Titolo:     

Densho Digital Repository

Temi:     

Questo progetto nasce per raccogliere testimonianze della deportazione ed incarcerazione dei cittadini americani di origine giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale negli Stati Uniti, uno dei tanti esempi di violenza perpetrata da diverse nazioni ai danni di immigrati che si trovavano ad avere legami con un paese natale che in quel momento veniva ritenuto ostile dal paese ospitante. L’incarcerazione veniva giustificata utilizzando la scusa che queste persone potevano essere spie del loro paese di origine e per questo motivo andavano allontanate dalla comunità.

Il progetto, quindi, iniziò raccogliendo materiali prettamente multimediali (interviste) riguardanti questo episodio specifico, ma poi si andò ad espandere includendo testimonianze scritte e stampate fino a percorrere tutta la storia dell’immigrazione giapponese negli Stati Uniti fino ad arrivare alla Seconda Guerra Mondiale.


Autori:     

Possiamo trarre informazioni sugli autori di questo progetto attraverso la pagina di Densho.org presente nell’header tra i menù a tendina del sito. Questa iniziativa è stata portata avanti dalla Densho Organisation che è una organizzazione non-profit fondata nel 1996 che nasce con l’intento di trasmettere e documentare la storia orale degli americani di origine giapponese incarcerati durante la Seconda Guerra Mondiale negli USA.

L’organizzazione si mostra pienamente trasparente riguardo al board che caratterizza i propri collaboratori, dei quali possiamo visionare la biografia cliccando sul menù a tendina About Densho selezionando Board and Staff, dal sito di Deisho.org. Le persone impiegate nel progetto sono tutte competenti in campi variegati che vanno dall’archivistica, alla comunicazione, alla gestione di diversi tipi di fonti, alle varie diramazioni della gestione software. Questo denota sicuramente che il progetto è seguito da una rete di diverse professionalità unite da un progetto comune di divulgazione non a scopo di lucro. Del resto, non è possibile acquistare nulla nel sito e non esistono pubblicità che compaiono occasionalmente durante la navigazione nel sito.

Anche per quanto riguarda il supporto e i fondi, la Densho Organisation è molto trasparente su chi ha contribuito al progetto e chi ha supportato direttamente queste iniziative. È possibili trovare alcune di queste informazioni sempre nella sezione About del repository, scorrendo la pagina fino alla fine. Il fatto, inoltre, che siano stati concessi fondi governativi dal Ministero dell’Interno statunitense per portare avanti la ricerca intorno a questo repository mostra come l’organizzazione e il progetto abbiano un grado alto di affidabilità.

I ricercatori e i collaboratori legati al progetto sono, comunque sempre disponibili qualora l’utente avesse domande. Infatti, sia nel sito del Densho Digital Repository, sia in quello dell’organizzazione vera e propria è possibile contattare l’associazione per qualsiasi dubbio. Per il sito del progetto troviamo la sezione contatti alla fine della pagina Overview del menù About, mentre nel sito Densho.org troviamo i contatti sotto nel menù a tendina About, cliccando Contact us.

Il sito, quindi vive, come è espressamente ripetuto in diverse parti del sito del progetto e dell’organizzazione, di donazioni che sono spesso private. Del resto, non si configura come la divulgazione di qualche progetto di ‘storia dei vincitori’, per cui connessioni con varie organizzazioni e magari con conflitti di interesse potrebbero far pensare ad una poca affidabilità degli autori e dei collaboratori. Sono, infatti, prevalentemente enti culturali come biblioteche, musei ed archivi a fornire i materiali che compongono questo validissimo deposito di fonti, mostrando una immagine immacolata del progetto in sé e degli autori dell’iniziativa.


 Contenuti e fonti:     

I materiali all’interno di questo repository sono fonti primarie derivanti da esperienze dirette o indirette relative all’incarcerazione e all’immigrazione. È possibile trovare prevalentemente fonti di natura multimediale, soprattutto interviste e foto di persone direttamente coinvolte nei fatti dell’incarcerazione. Tuttavia, sono presenti anche diversi documenti, tra cui lettere, libri e diari, oppure colonne di giornali dell’epoca, materiali sia scritti che a stampa digitalizzati in alta qualità, che risultano molto utili per la ricerca storiografica dell’immigrazione giapponese negli Stati Uniti.

Le fonti sono organizzate in collezioni che derivano da diversi fondi che hanno curato gli aspetti tecnici della digitalizzazione. Nonostante le collezioni siano numerose, risulta, quindi, facile navigare tra le varie collezioni perché presentano una loro sezione dedicata che è possibile ritrovare quando si clicca sul menù a tendina Browse e poi by collection. Ogni sezione ha una descrizione abbastanza sommaria di quello che si andrà a visionare.


 Funzionalità:     

Il sito è presentato in maniera da rispecchiare i canoni user-friendly che dovrebbero essere utilizzati nella maggior parte dei siti internet. Nonostante, infatti, sia un sito che presenta una mole enorme di fonti, la struttura risulta omogenea e ben pensata, senza stancare troppo l’utente durante la navigazione. Ben dosati sono l’utilizzo delle immagini e delle parti scritte che creano una certa armonia, come primo impatto visivo. Sicuramente questo andrà a rendere il sito molto più fruibile per utenti che provengono da background diversi, quali l’educazione, oppure la ricerca, ma anche la persona che si avvicina per un interesse personale. Il sito non presenta come progetto spazi di analisi intratestuali o per fini di statistica, perché del resto è un repository, cioè una sorta di catalogo o deposito di fonti che sono associate tra loro solo grazie alle tematiche o agli autori che permettono l’indicizzazione all’interno del motore di ricerca, ma non una analisi comparativa e multifocale. Da sottolineare è inoltre la possibilità quasi costante di potersi ricollegare a siti e strutture esterne, soprattutto al sito Densho.org che davvero costituisce un punto di partenza dove esplorare fonti secondarie che vanno a integrare la visualizzazione e fruizione delle fonti primarie presenti in questo repository. Per esempio, possiamo accedere all’enciclopedia o ai materiali relativi alla storia della Seconda Guerra Mondiale.

Analizziamo ora alcuni aspetti e funzionalità:

- La Home page risulta molto lineare e facile da navigare. Il punto focale è la presenza immediata del discovery layer con cui è possibile subito iniziare una ricerca del catalogo. Ci sono due possibili strade per navigare attraverso le collezioni: con l’utilizzo del motore di ricerca cliccando Search; oppure con Browse che permette di ricercare la collezione attraverso diversi indicizzatori. Scorrendo verso il basso nella Home page si apre un mosaico di volti ed immagini che evidentemente creano un certo impatto. Sicuramente l’idea è quella di far comprendere all’utente l’importanza della fonte come cardine di tutto il progetto, sia essa una persona oppure un documento legato ad un ricordo. Scorrendo il mouse sopra queste immagini, esse si ricoprono di un filtro rosso ed è possibile visionarle cliccando view (scritta che compare insieme al filtro rosso). Questa modalità di presentare una Home page risulta molto più allettante di tante altre presenti in diversi progetti di Digital History, soprattutto perché veicola un messaggio preciso per cui quello che si andrà a vedere e scoprire è la fonte pura e cruda.

- La ricerca è quindi il punto cardine del progetto, visto che siamo davanti ad un catalogo di fonti primarie enorme, ed esistono due modi per navigare le varie collezioni:

- Cliccando Search dalla Home page, compare una barra di ricerca Google-like che non presenta fields o strumenti per la ricerca avanzata che dovrebbero essere accessibili per un pubblico di utenti più esperti e abituati alla ricerca di fonti. Una volta eseguita una ricerca, oltre ai risultati che possono essere visualizzati come lista oppure come gallery, dove possiamo avere una anteprima della fonte, compaiono diversi indicizzatori che possono essere utilizzati per restringere la ricerca, per esempio per formato, topic oppure genere.

- Inoltre, l’utente può navigare attraverso le varie collezioni cliccando su Browse al centro della Home page oppure dal menù a tendina presente nell’header. In entrambi i modi, è possibile selezionare quattro diversi indicizzatori: per narratore, collezione, materia o argomento, e facility, che corrisponde ai luoghi dei diversi campi di incarceramento presenti negli Stati Unite durante la Seconda Guerra Mondiale. Ogni voce che possiamo ricavare da questi indicizzatori ci mostra anticipatamente la quantità di materiale disponibile uno volta cliccata l’argomento scelto. Da segnalare è l’indicizzatore by collection che porta l’utente ad una pagina con un elenco infinito di collezioni, tutte descritte sommariamente nel loro contenuto e tematiche, che tuttavia risulta a livello di navigazione abbastanza lungo e complesso da scorrere. Forse sarebbe stato opportuno riprende l’idea della parte iniziale della pagina, cioè inglobare le collezioni all’interno di questi macro-aggregatori, che sono i vari fondi da dove sono stati presi i materiali digitalizzati, in modo da avere degli hyperlink che permettevano l’accesso a pagine dedicate con l’elenco sintetico ed esplicativo delle collezioni. Una struttura ad albero ancora più organizzata, in sintesi.

Sicuramente i sistemi di ricerca della collezione sono vari e complessi, quindi hanno aspetti che possono essere completi e dettagliati, ma allo stesso tempo richiedono un lavoro maggiore di limatura in termini di fruibilità.

- Le fonti, come riportato in precedenza, sono prevalentemente di stampo multimediale, ma sono anche presenti digitalizzazioni di interi documenti. I materiali sono visualizzabili da una pagina dedicata con tutti i metadati collegati ad essi, metadati che in alcuni casi, quando sono sottolineati in arancione, possono fungere da indicizzatori per creare altre ricerche collegate. È molto interessante notare che tutti i materiali presentano una sezione per il licensing e la citation, entrambe cose molto utili, soprattutto per coloro che hanno necessità di usare queste fonti per progetti educativi o di ricerca per cui la citazione della fonte e la possibilità di riprodurre dei materiali o meno devono essere aspetti sempre chiari e ben segnalati.

- Ogni immagine o documento può essere ingrandito cliccando la scannerizzazione oppure la lente di ingrandimento sul bordo esterno, tuttavia non ci sono ulteriori funzioni di ingrandimento oltre al fatto di avere il documento in primo piano, cosa che consentirebbe di poter leggere attentamente i documenti. Ovviamente è possibile ingrandire ulteriormente la pagina attraverso le funzioni del browser che si sta utilizzando, ma forse funzioni ulteriori di manipolazioni della scannerizzazione avrebbero permesso una fruizione a tutto tondo della fonte. Inoltre, sono disponibili due opzioni per scaricare una riproduzione della scannerizzazione, cioè in full size che è la tipologia più pesante in termini di MB ed è un PDF, oppure in large che è più piccola, in formato JPEG. La possibilità di scegliere tra due formati e anche size diverse risponde ad esigenze diverse per cui un utente proveniente dal mondo dell’educazione e della scuola potrà trovare beneficio dal JPEG per questioni di spazio e manipolazione, mentre il PDF può risultare più indicato per un pubblico di ricercatori che ha necessità di avere una qualità più dettagliata possibile.

- Le interviste sono sicuramente ben più curate dal punto di vista delle funzioni disponibili, probabilmente perché il progetto è nato per collezionare questo tipo di materiale. I video sono divisi in segmenti per cui è necessario ogni volta proseguire con il segmento successivo uno volta concluso quello corrente, ma questo permette di dividere il video in momenti tematici che sono sintetizzati sotto il video cliccando view all segments per cui l’utente può scegliere quale parte ascoltare. I file di questi video possono essere scaricati sia in formato MP4 oppure in full size con il formato MPEG2, oppure è possibile scaricare solo la trascrizione del video, sia per segmenti oppure integralmente. Questa parte del repository risulta certamente molto più completa e in qualche modo analitica proprio per la tipologia di fonte con cui si ha a che fare. 

- il registro dei nomi è un’altra funzione molto peculiare di questo progetto, sicuramente una di quelle più analitiche. È possibile scaricare gli elenchi completi in formato PDF ed Excel, oppure ricercare i nomi attraverso il motore di ricerca che ingloba tutti questi dati presenti nei file all’interno di un database. Sicuramente risulta uno strumento molto utile perché grazie al database è possibile non solo cercare un nome specifico, ma fare altre ricerche collegate ad esso soprattutto se il nome è collegato ad altri membri della stessa famiglia. Tuttavia, gli indicizzatori come il cognome (Last name) oppure l’ID collegato al nome, se vengono cliccati non portano a nessuna ricerca avanzata, semplicemente riportano alla stessa pagina - nonostante siano sottolineati in arancione e sembrino degli hyperlink. Non è comprensibile quale sia l’intento di mettere degli hyperlink associati a questi indicizzatori, quando questo lavoro poteva essere fatto con le informazioni associate ad essi, le quali ovviamente potevano collegare più persone, come il nome del campo oppure l’anno di nascita o il genere, in modo da fare poi una ricerca comparativa. Quello che manca da questo registro sono le statistiche e quindi, ancora, sistemi di elaborazione dei dati forniti, probabilmente perché funge da punto di inizio per ricerche legate alla genealogia più che per ricerche storiografiche che si basano su dati comparativi.


 Obiettivi e pubblico di riferimento:     

Possiamo trovare informazioni relative agli obiettivi del progetto nella sezione About presente tra i menù a tendina dell’header, cliccando Overview. Questo repository si prefigura come obiettivo primario quello di mettere luce su alcune tematiche relative ai diritti umani. In particolare, i promotori del progetto volevano fare in modo che le persone non dimenticassero come spesso nella storia le libertà e i diritti fondamentali sono stati accantonati in tempo di guerra negli Stati Uniti.

Altre informazioni sulla Mission degli autori del progetto, la organizzazione Densho, è possibile reperirle direttamente dal sito Densho.org che è collegato al repository tramite un hyperlink tra i menù a tendina dell’header della Home page del sito. Si impegnano a fornire e divulgare materiali per le generazioni future in modo da documentare attraverso le fonti, creare strumenti per l’apprendimento e risorse rivolte agli insegnanti stessi per strutturare un insegnamento della storia che sia diverso e più specifico di tematiche che sono difficili da trovare nei libri di testo.

L’intendo divulgativo di questo progetto si rispecchia non solo nell’obiettivo, ma anche nella struttura stessa del sito, che appare semplice da utilizzare in termini di navigazione e ricerca. Come specificato sempre in Overview, gli autori del progetto hanno voluto creare uno spazio dove fossero presenti materiali difficili da reperire altrove che però avessero una interfaccia user-friendly in modo da rispondere ad un pubblico sempre più ampio man mano che la mole di fonti venivano inglobate nel progetto. Infatti, i materiali sono sia rivolti al campo prettamente educativo degli studenti e insegnanti, ma anche ad un pubblico di ricercatori e storici che potrebbero far fatica a reperire materiali così specifici e particolari.


 Architettura web, chiarezza, navigabilità:         4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:         3
Qualità grafica, impatto visivo:         5
 Rilevanza del tema:         5
Ricchezza dei contenuti:         4
 Qualità degli apparati descrittivi e delle guide:         3
Giudizio complessivo:     

Il sito risulta a primo impatto una piattaforma pensata particolarmente bene, con un intento chiaro e delineato per cui è molto difficile discutere la sua affidabilità ed autorevolezza visto che non ci sono scopi di lucro dietro all’intero progetto.

Sicuramente l’obiettivo che sta dietro a questo estensivo repository è stato raggiunto e in qualche modo ampliato per rispondere ad un pubblico sempre più vasto che per questo richiede anche tipi di materiali diversi e strumenti di fruizione variegati.

Esistono sicuramente alcune fragilità dettate dalla mole gigantesca di materiali presenti all’interno delle varie collezioni, tuttavia credo che manchino soprattutto aspetti analitici e rielaborativi fondamentali per un pubblico più specialistico. Non è infatti possibile utilizzare le digitalizzazioni in maniera dinamica, per esempio facendo delle ricerche intratestuali o intertestuali delle parole che si trovano all’interno dei testi. Questo aspetto avrebbe permesso alle fonti di staccarsi dalla mera visualizzazione dei contenuti per dare davvero la possibilità di sfruttare i materiali per fare ricerche trasversali.

L’interconnessione tra il progetto, il sito Deisho.org e le varie collezioni e risorse mostra un aspetto peculiare di questo progetto che è quello di divulgare e restituire agli utenti una storia a tutto tondo e completa di una pagina della storia che non è semplice da trovare e ricercare.

Nonostante tutto, il progetto nasce con l’intento di collezionare in un deposito tutto il materiale reperibile sulla storia delle incarcerazioni degli immigrati giapponesi negli Stati Uniti, quindi comunque svolge quello è il suo scopo e compito.


URL:      Densho Digital Repository
Tipologia:      Pubblicazione di fonti primarie
Firma:      Silvia Pilot
Immagine:      Immagine della Home Page di Densho Digital Repository che mostra l'header con i vari menù a tendina, una sezione per la ricerca delle collezioni e delle immagini che rimandano alle fonti consultabili
Data della recensione:      4 dicembre 2021