Titolo:     

Community histories


Temi:     

Tre progetti di digital history centrati su tre particolari comunità del Nord Carolina. Il primo riguarda il Dorotea Dix Ospital, ospedale psichiatrico costruito a Raleigh, il secondo il cotonificio Roky Mount Mills, e il terzo il sito di Loray nella città di Gastonia.


Autori:     

Autore del progetto è il gruppo Community Histories Workshop (CHW) costituitosi nel 2016. Il fondadore e coordinatore del gruppo è il professore Robert Allen, del Dipartimento degli American Studies dell'Università del North Carolina situata a Chapell Hill, a cui il progetto è associato.


 Contenuti e fonti:     

La landpage presenta i tre principali percorsi tematici che caratterizzano il sito.


1) The Asylum in the Archive: Ricostruisce la storia dell'ospedale psichiatrico pubblico di Dix Hill, funzionante dal 1856 e il 2012 partendo dalla digitalizzazione di documenti relativi a più di 7500 pazienti. L'obiettivo è utilizzare queste fonti per ricostruire la realtà di un centro psichiatrico e come possano essere integrate con altre risorse per comprendere come la psichiatria moderna ha trattato la condizione della pazzia.


2) Rocky Mount Mills un sito che si trova nel centro di Rocky Mount.

Divenuto patrimonio storico, 200 anni fa ospitava molte piantagioni di cotone e successivamente è stato la sede di un cotonificio da cui è nato un'importante centro tessile attorno al quale è sorta una comunità di abitanti segregati dal punto di vista razziale.

Obbiettivo del progetto è raccontare la vita all'interno del cotonificio e nel villaggio limitrofo, e in particolare le storie delle famiglie afro-americane durante il periodo di integrazione razziale degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso.


3) Digital Loray racconta la complessa storia della città di Gastonia e si concentra sulla realtà del cotonificio Loray, e del quartiere che si è sviluppato attorno ad esso a partire dal 1902, fino alla rifondazione come industria di pneumatici Firestone tra il 1933 e il 1993 e la ristrutturazione definitiva del 2015 che lo ha trasformato in un centro polifunzionale.


Scorrendo la barra a destra verso il basso vi è un riquadro che specifica gli obiettivi del CHW, che è quello di lavorare con le comunità locali per recuperare, preservare e condividere memorie e storie personali, e documenti che possano testimoniare la complessità della storia locale.

Inoltre si trovano i riferimenti dei principali collaboratori suddivisi in amministratori, ricercatori universitari e la responsabile del sito, di cui sono disponibili le foto. Cliccando si può accedere ai curricula, che però non sono resi disponibili da tutti.

Nel margine superiore della pagina, scorrendo il puntatore del mouse da sinistra verso destra si attivano le voci del Menu che assumono il colore arancione.


Community Histories Workshop rimanda alla stessa landpage.


Cliccando Our inititives compare una tendina verticale dove si può accedere alle sezioni del sito relative ai tre percorsi tematici menzionati.


Proseguendo verso destra si può accedere ad altri progetti associati all'iniziativa, al blog e a una tendina che rimanda a una pagina dove sono elencati tutti i collaboratori, principalmente ricercatori universitari e studenti, e alla pagina dei contatti.


Quando si accede a queste pagine, l'immagine di sfondo che ricalca un manoscritto, consente di evidenziare le voci del menu della pagina principale, che essendo bianca non ha contrasto. Cliccando sulla voce Home è possibile ritornare alla pagina principale.


Al termine della Landpage compaiono incorniciati nei rettangoli verticali i quattro articoli più recenti, che approfondiscono le storie dei pazienti internati nel centro psichiatrico. Accedendo alle pagine specifiche si possono ingrandire le foto di alcuni documenti e lasciare dei commenti o interagire con l'autore dell'articolo.



Approfondiamo i tre percorsi tematici vedendo alcune particolarità.


Accedento al The Asylum in the Archive, cliccando sulla voce learn more compare la pagina principale con un approfondimento del progetto, suddiviso in sette sezioni, il cui sommario appare dopo aver cliccato l'icona a forma di croce che sviluppa una tendina verticale.

Vi è la possibilità di accedere all'intero documento oppure ai Dix Project, con sei sezioni che però sono maggiormente dettagliate.


Cliccando sulla voce View the full Asylum iniziative here si accede a una nuova pagina e dove nell'introduzione viene raccontata nel dettaglio la genesi del progetto.

Cominciando a scorrere la barra a destra verso il basso, compare un menu in alto che dà la possibilità di accedere alle varie sezioni in cui il documento è diviso.

Scorrendo il testo compaiono immagini di documenti originali – non scaricabili - sullo sfondo: manoscritti, lettere della prima paziente donna Anna Kirkland, terza paziente ad essere ammessa all'istituto, che rimarrà internata per 33 anni e a cui sarà dedicata una sezione approfondita nel sito.

In sovrimpressione la storia dell'istituto e le curiosità sono raccontate con dei brevi testi sia centrati che inclusi in riquadri che compaiono alternativamente a destra e a sinistra. Le informazioni sono tratte da più di 10.000 prontuari medici compilati a partire dall'arrivo dei futuri pazienti.


Cliccando sul logotipo del CHW in alto a destro si ritorna alla landpage.

Se invece utilizziamo la freccia ritorniamo alla pagine precedente.

Come detto in precedenza la pagina dà la possibilità di accedere a sei sezioni maggiormente dettagliate.


Cliccando ad esempio su “Dataset” , dove nel sommario si precisa che si sta lavorando ad una database relazionale, si accede a una pagina dove si spiega come sono stati utilizzati i dati clinici dell'istituto psichiatrico ora digitalizzati nel Dorothea Dix Hospital Records Collection, 1856-1919 a cui gli studenti e ricercatori autorizzati possono accedere.

A questo link si può accedere ad una prima elaborazione dei dati che presenta interessanti diagrammi e tabelle.

https://opioiddatalab.github.io/public/DixAsylum/docs/Dix%20Hospital%20Ledger%20-%20data%20cleaning.html


Se accediamo alla pagina di approfondimento del Rocky Mount Mills abbiamo sempre l'opzione di scegliere il documento riassuntivo, che in questo caso è più scarno. Contiene alcuni link a video disponibili su Youtube con voci fuoricampo e immagini che raccontano la storia del cotonificio, intrecciata da testimonianze personali dei dipendenti e dei loro familiari che hanno vissuto nel villaggio costruito attorno ad esso.


Nella stessa sezione c'è sempre la possibilità si scegliere i singoli progetti maggiormente dettagliati.


Il DIGITAL ARCHIVE contiene un data base di foto d'epoca e documenti corredate da didascalie, suddivise in una serie di categorie che possono essere ricercate all'interno di differenti archivi.

Nella pagine compare in alto un Menu che approfondisce le tematiche relative alla storia della comunità di Rock Mount.

Alla sezione Mill history si apre una tendina dove alla voce Mill Village Maps compare una mappa interattiva con le informazione delle case dei lavoratori del primo nucleo del cotonificio, distinte in tre categorie in base alle loro differenti caratteristiche con i nomi di chi vi ha abitato e per quanto tempo.


Alla voce Pinboard Visualization su una foto d'epoca del villaggio sono distribuiti dei segnaposto colorati che identificano dei luoghi specifici menzionati dagli intervistati, e cliccando compaiono dei brevi frammenti video riferiti a questi.


Interessante la voce slave genealogy – family trees of Battle family slave

nutrita sezione che raccoglie l'albero genealogico della famiglia di Joel Battle che con due soci ha costruito il primo cotonificio nella regione, storia raccontata con una Timeline cronologica che copre il periodo dal 1816 al 1898.

Non ci sono informazioni dirette relative agli schiavi posseduti dalla famiglia perché parti delle sezioni sono attualmente inaccessibili, ma solo alcune testimonianze di discendenti.

La sezione consente di accedere a foto e mappe e a una serie di formulari e documenti ufficiali scaricabili che descrivono la storia del cotonificio durante la guerra di secessione, il susseguirsi di incendi di cui è stato vittima, distruzioni e ricostruzioni.

Ma anche descrizioni delle proprietà attorno al villaggio originale: una serie di documenti che fanno parte del National Register of Historic Places del governo federale che si occupa della preservazione di siti e luoghi storici.


Ci sono dei link che rimandano ad altri documenti che riportano informazioni sui matrimoni tra gli afro-americani e i bianchi, la loro affiliazione alla chiesa locale battista e documenti scaricabili in formato pdf.


Da menzionale inoltre la sezione Historical Narratives l'articolo Integration che contiene due link interessanti.

Il primo riguarda una tabella colorata che rappresenta la distribuzione etnica all'interno di una di serie categorie professionali nel periodo di tempo che va dal 1966 al 1999.

Il secondo è un grafico che rappresenta la percentuale di persone “di colore” presenti nei dipartimenti in cui era suddiviso il centro tessile a partire dal 1966 fino al 1981. Un articolo molto interessante che segnala chiaramente l'utilizzo di fonti primarie e secondarie.


Infine alla sezione Slave Geneaology alla voce Genealogical Resources è possibili scaricare un file pdf con una serie di “hyperlinks” a siti ed archivi esterni che approfondiscono il tema.


Ritornando alla pagina precedente è interessante la sezione Partners, che specifica che tra i finanziatori del progetto di ricerca vi è la Capitol Broadcasting Company che ha recuperato parte del territorio dove sorge il cotonificio e una serie di biblioteche dove sono depositate parte dei documenti originali che sono serviti come fonti per creare la prima parte di questo progetto, che si esplicita come work in progress.



Terzo ed ultimo percorso tematico è quello che riguarda il Digital Loray, ossia il distretto storico della città di Gastonia.

Anche in questo caso accedendo alla pagina principale del progetto, vi è l'opzione di scegliere alla sezione completa che si presenta con le stesse caratteristiche dell'Asylum in the archive, scorrendo la barra laterale verso il basso, con delle suggestive immagini di sfondo in movimento e una ricostruzione storica che sottolinea l'impiego massiccio di minori nel primo novecento, gli scioperi degli operai tessili e la storia della comunità che si è sviluppata attorno alla fabbrica.

In questo caso non compare nella parte superiore un menu per accedere alle differenti sezioni, in quanto non previste.

Ritornando alla pagina precedente sempre con l'utilizzo della freccia del motore di ricerca compaiono quattro sezioni di approfondimento, sempre all'interno di un riquadro che contiene una breve sinossi:

Timelines, Digital Archive, Interactive Map, Household spotlights.

Entrando in una sezione si apre una seconda finestra che riporta direttamente l'argomento, ma all'interno di una pagine il cui menu a tendina in alto contiene anche i contenuti delle altre sezioni.


TIMELINES:

Building Loray (1899-1912) riporta i momenti salienti della costruzione del Loray Mill e del villaggio che si è creato attorno.

Si può avanzare o retrocedere nei contenuti sia con le frecce, ma anche cliccando sui riquadri della timeline che ha l'opzione di ingrandimento. Nella parte sinistra compare sempre un immagine che può essere ingrandita, mentre in quella destra una breve descrizione dell'accaduto nella data selezionata.


Nel menu in alto alla sezione History of the mill and village, il menu a tendine consente la scelta delle altre timeline.

A fianco vi è la sezione del digital archive che permette una ricerca di foto digitalizzate attraverso una semplice maschera con quattro campi, dove quello dell'argomento ha 15 differenti categorie.

La ricerca copre ogni decade a partire dal 1900 fino al 1990 e può essere fatta scegliendo delle collezioni specifiche. E' disponibile anche la ricerca libera, inserendo una parola chiave.

Cliccando sulle foto, si apre un'altra pagina dove compare la foto in una finestra ridotta che può essere scaricata. Sulla destra vi è una descrizione succinta della foto e un link esterno che rimanda al sito della collezione che l'ha resa disponibile con una serie di informazioni dettagliate.

Anche in questo caso è necessario utilizzare il browser per ritornare alla pagina precedente.


Oppure si può optare per accedere alla prima finestra rimasta aperta e scegliere la sezione Interactive Map.

Cliccando compare una mappa dinamica di Gastonia, dove nell'area limitrofa al Loray Mill sono stati censiti gli abitanti nell'anno 1920 e le loro abitazioni, identificate con dei segnaposto verdi.

Segue nella pagina un database molto dettagliato che consente di cercare le persone in base all'età, lo stato civile, lo Stato americano di nascita, la professione, il colore della pelle, l'alfabetizzazione e la frequenza scolastica.

Vi è sempre il campo per la ricerca generica.

Inoltre vi è l'elenco, in ordine alfabetico cominciando dal nome, di tutti gli abitanti censiti e la via e l'indirizzo civico della loro abitazione.

Cliccando sul tag si apre una pagine con tutte le informazioni previste sulla persona dal database, e la localizzazione odierna su Google Maps.

Cliccando sul tag dell'indirizzo civico compaiono i nomi dei famigliari che hanno vissuto nella stessa abitazione. In questo caso compaiono dei link che consentono di accedere agli abitanti degli indirizzi civici limitrofi.


Alla voce del Menu a tendina The Mill Village in 1920, Location with inhabitants, compare una mappa dove i puntini verdi rappresentano le abitazioni e cliccando è possibile visualizzare i nomi degli abitanti ricercare le loro abitazioni inserendo l'indirizzo civico.


L'ultima sezione Household spotlights presenta le storie molto interessanti di quattordici famiglie che hanno vissuto a cavallo degli anni venti del secolo scorso nel Lorray Mills Village.


Infine è opportuno segnalare i quattro articoli nella parte finale della landpage. Importanti alcuni dialoghi tra medici e pazienti e soprattutto per i contributi e le riflessioni sulle condizioni degli afroamericani internati.



 Funzionalità:     


Il sito si presenta come sobrio e apprezzabile dal punto di vista della grafica e del layout.

Quando però si accede alle varie sezioni vi è una ridondanza di riferimenti ai vari contenuti che avrebbero potuto esse organizzati in modo differente e decisamente più ordinato.

Molti contenuti (tra cui le fonti primarie come i prontuari medici, i documenti dell'ammissione dei pazienti nel centro psichiatrico, le lettere personali) non sono accessibili, o lo sono esclusivamente per studenti e ricercatori.

Inoltre il sito ha alcune criticità che si evincono già dalla descrizione che ho dato nella navigazione. E' poco oneroso evitare di utilizzare il browser per risalire alla pagine precedenti.

La circolarità della navigazione è garantita ma potrebbe essere più efficiente.


Punti di forza sono gli articoli di approfondimento che riguardano i tre progetti, mediamente ben redatti e interessanti dal punto di vista dei contenuti.

Le Timeline cronologiche e le mappe non sfruttano al meglio le possibilità offerte dalla tecnologia. E' cosi vale per le funzioni di ricerca per l'interrogazione delle risorse.

Molto nutrito il database fotografico.

Purtroppo alcuni link non danno la possibilità di reperire la risorsa a cui si riferiscono.



 Obiettivi e pubblico di riferimento:     

Il sito mira dichiaratamente ad un progetto di public history con fonti primarie e secondarie.

L'obiettivo è sicuramente quello di condividere queste storie di comunità con un pubblico ampio, anche se una parte dei contenuti è dichiaratamente riservata agli specialisti.


 Architettura web, chiarezza, navigabilità:         4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:         2
Qualità grafica, impatto visivo:         4
 Rilevanza del tema:         4
Ricchezza dei contenuti:         4
 Qualità degli apparati descrittivi e delle guide:         3
Giudizio complessivo:     

Sicuramente l'elaborazione di contenuti originali è importante ma si percepisce decisamente lo stato di work in progress. Gli aggiornamenti sono poco frequenti.

Genera molte curiosità la mole di documenti digitalizzati e un po' di sconforto l'incompleta accessibilità alle fonti primarie.

Il progetto comunque si sforza di fornire anche una serie di risorse tematiche e di servizio esterne per ulteriori approfondimenti.


Il progetto dell'ospedale psichiatrico Dix offre sufficienti contenuti dal punto di vista storico riguardo il vissuto degli internati, ai rapporti con i medici psichiatrici e ai metodi di cura della schizofrenia, della depressione maniacale e di altre malattie collegate.

Si è raggiunto l'obiettivo della digitalizzazione dei documenti originali ma la contestualizzazione e la restituzione di vissuti personali ci offre ancora poco. Non è stato ancora reso disponibile il lavoro interdisciplinare che possa ricostruire il senso di comunità che si è costruito dentro e fuori l'ospedale psichiatrico.


Per quanto riguarda il Rocky Mount Mills, la ricostruzione storica è interessante ma mancano molti documenti che sono previsti nei menu.

Alcuni rimandano alla Wilson Special Collection Library. Le copie originali possono essere richieste alla biblioteca e quelle digitalizzate sono fruibili all'interno dell'Internet Archive e possono essere scaricati in vari formati.

Inoltre, la mappatura delle abitazioni in base alla loro struttura e caratteristiche peculiari mancano di una serie di approfondimenti di carattere storiografico che possano contestualizzare e valorizzare questi dati.

Le fonti più incisive sono le interviste dirette ai residenti (o ex) nella sezione Stories of The Mill.

Vale la pena segnalare l'home movie del 1939 caricato su youtube e girato dal responsabile del cotonificio M.G. Frye.


Per quanto riguarda il Bulding Loray la cronologia storica è sufficiente a comprendere il contesto. Le storie delle famiglie, anche se brevi, comunque giustificano un progetto ambizioso nelle premesse, e che deve essere più generoso nella comunicazione storica e nella reperibilità delle fonti primarie. Da segnalare gli ottimi articoli che riportano alcuni frammenti di interviste con i pazienti e la storia personale di Eil Hill.


Infine gli sponsor e sostenitori del progetto non sono specificati in modo esplicito nella Landpage o in una sezione a parte, ma vanno faticosamente ricercati nelle presentazioni dei singoli progetti. Solamente il Rocky Mount Mill ha una sezione dedicata ai Partners.


URL:      https://communityhistories.org/
Tipologia:      Presentazione/visualizzazione di dati
Firma:      Enrico Basaldella
Immagine:     
Data della recensione:      9 luglio 2023