Titolo:     

Art of Travel 1500-1850


Temi:     

"Ars apodemica", ovvero letteratura di riflessioni/consigli di viaggio in età moderna - letteratura - storia dei fenomeni culturali - antropologia

Autori:     

Il progetto è promosso dal Moore Institute for Research in the Humanities and Social Studies fondato nel 2000 presso l’Università di Galway in Irlanda. Il supporto finanziario è stato offerto dal governo irlandese nell’ambito del Programme for Research in Third Level Institutions (PRTLI) e dalla Andrew W. Mellon Foundation di New York.

Dirige il progetto dalla sua fondazione (2016) il prof. Daniel Carey, al contempo direttore del Moore. E' un inglesista che si occupa del fenomeno del viaggio, colto nei suoi risvolti linguistici (la diaristica in lingua inglese), scientifico-naturalistici, storico-culturali ed economici.

 Contenuti e fonti:     

Si fa riferimento a un corpus di «parecchie centinaia» di scritti che testimoniano il mutamento della concezione del viaggiare: con l’umanesimo il viaggiatore non è più il pellegrino medievale che compie un percorso fisico e spirituale di conversione ma un soggetto che viaggia molto più che in passato al fine di esplorare nuovi luoghi, conoscere popolazioni e usi inconsueti, accrescere la propria cultura e il proprio statusQuesto mutamento di pratiche appare evidente considerando l’evolversi delle narrazioni di viaggio o comunque dei testi redatti per indirizzare i futuri viaggiatori.

Il contenuto effettivo del database è di 177 testi (dovuti a 165 autori, anonimi inclusi), ovvero circa un terzo dei testi che i ricercatori considerano rilevanti ai fini della tematica. Dei testi linkati in Art of Travel, metà sono in lingua inglese («The majority of the total English material in our corpus is present in the Phase I release»), una sessantina in francese e una trentina in latino, lingua ancora in parte veicolare per l’epoca. Soltanto una manciata di testi si esprime in altre lingue (4 in tedesco, 1 in italiano).

Ci si chiede se una selezione di questo tipo produca un campione sufficiente ed equilibrato. In effetti i criteri utilizzati non sono dichiarati, se non per rimando ai repertori bibliografici in materia. Il più recente e completo è J. Stagl, Apodemiken. Eine räsonnierte Bibliographie des reisetheoretischen Literatur des 16., 17. und 19. Jahrhundertes, Paderborn, Scöningh, 1983 (presente in full text nel servizio digitale della biblioteca statale bavarese: cfr URL: https://digi20.digitale-sammlungen.de/de/fs1/object/display/bsb00045233_00002.html, consultato il 3 febbraio 2023). Nell’introduzione, Stagl rimanda ad altri repertori antecedenti e fissa al 1574 il terminus a quo per la costituzione del campione e all’anno 1800 il terminus ad quem.

Il progetto, per esplicita e ripetuta ammissione dei curatori, è del tutto operativo ma l’incremento materiale del corpus è fermo alla prima immissione organica (2017). 

 Funzionalità:     

La funzionalità/manovrabilità risulta sciolta, efficace. I risultati della ricerca vengono offerti in un elenco dove spicca il titolo-link di ciascuna opera e il suo sottotitolo. Cliccando su uno dei titoli si apre la scheda con i metadati, dove è inclusa pure un’essenziale indicazione dei contenuti dell’opera (una sorta di mini-indice) e una serie di note, a volte estese, che descrivono in maniera obiettiva ciò di cui tratta effettivamente il testo, le caratteristiche delle varie edizioni a stampa, la biblioteca dove si trovano i primi esemplari (qualora disponibili), ecc.

 Obiettivi e pubblico di riferimento:     

Art of Travel è esplicitamente menzionato nell’elenco dei 23 progetti di ricerca in capo al Moore Institute; in particolare è tra i 17 linkati nella sezione dedicata alle Digital Humanities (tra gli altri, di carattere più specificamente storico-sociale e storico-culturale, lo Irish Famine Archive, l’Ireland Illustrated 1680-1860 e The business of theatre 1732-1809). Per queste informazioni cfr. il sito istituzionale all’URL https://mooreinstitute.ie, consultato il 27 gennaio 2023.

La ragione per la quale l’università di Galway ha inteso dotarsi dello strumento è quella di attirare l’attenzione degli studiosi su un ambito ritenuto non abbastanza studiato: la letteratura relativa all’Ars apodemica, ovvero alle idealità e alle suggestioni (più di ampio respiro che di preciso riferimento ai luoghi visitati/visitabili) circa il viaggiare.


 Architettura web, chiarezza, navigabilità:         4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:         4
Qualità grafica, impatto visivo:         4
 Rilevanza del tema:         5
Ricchezza dei contenuti:         3
 Qualità degli apparati descrittivi e delle guide:         3
Giudizio complessivo:     

Dal punto di vista contenutistico, chi si lasciasse attrarre dal titolo del progetto – un lettore curioso, una persona interessata al fenomeno del viaggio – potrebbe restare in parte deluso. Il database infatti non si occupa dell’arte europea di viaggiare in genere, non fornisce indicazioni sui luoghi che i viaggiatori dell’età moderna visitarono (se non per i riferimenti occasionali che si possono reperire in taluni dei testi disponibili), non indulge nella trattazione della distinzione oggi sovente dibattuta tra pellegrini e turisti, tra turisti e viaggiatori, ecc.

Diverso è il caso degli studiosi di professione: lo storico dei viaggi, il ricercatore dei linguaggi in cui si esprime il racconto autobiografico, l’esperto delle forme retoriche che si costituiscono a partire dalla descrizione di intenzioni e azioni, pensieri e luoghi. Per costoro Art of Travel 1500-1850 rivela potenzialità atte a stimolare la ricerca rispetto a un campo forse non abbastanza esplorato. Anche dal punto di vista della presentazione, della funzionalità e dell’utilizzabilità, il progetto si rivela riuscito in rapporto al target cui mira.

Esistono però due problemi: circa il corpus e circa la ricerca nei dati. Uno studioso – a differenza del lettore curioso – si chiederà in base a quali criteri sia stata compiuta la scelta dei testi per ora inseriti o richiamati. Non vi è la possibilità che, tra i testi omessi, esistano elementi suscettibili di consegnare al ricercatore una ben diversa lettura della retorica del viaggio in età moderna (o addirittura di invalidare l’ipotesi di lavoro circa l’esistenza di una simile retorica)? In altre parole, proprio perché destinato a un pubblico specialistico, il database soffre in maniera sostanziale della lacuna materiale, peraltro dichiarata con estrema correttezza dai curatori. La limitazione a un terzo delle fonti primarie di riferimento fa sì che la bontà della tesi di fondo non sia (ancora) tale. Si potrebbe forse richiamare la distinzione nelle riviste scientifiche cartacee tra “articoli” veri e propri e “note”, dove i primi sono tenuti a portare un numero sufficiente di elementi probanti a sostegno delle argomentazioni, mentre le seconde possono suggerire un’ipotesi o anticipare un’interpretazione in attesa di una verifica adeguata. Certo, l’introduzione massiccia della dimensione tecnologica e digitale fa sì che il paragone sia da prendere con riserva: Art of Travel consente già oggi al lettore di reperire in maniera agevole decine e decine di metadati sulle riflessioni di viaggio semplicemente impensabile fino a pochi decenni or sono, con la possibilità anche di porsi in relazione con un quantitativo di fonti (o “dati”, come usa dire) ben più ampio di quanto possa essere proposto in un articolo scientifico o in un volume monografico. D’altra parte se le fonti primarie, pur essendo chiaramente identificate, sono disponibili solo in parte, e i presupposti con i quali si è operata la loro selezione restano impliciti, il ricercatore non è in condizione di mettere in atto uno studio scientificamente corretto e affidabile.

Inoltre – e vengo al secondo problema – un articolo o un libro cartaceo sono in parte superati da una risorsa online perché non consentono quell’esplorazione in autonomia e dunque quell’incremento di ricerca che caratterizzano la strumentazione digitale. Eppure un limite con il quale si scontra l’utilizzatore di Art of Travel è la impossibilità di ricerca una parola o più parole nei testi repertoriati. Bisogna andare al database che “ospita” la fonte, sperare che questa sia disponibile in full text (gratis o no) e compiere la ricerca; quindi rifare la procedura per gli altri titoli da consultare. Insomma, come già detto più volte, si ha a che fare sostanzialmente con metadati.

Queste lacune di Art of Travel 1500-1850 sono rilevanti in un’operazione di natura scientifico-accademica. Sarebbe perciò utile un effettivo completamento materiale (per ovviare al primo rilievo problematico) e un incremento della strumentazione d’analisi (per ovviare al secondo rilievo).

URL:      https://artoftravel.nuigalway.ie
Tipologia:      Presentazione/visualizzazione di dati
Firma:      Paolo Sartor
Immagine:     
Data della recensione:      3 febbraio 2023