Il sito è presentato in maniera da
rispecchiare i canoni user-friendly che dovrebbero essere utilizzati
nella maggior parte dei siti internet. Nonostante, infatti, sia un sito che
presenta una mole enorme di fonti, la struttura risulta omogenea e ben pensata,
senza stancare troppo l’utente durante la navigazione. Ben dosati sono
l’utilizzo delle immagini e delle parti scritte che creano una certa armonia,
come primo impatto visivo. Sicuramente questo andrà a rendere il sito molto più
fruibile per utenti che provengono da background diversi, quali l’educazione,
oppure la ricerca, ma anche la persona che si avvicina per un interesse
personale. Il sito non presenta come progetto spazi di analisi intratestuali o
per fini di statistica, perché del resto è un repository, cioè una sorta
di catalogo o deposito di fonti che sono associate tra loro solo grazie alle
tematiche o agli autori che permettono l’indicizzazione all’interno del motore
di ricerca, ma non una analisi comparativa e multifocale. Da sottolineare è
inoltre la possibilità quasi costante di potersi ricollegare a siti e strutture
esterne, soprattutto al sito Densho.org che davvero costituisce un punto
di partenza dove esplorare fonti secondarie che vanno a integrare la
visualizzazione e fruizione delle fonti primarie presenti in questo repository.
Per esempio, possiamo accedere all’enciclopedia o ai materiali relativi alla
storia della Seconda Guerra Mondiale.
Analizziamo ora
alcuni aspetti e funzionalità:
- La Home page
risulta molto lineare e facile da navigare. Il punto focale è la presenza
immediata del discovery layer con cui è possibile subito iniziare una
ricerca del catalogo. Ci sono due possibili strade per navigare attraverso le collezioni:
con l’utilizzo del motore di ricerca cliccando Search; oppure con Browse
che permette di ricercare la collezione attraverso diversi indicizzatori. Scorrendo
verso il basso nella Home page si apre un mosaico di volti ed immagini
che evidentemente creano un certo impatto. Sicuramente l’idea è quella di far
comprendere all’utente l’importanza della fonte come cardine di tutto il
progetto, sia essa una persona oppure un documento legato ad un ricordo.
Scorrendo il mouse sopra queste immagini, esse si ricoprono di un filtro rosso
ed è possibile visionarle cliccando view (scritta che compare insieme al
filtro rosso). Questa modalità di presentare una Home page risulta molto
più allettante di tante altre presenti in diversi progetti di Digital History,
soprattutto perché veicola un messaggio preciso per cui quello che si andrà a
vedere e scoprire è la fonte pura e cruda.
- La ricerca è
quindi il punto cardine del progetto, visto che siamo davanti ad un catalogo di
fonti primarie enorme, ed esistono due modi per navigare le varie collezioni:
- Cliccando Search dalla Home page, compare una barra di ricerca
Google-like che non presenta fields o strumenti per la ricerca
avanzata che dovrebbero essere accessibili per un pubblico di utenti più
esperti e abituati alla ricerca di fonti. Una volta eseguita una ricerca, oltre
ai risultati che possono essere visualizzati come lista oppure come gallery,
dove possiamo avere una anteprima della fonte, compaiono diversi indicizzatori che
possono essere utilizzati per restringere la ricerca, per esempio per formato,
topic oppure genere.
- Inoltre, l’utente può navigare attraverso le varie collezioni cliccando
su Browse al centro della Home page oppure dal menù a tendina
presente nell’header. In entrambi i modi, è possibile selezionare quattro
diversi indicizzatori: per narratore, collezione, materia o argomento, e facility,
che corrisponde ai luoghi dei diversi campi di incarceramento presenti negli
Stati Unite durante la Seconda Guerra Mondiale. Ogni voce che possiamo ricavare
da questi indicizzatori ci mostra anticipatamente la quantità di materiale
disponibile uno volta cliccata l’argomento scelto. Da segnalare è
l’indicizzatore by collection che porta l’utente ad una pagina con un
elenco infinito di collezioni, tutte descritte sommariamente nel loro contenuto
e tematiche, che tuttavia risulta a livello di navigazione abbastanza lungo e
complesso da scorrere. Forse sarebbe stato opportuno riprende l’idea della
parte iniziale della pagina, cioè inglobare le collezioni all’interno di questi
macro-aggregatori, che sono i vari fondi da dove sono stati presi i materiali
digitalizzati, in modo da avere degli hyperlink che permettevano l’accesso a
pagine dedicate con l’elenco sintetico ed esplicativo delle collezioni. Una
struttura ad albero ancora più organizzata, in sintesi.
Sicuramente i
sistemi di ricerca della collezione sono vari e complessi, quindi hanno aspetti
che possono essere completi e dettagliati, ma allo stesso tempo richiedono un
lavoro maggiore di limatura in termini di fruibilità.
- Le fonti, come
riportato in precedenza, sono prevalentemente di stampo multimediale, ma sono
anche presenti digitalizzazioni di interi documenti. I materiali sono
visualizzabili da una pagina dedicata con tutti i metadati collegati ad essi,
metadati che in alcuni casi, quando sono sottolineati in arancione, possono
fungere da indicizzatori per creare altre ricerche collegate. È molto
interessante notare che tutti i materiali presentano una sezione per il licensing
e la citation, entrambe cose molto utili, soprattutto per coloro che
hanno necessità di usare queste fonti per progetti educativi o di ricerca per
cui la citazione della fonte e la possibilità di riprodurre dei materiali o
meno devono essere aspetti sempre chiari e ben segnalati.
- Ogni immagine o documento può essere ingrandito cliccando la
scannerizzazione oppure la lente di ingrandimento sul bordo esterno, tuttavia
non ci sono ulteriori funzioni di ingrandimento oltre al fatto di avere il
documento in primo piano, cosa che consentirebbe di poter leggere attentamente
i documenti. Ovviamente è possibile ingrandire ulteriormente la pagina
attraverso le funzioni del browser che si sta utilizzando, ma forse funzioni
ulteriori di manipolazioni della scannerizzazione avrebbero permesso una
fruizione a tutto tondo della fonte. Inoltre, sono disponibili due opzioni per
scaricare una riproduzione della scannerizzazione, cioè in full size che
è la tipologia più pesante in termini di MB ed è un PDF, oppure in large
che è più piccola, in formato JPEG. La possibilità di scegliere tra due
formati e anche size diverse risponde ad esigenze diverse per cui un
utente proveniente dal mondo dell’educazione e della scuola potrà trovare
beneficio dal JPEG per questioni di spazio e manipolazione, mentre il PDF può
risultare più indicato per un pubblico di ricercatori che ha necessità di avere
una qualità più dettagliata possibile.
- Le interviste sono sicuramente ben più curate dal punto di vista delle funzioni
disponibili, probabilmente perché il progetto è nato per collezionare questo
tipo di materiale. I video sono divisi in segmenti per cui è necessario ogni
volta proseguire con il segmento successivo uno volta concluso quello corrente,
ma questo permette di dividere il video in momenti tematici che sono sintetizzati
sotto il video cliccando view all segments per cui l’utente può
scegliere quale parte ascoltare. I file di questi video possono essere
scaricati sia in formato MP4 oppure in full size con il formato MPEG2,
oppure è possibile scaricare solo la trascrizione del video, sia per segmenti
oppure integralmente. Questa parte del repository risulta certamente
molto più completa e in qualche modo analitica proprio per la tipologia di
fonte con cui si ha a che fare.
- il registro dei
nomi è un’altra funzione molto peculiare di questo progetto, sicuramente una di
quelle più analitiche. È possibile scaricare gli elenchi completi in formato
PDF ed Excel, oppure ricercare i nomi attraverso il motore di ricerca che
ingloba tutti questi dati presenti nei file all’interno di un database.
Sicuramente risulta uno strumento molto utile perché grazie al database è
possibile non solo cercare un nome specifico, ma fare altre ricerche collegate
ad esso soprattutto se il nome è collegato ad altri membri della stessa
famiglia. Tuttavia, gli indicizzatori come il cognome (Last name) oppure
l’ID collegato al nome, se vengono cliccati non portano a nessuna ricerca
avanzata, semplicemente riportano alla stessa pagina - nonostante siano
sottolineati in arancione e sembrino degli hyperlink. Non è comprensibile quale
sia l’intento di mettere degli hyperlink associati a questi indicizzatori,
quando questo lavoro poteva essere fatto con le informazioni associate ad essi,
le quali ovviamente potevano collegare più persone, come il nome del campo
oppure l’anno di nascita o il genere, in modo da fare poi una ricerca
comparativa. Quello che manca da questo registro sono le statistiche e quindi,
ancora, sistemi di elaborazione dei dati forniti, probabilmente perché funge da
punto di inizio per ricerche legate alla genealogia più che per ricerche
storiografiche che si basano su dati comparativi.