Titolo:
Temi:
Autori:
Contenuti e fonti:
Funzionalità:
Obiettivi e pubblico di riferimento:
Architettura web, chiarezza, navigabilità - da 1 (min) a 5 (max):
Accessibilità e ricercabilità dei dati - da 1(min) a 5 (max):
Qualità grafica, impatto visivo - da 1 (min) a 5 (max):
Valutazione dei contenuti: rilevanza del tema - da 1 (min) a 5 (max):
Ricchezza dei contenuti - da 1 (min) a 5 (max):
Qualità di apparati introduttivi, e istruzioni - da 1 (min) a 5 (max):
Giudizio complessivo:
URL:
Tipologia:
Firma:
Immagine:
Data della recensione:
Includi nella ricerca.
Nome autore:
Cognome autore:



Titolo:

Università Castrense: un laboratorio dell’umano nella grande guerra

Temi:

Il sito e il progetto hanno lo scopo di rendere visibile il materiale (documenti, fotografie, diari…) inerente alla scuola medica da campo denominata Università Castrense, presente a San Giorgio di Nogaro tra il 1916 e il 1917.

Autori:

Comune di San Giorgio di Nogaro; Biblioteca Civica Villa Dora di San Giorgio di Nogaro; Regione autonoma Friuli Venezia Giulia; 100 Grande Guerra; Centenario Prima Guerra Mondiale 2014/2018


Contenuti e fonti:

Il sito presenta cenni storici, fotografie e l’archivio inerenti alla scuola medica da campo Università Castrense. Fin da subito, il sito si presenta pieno e un po’ confusionario nel suo insieme, dal momento che non si capisce quale sia effettivamente l’obiettivo di tale progetto (lo possiamo dedurre, ma solo se conosciamo la tematica in questione, ovvero diffondere la conoscenza storica della scuola medica da campo). Il sito è composto da un Menu e da sei aree, ognuna con una propria tematica e una foto che la rappresenti. Troviamo anche alcuni dati statistici in merito ai posti letto della scuola medica da campo e agli studenti arrivati per poter studiare e allo stesso tempo andare al fronte. All’interno di ogni area troviamo tante sezione che rimandano a descrizioni più approfondite dell’argomento selezionato. Il Menu è composto invece da alcune informazioni inerenti al comune di San Giorgio di Nogaro, ad informazioni più dettagliate sull’Università Castrense (denominate Storia, Strutture, Luoghi, Persone), all’Archivio e ai Contatti.


Funzionalità:

Il sito presenta tante informazioni, spiegate molto semplicemente, sulla scuola medica da campo. Il problema rimane purtroppo la struttura del sito che rischia di rendere confusionario il progetto. Oltre a ciò, aprendo nel Menu la voce Archivio, notiamo che questa sezione è più semplice e chiara rispetto a tutto il resto: anche qui, troviamo alcuni numeri statistici in merito al complesso archivistico, all’unità archivistica e alle serie; è presente inoltre una mappa per avere un’idea chiara dei luoghi che all’epoca furono coinvolti per la realizzazione della Castrense. Aprendo ad esempio un fascicolo (sono presenti fascicoli di carattere medico), troviamo la data cronica di riferimento e il contenuto, ovvero la descrizione del contenuto presente nel fascicolo; inoltre nelle note è riportata la collocazione della conservazione del documento. Infine, è presente l’inventario del fascicolo e un consiglio di cosa possiamo trovare nella stessa ricerca.


Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obiettivo è quello di far conoscere una parte di storia locale che all’epoca ha caratterizzato notevolmente il comune di San Giorgio di Nogaro; per questo motivo, gli accenni storici sono spiegati in modo molto semplice e scorrevole. Come già detto in precedenza, l’unico problema rimane la costruzione del sito, che risulta troppo confusionario e pertanto l’utente rischia di non capire da quale parte cominciare nel cercare informazioni. L’utente che potrebbe risultare interessato nella consultazione di tale progetto potrebbe essere uno studente o semplicemente una persona interessata alla storia locale: quindi il progetto è di tipo didattico e divulgativo.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    3
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    3
Qualità grafica, impatto visivo:    2
Rilevanza del tema:    4
Ricchezza dei contenuti:    4
Qualità di apparati descrittivi e guide:    3
Giudizio complessivo:

Un sito e un progetto davvero interessante e complesso, dal momento che tratta sia tematiche storiche sia tematiche mediche. Oltre a ciò, troviamo anche le biografie dei personaggi che hanno caratterizzato la storia di questa scuola (peccato a tal riguardo che non sia presente una bibliografia per poter eventualmente approfondire). Come già detto in precedenza, peccato che il progetto sia presentato in maniera confusionale perché a primo impatto potrebbe bloccare l’utente a voler proseguire nella visualizzazione del sito: se il sito fosse stato strutturato più semplicemente come ad esempio la sezione dell’Archivio, penso che avrebbe dato un notevole vantaggio anche a livello di conoscenza nel nostro territorio.

URL: https://www.universitacastrense.eu/
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Carmen Allegro
Immagine:
Data della recensione: 19 settembre 2022


Titolo:

BHL, Biodiversity Heritage Library

Temi:

Il progetto BHL lanciato nel 2006, che si definisce come la più grande biblioteca digitale ad open access del mondo per contenuti letterari e d’archivio sulla biodiversità, è un consorzio di biblioteche specializzate che nasce per garantire una libera disponibilità di materiale digitalizzato riguardante la documentazione delle specie della terra al fine di comprendere approfonditamente la complessità degli ecosistemi in rapida evoluzione. La biblioteca digitale ha sede presso lo Smithsonian Libraries and Archives a Washington (USA) e raccoglie centinaia di migliaia di volumi in forma digitalizzata distinti tra libri e riviste.

Il progetto BHL attraverso il sito web Flickr permette l’accesso al proprio archivio di oltre 300'000 immagini indicizzando i nomi tassonomici di tutta la raccolta.


Autori:

Il sito permette un'agevole consultazione, attraverso il menu a tendina, della storia del progetto e quindi degli autori dello stesso.

Il progetto BHL vede le radici in un incontro nel 2003, finanziato dalla Fondazione Andrew W. Mellon , che si delineava come confronto fra scienziati riguardo l'accesso online gratuito alla letteratura di storia naturale; sarà nel 2006, durante un incontro presso le Smithsonian Libraries, che la Biodiversity Heritage Library verrà costituita ufficialmente.

 Al momento della sua creazione, BHL comprendeva 10 organizzazioni distribuite tra Stati Uniti e Regno Unito.

Nel 2007 verrà nominato Direttore del programma BHL Tom Garnett, in quel momento Direttore Associato delle Smithsonian Libriaries.

A lui, alle sue dimissioni per pensionamento, nel 2012 succederà Martin R. Kalfatovic, attuale Direttore del Programma.

Per la trasparenza, i profili di coloro che compongono il personale che attualmente si occupa del progetto suddiviso in personale amministrativo BHL, squadra tecnica BHL e direttivo BHL sono agevolmente consultabili sul sito attraverso il menù a tendina selezionando “About” e quindi “Staff”.

Tutti i componenti dello Staff, indipendentemente dal proprio ruolo cooperano molto motivatamente e contribuiscono alla divulgazione scientifica open access, ognuno mettendo in campo le proprie competenze, sia nello sviluppo del programma, nella gestione dei dati e nella digitalizzazione.

Da un punto di vista del supporto economico il progetto BHL ha avuto la possibilità di realizzarsi nel 2006 grazie ad un finanziamento iniziale proveniente da diversi fonti tra cui la Richard Lounsbery Foundation (organizzazione filantropica con sede a Washington con spiccato interesse scientifico); al momento attuale il progetto è sostenuto principalmente da fondi derivanti da BHL members dues e donazioni individuali da privati, proventi la cui origine mette in risalto la rispettabilità e l’affidabilità che il pubblico riconosce all’organizzazione.

Oltre alle donazioni il pubblico partecipa attivamente al progetto BHL anche con contenuti al di fuori delle partnership del consorzio come nel caso del contributo di editori o di detentori di copyright.

BHL offre infine un’ampia gamma di opportunità di volontariato per consentire alla persona qualunque di contribuire con il proprio tempo e le proprie competenze da qualsiasi luogo in qualsiasi momento.

Le attività di volontariato principali, che consentono un ampio spettro e un’attività continuativa consistono nel tagging delle immagini e nel trascrivere le note sul campo.

Questa apertura e richiesta di collaborazione a persone non facenti parte dello staff vero e proprio, esprime fortemente il concetto stesso di libera e gratuita divulgazione scientifica dando la possibilità a chiunque di rendersi coautore al progetto stesso.

La lista dei vari finanziamenti è consultabile anch’essa sul sito dal menù a tendina selezionando “About” e quindi “BHL Funding”.

 


Contenuti e fonti:

I contenuti all’interno di questa biblioteca digitale sono sia fonti primarie che fonti secondarie, in base all’intento e al lavoro che stanno dietro alla pubblicazione di un determinato libro o articolo.

I contenuti si trovano in forma di PDF e trattasi di materiali sia scritti che a stampa digitalizzati.

I materiali possono essere visionati anche attraverso raggruppamenti offerti dagli indicizzatori proposti dalla piattaforma, rendendo così più agevole un lavoro di comparazione e aggregazione delle informazioni.

Le fonti provengono da diverse biblioteche, case editrici, siti accademici e privati detentori di copyright
Funzionalità:

Il sito presenta un’ottima organizzazione tecnico-pratica e visiva.

Ad una prima occhiata l’interfaccia si presenta visivamente sobria ed elegante richiamando sia alla “linearità scientifica” ma anche alla curiosità dell’aspetto culturale utilizzando su un fondo color panna le diverse tonalità dell’azzurro che sono proprie del logo della BHL in riquadri dedicati bianchi che ben si staccano dallo sfondo.

Il logo appare in alto a destra con il suo acronimo e il nome per intero e alla sua sinistra appaiono le icone dei social networks di cui il progetto detiene un account (Facebook, Twitter, Flickr, Instagram e Pinterest).

Sotto al logo la descrizione di questo progetto “Inspiring discovery through free access to biodiversity knowledge.” accanto ad esso a destra un’immagine della natura (uccelli, un fungo, un camaleonte…).

Sotto, il menù a tendina di colore azzurro scuro posto centralmente nell’header, attraverso i 7 macrogruppi che lo compongono permette un’esaustiva utilizzazione del sito.

Dal menù stesso appare immediatamente una suddivisione tra le informazioni inerenti il progetto stesso (about, tools and services, help, projects, getting involved, donate) e la biblioteca digitale vera e propria (visit BHL).

Quando viene selezionato uno degli indicizzatori del menù a tendina, si apre una presentazione generale dello stesso costituita dalle varie voci di cui viene data una breve informazione generale contenuta in icone di colore e con decoro diverso, nei riquadri a destra troviamo uno strumento di ricerca e sotto ad esso le varie voci che compongono l’indicizzatore del menù che abbiamo selezionato, sotto ancora l’icona per poter donare ed infine un riquadro per potersi iscrivere alla mailing list.

Un ulteriore riquadro è dedicato ai post su Twitter.

Ogni pagina nel footer presenta un riquadro dedicato alle testimonianze degli utenti BHL di tutto il mondo andando così a sottolineare il valore internazionale del progetto stesso ma offrendo anche la possibilità di un confronto con diverse realtà, il più delle volte accademiche, diverse tra loro.

Conclude il footer un riquadro finale contenente il logo posto centralmente, sotto la sua definizione e sotto di essa tre link corredati da specifiche icone che rimandano alle tre componenti di maggior rilievo del sito: la biblioteca digitale, gli strumenti di ricerca scientifica ed il collegamento esterno alla collezione di immagini sul sito Flickr.

L’interfaccia è quindi organizzata in maniera da risultare bilanciata e poco appesantita da una possibile eccessiva mole di dati e di informazioni e risulta a livello pratico decisamente coerente coi canoni user friendly, rendendo il sito agevole nella sua fruizione anche a coloro che sono meno ferrati sia da un punto di vista tecnologico che da quello di vista nozionistico.

La sezione del sito dedicata alla biblioteca digitale vera e propria, raggiungibile dal menù a tendina selezionando “Visiti BHL”, coerentemente con il resto del sito risulta subito al primo impatto facile ed intuitiva da navigare, rispettando anch’essa i canoni user friendly.

La navigazione della biblioteca è facilitata oltre che dalla ricerca diretta tramite il site search anche dalla possibilità di sfogliare l’enorme collezione sfruttando la presenza di sette indicizzatori (Title, Author, Date, Collection, Contributor) che permettono l’individuazione e quindi la fruizione dei vari documenti totalmente in open access, suddivisi tra libri e riviste digitalizzati.

Selezionando un qualsiasi documento esso si aprirà permettendo una lettura full-text dello stesso in PDF ed offrendo la possibilità di farne il download.

Ogni documento presenta in oltre la possibilità di visionare i metadati dello stesso.

Di enorme importanza è la presenza sul sito di un blog a cui c’è la possibilità di iscriversi liberamente e gratuitamente: una piccola critica può essere fatta all’eccessiva presenza di input visivi – il più delle volte doppi – che dovrebbero aiutare l’utente nella navigazione ma che invece producono un impatto un po’ caotico che rende la fruizione parzialmente più impegnativa rispetto al resto del sito.

Strumenti presenti da non dimenticare i di enorme importanza sono la voce “Help”, contenente le informazioni utili riguardo diritto d’autore, il riutilizzo ed i requisitivi di digitalizzazione e la voce “Harmful Content”, che mette in guardia i visitatori del fatto che molti documenti, essendo vecchi ed ormai superati, possono riportare contenuti dannosi.

 


Obiettivi e pubblico di riferimento:

Attraverso il menù a tendina presente sul sito, selezionando prima “About” e quindi “Strategic Plan” c’è la possibilità di leggere integralmente BHL Value Statements nel quale viene dichiarato come BHL abbia il compito e l’obbiettivo di essere affidabile e responsabile relativamente ai contenuti e al proprio operato nei confronti di utenti, sponsor, membri e partners agendo con trasparenza e aderendo ai più elevanti standard etici.

Viene sottolineato come BHL serva il mondo dei ricercatori sulla biodiversità e gli appassionati di questo campo attraverso la ricezione, organizzazione e gestione dei file digitali.

Il carattere internazionale del Progetto è di supporto alle scoperte e loro comunicazione ad utenti di tutto il mondo.

Il progetto Biodervsity Heritage Library non intende rivolgersi esclusivamente e precipuamente ad un pubblico ristretto di ricercatori e appassionati ma punta ad ispirare ed incuriosire una platea più vasta ed eterogenea per consentire ad ogni singolo individuo di approfondire la conoscenza sulla natura e la cultura, spronando le persone ad imparare esplorare e comprendere meglio il loro ruolo e il loro impatto in questo mondo.

 


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    5
Qualità grafica, impatto visivo:    5
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    5
Qualità di apparati descrittivi e guide:    4
Giudizio complessivo:

Il sito risulta essere progettato in maniera quasi impeccabile, emerge da ogni punto di vista il corposo lavoro tecnico che integra le competenze di esperti in settori diversi, dalla comunicazione alla programmazione, al web design.

Il progetto nel suo complesso trasmette autorevolezza e affidabilità.

L’obbiettivo di creare una biblioteca digitale contenente il maggior sapere riguardo le scienze naturali e di renderlo open access è stato senza ombra di dubbio raggiunto ed in maniera esaustiva.

Le critiche che possono essere fatte al progetto sono poche e relative e soprattutto non vanno ad intaccare il valore e la fruizione del sito stesso.


URL: https://about.biodiversitylibrary.org/
Tipologia: Pubblicazione di fonti secondarie
Firma: Stefano Pasquotti
Immagine:
Data della recensione: 1 febbraio 2023


Titolo:

Carteggio Ricci

Temi:

Il tema centrale del sito è il fondo cartaceo inedito raccolto da Corrado Ricci per documentare l’azione di salvaguardia del patrimonio artistico e monumentale svolta dalla sua Direzione Generale per le Antichità e Belle Arti durante il primo conflitto mondiale.


Autori:

L’unico nome menzionato all’interno del sito che può essere ricondotto alla figura autoriale è Eleonora Maria Stella, anche se il ruolo da lei rivestito non è esplicitato.


Contenuti e fonti:

Il progetto, nato nel 2017, si presenta come un repository di fonti primarie derivanti dai carteggi di Corrado Ricci.

Il carteggio inserito nel periodo della prima guerra mondiale, si presta a diversi livelli di lettura: da un lato offre nuovi spunti di ricerca agli studiosi, dall’altro vuole rivolgersi ad un pubblico non specialista, interessato ad approfondire il tema della Grande Guerra da una diversa prospettiva, quella dei curatori d’arte dell’epoca.

Il carteggio offre uno spaccato inedito del sistema dell’arte in Italia in una fase cruciale della sua storia.

Sul sito si trovano un centinaio di documenti, tutte lettere, a volte completate dalle fotografie delle opere d’arte e dei monumenti a cui si riferiscono, di cui è possibile visionare la trascrizione del contenuto, i metadati e la digitalizzazione in PDF delle lettere stesse.

Purtroppo i documenti digitalizzati non sono scaricabili.

 


Funzionalità:

La navigazione del sito, data la struttura semplice e poco articolata, risulta molto intuitiva e facile.

A livello visivo l’interfaccia della home risulta accattivante grazie ad un riquadro centrale che presenta una descrizione del sito su uno sfondo scuro ricavato da un particolare di qualche lettera digitalizzata con un link interno alla sezione delle lettere.

L’header, che non si differenzia per colore dal background del resto della pagina, presenta il logo con il nome del sito, un menù ed uno strumento per la ricerca all’interno dell’archivio.

Il footer di controparte presenta un colore di background verde pallido, non molto in contrapposizione al bianco del background del resto dell’interfaccia; include il logo del centenario della prima Guerra Mondiale, tre link che si rifanno agli elementi del menù (Lettere, Search, Il Progetto) e di riferimento alla piattaforma online usato per la creazione della pagina web (Muruca).

Il resto delle sezioni del sito presentano sempre lo stesso header e lo stesso footer ma risultano meno accattivanti della home a causa della mancanza di forti contrasti tra gli elementi presenti e lo sfondo e soprattutto per la totale assenza di immagini, ad eccetto ad un’immagine nella sezione dedicata al progetto.

Il menù è composto da quattro elementi: Home, Lettere, Search, Il Progetto.

Di maggior utilità è senza ombra di dubbio la voce “Search”, che attraverso cinque filtri (Volume, Mittente, Destinatario, Persone, Luoghi) permette una ricerca agevole delle lettere di interesse per l’utente, mentre la sezione “Lettere” risulta essere solo una raccolta consultabile senza possibilità di filtraggio.

L’ultimo elemento del menù, la voce “Il Progetto” presenta un’approfondita ed articola descrizione del progetto stesso.

 


Obiettivi e pubblico di riferimento:

L’obbiettivo del sito è quello di rendere accessibile la documentazione che attesta la missione di Corrado Ricci nella salvaguardia del patrimonio artistico e monumentale della sua Direzione Generale per le Antichità e Belle Arti durante la Prima Guerra mondiale.

Il pubblico di riferimento è molto ampio in quanto, come sottolineato nella voce del menù “Il Progetto”, il carteggio di guerra si presta a diversi livelli di lettura rivolgendosi quindi ad un pubblico di studiosi e ad un pubblico non specializzato anche se per i meno preparati andrebbero inserite più informazioni riguardo il contesto storico e biografico.
Architettura web, chiarezza, navigabilità:    3
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    3
Rilevanza del tema:    3
Ricchezza dei contenuti:    2
Qualità di apparati descrittivi e guide:    1
Giudizio complessivo:

Il giudizio complessivo riguardo il sito è negativo: nonostante il tema sia molto interessante e soprattutto pare innovativo e inedito su suolo italiano, il sito presenta numerose lacune.

Il numero di documenti non è altissimo (un centinaio circa) e andrebbero a maggior ragione quindi contestualizzati sia l’aspetto storico che quelli artistico e biografico che ruotano intorno alle singole lettere e ai personaggi che interagiscono con Ricci.

La pecca maggiore è senza dubbio la completa assenza di informazioni su Corrado Ricci.

L’assenza di questo tipo di informazioni rende difficile la comprensione del percorso del tema da parte dei non esperti, nonostante il sito dichiari di far riferimento ad un pubblico ampio.

In secondo luogo anche un interfaccia più accattivante da un punto di vista visivo renderebbe maggiormente piacevole la navigazione delle piattaforma.

Il fatto che il sito sia così stringato può essere invece un’arma a doppio taglio, dando da un lato un senso di minor autorevolezza e importanza al progetto, ma dall’altro lato si presenta come una struttura elementare che consente di concentrarsi meglio sui contenuti dell’archivio, ovvero le lettere.


URL: http://carteggiodiguerra.cnr.it/
Tipologia: Pubblicazione di fonti primarie
Firma: Stefano Pasquotti
Immagine:
Data della recensione: 1 febbraio 2023


Titolo:

Euro-Climhist / Metodi di retrodizione


Temi:

Lo strumento informatico intende sostenere la ricerca a livello di climatologia storica, segnatamente in ordine alla ricostruzione del tempo e del clima in un determinato momento storico, alla ricerca storica sugli effetti climatici e alla storia della conoscenza umana circa il tempo e il clima. Si tratta di obiettivi che la comunità scientifica si pone da tempi relativamente recenti e sui quali un apporto delle digital humanities sarebbe estremamente prezioso.

Autori:

Oeschger Centre per la ricerca sul cambiamento climatico dell’Università di Berna. Iniziatore del progetto: prof. Christian Pfister. Responsabile attuale: prof. Christian Rohr. I finanziamenti statali fanno riferimento al Global Climate Observing System (GCOS) sostenuto dall’Ufficio federale per la meteorologia e la climatologia MeteoSchweiz/MeteoSvizzera (URL: https://meteosvizzera.admin.ch), sul cui sito si è però ricercato invano un link che permettesse il rinvio al database o almeno una menzione esplicita.

Contenuti e fonti:

Dopo aver compiuto una verifica di interrogazione in riferimento a una sottocategoria tematica (le rogazioni o messe/preghiere propiziatorie), è apparso evidente che senza un database di questo tipo non si sarebbe giunti – a meno di essere esperti della materia e dell’epoca – a selezionare 117 testi su un arco di cinque secoli. Questo risultato non va dimenticato, perché segna il vantaggio di uno strumento digitale (i cui contenuti siano di qualità) rispetto a un volume o a un articolo scientifico, soprattutto se non dotato di accurati indici analitici. D’altra parte è chiaro che sarebbe lecito attendersi una risposta molto più ampia e dettagliata da un’interrogazione relativa alla storia delle rogazioni nell’Europa medievale e moderna, pratica oggi scomparsa ma che può vantare una tradizione secolare con ascendenze in epoca romano-pagana. A dire precisamente del rilievo sociale e culturale dei fattori climatici e meteorologici nella vita delle comunità e delle persone. Di tale questione, ampia e forse ancora in buona parte da studiare, Euro-Climhist offre però solo alcuni dati e questi pure limitati a un contesto geografico ristretto. Il sondaggio, per quanto inevitabilmente limitato, invita a porre la questione del completamento del campione testuale sia rispetto alla variabile del tempo sia a quella dello spazio.

In effetti, mentre negli anni ‘90 una svolta di fondo nell’impostazione della banca dati fu rappresentata dall’apertura europea (e non più solo svizzera), dal 2015 in poi si immagina una discesa in profondità condotta in riferimento a diversi ambiti regionali (= nazionali) e condotta da equipe radicate nei singoli paesi. In questa prospettiva – insieme europea e nazionale (o, se si vuole: sovranazionale e regionale) – l’istituzione svizzera, oltre a mantenere il coordinamento generale, si occuperebbe dei dati di origine elvetica (Release 2).

Rispetto ai dati, andrebbe chiarito il senso della annotazione che contrassegna alcune delle ricorrenze prodotte dalla selezione e che recita così: «Informazione non contemporanea soggetta di [sic] errori». Dato che la risorsa oggetto di recensione è un database di carattere storico, si presume che la contemporaneità rispetto alla quale si denuncia una lacuna non sia nei confronti del nostro tempo (dei nostri strumenti scientifici, del nostro modo di intendere la climatologia) bensì nei confronti dei fenomeni cui si riferiscono le annotazioni degli autori i cui testi sono inseriti nella banca dati. In mancanza di spiegazioni esplicite, si deve però riconoscere che quella qui proposta è una semplice congettura.


Funzionalità:

La essenziale ma precisa guida all’utilizzo presenta tre possibilità di ricerca nel database, che a loro volta possono essere utilizzate in modo indipendente l’una dall’altra oppure integrato. La prima pista di ricerca è quella per temi, raggruppati in 6 categorie: dati descrittivi, misurazioni strumentali (con eventuale conversione dei dati storici nelle unità di misura attuali), “proxidati biofisici” (evidenziano il rapporto tra eventi climatici e loro conseguenze sullo sviluppo delle piante), indici della temperatura e delle precipitazioni (riferiti a stagioni intere), dati economici di rilievo climatico (produzione agraria e ittica) e dati sociopolitici (conseguenze fisiche e sociali dei processi economici sulle economie domestiche e sulle società). Si intende che, nel caso non fosse selezionata alcuna categoria, verranno proposti dal sistema tutti i dati disponibili per il periodo e la zona geografica eventualmente selezionati. La seconda e la terza pista di ricerca concernono proprio le variabili diacronica e rispettivamente geografica. Per quest'ultima va tenuto presente che è solo per il territorio svizzero che la ricerca raggiunge il livello di maggiore dettaglio (cantoni, comuni).

Quanto all’accessibilità/semplicità, Euro-Climhist / Metodi di retrodizione sul clima consente da subito un utilizzo in quattro lingue: le tre principali della Confederazione Elvetica (a esclusione cioè del ladino-romancio), oltre ovviamente all’inglese. A differenza di quanto avviene in altri casi, l’inglese non rappresenta la versione nativa del progetto: nel caso presente la versione di base è quella in lingua tedesca, rispetto alla quale anche la versione inglese è frutto di traduzione. Per esempio, quanto alle indicazioni per l’utilizzo del database, di cui si dirà, il testo italiano è molto più ampio e dettagliato di quello in lingua inglese.

I curatori del sito hanno operato una scelta decisamente cauta nei confronti della resa grafica. La landing page consiste in una serie di linee di testo senza titoletti e quasi del tutto prive di termini evidenziati o in grassetto (se non per la parola che consente il rimando all’avvio della ricerca). Nel caso delle ricerche tematiche, i risultati sono offerti in un elenco con informazioni essenziali e con la segnalazione della fonte senza indicazione della pagina (trattandosi nella versione per utenti singoli). Il grassetto è utilizzato a inizio di ogni record per indicare subito la data (anno e, quando possibile, mese e giorno) del fenomeno trattato. L’unica inserzione diversa riguarda un carta geografica in calce all’elenco, dove sono evidenziate con un colore più marcato le nazioni o le regioni nelle quali si hanno evidenze documentarie e sono apposti dei segnalini a indicare i luoghi per i quali esiste almeno un dato. Cliccando sul simbolo del floppy disk (già significativo di un’interfaccia obiettivamente datata…), si ha il nome del luogo (paese, cima, fiume), l’altitudine sul livello del mare (in genere, non sempre) e il numero di dati disponibili nel database. Purtroppo, al di là di questa iniziale interattività, la mappa non opera il rimando a ritroso alle informazioni elencate sopra. Quindi, alla fin fine, si tratta di un’illustrazione più che di uno strumento esplorativo-euristico.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

Quanto agli obiettivi, è bene partire dalla definizione offerta nella landing page: «Per clima s’intende il riassunto (statistico) di eventi meteorologici su un luogo preciso per un lungo periodo, cioè di trent’anni e oltre». La definizione intende puntare l’attenzione sulla opportunità/necessità di un apprezzamento supportato da dati obiettivi registrati nel tempo «mentre la vita degli uomini segue i fenomeni meteorologici solo per alcuni giorni o settimane». A questo punto il senso del progetto, in quanto aggregatore di dati storici meteorologici e climatici (su una durata che va dal singolo giorno al lungo termine) è chiaramente introdotto, accompagnato dalla precisazione che si intende favorire «una ricerca di facile uso per gli utenti». 

Quanto al pubblico di riferimento, è bene notare che si viene invitati a registrarsi con due percorsi alternativi. Il primo è da utilizzatore standard, il secondo da fruitore professionale (ricercatore, insegnante). In entrambi i casi l’utilizzo dei dati avviene in forma gratuita, a condizione che si tratti di uso personale e/o finalizzato all’attività di ricerca e insegnamento e a patto che si citi la fonte (viene fornita, come d’uso, una stringa per facilitare la cosa evitando errori di trascrizione). Una differenza è rappresentata dalla tempistica (l’account privato prevede l’attivazione immediata, quello scientifico deve passare il vaglio dei curatori «in qualche giorno lavorativo») e dall’accuratezza dell’accesso ai dati (l’utente privato non dispone della formulazione diretta e letterale delle fonti primarie e soprattutto della citazione completa della fonte stessa, cosa invece di evidente importanza per il ricercatore). Di tutt’altra fatta è l’eventualità dell’impiego commerciale dei dati. Esso non transita per un form predefinito: occorre scrivere ai responsabili per definire un vero e proprio contratto d’utilizzo commerciale. 

Architettura web, chiarezza, navigabilità:    3
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    2
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    3
Qualità di apparati descrittivi e guide:    4
Giudizio complessivo:

Si è di fronte a uno strumento scientifico che si propone di travalicare i confini nazionali o le vere o presunte tipicità di una determinata popolazione. Euro-Climhist è davvero una risorsa elettronica con potenzialità notevoli. E ciò non solo perché buona parte della questione storico-naturalistica trattata ha conseguenze del tutto urgenti e talvolta perfino, ma perché poter rintracciare e utilizzare un’ampia mole di dati mostra come la “variabile climatica” sia un elemento da considerare al momento di operare una lettura dei vari periodi e delle varie regioni d’Europa. In questo senso la concomitanza di dati prodotti dalle osservazioni sperimentali e di interpretazione dei fenomeni in chiave “umanistica”/storica richiama alla necessità di un approccio interdisciplinare a una tematica così variegata e dai delicati riflessi sull’oggi.

Purtroppo la prevalenza di dati relativi alla Svizzera tedesca e francese (e a zone della Germania e della Francia non lontane dai confini della Confederazione), nonché la scarsità di attenzione agli sviluppi recenti dell’ergonomia cognitiva rende l’obiettivo inteso da Euro-Climhist una prospettiva di lavoro aperta piuttosto che un prodotto che consegna da subito risultati generalizzabili.

In definitiva Euro-Climhist è l’espressione di un’intuizione scientifica di rilievo – quella storico-climatologica – e di un lavoro accademico di non breve misura, posto a servizio degli operatori professionali (ricercatori/insegnanti o aziende) e di singoli utenti interessati al fenomeno. Si auspica però una accelerazione nell’inserimento dei dati a opera delle equipe sorte (e che potrebbero sorgere) nei vari paesi oppure, in alternativa, una riformulazione della metodologia di completamento che faccia riferimento – in ipotesi – a una istituzione europea o comunque sovranazionale in grado di indirizzare e sostenere adeguatamente gli sforzi locali.

URL: https://euroclimhist.unibe.ch
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Paolo Sartor
Immagine:
Data della recensione: 1 febbraio 2023


Titolo:

Art of Travel 1500-1850


Temi:

"Ars apodemica", ovvero letteratura di riflessioni/consigli di viaggio in età moderna - letteratura - storia dei fenomeni culturali - antropologia

Autori:

Il progetto è promosso dal Moore Institute for Research in the Humanities and Social Studies fondato nel 2000 presso l’Università di Galway in Irlanda. Il supporto finanziario è stato offerto dal governo irlandese nell’ambito del Programme for Research in Third Level Institutions (PRTLI) e dalla Andrew W. Mellon Foundation di New York.

Dirige il progetto dalla sua fondazione (2016) il prof. Daniel Carey, al contempo direttore del Moore. E' un inglesista che si occupa del fenomeno del viaggio, colto nei suoi risvolti linguistici (la diaristica in lingua inglese), scientifico-naturalistici, storico-culturali ed economici.

Contenuti e fonti:

Si fa riferimento a un corpus di «parecchie centinaia» di scritti che testimoniano il mutamento della concezione del viaggiare: con l’umanesimo il viaggiatore non è più il pellegrino medievale che compie un percorso fisico e spirituale di conversione ma un soggetto che viaggia molto più che in passato al fine di esplorare nuovi luoghi, conoscere popolazioni e usi inconsueti, accrescere la propria cultura e il proprio statusQuesto mutamento di pratiche appare evidente considerando l’evolversi delle narrazioni di viaggio o comunque dei testi redatti per indirizzare i futuri viaggiatori.

Il contenuto effettivo del database è di 177 testi (dovuti a 165 autori, anonimi inclusi), ovvero circa un terzo dei testi che i ricercatori considerano rilevanti ai fini della tematica. Dei testi linkati in Art of Travel, metà sono in lingua inglese («The majority of the total English material in our corpus is present in the Phase I release»), una sessantina in francese e una trentina in latino, lingua ancora in parte veicolare per l’epoca. Soltanto una manciata di testi si esprime in altre lingue (4 in tedesco, 1 in italiano).

Ci si chiede se una selezione di questo tipo produca un campione sufficiente ed equilibrato. In effetti i criteri utilizzati non sono dichiarati, se non per rimando ai repertori bibliografici in materia. Il più recente e completo è J. Stagl, Apodemiken. Eine räsonnierte Bibliographie des reisetheoretischen Literatur des 16., 17. und 19. Jahrhundertes, Paderborn, Scöningh, 1983 (presente in full text nel servizio digitale della biblioteca statale bavarese: cfr URL: https://digi20.digitale-sammlungen.de/de/fs1/object/display/bsb00045233_00002.html, consultato il 3 febbraio 2023). Nell’introduzione, Stagl rimanda ad altri repertori antecedenti e fissa al 1574 il terminus a quo per la costituzione del campione e all’anno 1800 il terminus ad quem.

Il progetto, per esplicita e ripetuta ammissione dei curatori, è del tutto operativo ma l’incremento materiale del corpus è fermo alla prima immissione organica (2017). 

Funzionalità:

La funzionalità/manovrabilità risulta sciolta, efficace. I risultati della ricerca vengono offerti in un elenco dove spicca il titolo-link di ciascuna opera e il suo sottotitolo. Cliccando su uno dei titoli si apre la scheda con i metadati, dove è inclusa pure un’essenziale indicazione dei contenuti dell’opera (una sorta di mini-indice) e una serie di note, a volte estese, che descrivono in maniera obiettiva ciò di cui tratta effettivamente il testo, le caratteristiche delle varie edizioni a stampa, la biblioteca dove si trovano i primi esemplari (qualora disponibili), ecc.

Obiettivi e pubblico di riferimento:

Art of Travel è esplicitamente menzionato nell’elenco dei 23 progetti di ricerca in capo al Moore Institute; in particolare è tra i 17 linkati nella sezione dedicata alle Digital Humanities (tra gli altri, di carattere più specificamente storico-sociale e storico-culturale, lo Irish Famine Archive, l’Ireland Illustrated 1680-1860 e The business of theatre 1732-1809). Per queste informazioni cfr. il sito istituzionale all’URL https://mooreinstitute.ie, consultato il 27 gennaio 2023.

La ragione per la quale l’università di Galway ha inteso dotarsi dello strumento è quella di attirare l’attenzione degli studiosi su un ambito ritenuto non abbastanza studiato: la letteratura relativa all’Ars apodemica, ovvero alle idealità e alle suggestioni (più di ampio respiro che di preciso riferimento ai luoghi visitati/visitabili) circa il viaggiare.


Architettura web, chiarezza, navigabilità:    4
Accessibilità e ricercabilità dei dati:    4
Qualità grafica, impatto visivo:    4
Rilevanza del tema:    5
Ricchezza dei contenuti:    3
Qualità di apparati descrittivi e guide:    3
Giudizio complessivo:

Dal punto di vista contenutistico, chi si lasciasse attrarre dal titolo del progetto – un lettore curioso, una persona interessata al fenomeno del viaggio – potrebbe restare in parte deluso. Il database infatti non si occupa dell’arte europea di viaggiare in genere, non fornisce indicazioni sui luoghi che i viaggiatori dell’età moderna visitarono (se non per i riferimenti occasionali che si possono reperire in taluni dei testi disponibili), non indulge nella trattazione della distinzione oggi sovente dibattuta tra pellegrini e turisti, tra turisti e viaggiatori, ecc.

Diverso è il caso degli studiosi di professione: lo storico dei viaggi, il ricercatore dei linguaggi in cui si esprime il racconto autobiografico, l’esperto delle forme retoriche che si costituiscono a partire dalla descrizione di intenzioni e azioni, pensieri e luoghi. Per costoro Art of Travel 1500-1850 rivela potenzialità atte a stimolare la ricerca rispetto a un campo forse non abbastanza esplorato. Anche dal punto di vista della presentazione, della funzionalità e dell’utilizzabilità, il progetto si rivela riuscito in rapporto al target cui mira.

Esistono però due problemi: circa il corpus e circa la ricerca nei dati. Uno studioso – a differenza del lettore curioso – si chiederà in base a quali criteri sia stata compiuta la scelta dei testi per ora inseriti o richiamati. Non vi è la possibilità che, tra i testi omessi, esistano elementi suscettibili di consegnare al ricercatore una ben diversa lettura della retorica del viaggio in età moderna (o addirittura di invalidare l’ipotesi di lavoro circa l’esistenza di una simile retorica)? In altre parole, proprio perché destinato a un pubblico specialistico, il database soffre in maniera sostanziale della lacuna materiale, peraltro dichiarata con estrema correttezza dai curatori. La limitazione a un terzo delle fonti primarie di riferimento fa sì che la bontà della tesi di fondo non sia (ancora) tale. Si potrebbe forse richiamare la distinzione nelle riviste scientifiche cartacee tra “articoli” veri e propri e “note”, dove i primi sono tenuti a portare un numero sufficiente di elementi probanti a sostegno delle argomentazioni, mentre le seconde possono suggerire un’ipotesi o anticipare un’interpretazione in attesa di una verifica adeguata. Certo, l’introduzione massiccia della dimensione tecnologica e digitale fa sì che il paragone sia da prendere con riserva: Art of Travel consente già oggi al lettore di reperire in maniera agevole decine e decine di metadati sulle riflessioni di viaggio semplicemente impensabile fino a pochi decenni or sono, con la possibilità anche di porsi in relazione con un quantitativo di fonti (o “dati”, come usa dire) ben più ampio di quanto possa essere proposto in un articolo scientifico o in un volume monografico. D’altra parte se le fonti primarie, pur essendo chiaramente identificate, sono disponibili solo in parte, e i presupposti con i quali si è operata la loro selezione restano impliciti, il ricercatore non è in condizione di mettere in atto uno studio scientificamente corretto e affidabile.

Inoltre – e vengo al secondo problema – un articolo o un libro cartaceo sono in parte superati da una risorsa online perché non consentono quell’esplorazione in autonomia e dunque quell’incremento di ricerca che caratterizzano la strumentazione digitale. Eppure un limite con il quale si scontra l’utilizzatore di Art of Travel è la impossibilità di ricerca una parola o più parole nei testi repertoriati. Bisogna andare al database che “ospita” la fonte, sperare che questa sia disponibile in full text (gratis o no) e compiere la ricerca; quindi rifare la procedura per gli altri titoli da consultare. Insomma, come già detto più volte, si ha a che fare sostanzialmente con metadati.

Queste lacune di Art of Travel 1500-1850 sono rilevanti in un’operazione di natura scientifico-accademica. Sarebbe perciò utile un effettivo completamento materiale (per ovviare al primo rilievo problematico) e un incremento della strumentazione d’analisi (per ovviare al secondo rilievo).

URL: https://artoftravel.nuigalway.ie
Tipologia: Presentazione/visualizzazione di dati
Firma: Paolo Sartor
Immagine:
Data della recensione: 3 febbraio 2023