Thème n° 1 (pour le 1er décembre 2015)
Niente è successo. Sono a casa da sei mesi, e la guerra continua. Anzi, adesso che il tempo si guasta, sui grossi fronti gli eserciti sono tornati a trincerarsi, e passerà un altro inverno, rivedremo la neve, faremo cerchio intorno al fuoco ascoltando la radio. Qui sulle strade e nelle vigne la fanghiglia di novembre comincia a bloccare le bande; quest'inverno, lo dicono tutti, nessuno avrà voglia di combattere, sarà già duro essere al mondo e aspettarsi di morire in primavera. Se poi, come dicono, verrà molta neve, verrà anche quella dell'anno passato e tapperà porte e finestre, ci sarà da sperare che non disgeli mai più.
Io non credo che possa finire. Ora che ho visto che cos'è la guerra civile, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: - E dei caduti che facciamo? perché sono morti? - Io non saprei cosa rispondere. Non adesso, almeno. Né mi pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero.
Cesare PAVESE, Prima che il gallo canti, Torino 1949.
Thème n° 2 (pour le 15 décembre 2015)
Abitavo in una camera con otto operai italiani, e tutte le mattine mi recavo all'infermeria per servizio. Marja Fjodorovna mi consegnava centinaia di scatolette variopinte da classificare, e mi faceva piccoli regali amichevoli: scatole di glucosio (graditissime); pasticche di liquirizia e di menta; stringhe da scarpe; qualche volta un pacchetto di sale o di polvere per budini. Mi invitò una sera a prendere il tè nella sua camera, e notai che alla parete sopra il suo letto erano appese sette od otto fotografie di uomini in divisa: erano ritratti di visi noti, e cioè di soldati e ufficiali della Kommandatur. Marja li chiamava tutti famigliarmente per nome, e parlava di loro con semplicità affettuosa: li conosceva da tanti anni ormai, e avevano fatto tutta la guerra insieme.
Dopo qualche giorno, poiché il lavoro di farmacista mi lasciava molto tempo libero, Leonardo mi chiamò ad aiutarlo in ambulatorio. Nelle intenzioni dei russi, quest'ultimo avrebbe dovuto fare servizio solo per gli ospiti del campo di Bogucice: in realtà, poiché le cure erano gratuite, vi si presentavano anche militari russi, civili di Katowice, gente di passaggio, mendicanti, e figure dubbie che non volevano avere a che fare con le autorità.
Da Primo LEVI, La tregua, Torino 1963.