Sintesi di Valentino Marcuzzi

Sintesi di Valentino Marcuzzi

di ENZA DEL TEDESCO -
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LEZIONE 2


Anni '70 → cambia la letteratura, ovvero l'obiettivo che lo scrittore si dà. Romanzo = strumento funzionale per raggiungere un obiettivo, trasmettere un messaggio; può essere pedagogico, rinunciatario, d'inchiesta sociale, realistico-descrittivo. Bisogna chiedersi sempre qual'è l'obiettivo del narratore

Lingua del testo → l. scritta e l. parlata sono molto diverse nei loro obiettivi e nella loro natura

Lo scarto tra la l. poetica e la l. della comunicazione è sempre un'operazione ideologica fatta dal narratore. Se l. parlata e l. scritta coincidono → mimesi (che è diversa dalla riproduzione)

'Descrizioni di descrizioni' → raccolta di recensioni, definite da Pasolini stesso come 'descrizioni' che possiedono una soggettività, una prospettiva.

Anni '70 → ci sono più sguardi letterari; esistono le scuole strutturaliste russa e francese, e la linguistica, la semiologia, la narratologia, etc. Son moltissime le prospettive interpretative ed ermeneutiche per leggere e analizzare un testo. Narrazione → interpreta la società o l'individuo che ci vive; interpreta il portato della realtà, che diventa così narrazione

Critica letteraria = interpretazione ermeneutica dell'ermeneutica della realtà; negli anni '60 si avvale di un dialogo interdisciplinare tra i saperi, e assume una sua fisionomia sistematica e scientifica con la linguistica e lo strutturalismo. Ogni testo è struttura, composta di elementi (categorie), che vanno letti come dialogo e come trasmissione del messaggio.

Saper leggere la struttura di un testo consente di mettere a fuoco i suoi significati, cosa che non riesce ad analisi stilistiche o storico-letterarie (sia che il testo abbia carattere omogeneo o disomogeneo). Analizzare non cosa dice un personaggio, ma perché lo dice, e perché lo dice proprio quel personaggio. Il rapporto personaggio-autore veicola empatia o distanza.

Dialogo istituito da Pasolini come critico del testo → totalmente empatico! Egli non si avvale degli strumenti della critica strutturalista, e utilizza moltissimo la sua soggettività di critico, in colloquio con l'autore. Si fa subito interprete del rapporto tra autore e personaggio, ed è questo che veicola la soggettività del narratore.

Connotati del dialogo istituito da Pasolini:

a) colloquio col lettore → struttura interlocutoria col lettore, molto intima

b) palese denuncia della propria personalità, soggettività ed emotività, in relazione al testo e all'autore. Inserisce spesso degli aneddoti autobiografici → Pasolini crea un'autobiografia attraverso le recensioni letterarie

c) lega la recensione al tempo storico, e la mette in prospettiva in un sistema di significati artistici e soprattutto sociali. Pasolini sposta la sua dimensione militante nella critica letteraria → operazione intellettuale e culturale che investe letteratura (e i suoi significati) e storia della letteratura in rapporto alla società

Critico letterario = mediatore culturale (negli anni '70)

Oggi invece il c. letterario viene sempre più delegittimato, e vi è anche una profonda differenza tra c. letterario e mediatore culturale, con quest'ultimo che tende ad autolegittimarsi

Delegittimazione della critica → inizia negli anni '70 (prima di allora la critica era molto importante, veniva addirittura prima della letteratura, poiché era la critica che legittimava la letteratura → ma questa gerarchia viene a sgretolarsi negli anni '70)

Oggi tutti si sentono legittimati a dire qualsiasi cosa (autolegittimazione di massa)

Questo scenario venne notato da Pasolini, e chiamato 'mutazione' culturale e sociale. Sia lui che Parise non ne erano contenti. Questa 'mutazione' è dovuta al consumismo, ovvero: le ragioni di mercato equivalgono le ragioni di un sistema culturale condiviso e veicolato da alcune persone.

Pasolini non si difende dietro la legittimazione della propria cultura e degli strumenti acquisiti, ma fa il contrario: approva un tipo di critica totalmente soggettivo.

Crisi della critica → anni '70-'80 → soprattutto della funzione orientativa e pedagogica (pedagogia non è sinonimo di mediazione)

Letteratura pedagogica → il protagonista è sempre forte moralmente, e non serve che sia anche forte socialmente. Questo tipo di letteratura finisce con l'inizio del '900 (cfr: 'Coscienza di Zeno' di Svevo; 'Fu Mattia Pascal' di Pirandello; 'Con gli occhi chiusi' di Tozzi) → qui il protagonista non è positivo, non ha un'etica esemplare.

Letteratura pedagogica → empatia tra autore e personaggio; finisce con l'avvento della letteratura di crisi e della letteratura di esistenza → qui i personaggi fanno cose che il lettore non riesce a giustificare. Es: la mancanza di coerenza che ha Zeno Cosini, il quale pensa una cosa e ne fa un'altra; e Svevo non sa spiegare al lettore il perché, egli piuttosto rinuncia a conferire significati alle azioni dei personaggi. Diventa letteratura a-morale e non-consolatoria → sollecita il lettore a farsi delle domande, ma non gli dà delle risposte


Critica → più che pedagogica è ermeneutica, di mediazione di significati tra lettore e scrittore. Analisi di Pasolini de 'La Storia' della Morante → è molto dettagliata e analitica. La critica diventa un corpo a corpo con gli autori → e questi pian piano risponderanno.

'La Storia' → successo basato sulle vendite, e non sulla critica: tutti lo comprano, nessuno aspetta il giudizio della critica. Questo libro rappresenta il carattere popolare della letteratura; popolare ma non banale; ed è un aspetto su cui punta molto la Morante, il cui scopo è fornire un romanzo leggibile da tutti

La Morante delegittima l'ideologia → per farlo, lei si libra delle strutture ideologiche. Compie così un'operazione molto divulgativa; il romanzo è 'favolistico', sin dalle prime pagine sembra voler dire 'ti racconto una storia'. L'unica ideologia è l'apologia delle vittime.

'Sillabari' → deideologizzazione della letteratura; recupero dell'elemento favolistico, narrativo, quasi 'orale'; approdano a valori umani che sono 'pre-politici'

'Sillabari' = dizionario dei sentimenti; operazione totalmente eversiva rispetto al tempo. Pasolini li stronca nella sua recensione del 17 dicembre 1972 (cfr: ''Alberto Arbasino – Il principe costante e Goffredo Parise – Sillabario n.1'')

Sillabario n.1 → 1972

Sillabario n.2 → 1982

Racconti tenuti insieme dalla macrocornice del libro, sono una narrazione 'corale'. Invece la Morante torna a utilizzare la struttura del grande romanzo dell'800, che è 'famigliare', e poi però lo fonda sulla storia vera, sulle due guerre mondiali. Vi è all'interno un processo meta-storico di prevaricazione dei carnefici sulle vittime.

'La Storia' → premette un riassunto storico di quel che succede in Italia e nel mondo ad ogni capitolo, e traduce il tutto ad un lettore medio, staccandosi dalla narrazione. Perché la Morante fa ciò? Per azzerare completamente la distanza tra lettore e narratore. Fornisce al lettore una interpretazione della storia che sia davvero tangibile e subito usufruibile dal lettore, un po' come tra maestra e alunno. Non a caso, una mastra della piccola borghesia è protagonista del romanzo, e su di lei si posa il senso della storia. C'è un avvicinamento tra lettore e narratore che è tipico degli anni '70.

Maestra → è la vittima che non ha riscatto; non è proiezione, né rappresentazione, né identificazione. Il fatto che lei non abbia riscatto è un messaggio discontinuo rispetto alla tradizione. Prevale l'insensatezza della storia, di una vicenda di prevaricazione, che resta letterariamente invendicata. Di solito la narrazione è un 'risarcimento letterario', mentre qui non lo è.

'La Storia' → oggi = romanzo ideologico; anni '70 = romanzo anacronistico, poiché non veicolava ideologie. Il suo proposito era di agire senza mediazioni, sull'emotività del lettore. Rinuncia anche alla vocazione didascalica e consolatoria.

Strumento linguistico → non interpreta più la problematicità (come avveniva per le avanguardie). La Morante usa una lingua costruita ma piana, senza problematicità.

Problema della lingua → lettura problematica = fatica del narratore ad interpretare la realtà (cfr: Gadda → manca spesso la trama)

Morante → crea una narrazione con cui mette in ordine e chiude gran parte della storia del '900, in modo definitivo.