Guida alla tesi di laurea
Premessa
Con questa Guida si forniscono indicazioni metodologiche e prescrizioni editoriali – queste ultime vincolanti – al fine di assicurare uniformità, chiarezza e controllabilità delle tesi di laurea.
Prescrizioni editoriali
Ogni parte della tesi (intestazione, introduzione, primo capitolo, e così avanti) dovrà cominciare su una pagina dispari ed eventualmente proseguire su pagina pari; la redazione dovrà seguire i seguenti parametri, relativi rispettivamente a testo, titoli e note.
I. Testo
Il testo, a partire dall'Introduzione, sarà in corpo tondo; il corsivo sarà utilizzato per le parole straniere; si sconsiglia, di regola, l’uso del grassetto. Il carattere potrà essere uno qualunque fra i tanti disponibili; il corpo (i punti) sarà (saranno) 12; il rientro pari a 1 cm; il testo sarà “giustificato” (non “a bandiera”); l’interlinea sarà pari a 1,5. I margini saranno: 3 sinistro e 2,5 destro; 2,5 superiore e 2,5 inferiore.
II. Titoli
I titoli dei capitoli devono essere centrati, nello stesso carattere del testo, ma in punti 14 anziché 12; i titoli dei paragrafi, invece, sono allineati a sinistra senza rientro, in corsivo, con il numero iniziale in tondo.
III. Note
Le note saranno segnalate da un richiamo in apice, nello stesso carattere del testo, in corpo (punti) 10; esse saranno giustificate senza rientro, nello stesso carattere del testo, ma in corpo (punti) 10; l'interlinea sarà singola.
b) Per quanto non espressamente previsto dai presenti criteri redazionali si rinvia alle indicazioni del docente relatore. 2
Indicazioni metodologiche
La preparazione della tesi, normalmente, si svolge in quattro fasi.
1. Assegnazione della tesi
E' possibile chiedere l'assegnazione della tesi rivolgendosi ai docenti. Non ci sono tempistiche suggerite per chiedere o proporre al docente l'assegnazione di un tema di ricerca. E' consigliabile, tuttavia, intraprendere il lavoro di ricerca almeno un anno prima della data presumibile di discussione della tesi.
2. Raccolta del materiale
A partire da una bibliografia minima, suggerita inizialmente dal docente, il candidato avrà cura di cercare, raccogliere e schedare personalmente tutto il materiale necessario per la redazione della tesi, e in particolare:
Opere generali di consultazione, come le voci dell’Enciclopedia del diritto, del Digesto, quarta edizione, dell’Enciclopedia giuridica Treccani, e simili.
Trattati e manuali della materia prescelta e delle altre eventualmente rilevanti, nelle ultime edizioni ove si tratti di materia di diritto positivo.
Commentari della legislazione.
Principali contributi scientifici sul tema oggetto della tesi: monografie, articoli su riviste, note a sentenza.
Repertori di dottrina e giurisprudenza. Per la sola dottrina, va consultato in particolare V. Napoletano, Dizionario bibliografico delle riviste giuridiche italiane, Milano (un volume all'anno); per la dottrina e la giurisprudenza, il Repertorio del Foro italiano, il Repertorio della Giustizia Civile, il Repertorio della Giurisprudenza Italiana. Il Repertorio del Foro Italiano e il Repertorio della Giustizia Civile (sotto la dizione Juris Data) sono consultabili anche mediante CD-Rom. Com’è noto, dall'ultima annata degli indici del repertorio (per materia o per legislazione) è possibile risalire alla voce che interessa, e di qui alla stessa voce nelle annate precedenti; sotto tale voce si troverà l'elenco dei contributi dottrinali e le massime delle sentenze pronunciate nella relativa annata, con l’indicazione delle riviste in cui gli uni e gli altri sono reperibili. Quanto alla dottrina, si dovrà fare particolare attenzione alle note a piè di pagina o incorporate nel testo, che permetteranno di risalire a ulteriori libri o articoli e quindi di ampliare la bibliografia; di regola, nelle note della tesi andrà citata solo letteratura che si è effettivamente consultata (divieto di citazioni “di seconda mano”). Quanto alla giurisprudenza, andranno parimenti citate le sole decisioni che si siano effettivamente consultate; si consiglia in particolare di leggere le sentenze per esteso, e non la sola massima.
Normalmente, il materiale è fornito dalle biblioteche del Dipartimento di scienze giuridiche e delle singole Sezioni, nell'orario esposto negli appositi albi (disponibili anche in via telematica al sito www. univ.trieste.it/fgiuris/strutture e biblioteche), nei limiti e con le modalità di consultazione e di prestito previsti dagli appositi regolamenti. Va ricordato, ad esempio, che è escluso di regola il prestito dei manuali, dei codici, dei periodici e delle riviste in genere, delle enciclopedie e dei testi antichi; i libri in lingua straniera e il materiale anteriore al 1980 sono invece ammessi al prestito, ma alle condizioni di volta in volta indicate dagli addetti alle singole biblioteche di Dipartimento. Non è escluso che per le tesi di maggiore impegno il materiale vada raccolto in altre biblioteche, della stessa università triestina o anche di altri atenei, eventualmente ricorrendo al prestito librario interuniversitario o alla consultazione di testi informatizzati.
3. Sistemazione del materiale
Una volta raccolto tutto il materiale indispensabile per la redazione dell’intera tesi o di sue parti, esso va “sistemato” in una bibliografia e in un indice provvisorio, che dispongano la materia in un ordine che può essere logico, storico o d’altro tipo, ma che deve comunque consentire a chiunque consulterà la tesi di reperirvi le notizie essenziali. Bibliografia e indice provvisorio andranno sottoposti al relatore o almeno ai suoi collaboratori che seguano direttamente il lavoro. Relatore o collaboratori possono accettare bibliografia e indice provvisori, oppure suggerire cambiamenti o integrazioni, anche in corso d’opera; solo dopo la loro accettazione bibliografia e indice diventano definitivi.
4. Stesura della tesi
Di regola, la stesura della tesi segue l’ordine dell’indice, dal primo capitolo sino alla eventuale Conclusione e alla Bibliografia finale; si consiglia peraltro di redigere per ultima l’Introduzione, che dovrà tener conto dei risultati raggiunti nel resto del lavoro. I capitoli andranno numerati, forniti di un titolo e divisi in paragrafi anch’essi numerati ed eventualmente intitolati; numerazione e intitolazione sia dei capitoli sia dei paragrafi dovranno comunque ritrovarsi nell’indice. Ove i paragrafi siano intitolati, può essere utile premettere a ogni capitolo un sommario, corrispondente all’indice del capitolo; di regola, i titoli non sono seguiti dal punto fermo.
Può essere opportuno, ove le conclusioni non possano già desumersi dall’Introduzione e dai paragrafi finali dei singoli capitoli, redigere un’apposita Conclusione: beninteso al fine – non di riassumere quanto si è già detto, bensì – di avanzare riflessioni personali (dalle quali è invece consigliabile astenersi nel corso dell’opera) e, nel caso delle materie di diritto positivo, anche proposte di riforma della legislazione vigente. Lo stile sarà sobrio e conciso, finalizzato anzitutto alla migliore comprensione del testo e delle tesi che si vogliono sostenere; è sconsigliata l’imitazione del peggiore gergo giuridico (tecnicismi non strettamente necessari, latinetti esornativi, “paroloni” in genere). Più in generale, sulla base dell’Indice, dell’Introduzione, della Conclusione e della Bibliografia finale, dev’essere possibile per chiunque si accosti al testo – e anzitutto per la Commissione di Laurea – conoscere gli argomenti toccati e le tesi sostenute dal candidato.
Redazione della tesi
Il testo della tesi segue certe regole standard, relative: 1) all’ordine delle parti; 2) alle citazioni; 3) alle note; 4) alla bibliografia. Con riferimento alle formalità tipografiche, si vedano le prescrizioni editoriali indicate all’inizio di questa Guida.
1. Ordine delle parti
Le parti della tesi si succedono nel seguente ordine:
– frontespizio, di cui si fornisce il modello in appendice alla presente Guida;
– indice, nel quale compaiono titoli dei capitoli ed eventuali titoli dei paragrafi, con relativa pagina iniziale;
– Introduzione, eventualmente divisa in paragrafi;
– capitoli, numerati dall’1 in avanti;
– eventuale Conclusione, sempre abbastanza concisa da non aver mai bisogno di divisione in paragrafi;
– bibliografia finale.
2. Citazioni
Il testo della tesi può nominare singoli autori, specie ove si tratti di classici o, naturalmente, dell’autore oggetto della stessa tesi; è peraltro auspicabile – specie ove si tratti di autori meno noti o dello stesso relatore della tesi, per quanto illustre – che i nomi siano citati in nota e non nel testo. Le citazioni testuali – passi di un autore racchiusi fra virgolette, possibilmente “a sergente” (« ») – vanno usate solo in caso di necessità e devono essere rigorosamente fedeli alla fonte; sono ammesse solo omissioni di parti della citazione, segnalate da tre punti racchiusi entro parentesi quadre ([...]).
3. Note
Le note devono comparire a piè di pagina e non alla fine del capitolo, e vanno numerate capitolo per capitolo; ove la redazione della tesi avvenga per via informatica, com’è ormai comune, si procederà dunque a produrre altrettanti files quante sono le parti del testo dotate di note (singoli capitoli, Introduzione, eventuale conclusione). Le note sono esclusivamente finalizzate alla migliore comprensione del testo, e in particolare alla esplicitazione delle fonti di affermazioni in esso contenute. Particolare attenzione deve essere posta alla tecnica di citazione, che sarà diversa per legislazione, giurisprudenza e dottrina.
Legislazione. Va indicata la data (per esteso) e il numero della fonte legislativa, con le abbreviazioni usuali: ad esempio, l. 8 agosto 1995 n. 332. Gli articoli di codice verranno citati con il rispettivo numero, seguito dal comma e dall'eventuale lettera (scritta in corsivo): ad esempio, art. 431 comma 1 lett. a c.p.p.
Dottrina. Possono citarsi o libri o articoli contenuti in riviste, enciclopedie o su internet.
Nel caso di libri, i modelli da seguire saranno i seguenti:
– N. Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna, 1979, p. 3 (o pp. 27-29); se già citato, N. Bobbio, Il problema della guerra, cit., p. 95 (o pp. 139-141). Ove il candidato preferisca omettere l’editore potrà farlo, ma in tal caso dovrà farlo sistematicamente, ossia per tutti i libri citati. Si prega di astenersi dal ricorrere a formule, solo apparentemente semplificatorie, come op. cit., ivi, ibidem, Id., Ead. anche dove si tratti dell’unica citazione di un autore o di citazioni contigue.
– J. S. Mill, Saggio sulla libertà (1858), trad. it. Il Saggiatore, Milano, 1981, p. 112; in questo caso, trattandosi di traduzione, la cifra fra parentesi indicherà la data di pubblicazione dell’originale, sempre reperibile nelle pagine iniziali del libro.
– O. Weinberger, Nuove considerazioni sulla teoria della nomodinamica, in L. Gianformaggio (a cura di), Sistemi normativi statici e dinamici, Giappichelli, Torino, 1991; se già citato, O. Weinberger, Nuove considerazioni, cit. La locuzione fra parentesi indica che si tratta del curatore di un’opera a più mani, per la quale è sconsigliato servirsi di sigle come A. V. o AA. VV ed è consigliato, invece, indicare il curatore. La locuzione (a cura di) può essere sostituita con (ed.) nel caso di opere in inglese.
Nel caso di riviste o di voci di enciclopedia, i modelli saranno invece i seguenti:
– G. Conso, Ad un anno dall'approvazione dello statuto di Roma istitutivo della corte criminale internazionale, in “Diritto penale e processo”, 1999, p. 797; se già citato, G. Conso, Ad un anno dall’approvazione dello statuto di Roma, cit., p. 802. Nelle materie di diritto positivo è possibile ricorrere ad abbreviazioni standard dei titoli delle riviste, che in tal caso vanno in corsivo: nel caso, “Diritto penale e processo” diviene Dir. pen. proc.
– L. Carlassare, voce Regolamento (diritto costituzionale), in Enciclopedia del diritto, vol. xxxix, Giuffrè, Milano, 1988; se già citato, L. Carlassare, voce Regolamento, cit.
Nel caso di internet, è sempre preferibile citare dall’edizione definitiva a stampa, se esiste; se peraltro si cita da internet, la citazione dev’essere tale da permettere a chiunque di risalire alla fonte.
Giurisprudenza. Nelle citazioni di decisioni giudiziali, i modelli saranno i seguenti:
– Corte cost., 31 gennaio 1992, n. 24, in “Giurisprudenza Costituzionale” (oppure Giur. Cost.), 1992, p. 312.
– Cass. Pen., (Sez. Un.), 4 dicembre 1953, in “Diritto penale italiano” (oppure Dir. pen. it.), 1954, pp. 28-35.
– Trib. Sanremo, 13 dicembre 1993, in “Giustizia civile” (oppure Giust. civ.), 1994, I, pp. 1401 ss.
4. Bibliografia
La bibliografia finale riporterà essenzialmente la dottrina citata o comunque effettivamente utilizzata, ed eventualmente, nelle materie di diritto positivo, legislazione e giurisprudenza. Nel caso delle altre materie potranno essere opportune partizioni della bibliografia; ad esempio, nel caso di tesi sull’opera complessiva di un autore, occorrerà distinguere letteratura primaria (testi di un autore) e letteratura secondaria (testi su un autore). La dottrina verrà citata nell’ordine alfabetico degli autori e nell’ordine cronologico dei lavori di ogni singolo autore citato. Rispetto alle note, vi saranno due differenze: in primo luogo, al fine di favorire l’ordinamento alfabetico automatico degli autori, si potrà citare prima il cognome e poi il nome (per esempio, S. Veca diviene Veca, S.); in secondo luogo, degli articoli si citerà, non la o le singole pagine già citate in nota, ma la pagina iniziale (specie nelle materie di diritto positivo) o meglio ancora le pagine rispettivamente iniziale e finale (specie nelle altre materie).
Di seguito è riportato, a titolo meramente esemplificativo, un modello del frontespizio
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE
DIPARTIMENTO DI SCIENZE GIURIDICHE,
DEL LINGUAGGIO, DELL’INTERPRETAZIONE
E DELLA TRADUZIONE
Corso di Laurea in Giurisprudenza
Tesi di Laurea in
Diritto Amministrativo
Titolo della tesi
Laureando/a: Relatore/Relatrice:
Nome Cognome Chiar.mo/ma Prof./Prof.ssa
Anno Accademico 2024-2025