LEZIONE 5

Genesi del documento privato (si prosegue dalla lezione precedente)

La minuta diverrà momento imprescindibile nella genesi del documento privato. Le parti potranno anche non desiderare la stesura in mundum del documento privato sentendosi rassicurate dalla presenza della minuta nei registri delle imbreviature (che avranno valore legale).
PANI: come vedremo meglio quando parleremo di storia del notariato, le imbreviature saranno considerate esse stesse il documento originale.

Redactio in mundum: scrittura del documento in bella copia. Nell'ambito del documento privato on c’è distinzione tra i ruoli del dictator (colui che concepisce il testo del documento) e del grossator (colui che mette per iscritto il documento), come poteva avvenire nella redazione del documento pubblico.

Fotocopia 23: eccezione! Si tratta di un mundum di contratto tra privati basso-medievale. Il testo è scritto da mano diversa rispetto a quella del notaio (forse quella di un apprendista), che era però presente all’atto della rogatio e ha scritto la minuta (in notas proprias sumpsi) ma ha delegato ad altri la stesura del documento a causa di impegni. Ha riletto e verificato la corrispondenza tra minuta e mundum e sottoscritto il documento. Notiamo infatti come la prima parte del documento sia scritta da mano differente rispetto alle ultime sei righe.

 

Subscriptiones: sottoscrizioni; le parti, i testimoni e lo scrittore possono sottoscrivere il documento. Solitamente la sottoscrizione delle parti e dei testimoni è autografa solo nell’alto Medioevo. Prende la forma di un segno di mano a forma di croce (riferimento al gesto di poggiare le mani sul documento per accettarne il contenuto). C’è un distacco progressivo dall’autografia iniziale delle sottoscrizioni dei testimoni, che si ridurranno a un semplice elenco di nomi scritti dal notaio. La sottoscrizione delle parti col tempo tende a scomparire, c’è uno spostamento dell’attenzione verso lo scrittore come 'testimone chiave'.

Fotocopia 24: diversi esempi di sottoscrizioni delle parti. Il primo risale all’VIII sec. In corrispondenza del primo segno di croce abbiamo la sottoscrizione di una parte, il venditore. In seguito, sempre precedute da un segno di croce, vi sono le sottoscrizioni autografe dei testimoni ed infine quella dello scrittore (Rachiprandus clericus).

Il secondo esempio risale sempre all’VIII sec. ma assistiamo a una perdita dell’autografia delle sottoscrizioni. Esse vengono scritte dal notaio (Teutfrid) anche se a volte il segno di croce può essere autografo. PANI: in questo caso però non lo è!

Il terzo esempio risale all’XI sec. Le prime due righe contengono le sottoscrizioni delle parti, le altre due quelle dei testimoni, entrambe non autografe ma apposte dal notaio. Non c’è più una singola riga riservata ad ogni persona ma le sottoscrizioni sono per gruppi. Riga 3: vediamo una specie di graticcio, sono tanti segni di croce tracciati insieme.

Il quarto esempio risale alla fine dell’XI sec. o all’inizio del XII. I testimoni sono ridotti ad un elenco di nomi, senza i segni di mano.

 

Completio: sottoscrizione dello scrittore. Corrisponde alla roboratio del documento pubblico. Erano utilizzate speciali formule a seconda del periodo e dell’area geografia:

-       Complevi et dedi nell’alto Medioevo in area longobarda.

-       Complevi et absolvi nell’alto Medioevo in area romano-ravennate

-       Scripsi nel basso Medioevo.

 

Traditio: consegna del documento alle parti.

 

Forme del documento

 

Connotano il documento. Servono a svolgere le funzioni per le quali il documento è posto in essere. Si possono classificare in:

 

·      Caratteri estrinseci: tutto ciò che attiene alla materialità del documento (e per questo osservabili sull’originale o su una buona riproduzione fotografica). Per la diplomatica tradizionale (Paoli) sono:

1)    Supporto scrittorio

2)    Scrittura

3)    Signa

4)    Sigilli

 

Signa e sigilli svolgono hanno anche una precisa rilevanza funzione giuridica.

 

·      Caratteri intrinseci: ciò che riguarda l’articolazione del testo (perciò osservabili anche su trascrizione o edizione del documento).

 

Giovanna Nicolaj, discostandosi dalla diplomatica tradizionale, opera una propria divisione rispetto alle forme del documento:

 

a)     Forme materiali (che sono attinenti al supporto scrittorio e al modo in cui esso viene organizzato, ad esempio l’utilizzo di papiro, pergamena o carta)

b)    Forme di contrassegno e marcatura (scrittura, signa e sigilli, svolgono funzione hanno rilevanza giuridica)

c)     Forme di struttura e articolazione del discorso (caratteri intrinseci tradizionali).

 

Considerazioni:

PANI: il documento diplomatistico può essere scritto su qualsiasi supporto: dalla pietra al supporto magnetico passando per il bronzo... 

a)     La carta viene utilizzata per la prima volta in Italia nel 1090 in un documento della contessa Adelaide di Sicilia. Federico II in seguito ne proibirà l’uso per la redazione di documenti.

P


b)    Scrittura: Il De re diplomatica libri VI è anche un trattato di paleografia; analizza la scrittura, che può svolgere funzione autenticante per i documenti. Può avere lo scopo di certificare l’origine del documento. PANI: ...rendendolo al contempo più difficile da falsificare. 

Fotocopia 25a: scrittura della cancelleria imperiale romana, litterae caelestes. Nel 367 gli imperatori Valentiniano e Valente proibiscono l’uso delle litterae caelestes al di fuori della suddetta cancelleria. Tale tipo di scrittura serve a rendere più solenne il documento e a certificarne la provenienza.

Fotocopia 25b: Diploma del re merovingio Childeberto III. Scrittura merovingica, funzione anti-falsificatoria e di certificazione della provenienza del documento.

Fotocopia 25c: il primo esempio presenta una riga in litterae elongatae, caratteri compressi lateralmente e tipici dei diplomi pontifici o imperiali.  Il secondo esempio presenta una scrittura mercantesca, tipicamente corporativa, e riguarda un documento privato. I mercanti, nell'espansione della loro attività, cessano di ricorrere al notaio per la stesura dei propri documenti. Funzione autenticante della scrittura.

 

Le prime copie del Corpus Iuris Civilis giustinianeo vennero copiate in onciale B-R (così denominata per la forma caratteristica di queste due lettere), scrittura fortemente distintiva e connotativa di quest’ambito, è elemento convalidante.

Signa: sono dei disegni.

Signa di cancelleria: possono rimandare alla pubblica autorità (es. il monogramma) o al cancelliere.

Monogramma: insieme di lettere in nesso che formano nome e titolo dell’autorità. Può essere autografo e parzialmente autografo. PANI: o non avere nessuna forma di autografia

Fotocopia 26: esempi di signa che procedono dal semplice al complesso. Esempio 1: Segni di croce. Esempio 2: segni di croce più elaborati che presentano altri segni di note tironiane che si intrecciano col disegno della croce. Sono connotativi di corporazioni di scrittori privati, specie in area ravennate.

Esempio 3: Il segno prima di : Ego, Oddo… è denominato signum notarii e accompagna il nome dello scrittore del documento Siamo alla vigilia della nascita del notariato.

Esempio 4: Signum di notaio dotato di pubblica fides. Ogni notaio ha il proprio. E’ denominato signum tabellionatus.

Esempio 5: altro esempio di signum notarile nel documento privato.

Esempio 6: monogramma di Carlo Magno non autografo (potrebbe essere autografo il segno all’interno del rombo centrale).

Esempio 7: monogramma non autografo di Ludovico il Pio. Nella seconda parte del rigo è presente la recognitio del cancelliere; signum recognitionis a fine rigo .

Esempio 8: a fine primo rigo scorgiamo un signum (quasi a forma di r capitale) chiamato signum manu propria. Si tratta di un nesso tra le lettere M, P ed R, utilizzato nella cancelleria imperiale a ricalco del monogramma pontificio del benevalete.  A fine secondo rigo invece abbiamo il signum del cancelliere, caratterizzato da una doppia arcata (originariamente si trattava di due lettere S accostate a significato di subscripsi, poi se ne perde memoria e rimane un semplice signum).

Esempi 9-10: signa della cancelleria pontificia: Rota (doppio cerchio, quello interno diviso da una croce), in cui nel cerchio esterno viene scritto il motto del pontefice, in quello interno si attesterà la formula dell’esempio 10: nel primo quadrante in alto a sinistra la scritta Sanctus Petrus, nel secondo in alto a destra la scritta Sanctus Paulus e nella metà inferiore il nome del pontefice con la doppia P (papa) e l’ordinale. Bene valete: formula di saluto, prima iscritta per esteso, poi in monogramma, forse su influsso della cancelleria imperiale. Questi due signa sono riservati ai documenti più solenni.

Sigilli: li studia la sfragistica o sigillografia. Sigillografia di G. Bascapè (anni ’20-’30 del 1900) importante trattato in 4 libri sui sigilli. Il sigillo è un oggetto la cui funzione evolve nel tempo. Inizialmente era un semplice mezzo di chiusura (es. delle tavolette cerate) e garanzia di non contraffazione del documento. I documenti imperiali erano sigillati per farne riconoscere l’origine. Diventa poi mezzo di convalida del documento al posto della sottoscrizione autografa quando i sovrani diventano analfabeti (re merovingi). Fuori dall’Italia si usava anche per i documenti privati fino all’avvento del notariato. I diplomi vescovili in Italia a volte sono sottoscritti dal notaio ma dotati comunque di sigillo vescovile.

Doppio significato della parola sigillo:

§  Strumento che serve a lasciare un’impronta su un materiale: matrice sigillare

§  Impronta stessa.

      La matrice sigillare poteva essere un anello (fatto di oro, metalli preziosi o pietre dure), che implicava la sicurezza di poterlo trasportare sempre con sé contro il rischio di falsificazioni, oppure un sigillo a bottone (dal XII sec.) con asola retrostante che permetteva di portarlo al collo, appeso a una catena, oppure ancora a impugnatura.

Quando un’autorità decadeva ne venivano distrutte le matrici sigillari e questo veniva dichiarato e diffuso proprio al fine di evitare falsificazioni dei documenti.

Materiale da imprimere: cera d’api (che è incolore ma può essere artificialmente colorata, si affermerà quella rossa) oppure metallo (per i documenti bizantini e pontifici; piombo oppure oro, il cui utilizzo era però raro, si trattava piuttosto di una bolla metallica solo ricoperta di oro).

La ceralacca si afferma solo in età moderna.

Bulla: bolla di piombo, sigillo tipico dei documenti pontifici (sfera scaldata che veniva impressa da una matrice a tenaglia).

Anulus piscatoris: sigillo anulare che rappresenta Pietro nell’atto di gettare le reti da pesca. Convalida i documenti pontifici di carattere privato (i brevi), che non passano dalla cancelleria.

Fotocopia 28a: sigilli pontifici. Esempio 8: effigi di Paolo e Pietro e nome del pontefice.

Esempio 9: Sigillo circondato da puntini, è più difficile da contraffare. Effigi con doppia barba, una tratteggiata e una puntinata.

Fotocopia 28b: sigilli pontifici. Esempio 16: sigillo di papa Giovanni Paolo II. Esempio18: sigillo effettuato con anello del pescatore. Esempio 19: timbro sostitutivo del sigillo pontificio.