Schema della sezione

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    Da una parte la longue durée medievale identifica nettamente l'autorialità con l'auctoritas dell'ipse dixit, riconoscendo solo a singole voci l'autorevolezza e la possibilità di una parola originale e definitiva; dalll'altra la fruzione di narrazioni fa riferimento al mondo dell'anonimato collettivo dell'epica nelle sue varie manifestazioni. Da una parte, dunque, c'è l'auctor per eccellenza, Aristotele, che viene tradotto, commentato, chiosato, annotato, dando origine a una testualità complessa e stratificata con una disposizione peculiare delle voci sul supporto materiale della scrittura. Dall'altra parte, invece, si trova l'epica anonima e collettiva che si dà in numerose forme e linee di trasmissione che convergono su alcuni temi, personaggi, strutture. E' questo il caso del corpus che si definisce come ciclo bretone frutto di un intreccio tra la tradizione dei romanzi "antichi" , quella delle leggende celtiche e l'influsso della lirica provenzale, con un riferimento particolare all'emergenza sociale della cavalleria. 

    Chrétien de Troyes (in particolare nel prologo di Cligès) assumerà questo corpus come punto di partenza per una prima rivendicazione della sua autorialità individuale, proponendosi come traduttore, come colui che trasmette una tradizione, aprendo in questo modo la possibilità di una funzione autoriale identificabile con una soggettività singola, con un nome, un cognome e una, per quanto scarna, biografia.

    Ma l'operazione verrà ripresa su una scala più vasta e sistematica da Dante Alighieri che programmaticamente costruisce se stesso come grande autore individuale all'interno delle proprie opere. A partire dalla Vita nova, Dante adotterà le modalità del commento agli auctores, introducendo però una grande novità: i testi che Dante commenta e chiosa nella sua prima raccolta poetica sono i suoi stessi testi, le sue poesie giovanili che verranno ripensate e riorganizzate nel prosimetro. L'operazione non solo si riproporrà nel Convivio, ma troverà un nuovo sviluppo nella Commedia:a partire dall'Inferno fino al Purgatorio, infatti, Dante inanellerà una serie di riconoscimenti alla sua stessa autorialità che culmineranno nel passaggio al Paradiso come autore autonomo, non più costretto a basarsi sulla guida e il magistero di altri auctores per realizzare il suo grande progetto poetico.

    Letture da:

    Ch. de Troyes, Cligès ou la fausse morte (Prologo) in Romans de la Table ronde, pr. J.-P. Foucher, Paris, Gallimard, 1975, p. 94 (tr. it. fornita a lezione)
    Dante Alighieri, Vita nova (ed. cons.
    Vita nuova, ed. Barbi, intr. G. Petrocchi, comm. M. Ciccuto, Milano, BUR, 1994 oppure Vita nova, ed. Gorni, a c. di L.C. Rossi, intr. G. Gorni, Milano, Mondadori, 2016):  ed. Barbi: I, II, III, XIII, XVIII, XIX, XXVI, LII; ed. Gorni: 1; 2 [1], [2]; 5 [1], [2], [3]; 6; 10; 17; 31
    Dante Alighieri, Divina commedia, (scelta libera dell’edizione) Inf. I 61-93, IV, 79-102; Pg. II, 76-111, XI 73-117, XXIV 34-63, XXVI