"Google, per il suo funzionamento tecnico e per le sue politiche editoriali, declina in sé diverse accezioni del termine falso:
a) È ingannevole, perché dà l'impressione di cercare sull'intero Web (o una sua parte molto consistente)3 e perché non è imparziale;
b) È infondato, perché il recupero e l'ordinamento dei risultati non si basano sulla semantica (come Google dichiara e l'utente è indotto a pensare) e perché manipola i risultati della ricerca;
c) È fraudolento, perché raccoglie e vende dati sugli utenti, anche a loro insaputa.
[...] possibili rischi per la comunità scientifica che derivano da un motore di ricerca come Google:
- la posizione di monopolio de facto impedisce la verifica - con strumenti alternativi ed equivalenti - dell'esistenza di altre informazioni di qualità equivalente o superiore;
- la funzione di personalizzazione delle ricerche, servizio obbligatorio fornito da Google, viola il principio di uguale accesso all'informazione per tutti sancito, per esempio, dal Manifesto Unesco sulle biblioteche pubbliche;
- la personalizzazione delle ricerche si basa sulla violazione - sistematica ed estensiva - della privacy. Tutte le attività e i comportamenti di qualsiasi utente vengono monitorati e registrati (e venduti), per offrire pubblicità mirate;
- i risultati delle ricerche sono influenzati dall'analisi dei dati degli utenti (data mining).

Ultime modifiche: lunedì, 27 novembre 2017, 11:24