. Il Princeton & Slavery Project è di gran lunga il più grande studio del suo genere: è partito dal lavoro di una classe di studenti e professori e oggi può contare sull’appoggio di altre università prestigiose e di compagnie teatrali che diffondono il loro messaggio in maniera ancora più efficace, attraverso la rappresentazione artistica. Il pubblico a cui è dedicato il sito può essere qualunque persona interessata ad approfondire l'argomento. In una sezione dedicata si può vedere come citare il progetto, funzione utilissima per chi dovesse scrivere una tesi, un libro o un articolo sul tema.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    5
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    5
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

Ritengo che il sito sia estremamente funzionale e semplice da utilizzare, dando per scontato che il lettore conosca la lingua inglese. L’intento e le origini del progetto sono ben illustrati, gli autori sono facilmente individuabili e le fonti altrettanto reperibili. Il progetto offre una moltitudine di materiali di alto interesse, per effettuare degli studi. La grafica è adatta al suo scopo: coinvolge lo spettatore ed è coerente con l’argomento trattato. È da tener conto il fatto che il sito è in continuo sviluppo, quindi si potrà sempre migliorare col tempo, diventando sempre più completo. Personalmente, al momento la ricerca appare come un’ottima risorsa e non apporterei modifiche ulteriori. Ho notato che una sezione del sito è dedicata anche ai docenti: vengono proposte delle lezioni per studenti della scuola secondaria e anche universitari. Sicuramente un supporto fondamentale per le lezioni di storia, per approfondire sia il periodo storico che il tema della schiavitù in generale.


URL: https://slavery.princeton.edu/
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Elena Fierro
Immagine:
Data della recensione: 4 December 2021


Titolo:

The Statue of Liberty - Ellis Island Foundation

Temi:

Il progetto si occupa della storia dell’immigrazione negli Stati Uniti, attraverso le attività portate avanti dalla Ellis Island Foundation tramite le sue strutture: il Statue of Liberty Museum, il National Museum of Immigration, il Family History Center e l’American Immigrant Wall of Honour; questi, attraverso il lavoro di conservazione e divulgazione dei monumenti e dei documenti e le iniziative rivolte alle scuole, hanno l'obiettivo di ricostruire, attraverso la storia dei singoli, quella della nazione, valorizzando l'esperienza della migrazione e aiutando famiglie e comunità a scoprire le proprie connessioni con la storia.



Autori:

Ellis Island Foundation è responsabile dell'autorialità del sito e dei suoi contenuti, ma non sono indicati i nomi dei singoli autori e collaboratori del progetto. Sul piano tecnico e di webdesign,il portale è realizzato dallo studio Ruca.



Contenuti e fonti:

I contenuti sono di diverso tipo, dalle fonti come i documenti digitalizzati (documenti di viaggio, fotografie, registri…), trascrizioni di testimonianze orali e risorse educative di vario tipo, come le visite virtuali che sono esperienze complementari rispetto alla visita ai musei di Ellis Island: non, quindi, una riproposizione online dei musei fisici, ma un loro arricchimento e completamento. I documenti fanno parte del database dei registri migratori raccolti dall’Ellis Island National Museum of Immigration, in riferimento agli arrivi al porto di New York tra il 1820 e il 1957.Le fonti sono quindi sia primarie che secondarie.


Funzionalità:

Il portale è organizzato in tre principali sezioni (le voci del menu principale, che campeggiano in grandi dimensioni occupando tutta la homepage): Statue of Liberty, Ellis Island e The Foundation; di ciascuna, la landing page propone diverse sezioni, di cui quelle dedicate alla storia del luogo o monumento, al rispettivo museo e al suo futuro sono le principali. Oltre alle tre sezioni principali, nella barra di menu in basso nella home, sono presenti altre voci: Visit, Discover, Support, Shop , dedicate agli utenti che stanno pianificando una visita fisica ai musei e a coloro che intendono supportare finanziariamente i progetti della Fondazione. Tra queste, Discover è la sezione più ricca di contenuti e più interessante per un utente che voglia sfruttare il portale per le sue ricerche perché da qui, attraverso un ricco menu a tendina, si apre l’accesso alle diverse funzioni di ricerca nel sito; in particolare le più interessanti sono:

.Passenger  and Ship Records: contiene il Passenger Search , un motore di ricerca interno con cui l’utente può trovare persone immigrate negli Stati Uniti usando il loro nome e cognome, anche tramite la funzione di ricerca avanzata pensata in base alle problematiche che si incontravano nei secoli scorsi nei porti d’arrivo, dove gli ufficiali non parlavano la lingua dei nuovi arrivati e quindi spesso sbagliavano la trascrizione del loro nome. In modo efficace, i testi puntano chiaramente a suscitare la curiosità dell’utente per le sue origini e la ricostruzione della sua genealogia. Tramite questa sezione l'utente interagisce direttamente con il portale, previa registrazione a un account gratuito.

.Genealogy Tips ed Educational Resources sono due menu di secondo livello interamente dedicati a supportare gli utenti con guide (anche video tutorial) e consigli da un lato per effettuare le loro ricerche e dall’altro per contestualizzare le migrazioni e i temi connessi a quelli trattati dal portale; tra le risorse, ad esempio, si trova una cronologia delle fasi migratorie. Da qui si può inoltre accedere alla registrazione per una membership a pagamento, di livello superiore rispetto all’account gratuito, con cui si può ricevere un supporto diretto alla propria ricerca da parte degli esperti della Fondazione. In queste sezioni l'utente apprende come procedere poi all'utilizzo delle funzioni di ricerca (per questo forse sarebbe stato utile mettere queste voci di menu in evidenza come "Before starting" o simili) e ottiene informazioni storiche e intepretative utili a contestualizzare e facilitare le sue ricerche.

 

.Oral History Project è un database di testimonianze dirette di persone immigrate attraverso Ellis Island, organizzate in ordine alfabetico per cognome e di cui viene indicato il Paese di provenienza: iscrivendosi con l’account gratuito si può accedere alle loro interviste, in forma di file audio o di trascrizione testuale, o entrambi.

.Flag of Faces è un’altra delle funzionalità dell’account gratuito: un database di fotografie delle persone migranti arrivate a Ellis Island: cliccando sulla foto di proprio interesse, l’utente viene rimandato alle informazioni base di quella persona: i suoi dati anagrafici, l’anno d’arrivo, il Paese di provenienza…

Tutte queste funzionalità sono di grande interesse e utilità, con il difetto, però, che tale ricchezza di contenuti e opportunità di ricerca non è altrettanto bene organizzata e distinta tra le varie sezioni: ad esempio, non sempre si riesce a ritrovare facilmente una funzionalità vista in precedenza e non è facile ricostruire i percorsi di ricerca perché non sempre la distinzione tra le diverse sezioni del menu è chiara. La sezione dedicata ai contatti, facilmente individuabile, è molto chiara e riporta anche i nomi dei responsabili dei diversi dipartimenti della Fondazione; sono facilmente reperibili ed esaustive anche le informazioni sulla Fondazione stessa, a cui è dedicata un’intera sezione del menu primario.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

Il progetto fa capo alla Ellis Island Foundation, fondazione privata in collaborazione con l’U.S. Department of Interior/National Park Service, nata con l’obiettivo di restaurare e valorizzare la Statua della Libertà e il sito storico di  Ellis Island, in vista del loro centenario. Dopo il restauro della Statua, terminato nel 1986, la Fondazione si è occupata dell’isola, dove è nel 1990 è stato aperto l’Ellis Island Immigration Museum, di cui il portale online è l’emanazione digitale. Il Museo stesso con il tempo si è arricchito ad abbracciare le crescenti sensibilità verso le minoranze discriminate, come i popoli nativi americani e afroamericani che passarono per Ellis Island anche contro la loro volontà, rispettando l’obiettivo di ricostruire e valorizzare la storia nazionale degli Stati Uniti rendendo giustizia alla storia delle migrazioni, pilastro nella costruzione dell’identità nazionale statunitense stessa. Nel 2001 è seguita la fondazione del Family History Center, che ha reso disponibili online i registri degli sbarchi a Ellis Island, e nel 2016 lo Statue of Liberty Museum. Così facendo, la Ellis Island Foundation crea anche delle connessioni storiche e culturali a livello internazionale, per la natura stessa delle migrazioni. Il pubblico di riferimento è vario e potenzialmente altrettanto vasto: sicuramente comprende studiosi, in particolare storici, che possono utilizzare le funzionalità del portale nelle fasi preliminari della loro ricerca, ma il progetto è divulgativo e si rivolge a ogni cittadino statunitense – che può apprendervi qualcosa in più sulla storia del suo paese – e a chiunque, fuori dagli Stati Uniti, voglia indagare sul viaggio dei propri antenati.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    3
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    4
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

Complessivamente, il progetto è di grande interesse e molto ricco di informazioni e risorse. La presenza di guide (sia in formato di liste di consigli di veloce consultazione, sia in formato video che documenti da leggere) è molto utile, facilitando la navigazione e la ricerca nei cataloghi del portale che altrimenti non è sempre di immediata comprensione. Una problematica che si può rilevare, infatti, è la dispersività: le pagine sono costituite pressoché tutte da testi da leggere per intero per trovare i link che rimandano a nuove pagine, anche in casi in cui sarebbe forse possibile semplificare la struttura mettendo direttamente le maschere di ricerca sotto al testo introduttivo, invece di rimandare a un’ulteriore landing page. una difficoltà è data dalla mancata corrispondenza tra le voci del menu nella barra in alto e quelle del footer. A sopperire almeno in parte a queste problematiche sono, appunto, le guide e i consigli per la navigazione, anche se anche queste non sono di immediato reperimento. Potrebbero forse aiutare dei nomi delle voci di menu più esplicativi.

La Fondazione presenta se stessa, i propri obiettivi e il portale in modo chiaro e sufficientemente esaustivo e c’è corrispondenza tra gli obiettivi dichiarati e il contenuto. A testimoniare che il portale è tutt’ora in attività è, tra le altre cose, l’indicazione dei diritti nel footer (2021), mentre la rassegna stampa (nel footer: The Foundation -> In the News) è relativamente aggiornata: al momento della visita (dicembre 2021), gli articoli più recenti risalivano al 15 aprile 2021); un elemento positivo è il collegamento (tramite gli appositi bottoni) ai canali social del progetto, costantemente aggiornati. Il giudizio complessivo è decisamente positivo, ma più per ricerche svolte con calma che per rapide consultazioni, che non sono facilitate dall’organizzazione e dalla struttura del sito.


URL: The Statue of Liberty - Ellis Island Foundation
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Silvia Granziero
Immagine: landing page di Oral History Project: fotografia di una famiglia di migranti che guarda l'orizzonte
Data della recensione: 5 December 2021