Sintesi lezione 1 di Nicole Lovat

Sintesi lezione 1 di Nicole Lovat

by ENZA DEL TEDESCO -
Number of replies: 0

La critica militante agisce sul breve periodo (deve rispondere alle sollecitazioni del mercato). 

Negli anni ’70 il mercato editoriale era molto contenuto, c’erano meno case editrici, erano meno connotate ideologicamente. 

Oggi ogni quotidiano ha alcune pagine dedicate alla recensione culturale e letteraria. Questo tipo di critica oggigiorno di militante ha solo il nome, perché è diventato un mezzo per pubblicizzare i libri. La critica militante può non avere il senso della storia; al contrario, la critica letteraria deve averlo. 

Il critico letterario è colui che decide quali opere saranno i pilastri della letteratura, cioè il canone letterario (decide a quali opere e autori dedicare interi volumi, decide chi saranno gli autori minori).

Anche la critica letteraria ha uno stile e degli autori, e dato che è secondaria rispetto al testo è considerata meno autoriale. Il critico letterario viene sempre dopo l’autore, perché la critica letteraria ha una natura gregaria sul breve periodo (anche se alla fine dei conti è quella che decide il canone letterario).

La recensione oggigiorno è diventata una sorta di presentazione di un libro, è molto difficile trovare una stroncatura (infatti sono le case editrici che contattano i critici).


La differenza tra la lingua parlata e quella scritta (più sofisticato è lo strumento linguistico, più sofisticato deve essere il lettore). Un libro complesso richiede un investimento di tempo per leggerlo e capirlo.


Pasolini – Descrizioni di descrizioni

Quando scrive la Descrizioni di descrizioni il mandato dell’intellettuale era totalmente diverso ed anche il mercato editoriale non era così ampio. 

È una rubrica che Pasolini tiene per un settimanale per il quale recensisce tutto quello che esce (italiano o straniero) dal 1972 al 1975.

Scrive delle recensioni che in quel momento sono diventate critica letteraria. Le sue recensioni sono molto lucide che ci fanno sentire lo spirito dei tempi, che è una cosa che la critica letteraria non riesce a fare; grazie a lui riusciamo a tornare alla cultura degli anni ’70. 

“Gli scritti corsari” è il Pasolini militante, hanno temi come aborto, sesso, … 

Molto del Pasolini civile entra come elemento di lettura nella critica letteraria del Pasolini critico letterario. 

Gli anni ’70 sono stati tempi di metamorfosi (legge sull’aborto, divorzio) ma anche un periodo molto teso (terrorismo, eversione sociale). Gli intellettuali coinvolti nel dibattito sociale (che ha a che fare con l’identità culturale che stava profondamente cambiando) erano invitati a ragionare su che cosa veniva messo in discussione dell’identità italiana e perché. La letteratura e la critica letteraria erano molto implicate in questo contesto (e per questo si chiamava critica militante). All’epoca, esprimersi a favore o contro un romanzo, significava che un intellettuale si dichiarava contro o a favore di un tema che si stava dibattendo (ad esempio, a favore o contro una certa legge). Gli intellettuali erano un punto di riferimento per l’opinione pubblica ed aveva una ricaduta sulle istituzioni. 

In quegli anni il dibattito letterario non era semplicemente parlare di libri ma significava discutere di politica e società (erano infatti anni in cui libri e giornali erano gli unici strumenti di comunicazione interpersonale).

Molti dei critici dei quotidiani erano anche autori (es. Goffredo Parise). C’è chi sceglie di farlo in veste pubblica e quindi si assumono la responsabilità delle proprie idee, mentre altri no (es. Elsa Morante). Spesso un critico si rapporta anche con l’essere scrittore, perché lo è ed emerge dai suoi scritti. 

Pier Paolo Pasolini era molto estroverso e non nasconde il tasso di soggettività delle proprie opinioni. In Descrizione di descrizioni emerge un intero ambiente letterario che è stato molto importante. Il dialogo degli intellettuali era rappresentativo di una società. 

Tutti questi intellettuali vivono almeno il secondo dopoguerra (con i passaggi storici e sociali che ha implicato), un momento di rifondazione dell’identità italiana. Gli anni ’50 sono molto prolifici perché esce la grande narrativa italiana (neorealismo). 

Nella cinematografia era il momento dei film ad episodi (proiezione cinematografica delle raccolte di racconti)  es. “Boccaccio ‘70”.


1951, Inchiesta sul neorealismo, Carlo Bo. Nasce come inchiesta radiofonica. Chiama gli autori e chiede loro che significhi per loro essere neorealisti (nessuno dice di essere neorealista). Evidentemente è la prima volta che un fenomeno a cui viene dato un nome coinvolge sia la letteratura che il cinema. È un momento di grande pervasività dei due linguaggi (letterario e cinematografico) che si incarna in alcuni personaggi come Pasolini. 

In quel momento Roma (Istituto LUCE) diventa la città di incontro e socializzazione di tutti gli scrittori, anche per gli scrittori periferici (Parise, Berto). Molti scrivono nei giornali oppure tengono delle rubriche (es. Natalia Ginzburg con la rubrica “Ginzburg risponde”).


Questi intellettuali assumevano autorialità perché coltivavano il dibattito intellettuale (spostandosi molto, tenendo comizi, scrivendo reportage nelle zone di guerra come corrispondenti come ha fatto Parise). 

La militanza di questi scrittori ha vene diverse (giornalistica, reportage). Lo spettro di riflessione ha una ricaduta quasi sempre letteraria, perché la scrittura narrativa condiziona lo sguardo del giornalista e l’esperienza del giornalista ha una ricaduta nella scrittura narrativa. 

Ciò veicola anche una riflessione sullo strumento linguistico che è diverso a seconda dei vari periodi. 


La critica letteraria passa attraverso le riviste letterarie (es. “Il politecnico”, “Paragone”, “Nuovi argomenti”) nelle quali la critica si confronta in pubblicazioni destinate ad entrare nella storia della letteratura e a cambiarne il canone. 

Nella critica letteraria si concentra in dibattito di idee. 

I critici letterari davano i nomi alle scuole e alle correnti (neorealismo, sperimentalismo). 

La sconfitta della critica  “La Storia” di Elsa Morante è diventato un best seller senza essere legittimato da alcun critico. La protagonista è una maestra. Le vittime della storia si sentono rappresentate da questo romanzo, che appunto poggia sull’emotività. Senza essere supportato dal sistema riesce ad essere un grande successo e un caso editoriale eclatante.

Da qui inizia l’ascesa del pubblico sulla critica, perché è il pubblico che fa del romanzo della Morante un classico. Questo tipo di romanzo non si scriveva più da molto tempo (era una saga familiare di tre generazioni) perché si tendeva a privilegiare l’individuo.