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    A metà Quattrocento, l'invenzione della stampa apre la possibilità della riproducibilità tecnica delle opere letterarie e delle opere d'arte in generale. Contemporaneamente, si fa strada una consapevolezza e un bisogno di riconoscimento dell'autorialità individuale che si può facilmente ritrovare nell'opera di un artista come Dürer. E' lui infati a inventare un proprio monogramma da inserire all'interno delle opere che verranno riprodotte come incisioni; ed è sempre lui a produrre una serie significativa e originale di autoritratti. Tutto questo è prova non solo del crescente bisogno di riconoscimento dell'autorialità individuale, ma anche dell'apertura di una riflessione, una vera e propria mise en abyme sulla questione stessa dell'autorialità che arriva fino al Velázquez di Las meninas e che si ritrova con particolare evidenza nella costruzione di Don Chisciotte.

    Il romanzo di Cervantes si presenta, infatti, come un vero e proprio repertorio di tutte le possibilità aperte dalla questione autoriale: non solo perché l'autorialità di Cervantes stesso è instabile, tra l'edizione di Don Chisciotte del 1605 e quella del 1615, ma anche perché viene messa continuamente in dubbio ogni possibilità di affermazione di una soggettività univoca e monolitica e di ogni pratica che si riconosca come produzione artistica originale.

    Letture da:

    M. de Cervantes, El ingenioso hidalgo don Quixote de la Mancha, vol. I e II, 1605-1615 (ed. cons. Don Quijote de la Mancha, ed. Francisco Rico, Madrid, Real Academia Española, 2004 e succ.; tr. it. cons. Don Chisciotte della Mancia, tr. it. V. Bodini, Torino, Einaudi, 1957 e succ.): vol. I, Prologo, cap. I-II, VI-IX; vol. II, Prologo, cap. I;