Titolo:
Temi:
Autori:
Contenuti e fonti:
Funzionalità:
Obiettivi e pubblico di riferimento:
Architettura web, chiarezza, navigabilità - da 1 (min) a 5 (max):
Accessibilità e ricercabilità dei dati - da 1(min) a 5 (max):
Qualità grafica, impatto visivo - da 1 (min) a 5 (max):
Valutazione dei contenuti: rilevanza del tema - da 1 (min) a 5 (max):
Ricchezza dei contenuti - da 1 (min) a 5 (max):
Qualità di apparati introduttivi, e istruzioni - da 1 (min) a 5 (max):
Giudizio complessivo:
URL:
Tipologia:
Firma:
Immagine:
Data della recensione:
Includi nella ricerca.
Nome autore:
Cognome autore:



Titolo:

Roy Rosenzweig Center for History and New Media

Temi:

Il Roy Rosenzweig Center for History and New Media è parte del Dipartimento di Storia e Storia dell’Arte presso la George Mason University (Virginia, USA) e si occupa di sviluppare siti web e progetti di digital history, con l’obiettivo di allargare i confini delle discipline umanistiche. I contenuti sviluppati sono dunque gratuiti e disponibili a tutti.

Autori:

Il centro è stato fondato nel 1994 da Roy Rosenzweig con il supporto del National Endowment for the Humanities. Negli ultimi 27 anni di attività, più di 130 persone hanno lavorato al RRCHNM, inclusi studenti, ricercatori, sviluppatori, designer e media producer provenienti sia dagli Stati Uniti sia da altri Paesi del mondo. I direttori del Centro sono sia docenti sia ricercatori del Dipartimento di Storia e Storia dell’Arte della George Mason University, i quali vengono elencati uno ad uno con delle fotografie, in modo da rendere al visitatore più concreta e immediata la vitalità del progetto.

Contenuti e fonti:

Nei 27 anni di attività, il Roy Rosenzweig Center for History and New Media ha sviluppato più di sessanta progetti, che comprendono risorse online per insegnanti, siti di mostre e collezioni, software open source, forum. Il visitatore può dare uno sguardo reale ai progetti che in questo momento vengono sviluppati cliccando su un link che reindirizza a una pagina dedicata a ciò.

Funzionalità:

La pagina principale presenta il Roy Rosenzweig Center for History and New Media in ogni suo aspetto: attraverso le sezioni “Our story”, “Our people” e “Our work” il visitatore viene a conoscenza della natura del progetto, nonostante la parte sui lavori svolti sia molto vaga. La pagina comprende anche uno specchietto che incoraggia il visitatore a fare una donazione al progetto, in quanto l’esistenza del Centro si basa sui fondi dei contribuenti. Seguono in basso tre sezioni nominate “RRCHNM Events”, “News” e “Featured Projects”.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obiettivo del centro è quello di creare progetti digitali che siano in grado di allargare i confini della storia e delle discipline umanistiche. Le risorse digitali e la tecnologia in generale vengono utilizzati al fine di democratizzare la storia, in modo da dare ascolto a diverse voci, raggiungere pubblici differenti e incoraggiare la partecipazione popolare nella presentazione e nella preservazione del passato.

Il pubblico di riferimento non viene specificato, ma suppongo spazi da ambiti didattici ad ambiti di ricerca: lo si intuisce dalla varietà di progetti di cui si è occupato il Centro negli anni.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    2
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    1
Qualità grafica, impatto visivo:    2
Rilevanza del tema:    3
Ricchezza dei contenuti:    3
Qualità di apparati descrittivi e guide:    4
Giudizio complessivo:

A primo impatto, il sito appare come una grande schermata bianca con molte parole, che non tutti i visitatori leggerebbero con attenzione. Una consistente parte del sito è dedicata alla storia del RRCHNM e alle persone che vi collaborano, ma sulle attività di esso vengono spese poche parole, lasciando il visitatore confuso. Il sito è da migliorare molto negli aspetti grafici e contenutistici: consiglio di focalizzarsi meno sul passato del Centro e più sul suo presente, ridurre le parti scritte e soprattutto descrivere in modo meno astratto le attività del Roy Rosenzweig Center for History and New Media.

URL: https://rrchnm.org/
Tipologia: Pubblicazione di fonti secondarie
Firma: Alessandra Paviot
Immagine:
Data della recensione: 29 novembre 2021


Titolo:

I campi fascisti. Dalle guerre in Africa alla Repubblica di Salò

Temi:

Il sito si propone di presentare i diversi luoghi, che vanno dall’Africa all’Italia, utilizzati dai Fascisti per internare la popolazione considerata come un nemico per il regime stesso, fra cui oppositori politici, ebrei, membri della resistenza e molti altri. Come evidenziato nella sezione che presenta il progetto, questo è incentrato sulla presentazione dei luoghi, permettendoci di individuarli su una mappa. Dopodiché vengono descritte le caratteristiche di questi campi: come vengono catalogati nelle diverse categorie, cosa vi accadeva e chi vi operò. Infine, è possibile anche ricercare i nomi degli internati e leggere alcune loro testimonianze accompagnate da foto.


Autori:

Il Progetto è stato ideato inizialmente da Andrea Giuseppini e Roman Herzog membri dell’Associazione Italiana Audiodocumentaristi, ma dal 2015 questo viene portato avanti solo dal signor Giuseppini, per conto dell’associazione Topografia per la Storia. Importante vedere come al progetto abbiano contribuito un elevatissimo numero di studiosi e case editrici, come si evince nella sezione introduttiva del sito dove vengono riportati. Fondamentale è stato anche l’intervento di alcuni internati che hanno rilasciato delle testimonianze sulla loro prigionia.

Inoltre la ricerca è stata sostenuta anche dall’Unione Europe, dalla Fondazione Museo della Shoah e dalla regione Toscana per un particolare approfondimento sul carcere di Volterra.


Contenuti e fonti:

Il sito presenta quattro sezioni: la prima è incentrata sul fornire la locazione dei campi e alcune informazioni su questi, come eventuali ampliamenti o il numero di deceduti. Scegliendo una località dalla mappa si apre la sua scheda da cui raggiungiamo le altre sezioni del sito: una dedicata alle informazioni sugli internati contenute in una breve scheda; una dedicata a documenti, foto e disposizioni riguardanti quel campo e infine le testimonianze degli internati stessi.

Le principali fonti per la costruzione di questo sito sono state i documenti originali, testi bibliografici, riportati nella sezione bibliografie e testimonianze.


Funzionalità:

Dalla Home page subito si evince il contenuto del sito e ci viene sottolineato come essendo un “work in progress” alcune sezioni si presentino ancora scarne. Con il menù posto in alto si raggiungono le diverse sezioni del sito: le prime due hanno la funzione di presentare il progetto, coloro che ne hanno fatto parte e dare una breve guida all’utilizzo; la sezione “luoghi” permette di selezionare il tipo di campo portandoci ad un elenco di tutti i luoghi di quella tipologia da poter consultare; dopodiché c’è una mappa su cui sono contrassegnate le località di prigionia che se selezionate aprono la scheda relativa a quel campo; le sezioni “documenti” e “internati”, invece, ci permettono di effettuare una ricerca in base ad alcuni parametri su quelli che sono i documenti rinvenuti riguardanti le diverse strutture e gli internati di cui si hanno notizie.

Nelle sezioni “immagini” e “testimonianze” possiamo visualizzare foto scattate nei campi, leggere e scaricare le testimonianze di alcuni sopravvissuti.

Infine, abbiamo la sezione Bibliografie che ci fornisce tutti i titoli dei testi consultati durante la ricerca.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

Il principale obbiettivo del sito è quello di creare una grande raccolta online di tutti quelli che sono stati i luoghi utilizzati dal regime fascista per reprimere la popolazione, non solo durante la Seconda guerra mondiale, ma anche nelle campagne di conquista in Africa e nello stesso territorio italiano per permettere a tutti di consultarlo, sia per scopi di ricerca che didattici, così da fornire un nuovo sguardo a ciò che accadde sotto il ventennio fascista che molto spesso viene posto in secondo piano rispetto a quelle che erano le vicende europee di quel periodo.

Inoltre, il sito, con la sezione delle testimonianze e della ricerca degli internati, cerca di dare un volto a tutte le vittime del fascismo e di dare un’idea più chiara di ciò che accadde in quei luoghi.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    3
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    3
Qualità di apparati descrittivi e guide:    4
Giudizio complessivo:

Il sito è di facile consultazione, non si riscontrano problemi nel muoversi tra le diverse sezioni o nello scaricare i documenti in pdf delle testimonianze. Inoltre, l’interconnessione fra le diverse parti permette di visualizzare un elevato numero di informazioni riguardo ad un campo; interessante soprattutto la presentazione di documenti originali riguardanti una determinata struttura e la possibilità di ricercare, per mezzo di nome e cognome, fra gli internati delle numerose strutture prese in analisi dal progetto. Essendo ancora un work in progress, alcune schede dei campi presentano davvero poche informazioni o documentazione, altre invece riportano a numerosi documenti. 

Facile e intuitiva è anche la ricerca per tipologia di struttura, sarebbe stato interessante anche avere una breve spiegazione dei criteri alla basa della catalogazione dei campi.

Molto utile la sezione bibliografia che fornisce tutti i dati necessari per poter consultare il testo utilizzato.


URL: http://campifascisti.it/
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Elisa Piovesan
Immagine:
Data della recensione: 2 dicembre 2021


Titolo:

Global Middle Ages Project GMAP


Temi:

Nato nel 2007, ha l'intento di raccogliere in se tutti i progetti digitali della Global Middle Ages.

Il sito raccoglie tutta una serie di progetti che variano in molti ambiti, tra cui quelli narrativi, cartografici, ricostruzione di luoghi attraverso riproduzioni digitali in 3D, ma anche religiosi e mitologici. Non mancano neanche quelli relativi a scambi commerciali e a relazioni di tipo globale.


Autori:

Susan Noakes dell'Università del Minnesota e Geraldine Heng dell'Università del Texas.


Contenuti e fonti:

Il sito è suddiviso in 7 sezioni:

1. “Home” contiene i progetti di maggior rilievo e una mappa interattiva dalla quale si può accedere ad ogni singolo progetto partendo da una base geografica.

2. “About” contiene una descrizione del progetto, nonché scopo, autori e una serie di link che rimandano a contatti, informazioni aggiuntive in merito alla realizzazione del progetto, nonché foto del “dietro le quinte”.

3. “Projects” contiene tutti i progetti raccolti nel sito elencati senza nessun apparente metodo logico, probabilmente dal meno al più recente.

4. “Teaching” contiene sia i sillabi che le risorse digitali, ognuna con il rispettivo link per la visione dei documenti originali in formato digitale.

5. “Research” contiene tutte le pubblicazioni che sono nate dallo sviluppo dei vari progetti, ognuna con il rispettivo link per la visione delle pubblicazioni stesse nella loro interezza.

6. “News” contiene una serie di notizie relative a congressi, lezioni, e pubblicazioni esterne al progetto che però sono di interesse per chi si interessa di tali argomenti.

7. “External” contiene link a una serie di progetti esterni a quello di GMAP di interesse simile. (Il primo link: “Tumbouctou Manuscripts Project” se cliccato rimanda a quello che sembra essere un sito di slot machine in indonesiano. Il sito di GMAP viene identificato dal motore di ricerca, nel mio caso Google, come non sicuro.” )


Funzionalità:

La struttura del sito risulta essere datata, e nonostante il sito sia stato creato nel 2004 risulta essere di facile navigazione. Basta far riferimento alla mappa interattiva che permette di accedere ai vari progetti partendo dall'area geografica che interessano.

Se si accede ad uno dei progetti, nella parte destra della schermata sono facilmente identificabili le informazioni in merito al progetto, ossia team e bibliografia.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

L'obbiettivo principale risulta essere quello di creare una fonte unica dalla quale si può poi accede a tutta una serie di progetti, sviluppati in maniere e modi diversi e quindi con un grado di “specializzazione” differente. Il pubblico di riferimento a mio avviso risulta essere cosi abbastanza ampio, passando sia da chi lo usa per la ricerca, fino ad arrivare a studenti e amatoriali.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    3
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    4
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    3
Qualità di apparati descrittivi e guide:    3
Giudizio complessivo:

Nonostante la struttura non proprio moderna il sito risulta essere facilmente accessibile e leggibile. I vari progetti sono facilmente consultabili (anche se ad alcuni manca il link), e la navigazione tra le varie sezioni è semplice. Interessante è anche la presenza dei link non solo delle pubblicazioni, che sono consultabili per intero, ma anche degli scritti che fanno da fonte ai vari progetti.


URL: http://globalmiddleages.org/
Tipologia: Pubblicazione di fonti secondarie
Firma: Alessandro Depase
Immagine:
Data della recensione: 3 dicembre 2021


Titolo:

I luoghi del lavoro forzato e della deportazione in Italia durante la Seconda guerra mondiale

Temi:

Questo progetto digitale si propone di affrontare i complessi temi del lavoro forzato e della deportazione che coinvolsero uomini e donne durante il secondo conflitto mondiale, i quali si ritrovarono reclutati forzosamente per supportare la macchina bellica della Germania nazista e costretti a lavorare in campi destinati a tale scopo, spesso giungendovi da altre parti dei territori occupati dal Reich.

In particolare il progetto analizza diversi aspetti di questa articolata e intricata situazione, suddividendoli in diverse categorie: temi, luoghi, percorsi, persone, documenti.

Autori:

Le informazioni in merito sono presenti in fondo alla landing page del sito.

Il progetto è a cura dell’Associazione Culturale “Topografia per la storia”; questa associazione culturale ha prodotto altri noti progetti di digital history, tra cui non si può non citare https://campifascisti.it/

Per la sua realizzazione hanno contribuito finanziariamente l’Istituto Storico Germanico di Roma, la facoltà di studi umanistici dell’Università di Rijeka e la fondazione Erinnerung Verantwortung Zukunft.

Nonostante la presenza di link a diversi account social gestiti dall’Associazione, non è stato possibile risalire ai nomi di coloro che la compongono direttamente dal sito, né l’Associazione ha un proprio sito in cui esplicita chi esattamente ha partecipato a quale progetto e in quale misura.
Contenuti e fonti:

Questo progetto presenta delle fonti primarie: documenti d’archivio e fotografie dell’epoca. Il sito si presenta strutturato in varie categorie, tutte consultabili immediatamente e gratuitamente dal menù presente in home page.

Esso è dunque articolato innanzitutto per temi, attraverso la pubblicazione di alcuni articoli – taluni sintetici, altri più lunghi e strutturati – di carattere descrittivo in merito ad alcune situazioni specifiche come il lavoro forzato, gli organi della coercizione, le deportazioni e la resistenza organizzata dal movimento operaio. Ciascun articolo, a parte uno, reca in calce la firma dell’autore e l’anno di pubblicazione (tutti tra il 2016 e il 2018).

Un’altra importante categoria è quella dei luoghi, divisi in quattro macro-aree: la Repubblica Sociale Italiana, il territorio del III Reich, la zona di operazioni del Litorale Adriatico e quella delle Prealpi. Se l’area della RSI e del Litorale Adriatico sono molto approfondite, quello del III Reich e delle Prealpi lo sono solo in minima parte.

Vi è la categoria dei percorsi, che i deportati dovettero seguire per arrivare ai campi di lavoro. Qui tuttavia è al momento presente solamente un percorso, per quanto ben approfondito: quello da Molat e Buchenwald; la dizione al plurale – percorsi – fa pensare ad un pianificato futuro ampliamento della sezione. 

La categoria persone presenta alcune biografie di uomini e donne che hanno subito la deportazione di cui tratta questo progetto; al momento risultano presenti otto schede (sette uomini e una donna), ciascuna con la firma e la data di pubblicazione dell’autore della stessa.

È presente una cronologia divisa per anno, dal 1943 al 1945, realizzata con una grafica moderna e accattivante; risulta utile anche un lemmario, a spiegare in particolare alcune sigle e nomi tedeschi che potrebbero essere sconosciuti al lettore non germanofono.

Infine, vi sono due categorie attraverso le quali è possibile effettuare delle ricerche: in quella internati è possibile cercare per nome, cognome, luogo e data di nascita e luogo di internamento; in quella documenti è possibile ricercare per archivio oppure per autore, luogo, date, titolo, ente intestatario e parole nel testo.

Per quanto riguarda le fonti, gli articoli presentano delle note nel testo che, se cliccate, fanno emergere un pop-up con un riferimento testuale molto preciso; tuttavia non c’è in fondo all’articolo un’indicazione bibliografica di tutti i testi i testi utilizzati o, più in generale, una categoria fonti e bibliografia che sarebbe invece risultata assai preziosa.
Funzionalità:

Il sito si presenta in una veste grafica moderna e accattivante; è inoltre disponibile in altre due lingue oltre all’italiano: l’inglese e il tedesco. Non è tuttavia presente una mappa del sito né una bibliografia immediatamente consultabile. Manca anche una barra di ricerca diretta nel menù.

Il sito ha un design responsivo, è ben costruito e risulta accessibile con immediatezza sia da pc che da smartphone, con un’ottimizzazione che rende facile la consultazione.

Le varie parti del sito sono raggiungibili attraverso un menù di tipo hover dropdown, una modalità estremamente comoda e pratica, presente nella parte alta della schermata.

La home page presenta delle schede con un breve abstract e un’immagine di sfondo che cambiano ogni dieci secondi e che invitano l’utente alla lettura e all’approfondimento; scorrendo in basso, si trova la descrizione sintetica ed esaustiva del progetto e la possibilità di consultare una chiara cronologia degli eventi trattati.
In fondo, troviamo i link a mail ed account social con i quali interagire, oltre al nome dell’associazione che ha realizzato il sito e gli enti che vi hanno collaborato; infine, il copyright che data al 2021 ci informa che questo è un sito che non solo appare recente nella forma, ma che nei contenuti viene di continuo aggiornato.

È possibile effettuare delle ricerche nelle modalità sopra esposte per quel che riguarda le categorie internati e documenti; è presente molto materiale, comprese fonti primarie testuali e molte fotografie dell’epoca, riguardanti persone, luoghi e oggetti.
Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obiettivo dichiarato di questo progetto digitale è quello di mettere gratuitamente a disposizione per il pubblico materiale d’archivio, percorsi individuali di deportati e di lavoratori coatti, assieme a brevi schede biografiche che possano aiutare a rappresentare quella realtà complessa e variegata che è stata la storia del lavoro forzato in Italia e non solo, nel periodo 1943 – 1945.

Il pubblico di riferimento sono certamente gli studiosi ma potremmo dire soprattutto il grande pubblico: la veste grafica accattivante, le schede descrittive, le biografie e la cronologia sembrano essere pensate per un pubblico che vuole informarsi ma che conosce poco dell’argomento, più che per una ristretta cerchia di esperti sull’argomento; tuttavia anche un accademico potrebbe ricavare da questi materiali messi a disposizione e da alcune vicende personali poco note indubbi spunti d’interesse per più approfondite ricerche.
Architettura web, chiarezza, navigabilità:    5
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    3
Qualità di apparati descrittivi e guide:    3
Giudizio complessivo:

Il progetto è ben riuscito: una veste moderna e una grafica semplice ma accattivante rendono questo un sito che l’utente è invogliato a navigare.

I contenuti sono estremamente localizzati ma sufficientemente approfonditi, almeno in alcune loro parti, da rendere la loro fruizione utile per utenti di diverso tipo, dallo studioso specialista al semplice curioso.

La materia trattata, nonostante il periodo sia tra i più studiati dagli storici contemporanei, presenta un taglio originale e i contributi messi gratuitamente a disposizione dell’utenza sono da ritenersi utili ed interessanti.

Il sito è aggiornato e la presenza di tre lingue (italiano, inglese e tedesco) aumenta considerevolmente il suo bacino d’utenza.

Accanto a queste considerazioni positive, vi sono tuttavia anche delle problematicità: l’assenza di un elenco di autori chiaro, magari ciascuno con una propria biografia e un proprio curriculum accademico; l’assenza di una bibliografia comprensiva ed esaustiva; l’assenza di una mappa del sito; l’assenza di una barra di ricerca immediatamente fruibile.

Elementi, questi, la cui mancanza si fa sentire all’interno di un progetto che, per il resto, cattura l’occhio e alimenta l’interesse dell’utente.

Non è dunque da ritenersi un progetto completo al momento; ci appare però valido e affidabile, dal momento che gli enti che vi hanno collaborato sono importanti e i materiali numerosi e ben presentati.

Il giudizio complessivo è certamente positivo, anche se l’impressione è che con qualche accortezza e con l’aggiunta di qualche categoria in più avrebbe potuto essere ancora migliore. È però un progetto che pare essere tuttora seguito dai suoi sviluppatori e dunque la possibilità che le lacune che esso al momento presenta vengano colmate nel prossimo futuro è da ritenersi concreta.
URL: http://www.topografiaperlastoria.org/
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Analisi di dati
Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Amerigo Muschi
Immagine:
Data della recensione: 3 dicembre 2021


Titolo:

Holocaust Encyclopedia

Temi:

Holocaust Encyclopedia è l’enciclopedia digitale, multilingue, gratuita e senza richiesta d’iscrizione, che fornisce al pubblico 950 articoli, l’accesso alle collezioni digitalizzate, alle fotografie d’epoca e ai video di approfondimento che aiutano a comprendere perché e come è avvenuto l’Olocausto. Il museo mette a disposizione il proprio numero di telefono, ma anche la possibilità di essere contattati (tramite la voce Contact the Museum nel footer) direttamente dal loro sito principale.


Autori:

The United Holocaust Memorial Museum, fondato nel 1993 da Jack Tramiel, è il museo dell’Olocausto ufficiale degli Stati Uniti d’America. È situato a Washington e provvede alla documentazione, lo studio e l’interpretazione della storia dell’Olocausto con l’obiettivo di insegnare a milioni di persone i pericoli dell’odio incontrollato. Il direttore attuale del museo è Sara Jane Bloomfield. Il museo sopravvive grazie alle numerose donazioni realizzate anche tramite il loro sito web principale. Possono essere effettuate pure dal sito Holocaust Encyclopedia che, con un collegamento ipertestuale (presente nel footer e nella voce About The Site dell’hamburger menu), indirizza il donatore al sito principale del museo.


Contenuti e fonti:

Il sito permette di avere una visione completa dell’Olocausto: gli articoli toccano tutti gli aspetti principali, partendo dalle origini, quindi un’introduzione al tema e all’antisemitismo, per poi ampliare lo sguardo sugli avvenimenti che avvennero in concomitanza all’Olocausto, come la Seconda guerra mondiale. Sono presenti, inoltre, degli argomenti più mirati che trattano, ad esempio, la condizione della donna in quel periodo e i vari tipi di ghetto. Gli articoli, forniti di glossario, danno una visione accurata, riassuntiva e completa dell’evento, grazie anche al supporto di mappe concettuali, cartine geografiche, video di approfondimento, immagini e link ipertestuali su curiosità affini alla propria ricerca. Al termine di ogni approfondimento, sono spesso presenti delle proposte di lettura, selezionate dal museo, che potrebbero aiutare l’utente a comprendere meglio l’argomento, ma anche CRITICAL THINKING QUESTIONS per poter discutere e formulare un pensiero critico, sul tema trattato, sia in classe che da indirizzare al museo stesso.

Per quanto riguarda le fonti, si è a conoscenza dei crediti riguardanti le immagini storiche e i video: la maggior parte risalgono all’archivio US Holocaust Memorial Museum (specificando, alcune volte, la gentile concessione del proprietario della foto) e, in minoranza, da altri come Deutsches Historisches Museum. Il sito specifica che gli autori degli articoli sono: US Holocaust Memorial Museum. Infine, le icone sui ritratti storici e sui docenti, presenti nell’hamburger menu, risultano molto utili: il primo permette di dare un nome e un volto agli ebrei deportati (con annessa breve biografia), ma non solo, con tre link ipertestuali che conducono al sito principale, è possibile leggere le esperienze e i progetti di scrittura dei sopravvissuti, le notizie riportate dai parenti del defunto e di inviare e ascoltare (al momento non accessibile sul sito) le testimonianze. Nel secondo, invece, vengono elencati gli eventi chiave della storia dell’Olocausto e questi, sotto forma di link ipertestuali, indirizzano i docenti (ma anche un semplice utente) all’approfondimento.


Funzionalità:

Il layout è semplice, chiaro e permette all’utente di trovare e leggere le informazioni facilmente. Infatti, la ricerca può essere effettuata, per gran parte, dalla home page del sito: innanzitutto, è presente un form che garantisce una ricerca tramite parole chiave, ma anche mediante l’utilizzo delle keywords, più ricercate (ad esempio Auschwitz), messe a disposizione per gli utenti per aiutarli nell’individuazione degli argomenti d’interesse. Sempre nel form di ricerca è possibile selezionare il tipo di contenuto che stiamo cercando (come film, audio, documenti, testimonianze orali, articoli ecc.), ma anche la lingua, così la navigazione risulta più rapida, mirata e comprensibile. Inoltre, subito sotto, sono state inserite prima nove icone, che permettono di accedere velocemente agli articoli in primo piano del sito, e poi altre tre per l’esplorazione dell’enciclopedia.

Il menu fisso, invece, presenta alcuni contenuti già inseriti nella home page: nella voce a tendina Must Reads, si trovano gli articoli in primo piano assieme a due icone, cioè quella per tornare nella home page e la lente d’ingrandimento (apre il form di ricerca presente nella home page).

Nell’ hamburger menu sono presenti quattro icone che creano un collegamento ipertestuale su altre pagine interne al sito: due per la ricerca (in base ai tags o in ordine alfabetico), una sui ritratti storici degli ebrei deportati e, infine, una dedicata ai docenti.

Accanto agli articoli selezionati, il sito mette a disposizione dei tag attinenti a quell’evento storico e che permettono all’utente di visionare altri contenuti simili. Nel footer è possibile inserire la propria e-mail per essere aggiornati sulle novità del sito, ma anche, tramite dei link che conducono al sito ufficiale, donare, pianificare la visita al museo, visualizzare il calendario con gli eventi, visionare le collezioni digitalizzate e altre cose.

 


Obiettivi e pubblico di riferimento:

Il sito, considerato la risorsa online più visitata e completa su questa tematica, permette agli appassionati di storia, ai docenti, ai giovani studenti e agli studiosi di ampliare la propria conoscenza sulla storia dell’Olocausto attraverso centinaia di articoli, fotografie e video di approfondimento. Ha, però, anche un’altra finalità, cioè ispirare i cittadini di tutto il mondo a combattere l'odio, prevenire il genocidio e promuovere la dignità umana.

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    5
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    3
Giudizio complessivo:

Il sito, ricco di contenuti, permette di effettuare una ricerca in modo rapido, chiaro e mirato anche direttamente dalla home page e i contenuti corrispondono agli obiettivi esposti.

L’idea di consentire all’utente di lasciare un feedback sul sito (facoltativo) è molto utile: permette, infatti, al museo di effettuare dei miglioramenti in caso di pareri negativi. Grazie al continuo aggiornamento del sito, il museo riesce a fidelizzare i propri utenti, soddisfando così le loro continue esigenze e aspettative.

Buona è anche la possibilità di accedere al sito principale tramite il logo del museo, dunque senza dover effettuare la ricerca al di fuori del sito.

Un altro punto di forza è la disponibilità di effettuare la ricerca e tradurre gli articoli in 18 lingue diverse, garantendo così a più fruitori di comprendere facilmente i contenuti degli articoli e le ulteriori spiegazioni. Unico difetto: alcuni articoli sono disponibili solo in alcune lingue. Inoltre, si possono individuare, altri due aspetti negativi: innanzitutto le icone del menu possono variare in base alla lingua di utilizzo e i trending keywords sono disponibili solo nella versione in lingua inglese. Per di più, non è ben visibile il link, nel footer, per le collezioni digitalizzate. Dunque, molti utenti rischiano di perdere la possibilità di reperire ulteriori materiali per l’approfondimento.


URL: https://encyclopedia.ushmm.org/
Tipologia:
Firma: Alessia Tomat
Immagine:
Data della recensione: 4 dicembre 2021


Titolo:

Digital History.uh.edu

using new technologies to Enhance teaching earn research

Temi:

Nella schermata principale non c’è alcuna auto-presentazione del sito, e gli obiettivi non vengono ben dichiarati. L’unico riferimento utile da cui possiamo trarre delle supposizioni è il sottotitolo. Da questo e da una ricerca su Google, capiamo che Digital History.uh.edu è un sito che raccoglie informazioni e dati sulla storia degli Stati Uniti, con l’obiettivo di agevolare l’insegnamento e l’apprendimento di tale materia rispettivamente nei professori e negli studenti. 


Autori:

Nella schermata principale non c’è alcuna sezione che riporta informazioni sugli autori del sito. L’unica sezione che lascia qualche indizio è quella relativa ai contatti. Difatti, se clicchiamo in basso su “Contact us”, troviamo un solo contatto, quello della dott.ssa Sara Mcneil. Facendo anche qui una ricerca sul web, scopriamo che la studiosa è professoressa al College Education University of Houston e coordinatrice di svariati progetti digitali sviluppati da equipe interne all’università. Possiamo allora presumere che Digital History.uh.edu sia un progetto ideato e sviluppato da un gruppo di esperti presieduto dalla stessa Sara Mcneil. Perciò si presume che i contenuti offerti nel sito siano affidabili. 

Contenuti e fonti:

Il sito offre una vasta gamma di contenuti e risorse attinenti alla storia americana. Questi coprono un arco di tempo che va dalla scoperta dell’America (1492) alla seconda guerra del Golfo (2003). Digital History.uh.edu offre l’accesso alla consultazione di fonti secondarie ma anche primarie. Infatti, nel sito possiamo accedere gratuitamente a libri di testo, a saggi, a mostre multimediali, mappe storiche, musiche, audio, fotografie, illustrazioni e trailer cinematografici. Inoltre, nella colonna “Resources” abbiamo accesso a una grande quantità di fonti primarie che forniscono informazioni sulla storia della schiavitù, dei nativi americani e delle immigrazioni delle popolazioni messicane e asiatiche negli Stati uniti.  


Funzionalità:

Le funzionalità si prestano ad essere molto semplici, intuitive ed efficaci. Nella home page abbiamo la possibilità di accedere a diversi tipi di contenuti. Questi sono organizzati in quattro precise colonne: (i) Eras, (ii) Topics, (iii) Resources e (iv) References. Le ultime due sono strutturate a loro volta in diverse sottosezioni. In (i) troviamo un’organizzazione di contenuti relativi agli eventi storici del Paese. Essi sono sistemati cronologicamente. Invece (ii) presenta una serie di contenuti tematici. Ad esempio, troviamo voci come arte, architettura, cibo, cinematografia e molte altre. (iii) è una colonna che presenta per lo più fonti primarie come articoli di cronaca e verbali giuridici. Segnalo solo un mancato aggiornamento delle voci “musics” e “speeches”. Queste due voci non sono cliccabili, per cui gli amministratori non si occupati di aggiornare il sito con nuovi contenuti. Infine, in (iv) abbiamo accesso a contenuti e risorse funzionali all’apprendimento degli studenti. In sostanza le funzionalità dell’architettura e della grafica web agevolano l’utente ad orientarsi all’interno del sistema e contribuiscono a mantenere una buona corrispondenza tra i contenuti proposti e gli obiettivi.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

Seppur non ben dichiarato, dai contenuti presentati e dalla loro organizzazione capiamo che Digital History.uh.edu ha un duplice scopo, ossia quello di fornire strumenti affinché gli studenti e i professori possano apprendere e insegnare la storia americana in maniera esaustiva. Il progetto digitale in questione è un ottimo sito didattico che si rivolge quindi ad pubblico molto ampio di persone di molteplici livelli. 


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    5
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    5
Qualità grafica, impatto visivo:    3
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    2
Giudizio complessivo:
All'interno del sito, gli amministratori dovrebbero occuparsi di introdurre alcune informazioni essenziali. Ad esempio, essi dovrebbero aggiungere un'auto-presentazione del progetto, creare una sezione "about us", utile per riconoscere la loro competenza e infine dovrebbero aggiornare costantemente il sito con nuovi contenuti. Ma nonostante tutto, la valutazione complessiva rimane molto positiva. La piattaforma è costituita da una interfaccia ben strutturata e la reperibilità dei contenuti è di facile accesso. Dunque Digital History.uh.edu è una ottima risorsa online utile alla formazione di una conoscenza generale ma esaustiva sulla storia degli Stati Uniti. Esso è uno strumento didattico che può essere adoperato da studenti, insegnanti e da moltissimi appassionati.
URL: https://www.digitalhistory.uh.edu
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Matteo Pribaz
Immagine:
Data della recensione: 4 dicembre 2021


Titolo:

Grand Tour Project-Stanford

Temi:

Il sito, dell’università di Stanford, ha come obiettivo la creazione di un database dinamico che permetta la visualizzazione digitale delle informazioni sui viaggi e sulle vite dei viaggiatori che hanno preso parte al Grand Tour in Italia nel corso del XVIII secolo. Il sito parte dalle oltre cinquemila voci del Dizionario dei viaggiatori britannici e irlandesi scritto da John Ingamells del Brinsley Ford Archieve. Il progetto è iniziato nel 2008 grazie al lavoro di Giovanna Ceserani, professoressa associata di Lettere Classiche: partendo da un altro progetto dell’università di Stanford (Mapping the Republic of Letters), questo lavoro si concentra sui viaggi in Italia.


Autori:

L’autore del sito non è immediatamente individuabile: per trovare i nomi delle persone che hanno collaborato alla sua creazione e sviluppo è necessario accedere alla sezione del sito dedicata al team del progetto e leggere i contributi di ciascuna persona. È un sito dell’università di Stanford reso possibile dall’interazione di più reti di ricerca presenti all’interno del CESTA (Stanford’s Center for Spatial and Textual Analysis): Mapping Republic of Letters, Spatial History Project, Humanities+Design.


Contenuti e fonti:

La fonte principale è il dizionario dei viaggiatori britannici e irlandesi in Italia 1701-1800, compilato dal Brinsley Ford Archive di John Ingamells (Yale University Press, 1997). Le 5213 voci di Ingamells, ordinate alfabeticamente per cognome. Da qui si sono mappati i dati del Grand tour in termini di spazio e tempo. Si sono studiati sessantanove architetti-viaggiatori. Gli autori sanno che questo lavoro non è esaustivo. Selezionando la voce about dal menu orizzontale della home è possibile leggere alcune indicazioni storiche sul Grand Tout, oggetto della ricerca proposta nel progetto e che va dunque contestualizzato e descritto. Viene specificato che il fenomeno ha riguardato un numero molto elevato di viaggi e che la fonte di riferimento, riportando solo le storie di un numero ridotto di viaggiatori, può fungere da esempio per lavori da svolgere successivamente e su altri documenti. Tra i contenuti il sito illustra come i suoi creatori abbiano usato un approccio digitale e siano partiti dal Dizionario di Ingamells. In quest’opera ci sono 5123 voci disposte in ordine alfabetico per cognome, di lunghezza variabile, e l’obiettivo è usare strumenti digitali per poter visualizzare queste informazioni. Un attento lavoro è stato fatto nella ricerca delle tecniche più funzionali per le rappresentazioni grafiche. Ed è proprio in questi risultati grafici che si possono leggere i dati relativi al Grand Tour in un’ottica innovativa e capace di sintetizzare un gran numero di informazioni.


Funzionalità:

La home del sito mostra all’utente, partendo dall’alto, un menu orizzontale, un’immagine accompagnata da una frase che riporta il nome dell’autrice del progetto e l’obiettivo proposto, una breve presentazione del contenuto e, infine, due riquadri: uno parla delle funzioni dell’applicazione Grand Tour Explorer, grazie alla quale è possibile interagire con il database dei viaggiatori nell’Italia del Settecento, consentendo di visualizzare e scaricare i dati che il sito fornisce sui viaggi e le vite dei viaggiatori. L’altro riquadro riporta le notizie in primo piano. In data 3/12/2021 l’ultima notizia risale al 4/12/2018. In fine sono presenti i contatti dell’università, compresa una mappa interattiva del campus. È possibile raggiungere il sito ufficiale della Stanford University. Il menu orizzontale riporta le voci home, about, people, puplication, interact, workshop e news, ciascuna porta a una pagina dedicata. Partendo da about è possibile avere informazioni sul progetto, sul supporto al progetto e alcuni contatti: viene presentata l’idea da cui è partita l’iniziativa per la creazione del sito e poi vengono date delle informazioni storiche sul Grand Tour, a cui si aggiungono informazioni sull’approccio digitale. Dal menu passiamo a people, dove troviamo il team composto dalla direttrice, dai collaboratori attuali e passati del progetto, ciascuno dei quali accompagnato da un link ipertestuale al loro sito web e da informazioni sul loro contributo al progetto. Su publication ci sono brevi elenchi di articoli, pubblicazioni digitali e discorsi. Il sito riporta dei link, ma non sono utilizzabili. Su interact si trova il lavoro vero e proprio ideato e creato del progetto, i diversi grafici interattivi: una timechart dei viaggi degli architetti rappresentati tramite bar, una carta dell’Italia che riporta i viaggi degli architetti, un grafico del retroterra educativo degli architetti, uno del finanziamento degli architetti. In più è presente il modello utilizzato per la visualizzazione di dati degli architetti. Nei grafici è possibile aggiungere filtri e fare ricerche, è presente una spiegazione su come interagire e c’è un collegamento allo schema del progetto, che lo descrive in maniera esauriente. Il modello per la visualizzazione dei dati, scaricabile in pdf, è una descrizione di come gli autori abbiano utilizzato e raccolto i dati. Su workshop ci sono le informazioni di due incontri tenutasi nel 2016 e nel 2017, mentre su news si trovano articoli in cui si è parlato del progetto e tutte le informazioni sugli aggiornamenti del programma, come l’ingresso di nuovi membri nel team. Per concludere l’elenco delle funzioni presenti nella home, è possibile anche fare una ricerca libera all’interno del sito.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

Il sito è un prodotto dell’università; quindi, si può pensare che il pubblico di riferimento siano gli studenti. Il sito però è piuttosto semplice e comprensibile anche per ragazzi più giovani o semplicemente per chiunque abbia interesse per queste tematiche. Il sito ha contenuto di interesse sia storico sia di storia dell’arte e può coinvolgere un elevato numero di appassionati e di studenti. L’obiettivo che viene dichiarato è quello di espandersi in futuro o di essere il punto di partenza per altri progetti. Altro aspetto a cui punta questo lavoro è di massimizzare la ricchezza del Dizionario per gli approcci digitali per ampliare la conoscenza e gli studi relativi al Grand Tour d’Italia del Settecento. Il progetto, inoltre, rimanda più volte all’università di Standford e mostra i contatti, portando l’utente a interessarsi all’istituzione e alle persone che ci lavorano, rendendo questo sito un buon esempio dell’offerta formativa innovativa offerta dall’università.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    5
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    5
Qualità grafica, impatto visivo:    4
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    5
Giudizio complessivo:

Il sito è molto ben organizzato e l’obiettivo è più volte espresso. Il lavoro pare sia di ricerca, in quanto è il primo tentativo di digitalizzare le voci del Dizionario, sia di divulgazione, e i due aspetti creano dei contenuti originali e allo stesso tempo intuitivi. Solamente i grafici interattivi sono un poco difficili da interpretare perché sono molto ricchi di informazioni, ma le indicazioni che li accompagnano offrono un valido aiuto.


URL: https://grandtour.stanford.edu/
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Federica Cesarano
Immagine:
Data della recensione: 4 dicembre 2021


Titolo:

Archivio di Storia delle Donne


Temi:

Storia delle donne e storia del femminismo contemporaneo con particolare attenzione all'esperienza italiana femminista-pacifista dell'Associazione Orlando.


Autori:

L'autore del progetto è l'Associazione Orlando/Centro di documentazione, ricerca e iniziativa delle donne di Bologna (spesso abbreviato in Centro delle Donne di Bologna o CDD). Per quanto riguarda elementi quali: responsabilità, credenziali e affidabilità autoriale, l'utente può trovarne immediato accesso. O meglio, vi sono due accessi alle credenziali autoriali:

  1. tramite landing page dell'Archivio di Storia delle Donne, premendo il quarto button, situato in alto a destra della landing page, denominato “Consultazioni”. In esso si trovano: contatti email delle responsabili se si fosse interessati ad accedere fisicamente all'archivio, orari di apertura e dati geografici come: nome della via, nome della città ed una map street view che rimanda alla posizione della sede tramite OpenStreetMap.

  2. premendo in alto a sinistra dalla landing page, si apre un drop-down menù composto da quattro voci: Women.it, Associazione Orlando/Centro delle Donne di Bologna, Biblioteca Italiana delle Donne e Archivio della di Storia delle Donne. Cliccando sulla sezione “Associazione Orlando/Centro delle Donne di Bologna” e premendo il button “Chi siamo” l'utente può ottenere, oltre ai soliti dati geografici, dei riferimenti telefonici, quali: numero del centralino e della segreteria dell'Associazione Orlando.

Quindi, come visto sopra, le credenziali sono facilmente reperibili e questo a mio avviso permette all'utente di estirpare qualsiasi eventuale dubbio sull'affidabilità autoriale.

Tuttavia, mentre ho trovato che le credenziali e l'affidabilità delle autrici del progetto siano facilmente reperibili dall'utenza, al contrario, le responsabilità autoriali del progetto sono ambigue. L'ambiguità sta nel non specificare se ci sia o meno una distinzione fra Associazione Orlando e Centro delle Donne di Bologna. Solo facendo ricerche (esterne al sito dell'Archivio) ho potuto scoprire che l'Associazione Orlando e il CDD di Bologna hanno nascita separata, ma che ad oggi è l'Associazione a gestire le attività e i materiali fisici, quelli digitalizzati e nativi digitali del CDD.


Contenuti e fonti:

L’archivio digitale raccoglie a livello contenutistico:

  1. documenti video (la registrazione di convegni, seminari, corsi promossi dall’Associazione Orlando, all’interno del Centro delle donne e numerose interviste rivolte a attiviste, studiose, rappresentanti istituzionali in occasioni di eventi significativi per: i femminismi, la cultura delle donne, le vicende della contemporaneità);

  2. materiale audio (da attività di: seminari, convegni, iniziative, interviste di gruppo e individuali);

  3. manifesti digitalizzati (realizzati in occasione di iniziative, incontri, eventi promossi a Bologna, dal 1981 al 2005, dall’Associazione Orlando e dal Centro delle donne);

  4. percorsi digitali (al momento si può accedere ad una mostra virtuale gratuita intitolata “Visitare luoghi difficili” composta da: immagini satellitari, una timeline, manifesti e interviste)

Le fonti sono perlopiù di tipo primario. In certi casi sono reperibili anche fisicamente dall'utenza tramite il servizio di prestito della Biblioteca digitale delle Donne (altro progetto gestito dall'Associazione).


Funzionalità:

L'architettura del web è a mio avviso ben organizzata e per questo le funzionalità offerte dal progetto risultano fin da subito chiare e intuitive all'utenza.

Nella landing page si presentano innanzitutto cinque funzioni “+ una”:

  1. “scopri di più” riguardo all'Archivio;

  2. “scopri i fondi”;

  3. visitare il percorso digitale;

  4. novità ed approfondimenti;

  5. scorrere immagini della sede fisica con annessa breve presentazione video dell'Archivio della Storia delle donne.

Il “+ una” è riferito alla possibilità di iscriversi, per l'utenza, al servizio “La newsletter”. Lo indico come “un più uno” perché è un servizio riproposto in aggiunta alla fine di ogni pagina dell'Archivio.

Inoltre, sempre dalla landing page, è possibile accedere ad altri quattro funzioni situate, in questo caso, nella parte in alto a destra della pagina. Vi sono quattro buttons:

  1. “chi siamo”, entro cui l'utente prende visione approfondita dell'obiettivo del progetto e dei suoi autori;

  2. “archivio digitale”,il quale presenta 4 sotto-funzioni: ricercare materiale video, possibilità di accedere alla sezione della biblioteca digitale delle donne. Nello specifico ai materiali legati al femminismo contemporaneo e all'attività dell'Associazione Orlando/C.D.D. (possibilità di visualizzare in PDF i materiali o di prenotarli online dalla biblioteca. Materiali come: manifesti, riviste e libri. La terza funzione è quella di poter ascoltare “le voci”, ossia materiale audio per esempio registrazioni di seminari condotti dall'Associazione. Quarta e ultima funzione è quella di visitare la mostra virtuale gratuita. Mostra dedicata al riassumere come per iniziativa di un gruppo di donne italiane, tra il 1987 e il 1992, prese vita una rete di donne, differenti per storie e appartenenze, ma accomunate dal desiderio di ricercare nuove politiche di pace nelle terre del conflitto israeliano-palestinese.

  3. “inventari”, serie di inventari consultabili online, per esempio in piattaforme come: ibc-archivi;

  4. “consultazioni”, per accede ai contatti/informazioni relativi agli autori.

Infine nella sezione in alto a sinistra della landing page si apre un drop-down menù a 4 voci: Women.it, Associazione Orlando/Centro delle donne di Bologna, Biblioteca delle Donne e Archivio di Storia delle Donne.

Selezionandoli l'utente entra direttamente dentro alle sezioni e può:

  • approfondire la conoscenza del progetto;

  • scoprire gli altri progetti attivati in rete dall'Associazione Orlano;

  • accedere al materiale completo della "Biblioteca digitale delle Donne". Quindi usufruire dei servizi online che offre.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

L'obiettivo dell’Archivio lo si può individuare selezionando il primo dei quattro buttons presenti, in alto a destra nella landing page, denominato “Chi siamo”. Vi si legge che l'Archivio è nato per conservare e rendere consultabili le carte, i documenti sonori, le immagini che si sono prodotti e ricevuti nel corso dell'attività del movimento femminista italiano in questione. Dalla fine degli anni Settanta del Novecento sino ad oggi.

Il pubblico di riferimento non viene mai dichiarato specificatamente.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    4
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    2
Giudizio complessivo:

I punti di forza del progetto in questione sono: la semplicità ed esaustività della landing page, la corrispondenza obiettivo-contenuti ed il tema in sé. Preciso che nonostante il tema sia circoscritto il progetto riesce a restituire all'utenza non solo un dettagliato scorcio su le dinamiche storiche e sociali del periodo, ma riesce anche a fornire un elevato numero di documentazione/contenuti.

A mio avviso dunque, il progetto così si conferma progetto storico per: gli elementi che ho sopra evidenziato e per la capacità di diffondere contenuti storici ad un pubblico tanto non specializzato quanto accademico.

I punti a sfavore dell'Archivio di Storia delle Donne ho cercato di metterli in evidenza più volte nel corso della recensione, ma se dovessi qua riassumerli direi che il progetto è manchevole di: chiarezza sulle responsabilità autoriali e di una guida.

Per quanto l'architettura web possa essere chiara, come nel caso di questa dell'Archivio, ritengo che la presenza di una guida sia necessaria poiché incide sulla navigabilità tanto quanto la chiarezza architettonica.


URL: https://archivio.women.it/
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: Giada Tessari
Immagine:
Data della recensione: 4 dicembre 2021


Titolo:

British Periodicals 

Temi:

British magazines and periodicals over the centuries, in the fields of politics, art, literature, science and society, and more.  

Autori:

The project is by the late Professor Daniel Fader of the University of Michigan. He is recognized as the father of the writing-across-the-curriculum movement in the United States. 

Contenuti e fonti:

The resource collects British periodicals and journals from the 17th to the 20th century. Most of these were chosen using the criteria of importance and difficulty in finding them in American libraries. There is also a disclaimer, explaining that gaps are present due to the rarity of the materials collected. 

Funzionalità:

It was impossibile to view the database. The ProQuest company has recently been taken over and there is a paywall. Despite a button directing to a Free Trial, this was not working.  The text description states that the database offers "facsimile page images and searchable text for over 500 British Periodicals...totalling almost 5 million pages". 

It is also described as an "uniquely powerful, multidisciplinary database" 

Obiettivi e pubblico di riferimento:

The audience is librarians and researchers who might need to refer to these periodicals as part of projects or to support others in their research. 

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    1
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    1
Qualità grafica, impatto visivo:    1
Rilevanza del tema:    1
Ricchezza dei contenuti:    1
Qualità di apparati descrittivi e guide:    1
Giudizio complessivo:

As explained above it was not possibile to review the site because of the newly installed paywall. The look and feel of the website is highly commercial and not very academic and therefore, in my view, quite offputting. There is the possibility to download some information sheets: in my opinion the informayon presented on these is in an old fashioned format and doesn't follow a specific flow. Perhaps this is due to the fact that the collection was created a good number of years ago. 

URL: https://about.proquest.com/en/products-services/british_periodicals/
Tipologia: Pubblicazione di fonti secondarie
Firma: Anna Coassin
Immagine:
Data della recensione: 4 dicembre 2021


Titolo:

Densho Digital Repository

Temi:

Questo progetto nasce per raccogliere testimonianze della deportazione ed incarcerazione dei cittadini americani di origine giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale negli Stati Uniti, uno dei tanti esempi di violenza perpetrata da diverse nazioni ai danni di immigrati che si trovavano ad avere legami con un paese natale che in quel momento veniva ritenuto ostile dal paese ospitante. L’incarcerazione veniva giustificata utilizzando la scusa che queste persone potevano essere spie del loro paese di origine e per questo motivo andavano allontanate dalla comunità.

Il progetto, quindi, iniziò raccogliendo materiali prettamente multimediali (interviste) riguardanti questo episodio specifico, ma poi si andò ad espandere includendo testimonianze scritte e stampate fino a percorrere tutta la storia dell’immigrazione giapponese negli Stati Uniti fino ad arrivare alla Seconda Guerra Mondiale.


Autori:

Possiamo trarre informazioni sugli autori di questo progetto attraverso la pagina di Densho.org presente nell’header tra i menù a tendina del sito. Questa iniziativa è stata portata avanti dalla Densho Organisation che è una organizzazione non-profit fondata nel 1996 che nasce con l’intento di trasmettere e documentare la storia orale degli americani di origine giapponese incarcerati durante la Seconda Guerra Mondiale negli USA.

L’organizzazione si mostra pienamente trasparente riguardo al board che caratterizza i propri collaboratori, dei quali possiamo visionare la biografia cliccando sul menù a tendina About Densho selezionando Board and Staff, dal sito di Deisho.org. Le persone impiegate nel progetto sono tutte competenti in campi variegati che vanno dall’archivistica, alla comunicazione, alla gestione di diversi tipi di fonti, alle varie diramazioni della gestione software. Questo denota sicuramente che il progetto è seguito da una rete di diverse professionalità unite da un progetto comune di divulgazione non a scopo di lucro. Del resto, non è possibile acquistare nulla nel sito e non esistono pubblicità che compaiono occasionalmente durante la navigazione nel sito.

Anche per quanto riguarda il supporto e i fondi, la Densho Organisation è molto trasparente su chi ha contribuito al progetto e chi ha supportato direttamente queste iniziative. È possibili trovare alcune di queste informazioni sempre nella sezione About del repository, scorrendo la pagina fino alla fine. Il fatto, inoltre, che siano stati concessi fondi governativi dal Ministero dell’Interno statunitense per portare avanti la ricerca intorno a questo repository mostra come l’organizzazione e il progetto abbiano un grado alto di affidabilità.

I ricercatori e i collaboratori legati al progetto sono, comunque sempre disponibili qualora l’utente avesse domande. Infatti, sia nel sito del Densho Digital Repository, sia in quello dell’organizzazione vera e propria è possibile contattare l’associazione per qualsiasi dubbio. Per il sito del progetto troviamo la sezione contatti alla fine della pagina Overview del menù About, mentre nel sito Densho.org troviamo i contatti sotto nel menù a tendina About, cliccando Contact us.

Il sito, quindi vive, come è espressamente ripetuto in diverse parti del sito del progetto e dell’organizzazione, di donazioni che sono spesso private. Del resto, non si configura come la divulgazione di qualche progetto di ‘storia dei vincitori’, per cui connessioni con varie organizzazioni e magari con conflitti di interesse potrebbero far pensare ad una poca affidabilità degli autori e dei collaboratori. Sono, infatti, prevalentemente enti culturali come biblioteche, musei ed archivi a fornire i materiali che compongono questo validissimo deposito di fonti, mostrando una immagine immacolata del progetto in sé e degli autori dell’iniziativa.


Contenuti e fonti:

I materiali all’interno di questo repository sono fonti primarie derivanti da esperienze dirette o indirette relative all’incarcerazione e all’immigrazione. È possibile trovare prevalentemente fonti di natura multimediale, soprattutto interviste e foto di persone direttamente coinvolte nei fatti dell’incarcerazione. Tuttavia, sono presenti anche diversi documenti, tra cui lettere, libri e diari, oppure colonne di giornali dell’epoca, materiali sia scritti che a stampa digitalizzati in alta qualità, che risultano molto utili per la ricerca storiografica dell’immigrazione giapponese negli Stati Uniti.

Le fonti sono organizzate in collezioni che derivano da diversi fondi che hanno curato gli aspetti tecnici della digitalizzazione. Nonostante le collezioni siano numerose, risulta, quindi, facile navigare tra le varie collezioni perché presentano una loro sezione dedicata che è possibile ritrovare quando si clicca sul menù a tendina Browse e poi by collection. Ogni sezione ha una descrizione abbastanza sommaria di quello che si andrà a visionare.


Funzionalità:

Il sito è presentato in maniera da rispecchiare i canoni user-friendly che dovrebbero essere utilizzati nella maggior parte dei siti internet. Nonostante, infatti, sia un sito che presenta una mole enorme di fonti, la struttura risulta omogenea e ben pensata, senza stancare troppo l’utente durante la navigazione. Ben dosati sono l’utilizzo delle immagini e delle parti scritte che creano una certa armonia, come primo impatto visivo. Sicuramente questo andrà a rendere il sito molto più fruibile per utenti che provengono da background diversi, quali l’educazione, oppure la ricerca, ma anche la persona che si avvicina per un interesse personale. Il sito non presenta come progetto spazi di analisi intratestuali o per fini di statistica, perché del resto è un repository, cioè una sorta di catalogo o deposito di fonti che sono associate tra loro solo grazie alle tematiche o agli autori che permettono l’indicizzazione all’interno del motore di ricerca, ma non una analisi comparativa e multifocale. Da sottolineare è inoltre la possibilità quasi costante di potersi ricollegare a siti e strutture esterne, soprattutto al sito Densho.org che davvero costituisce un punto di partenza dove esplorare fonti secondarie che vanno a integrare la visualizzazione e fruizione delle fonti primarie presenti in questo repository. Per esempio, possiamo accedere all’enciclopedia o ai materiali relativi alla storia della Seconda Guerra Mondiale.

Analizziamo ora alcuni aspetti e funzionalità:

- La Home page risulta molto lineare e facile da navigare. Il punto focale è la presenza immediata del discovery layer con cui è possibile subito iniziare una ricerca del catalogo. Ci sono due possibili strade per navigare attraverso le collezioni: con l’utilizzo del motore di ricerca cliccando Search; oppure con Browse che permette di ricercare la collezione attraverso diversi indicizzatori. Scorrendo verso il basso nella Home page si apre un mosaico di volti ed immagini che evidentemente creano un certo impatto. Sicuramente l’idea è quella di far comprendere all’utente l’importanza della fonte come cardine di tutto il progetto, sia essa una persona oppure un documento legato ad un ricordo. Scorrendo il mouse sopra queste immagini, esse si ricoprono di un filtro rosso ed è possibile visionarle cliccando view (scritta che compare insieme al filtro rosso). Questa modalità di presentare una Home page risulta molto più allettante di tante altre presenti in diversi progetti di Digital History, soprattutto perché veicola un messaggio preciso per cui quello che si andrà a vedere e scoprire è la fonte pura e cruda.

- La ricerca è quindi il punto cardine del progetto, visto che siamo davanti ad un catalogo di fonti primarie enorme, ed esistono due modi per navigare le varie collezioni:

- Cliccando Search dalla Home page, compare una barra di ricerca Google-like che non presenta fields o strumenti per la ricerca avanzata che dovrebbero essere accessibili per un pubblico di utenti più esperti e abituati alla ricerca di fonti. Una volta eseguita una ricerca, oltre ai risultati che possono essere visualizzati come lista oppure come gallery, dove possiamo avere una anteprima della fonte, compaiono diversi indicizzatori che possono essere utilizzati per restringere la ricerca, per esempio per formato, topic oppure genere.

- Inoltre, l’utente può navigare attraverso le varie collezioni cliccando su Browse al centro della Home page oppure dal menù a tendina presente nell’header. In entrambi i modi, è possibile selezionare quattro diversi indicizzatori: per narratore, collezione, materia o argomento, e facility, che corrisponde ai luoghi dei diversi campi di incarceramento presenti negli Stati Unite durante la Seconda Guerra Mondiale. Ogni voce che possiamo ricavare da questi indicizzatori ci mostra anticipatamente la quantità di materiale disponibile uno volta cliccata l’argomento scelto. Da segnalare è l’indicizzatore by collection che porta l’utente ad una pagina con un elenco infinito di collezioni, tutte descritte sommariamente nel loro contenuto e tematiche, che tuttavia risulta a livello di navigazione abbastanza lungo e complesso da scorrere. Forse sarebbe stato opportuno riprende l’idea della parte iniziale della pagina, cioè inglobare le collezioni all’interno di questi macro-aggregatori, che sono i vari fondi da dove sono stati presi i materiali digitalizzati, in modo da avere degli hyperlink che permettevano l’accesso a pagine dedicate con l’elenco sintetico ed esplicativo delle collezioni. Una struttura ad albero ancora più organizzata, in sintesi.

Sicuramente i sistemi di ricerca della collezione sono vari e complessi, quindi hanno aspetti che possono essere completi e dettagliati, ma allo stesso tempo richiedono un lavoro maggiore di limatura in termini di fruibilità.

- Le fonti, come riportato in precedenza, sono prevalentemente di stampo multimediale, ma sono anche presenti digitalizzazioni di interi documenti. I materiali sono visualizzabili da una pagina dedicata con tutti i metadati collegati ad essi, metadati che in alcuni casi, quando sono sottolineati in arancione, possono fungere da indicizzatori per creare altre ricerche collegate. È molto interessante notare che tutti i materiali presentano una sezione per il licensing e la citation, entrambe cose molto utili, soprattutto per coloro che hanno necessità di usare queste fonti per progetti educativi o di ricerca per cui la citazione della fonte e la possibilità di riprodurre dei materiali o meno devono essere aspetti sempre chiari e ben segnalati.

- Ogni immagine o documento può essere ingrandito cliccando la scannerizzazione oppure la lente di ingrandimento sul bordo esterno, tuttavia non ci sono ulteriori funzioni di ingrandimento oltre al fatto di avere il documento in primo piano, cosa che consentirebbe di poter leggere attentamente i documenti. Ovviamente è possibile ingrandire ulteriormente la pagina attraverso le funzioni del browser che si sta utilizzando, ma forse funzioni ulteriori di manipolazioni della scannerizzazione avrebbero permesso una fruizione a tutto tondo della fonte. Inoltre, sono disponibili due opzioni per scaricare una riproduzione della scannerizzazione, cioè in full size che è la tipologia più pesante in termini di MB ed è un PDF, oppure in large che è più piccola, in formato JPEG. La possibilità di scegliere tra due formati e anche size diverse risponde ad esigenze diverse per cui un utente proveniente dal mondo dell’educazione e della scuola potrà trovare beneficio dal JPEG per questioni di spazio e manipolazione, mentre il PDF può risultare più indicato per un pubblico di ricercatori che ha necessità di avere una qualità più dettagliata possibile.

- Le interviste sono sicuramente ben più curate dal punto di vista delle funzioni disponibili, probabilmente perché il progetto è nato per collezionare questo tipo di materiale. I video sono divisi in segmenti per cui è necessario ogni volta proseguire con il segmento successivo uno volta concluso quello corrente, ma questo permette di dividere il video in momenti tematici che sono sintetizzati sotto il video cliccando view all segments per cui l’utente può scegliere quale parte ascoltare. I file di questi video possono essere scaricati sia in formato MP4 oppure in full size con il formato MPEG2, oppure è possibile scaricare solo la trascrizione del video, sia per segmenti oppure integralmente. Questa parte del repository risulta certamente molto più completa e in qualche modo analitica proprio per la tipologia di fonte con cui si ha a che fare. 

- il registro dei nomi è un’altra funzione molto peculiare di questo progetto, sicuramente una di quelle più analitiche. È possibile scaricare gli elenchi completi in formato PDF ed Excel, oppure ricercare i nomi attraverso il motore di ricerca che ingloba tutti questi dati presenti nei file all’interno di un database. Sicuramente risulta uno strumento molto utile perché grazie al database è possibile non solo cercare un nome specifico, ma fare altre ricerche collegate ad esso soprattutto se il nome è collegato ad altri membri della stessa famiglia. Tuttavia, gli indicizzatori come il cognome (Last name) oppure l’ID collegato al nome, se vengono cliccati non portano a nessuna ricerca avanzata, semplicemente riportano alla stessa pagina - nonostante siano sottolineati in arancione e sembrino degli hyperlink. Non è comprensibile quale sia l’intento di mettere degli hyperlink associati a questi indicizzatori, quando questo lavoro poteva essere fatto con le informazioni associate ad essi, le quali ovviamente potevano collegare più persone, come il nome del campo oppure l’anno di nascita o il genere, in modo da fare poi una ricerca comparativa. Quello che manca da questo registro sono le statistiche e quindi, ancora, sistemi di elaborazione dei dati forniti, probabilmente perché funge da punto di inizio per ricerche legate alla genealogia più che per ricerche storiografiche che si basano su dati comparativi.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

Possiamo trovare informazioni relative agli obiettivi del progetto nella sezione About presente tra i menù a tendina dell’header, cliccando Overview. Questo repository si prefigura come obiettivo primario quello di mettere luce su alcune tematiche relative ai diritti umani. In particolare, i promotori del progetto volevano fare in modo che le persone non dimenticassero come spesso nella storia le libertà e i diritti fondamentali sono stati accantonati in tempo di guerra negli Stati Uniti.

Altre informazioni sulla Mission degli autori del progetto, la organizzazione Densho, è possibile reperirle direttamente dal sito Densho.org che è collegato al repository tramite un hyperlink tra i menù a tendina dell’header della Home page del sito. Si impegnano a fornire e divulgare materiali per le generazioni future in modo da documentare attraverso le fonti, creare strumenti per l’apprendimento e risorse rivolte agli insegnanti stessi per strutturare un insegnamento della storia che sia diverso e più specifico di tematiche che sono difficili da trovare nei libri di testo.

L’intendo divulgativo di questo progetto si rispecchia non solo nell’obiettivo, ma anche nella struttura stessa del sito, che appare semplice da utilizzare in termini di navigazione e ricerca. Come specificato sempre in Overview, gli autori del progetto hanno voluto creare uno spazio dove fossero presenti materiali difficili da reperire altrove che però avessero una interfaccia user-friendly in modo da rispondere ad un pubblico sempre più ampio man mano che la mole di fonti venivano inglobate nel progetto. Infatti, i materiali sono sia rivolti al campo prettamente educativo degli studenti e insegnanti, ma anche ad un pubblico di ricercatori e storici che potrebbero far fatica a reperire materiali così specifici e particolari.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    3
Giudizio complessivo:

Il sito risulta a primo impatto una piattaforma pensata particolarmente bene, con un intento chiaro e delineato per cui è molto difficile discutere la sua affidabilità ed autorevolezza visto che non ci sono scopi di lucro dietro all’intero progetto.

Sicuramente l’obiettivo che sta dietro a questo estensivo repository è stato raggiunto e in qualche modo ampliato per rispondere ad un pubblico sempre più vasto che per questo richiede anche tipi di materiali diversi e strumenti di fruizione variegati.

Esistono sicuramente alcune fragilità dettate dalla mole gigantesca di materiali presenti all’interno delle varie collezioni, tuttavia credo che manchino soprattutto aspetti analitici e rielaborativi fondamentali per un pubblico più specialistico. Non è infatti possibile utilizzare le digitalizzazioni in maniera dinamica, per esempio facendo delle ricerche intratestuali o intertestuali delle parole che si trovano all’interno dei testi. Questo aspetto avrebbe permesso alle fonti di staccarsi dalla mera visualizzazione dei contenuti per dare davvero la possibilità di sfruttare i materiali per fare ricerche trasversali.

L’interconnessione tra il progetto, il sito Deisho.org e le varie collezioni e risorse mostra un aspetto peculiare di questo progetto che è quello di divulgare e restituire agli utenti una storia a tutto tondo e completa di una pagina della storia che non è semplice da trovare e ricercare.

Nonostante tutto, il progetto nasce con l’intento di collezionare in un deposito tutto il materiale reperibile sulla storia delle incarcerazioni degli immigrati giapponesi negli Stati Uniti, quindi comunque svolge quello è il suo scopo e compito.


URL: Densho Digital Repository
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: Silvia Pilot
Immagine: Immagine della Home Page di Densho Digital Repository che mostra l'header con i vari menù a tendina, una sezione per la ricerca delle collezioni e delle immagini che rimandano alle fonti consultabili
Data della recensione: 4 dicembre 2021